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Originariamente inviata da Blue Sky
bè direi che la differenza è che, se tu sai che cosa c'è che non funziona bene nella tua mente, lo sai individuare quando compare, sai riconoscere un livello di intensità, sai che cosa ti è stato utile in passato per affrontarlo.
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Ma questa è la consapevolezza di una cura, conoscere una cura, non essere consapevoli di uno stato.
Sapessi come rendere gradevole e positiva la mia vita lo avrei già fatto, ma non lo so, non riesco a capire chi o cosa ha davvero in mano cose del genere, e se le ha in mano perché si sta in tanti così male.
Mi infastidisce la morte, la sofferenza delle persone care, la solitudine sentimentale e un mucchio di altre cose e malanni, io sinceramente non capisco come l'essere consapevoli di questa merda che mi gira intorno e mi si attacca addosso possa aiutarmi se poi non possiedo niente per tenerla lontana o disincrostarla o pulir tutto definitivamente.
A un moribondo in un letto a cosa gli serve sentire il dolore o il disagio? A cosa gli serve esser cosciente dell'orrore che vive, del suo aspetto magari malandato?
Non riesco a comprendere come la consapevolezza di un certo stato possa essere utile se non si è consapevoli di un rimedio efficace, senza il secondo step il primo non serve a nulla.
Non serve essere consapevoli della propria condizione penosa se di pari passo non viene fuori anche la consapevolezza di come uscirne e star bene.
Se uno psicologo non sa come tirar fuori una persona da una situazione spinosa e questa persona magari coltiva certe illusioni, togliere le illusioni prima che la persona elabori o possieda un sistema per venir fuori da questa situazione non è una buona idea, è meglio che resti in uno stato inconsapevole secondo me. Per questo per me c'è qualcosa di profondamente sbagliato anche nella psicoanalisi e tutte le psicoterapie basate sul disvelamento di qualcosa, non basta la verità per curare, serve ben altro, anche forme di tecnica.