La sezione si chiama "storie personali", ma se dovessi scrivere la mia occuperei veramente troppo spazio.
Ho sintetizzato molto nella mia presentazione sul forum: famiglia problematica e anaffettiva, lutti di figure genitoriali, uscita di casa molto precoce (16 anni), alternanza logorante studio e lavoro e periodi di solo studio o solo lavoro, periodi di felicità alternati a periodi di depressione (il tutto affrontato in terapie psicologiche pluriennali che hanno risolto alcune cose e altre no).
Nella vita ho ottenuto dei risultati che molti miei coetanei non hanno ottenuto: successi letterari, viaggi, soddisfazioni per lo studio, percorsi di crescita personale, esperienze lavorative variegate...eppure ho anche una fragilità e un'instabilità devastanti che molti miei coetanei "meno navigati" certo non invidiano e fortunatamente non sperimentano. Ho visto in faccia la morte due volte, ho provato già da molto piccola un dolore e una solitudine tremendi che ancora mi accompagnano e che al di là di facili massime su quanto il dolore serva per crescere non mi hanno lasciato niente se non un'emotività devastata.
Mi sento una banderuola nel vento, una di quelle piante aeree che sembrano radicate al nulla e si sforzano strenuamente di fiorire.
Quando un percorso lavorativo o di studio non mi piace vado nel panico dopo pochi giorni e portarlo avanti diventa insostenibile. E dico, insostenibile. Mi blocco totalmente, mi ammalo o inizio ad avere idee anticonservative.
Così mi sposto, cambio, vado alla ricerca di un posto migliore senza trovarlo.
Ho quasi 26 anni e ho già fatto 8 traslochi (il primo, appunto, a 16 anni). Sono risultata iscritta, negli anni, a 5 corsi universitari in 3 città diverse e ne ho portato a termine uno solo, anche se in corso e con un buon voto.
Ho fatto qualcosa come 6-7 lavori in ambiti diversi.
Tutt'ora mi trovo in una casa che prossimamente verrà venduta come sistemazione provvisoria, nella totale incertezza economica e senza uno straccio di supporto sociale, a fare un percorso di studi nuovo di zecca da cui voglio solo scappare.
Ecco, io
scappo. Non si sa da cosa, non si sa perchè. Ho una paura tremenda e nessuno a cui chiedere consiglio, perchè di amici ne ho pochissimi e molto distanti da me, perchè quel che resta della mia famiglia non sa cosa siano i sentimenti e mi ha già bollata come la pecora nera, ed è pronta solo a giudicarmi e dirmi "Eh! Te l'avevo detto!" appena mi azzardo a dire che i percorsi che mi sono scelta non vanno bene. Ci sentiamo veramente poco perchè da anni viviamo distanti geograficamente, e quelle poche volte metto su una bella maschera, ma dentro provo un misto di rabbia e tristezza che spesso mi porta a piangere in bagno. Forse sarebbe meglio che non ci sentissimo. Ma quando penso che loro sono il mio solo legame di sangue in questo mondo mando giù il boccone amaro e mi sforzo di conservare almeno quei fili sterili di rapporto.
Guardo gli altri, che la sera tornano a casa da qualcuno che gli ha preparato amorevolmente la cena, che empatizza con loro, che li aiuta in tutto e gli chiede com'è anadata la lezione...e mi salgono sentimenti di invidia molto logoranti e che mi fanno sentire una persona pessima.
Mi sento come smarrita in mezzo a un bosco e impantanata nel cemento, come se un masso di tonnellate stesse sempre sospeso sul mio petto e mi schiacciasse contro la vita. E' una sensazione orribile e non so come fare ad uscirne
Molti diranno che è lampante: il mio continuo cambiare scenario e cercare "il posto nel mondo" è indice di instabilità emotiva e del fatto che non ho capito chi sono e cosa voglio. Avete ragione, il fatto è che non ho la più pallida idea di come fare a capirlo perchè ormai è tardi e io sono una, nessuna e centomila (o forse una decina, più umilmente
spero di non avere così tante personalità...).
Nella vita ho avuto veramente tanti ruoli per i miei pochi anni e mi identifico in tutti come in nessuno.
Anche adesso sono qui che piango da due giorni senza la più pallida idea di come intervenire sulla mia esistenza per sistemare le cose, perchè ormai i giochi mi sembrano fatti, senza le forze per andare avanti ma nemmeno la voglia di fermarmi e farmi del male. Perchè soffro come un cane ma so ancora provare piacere e mi attacco a queste fugaci sensazioni per sopravvivere.
Non voglio proseguire gli studi, ho proprio il rigetto, ed è anormale dopo tutti i sacrifici che ho fatto per iscrivermi alla mia attuale seconda laurea.
Faccio lavori saltuari che mi stressano e mi fanno vomitare, ma sono gli unici lavori che riesco a trovare e quei soldi mi servono. E forse nemmeno un posto fisso mi renderebbe felice, poichè faccio sempre fatica a relazionarmi coi colleghi e a sopportare lo stile comunicativo "battutina-frecciata-sfottio-sono un gran figo narcisista" del 99% della gente di oggi. E poi il posto fisso full-time mica è compatibile con gli studi...
La mia famiglia taglierebbe completamente i ponti con me se sapesse che voglio cambiare ancora, e perderei pure i pochi soldi che mio padre mi sta mandando per dovere morale, e legale, dal secondo anno della mia vecchia laurea triennale per pagare gli studi e qualche bolletta.
Non posso permettermi un'altra terapia psicologica o psichiatrica e gli psicofarmaci sono stati nel migliore dei casi tamponi temporanei e nel peggiore acqua fresca.
Sono stamaledettamente incastrata!!
Volevo scrivere meno ma non ce l'ho fatta. Vi ho consegnato un pezzetto del mio cuore e della mia storia.
Se siete usciti da situazioni come questa, se ci siete dentro, se abbiamo punti simili, mi piacerebbe ascoltarvi e sapere che ne pensate.
Grazie...