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15-09-2009, 11:56
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#1
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: My HoMe
Messaggi: 2,194
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(Non avevo niente di maglio da fare, quindi ho deciso di postare.... )
Bhe, vi chiedo: chi siamo? Forse siamo quello che vede in noi la gente, come ci vede e ci giudica…ma non è sempre uguale…anche il nostro giudizio su noi stessi cambia, non è mai lo stesso…
Come succede con un cibo che ad un primo assaggio non ci piace ma che, col tempo, riteniamo buono perché ci siamo soffermati sul retrogusto che ora ci sembra di fragola o vaniglia, così accade anche con noi stessi inseriti sullo sfondo degli accadimenti. Ponderato nell’ottica del presente, il passato potrebbe sembrarci aspro, immaturo e troppo difficile da poter rivivere nella contingenza…
Oppure potrebbe capitare l’opposto, lo potremmo rimpiangere, guardandolo sempre però come qualcosa che non appartiene più, ormai fuori dal nostro dominio…
Le abitudini cambiano, la routine si modifica e noi con essa….e così pure la nostra immagine di noi stessi.
Potremmo provare disprezzo per l’”io” di 7 anni fa, oppure comprensione per quello di 2…tutte queste nostre “facce” si inseriscono comunque in un cammino di maturazione e raffinamento che, volenti o nolenti, abbiamo percorso per giungere al presente….
A questo punto ci potremmo chiedere: Ma io chi sono? Con cosa mi identifico? Il mio “io” si avvicina di più alla persona che ero 7 anni fa o a quella di adesso?
Io credo che l’identità di un individuo non si possa basare su un momento o una “fase” della sua esistenza, ma che comprenda l’intero lasso di tempo da quando è venuto al mondo a quando è dipartito, è qualcosa di dinamico che interessa passato, presente ma anche il futuro…
E forse, proprio perché interessa anche il futuro, noi non possiamo comprendere del tutto chi siamo perché non ci siamo del tutto formati…
Io non sento di stare vivendo per quello che realmente sono. Non si è mai quello che si pretende di essere. E’ buffo come più io senta il bisogno di esprimermi, di comunicare, di essere serenamente me stessa, più mi blocchi e non riesca ad ottenere il risultato che mi ero immaginata e, anzi, ricavi quasi l’opposto.
Dunque, forse, resterà sempre un “di più” inesprimibile, nascosto in noi come qualcosa di potenziale e non ancora attuale.
E’ questo che determina l’infelicità? Nel momento in cui non si riesce ad essere quel che si sente di poter essere?
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Ultima modifica di piocca; 15-09-2009 a 11:59.
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15-09-2009, 12:08
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#2
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Esperto
Qui dal: Sep 2009
Ubicazione: Trapani
Messaggi: 2,596
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Mi ricorda "uno, nessuno e centomila" di Pirandello
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15-09-2009, 12:13
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#3
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Esperto
Qui dal: Sep 2009
Ubicazione: Far beyond the sun
Messaggi: 1,250
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Io credo che l'identità non possa essere del tutto fissa... Parte di essa è mutevole con il tempo, questo succede quando cambiamo prospettive, gusti, modi di vivere, ecc... In questo caso mi sentirei di dire che siamo la parte fissa, quella che non muta: tutto il resto è contorno, è forse quello che viene notato di più dall'esterno, ed è quello su cui dobbiamo lavorare per migliorare le nostre potenzialità.
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15-09-2009, 12:30
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#4
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Intermedio
Qui dal: Aug 2009
Messaggi: 159
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Secondo me noi siamo quello che crediamo e sentiamo di essere; il giudizio esterno al nostro io può solo distoglierci o mutare la nostra idea di chi siamo.
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15-09-2009, 14:05
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#5
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Messaggi: 2,912
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Quote:
Originariamente inviata da TheCopacabana
Mi ricorda "uno, nessuno e centomila" di Pirandello
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Concordo.
Siamo tante maschere, che cambiano in base ai punti vista, ai momenti, alle persone, alle prospettive, alle idee.
Quote:
Originariamente inviata da piocca
E’ questo che determina l’infelicità? Nel momento in cui non si riesce ad essere quel che si sente di poter essere?
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No. L'infelicità è quando si vuol essere quel che non si può essere, ma non ci si mette l'anima in pace.
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15-09-2009, 16:05
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#6
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Intermedio
Qui dal: Aug 2009
Messaggi: 127
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Siamo quello che ci sentiamo noi e quello che ci fanno sentire gli altri: come ha detto death tutto varia in base al momento, le persone, l'ambiente etc. etc.
Pirandello aveva ragione al 100%.
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15-09-2009, 16:09
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#7
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Esperto
Qui dal: Dec 2007
Ubicazione: Altrove
Messaggi: 4,538
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Quote:
Originariamente inviata da Death
Concordo.
Siamo tante maschere, che cambiano in base ai punti vista, ai momenti, alle persone, alle prospettive, alle idee.
No. L'infelicità è quando si vuol essere quel che non si può essere, ma non ci si mette l'anima in pace.
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non sono d'accrodo. Desiderare è il motore che porta alla felicità. Chi non desidera più un tubo è morto...
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15-09-2009, 16:46
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#8
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Messaggi: 2,912
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Quote:
Originariamente inviata da Miky
non sono d'accrodo. Desiderare è il motore che porta alla felicità. Chi non desidera più un tubo è morto...
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"Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa dà fine l’appagamento; tuttavia per un desiderio, che venga appagato, ne rimangono almeno dieci insoddisfatti; inoltre, la brama dura a lungo, le esigenze vanno all’infinito, l’appagamento è breve e misurato con mano avara. Anzi, la stessa soddisfazione finale è solo apparente: il desiderio appagato dà tosto luogo a un desiderio nuovo: quello è un errore riconosciuto, questo un errore non conosciuto ancora. Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole, che più non muti: bensì rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento. Quindi finché la nostra coscienza è riempita dalla nostra volontà; finché siamo abbandonati alla spinta dei desideri, col suo perenne sperare e temere; finché siamo soggetti del volere, non ci è concessa durevole felicità né riposo. Che noi andiamo in caccia o in fuga; che temiamo sventura o ci affatichiamo per la gioia, è in sostanza tutt’uno; la preoccupazione della volontà ognora esigente, sotto qualsivoglia aspetto, empie e agita perennemente la coscienza; e senza pace nessun benessere è mai possibile."
Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 38.
Suvvia, Miky. E' vero che è vero, ma non prendiamoci per il sedere da soli con fantasticherie.
Ascoltiamo la parola d'Arturo e meditiamo.
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15-09-2009, 16:56
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#9
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Esperto
Qui dal: Dec 2007
Ubicazione: Altrove
Messaggi: 4,538
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continuo a non essre d'accordo. invece sono d'accrodo con ciò che dice Natoli, cioè per essere felici bisogna desiderare.
Però non un desiderare passivo, desiderae e basta, ma desiderare e darsi da fare affinchè il desiderio si avveri e anhce se no nsi avvera è il darsi da fare che rende felici. Desiderare per essere stimolati a vivere.
Esempio: desidero dieventare un bravo fotografo ed è per questo che appena posso, prendo la fotocamera ed esco fuori casa a fare foto. Se non avessi sto desiderio rimmarei chiuso in casa invece di uscire. Non mi importa se non diventerò un bravo fotografo, ma provo piacere ad uscire di casa a fare foto e sono felice quando lo faccio e questo desiderio, questa pasisone mi è da stimolo per superare un po' l'immobilità e la noia.
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Ultima modifica di Miky; 15-09-2009 a 17:04.
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15-09-2009, 17:42
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#10
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Messaggi: 2,912
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Quote:
Originariamente inviata da Miky
continuo a non essre d'accordo. invece sono d'accrodo con ciò che dice Natoli, cioè per essere felici bisogna desiderare.
Però non un desiderare passivo, desiderae e basta, ma desiderare e darsi da fare affinchè il desiderio si avveri e anhce se no nsi avvera è il darsi da fare che rende felici. Desiderare per essere stimolati a vivere.
Esempio: desidero dieventare un bravo fotografo ed è per questo che appena posso, prendo la fotocamera ed esco fuori casa a fare foto. Se non avessi sto desiderio rimmarei chiuso in casa invece di uscire. Non mi importa se non diventerò un bravo fotografo, ma provo piacere ad uscire di casa a fare foto e sono felice quando lo faccio e questo desiderio, questa pasisone mi è da stimolo per superare un po' l'immobilità e la noia.
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Ma non tutto è fattibile.
Un fobico che desidera avere una vita normale è un po' come un barbone che desidera diventare un fotografo: non potrà mai perché non avrà mai i soldi per comprarsi una macchina fotografica!
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15-09-2009, 19:41
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#11
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Intermedio
Qui dal: Aug 2009
Ubicazione: Cagliari
Messaggi: 111
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Quote:
Originariamente inviata da Death
Ma non tutto è fattibile.
Un fobico che desidera avere una vita normale è un po' come un barbone che desidera diventare un fotografo: non potrà mai perché non avrà mai i soldi per comprarsi una macchina fotografica!
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Son più sulla linea di Miky, il desiderio deve essere accompagnato dalla volontà di realizzarlo. Se ci credi realmente, ti esponi e le occasioni vengono da se. E non sto dicendo che si realizzano da sole.
Le poche cose (anche avere la ragazza) che son riuscito a realizzare son quelle in cui credevo con tutte le mie forze.
Quindi un fobico PUO' avere una vita normale se prende atto del suo problema e con tutta la forza di volontà che possiede cerca una via d'uscita. Idem il barbone. Perchè non avrà mai i soldi? Nessuno gli vieta di darsi da fare per realizzare il suo sogno. Sarà durissima ma non è una cosa impossibile.
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15-09-2009, 20:05
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#12
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Banned
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 1,563
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siamo merda -___-
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15-09-2009, 21:00
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#13
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: My HoMe
Messaggi: 2,194
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La felicità che si prova attraverso i desideri è effimera, svanisce nel momento in cui otteniamo l'oggetto del nostro desiderio....
La vera felicità, invece, la immagino come qualcosa di statico, non un continuo tendere verso qualcosa, ma uno stato di quiete e riposo, in cui i sensi siano completamente appagati e traggono un giovamento fine a se stesso e a nessun altra apparenza esteriore....
Cioè, io credo che la felicità sia qualcosa che debba venire da dentro di noi, non subordinata al mondo....
e proprio perchè non siamo, nel presente, completamente "formati" come individui (quello che dicevo prima), non possiamo raggiungerla....
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15-09-2009, 21:05
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#14
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Esperto
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 4,959
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Io sono giunto alla conclusione che una strada per la felicità è l'imparare a capire le nostre reali emozioni, i nostri desideri profondi (e non le cose che superficialmente preferiamo fare perché abbiamo paura di farne altre), abbandonare il ragionamento e concentrare l'attenzione sul lato emotivo/sensoriale. per definire la personalità e l'identità bisogna seguire la "strada dei desideri", seguendo le pulsioni man mano che si evolvono.
spesso, troppo presi dal giudizio degli altri e dal cercare di essere come gli altri, ci si fa trascinare, ci adeguiamo passivamente non seguendo il nostro vero io, e ci perdiamo.
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15-09-2009, 21:08
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#15
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: My HoMe
Messaggi: 2,194
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Quote:
Originariamente inviata da JohnReds
Io sono giunto alla conclusione che una strada per la felicità è l'imparare a capire le nostre reali emozioni, i nostri desideri profondi (e non le cose che superficialmente preferiamo fare perché abbiamo paura di farne altre), abbandonare il ragionamento e concentrare l'attenzione sul lato emotivo/sensoriale. per definire la personalità e l'identità bisogna seguire la "strada dei desideri", seguendo le pulsioni man mano che si evolvono.
spesso, troppo presi dal giudizio degli altri e dal cercare di essere come gli altri, ci si fa trascinare, ci adeguiamo passivamente non seguendo il nostro vero io, e ci perdiamo.
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Quoto tutto...credo che questa sia la strada che conduca, se non alla felicità, almeno all'equilibrio con se stessi....
Io credo che gli animali siano felici in natura, l'uomo è stato rovinato dall'evoluzione...
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15-09-2009, 21:11
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#16
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Esperto
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 4,959
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Quote:
Originariamente inviata da piocca
Quoto tutto...credo che questa sia la strada che conduca, se non alla felicità, almeno all'equilibrio con se stessi....
Io credo che gli animali siano felici in natura, l'uomo è stato rovinato dall'evoluzione...
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L'hai letta la storia infinita? secondo me è molto esplicativa del concetto che ho detto, con il protagonista che esaudisce tutti i suoi desideri, partendo dai superficiali di bellezza&ricchezza, finché non capisce che la cosa che vuole veramente è amare
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15-09-2009, 21:15
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#17
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da JohnReds
Io sono giunto alla conclusione che una strada per la felicità è l'imparare a capire le nostre reali emozioni, i nostri desideri profondi (e non le cose che superficialmente preferiamo fare perché abbiamo paura di farne altre), abbandonare il ragionamento e concentrare l'attenzione sul lato emotivo/sensoriale. per definire la personalità e l'identità bisogna seguire la "strada dei desideri", seguendo le pulsioni man mano che si evolvono.
spesso, troppo presi dal giudizio degli altri e dal cercare di essere come gli altri, ci si fa trascinare, ci adeguiamo passivamente non seguendo il nostro vero io, e ci perdiamo.
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Sono d'accordo, purché:
1) si seguano desideri che non comportino svantaggi o sofferenza per altri (quindi, non egoistici), ovviamente;
2) si metta nel conto che è lecito tentare di soddisfarli, ma non dare per scontato che lo siano (se no si ritorna al concetto di frustrazione e di eterna insoddisfazione espresso da Death nel passo citato di Schopy ).
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15-09-2009, 22:00
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#18
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Principiante
Qui dal: Jul 2009
Messaggi: 31
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Troppi pensieri ed inutili. A mio parere siamo i primi che ci danneggiamo. La vera felicità non la si può più avere. Alzate gli occhi un attimo dai vostri problemi,e vedete il mondo cosa propone. In che cerchio ci siamo buttati. Certo,buttati. Voi/noi che ci struggiamo di domande e pensieri(di cui il 98% sono tutte minchiate inutili) voglio far notare una cosa: Secondo voi,per quale diamine di motivo gli animali sono sempre felici...perchè gli animali hanno l'animo tranquillo...perchè gli animali sanno vivere veramente,mentre NOI esseri superiori,ci massacriamo da soli?
Li ammiro e invidio...di esempio al genere umano sono. Ma noi ovviamente non guardiamo oltre la nostra stupida ombra...noi ci perdiamo in idioti viaggi sulla luna,e su tutto ciò che ci circonda. TUTTO. La carriera,il lavoro,la cultura...leggiamo libri su libri di persone che si spacciano per dei,leggiamo libri per capire il motivo per il quale un oggetto in aria cade.
Pensando alla nostra evoluzione,mi vien da ridire.
Ohi ragazzi,ovviamente è una mia idea,e non voglio creare discussioni(molto inutili per me)...rispetto benissimo chi la vede diversamente da me. E' bello anche così
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15-09-2009, 22:52
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#19
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Esperto
Qui dal: May 2009
Ubicazione: Non So
Messaggi: 795
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Siamo esseri umani a cui è stato regalato qualcosa che non riusciamo ad apprezzare. Dovremmo vivere e non ci riusciamo; dovremmo amare ma non ci hanno insegnato come si fa; dovremmo provare mille emozioni nell' arco di una giornata ma le abbiamo coperte con le nostre paure.
Possiamo,però, imparare a vivere, ad amare, a provare emozioni, ma ci vuole impegno e noi spesso non ce lo mettiamo. Pensiamo che quelli che sono arrivati e che vivono bene, siano fortunati ad essere nati in un certo modo senza neanche sapere quanti sforzi e tentativi questa gente ha compiuto per essere com'è.
Proprio oggi ho letto su un libro una frase che mi ha colpito : "A questo mondo o ci imponiamo una regola, o accettiamo che sia la vita ad imporcela".
Imponiamoci delle regole ed iniziamo a seguirle. La prima può essere per esempio quella di iniziare a provarci, sempre, senza aspettare. e poi ognuno ci metta la sua. Noi socialfobici, secondo me, abbiamo bisogno di una disciplina altrimenti siamo barche a vela senza timone in mezzo al mare.
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15-09-2009, 22:53
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#20
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Esperto
Qui dal: Dec 2007
Ubicazione: nella vera capitale d'Italia
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siamo mutanti
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