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Vecchio 22-11-2024, 23:58   #1
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L'avatar di Melmoth
 

https://effimera.org/buono-nulla-goo...g-mark-fisher/

Tralasciando l'aspetto politico la testimonianza di Mark Fisher mi fa riflettere sul concetto di "impronta sociale": cioè su quanto sia debilitante l'esser marchiati fin dai primi anni di vita come un buono a nulla/reietto/sfigato. Ma la cosa che mi fa più riflettere è quanto per certe persone siano inutili le soluzioni proposte dalla società,psicologi ecc. Puoi realizzare obiettivi, realizzarti lavorativamente, migliorare fisicamente, fare tutti i progressi che essa ti propone per vivere degnamente ma se sei stato marchiato a fuoco sin dalle origini non sembrano esserci tante soluzioni. Un pò come chi riesce a perdere peso ma nonostante tutto si sente sempre inadeguato perché segnato da anni di bullismo relativi alla propria forma fisica.

"Per coloro che sono abituati sin dalla nascita a ritenersi inferiori, l’acquisizione di qualifiche o di ricchezza di rado sono sufficienti a cancellare – sia nella loro mente che nella mente degli altri – il senso primordiale della inutilità che li marchia a vita, sin dalle origini. Chiunque si muova fuori della sfera sociale cui è destinato è sempre in pericolo di essere soverchiato da sentimenti di vertigine, di panico e di paura"

Nonostante la fatica, il coltivare le mie passioni, la stima e i complimenti ricevuti sento lo stesso senso di inadeguatezza che provavo a 12 anni. Un senso di sconfitta ed inutilità ormai troppo interiorizzato che non mi spiego e con cui razionalmente non ha più senso convivere... eppure sta sempre lì in agguato. Mi chiedo se c'è qualcuno che sia riuscito a riscattarsi o semplicemnte ha imparato ad accettare serenamente questa condizione di inettitudine interiore.
Vecchio 23-11-2024, 00:09   #2
Esperto
L'avatar di Nightlights
 

Io credo che sia determinante il contesto in cui si cresce e i contesti sociali in cui si ha fatto parte.
Se si è stati a contatto con persone (che possono essere familiari, oppure amicizie, oppure compagni di classe, oppure relazioni amorose ecc...) che erano persone sbagliate, che ci prendevano di mira, o ci trattavano male, che ci sminuivano continuamente, è molto probabile che poi si maturi e si cronicizzi la convinzione dentro la propria mente che si è inferiori.
Vecchio 23-11-2024, 07:20   #3
Esperto
L'avatar di Crepuscolo
 

Io sono sempre stato considerato un buono a nulla ed hanno ragione.
Vecchio 23-11-2024, 14:35   #4
Esperto
L'avatar di dottorzivago
 

Non mi hanno mai definito tale. Mi hanno semplicemente affossato alle scuole medie. Li vidi una discriminazione bella e buona, devo incolpare i prof di allora anche mi invitarono a seguire una scuola professionale. Li diedi ascolto e con questa scelta abbandonai la voglia di mettermi sui libri.

La discriminazione era nel vedere figli di professionisti valutati come mezzi geni quando avevano di limiti forse forse superiori ai miei
Vecchio 23-11-2024, 15:41   #5
Esperto
 

Siamo il frutto di due spinte o condizionamenti che dir si voglia:

quelli esteriori che introiettiamo e quelli interiori che noi stessi generiamo.

Convinzioni, desideri, aspettative, fanno il resto.
Vecchio 23-11-2024, 17:07   #6
Esperto
 

beh oddio senz'altro anni ed anni di bullismo ed emarginazione lasciano il loro segno, però questa visione mi sembra un pò troppo catastrofista; ad esempio riuscire da adulti a raggiungere obbiettivi come quello di ottenere una buona posizione lavorativa di certo non è lo stesso che non averla, a prescindere dal proprio passato di sfigati, anzi rappresenterebbe un bel riscatto! quindi sinceramente non concordo!

Ultima modifica di untipostrano; 23-11-2024 a 17:18.
Vecchio 23-11-2024, 17:19   #7
Esperto
L'avatar di Keith
 

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Originariamente inviata da Melmoth Visualizza il messaggio
https://effimera.org/buono-nulla-goo...g-mark-fisher/

Tralasciando l'aspetto politico la testimonianza di Mark Fisher mi fa riflettere sul concetto di "impronta sociale": cioè su quanto sia debilitante l'esser marchiati fin dai primi anni di vita come un buono a nulla/reietto/sfigato. Ma la cosa che mi fa più riflettere è quanto per certe persone siano inutili le soluzioni proposte dalla società,psicologi ecc. Puoi realizzare obiettivi, realizzarti lavorativamente, migliorare fisicamente, fare tutti i progressi che essa ti propone per vivere degnamente ma se sei stato marchiato a fuoco sin dalle origini non sembrano esserci tante soluzioni. Un pò come chi riesce a perdere peso ma nonostante tutto si sente sempre inadeguato perché segnato da anni di bullismo relativi alla propria forma fisica.

"Per coloro che sono abituati sin dalla nascita a ritenersi inferiori, l’acquisizione di qualifiche o di ricchezza di rado sono sufficienti a cancellare – sia nella loro mente che nella mente degli altri – il senso primordiale della inutilità che li marchia a vita, sin dalle origini. Chiunque si muova fuori della sfera sociale cui è destinato è sempre in pericolo di essere soverchiato da sentimenti di vertigine, di panico e di paura"

Nonostante la fatica, il coltivare le mie passioni, la stima e i complimenti ricevuti sento lo stesso senso di inadeguatezza che provavo a 12 anni. Un senso di sconfitta ed inutilità ormai troppo interiorizzato che non mi spiego e con cui razionalmente non ha più senso convivere... eppure sta sempre lì in agguato. Mi chiedo se c'è qualcuno che sia riuscito a riscattarsi o semplicemnte ha imparato ad accettare serenamente questa condizione di inettitudine interiore.
Articolo molto bello. Grazie di averlo condiviso
L'autore nel 2017 si è suicidato, aveva una moglie, ma neanche questo l'ha salvato, perché ormai quando hai introiettato dentro di te l'idea di essere inadeguato, niente può cancellarla.
Vecchio 23-11-2024, 17:22   #8
Esperto
L'avatar di Keith
 

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Originariamente inviata da Crepuscolo Visualizza il messaggio
Io sono sempre stato considerato un buono a nulla ed hanno ragione.
Non lo so, non ne sarei così sicuro. Prendiamo un "buono a nulla" dei tempi odierni, e mettiamolo in una ipotetica società in cui ci sia abbondanza di lavoro e di donne. Questa abbondanza fa in modo che non sia il soggetto a doversi smazzare per cercare queste risorse, ma che queste risorse vadano da lui. La situazione sarebbe completamente diversa.
Vecchio 23-11-2024, 19:15   #9
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L'avatar di Xchénnpossoreg?
 

Probabilmente non ti basta essere bravo in qualcosa, vuoi essere bravissimo.
Un buon risultato non ti accontenta, ricerchi la perfezione. Ormai la questione non riguarda nemmeno i feedback esterni, quanto quelli interiori. Sei giudice e carnefice di te stesso. È comprensibile che tu senta il bisogno di smentire quel senso di inferiorità che ti porti dietro da anni. E l'impegno sembra non bastare mai. La toppa non è abbastanza grande, parti della ferita restano scoperti e fanno male. Il successo, per quanto piacevole, è spesso migliorabile, e questo può lasciare un senso di insoddisfazione. Raggiungi il punto A e inizi a sognare B. Una volta arrivato a B, pensi a C.. e qualcosa di quel B, comunque, non ti convince.
Secondo me dovremmo accettare l'insicurezza. Siamo quello che siamo.. sbagliamo, inciampiamo, a volte non raggiungiamo i nostri obiettivi. Abbiamo dubbi, paure e il passato ci condiziona. È normale, alla fine funziona così per tutti.
L'insicurezza, però, è differente dal fallimento. Non siamo delle frane. Inoltre la perfezione è così noiosa, rigida, inarrivabile. È l'insoddisfazione che, incanalata nel modo giusto, ci permette di fare un passo in avanti. Modificare le cose. Certo non dobbiamo percepirla come una sconfitta, nel caso il rischio di restarne avviluppati è alto.
Vecchio 23-11-2024, 20:12   #10
Esperto
 

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Originariamente inviata da Keith Visualizza il messaggio
Articolo molto bello. Grazie di averlo condiviso
L'autore nel 2017 si è suicidato, aveva una moglie, ma neanche questo l'ha salvato,
Be', per essere un buono a nulla aveva un curriculum di tutto rispetto, tra pubblicazioni e collaborazioni con riviste!
Ce l'avessi io...

Senza contare che aveva pure trovato una donna da sposare....

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Originariamente inviata da Keith Visualizza il messaggio
ormai quando hai introiettato dentro di te l'idea di essere inadeguato, niente può cancellarla.
Io non so fino a che punto tutto questo dipenda da idee introiettate. Esiste una diversita' di fondo per molte persone, un'appartenenza nascosta a una realta' estranea, una condizione oggettiva con la quale ti confronti ogni istante....

Forse avrebbe dovuto accettare la sua diversita' di fondo, piuttosto che sforzarsi a tutti i costi di essere un membro di una societa' in cui non si riconosceva...non so
Vecchio 24-11-2024, 00:29   #11
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L'avatar di Melmoth
 

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Originariamente inviata da Xchénnpossoreg? Visualizza il messaggio
Probabilmente non ti basta essere bravo in qualcosa, vuoi essere bravissimo.
Un buon risultato non ti accontenta, ricerchi la perfezione. Ormai la questione non riguarda nemmeno i feedback esterni, quanto quelli interiori. Sei giudice e carnefice di te stesso. È comprensibile che tu senta il bisogno di smentire quel senso di inferiorità che ti porti dietro da anni. E l'impegno sembra non bastare mai. La toppa non è abbastanza grande, parti della ferita restano scoperti e fanno male. Il successo, per quanto piacevole, è spesso migliorabile, e questo può lasciare un senso di insoddisfazione. Raggiungi il punto A e inizi a sognare B. Una volta arrivato a B, pensi a C.. e qualcosa di quel B, comunque, non ti convince.
Mi ritrovo abbastanza in questa tua descrizione, cioè la paura dei feedback esterni è presente ma credo che chi si trova in questo pattern abbia interiorizzato il fatto che per ricevere stima e approvazione occorra essere perfetti(o comunque come si vorrebbe)... attualmente non credo veramente in questa cosa ma il mio inconscio e il me passato evidentemente sì


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Originariamente inviata da Keith Visualizza il messaggio
Articolo molto bello. Grazie di averlo condiviso
L'autore nel 2017 si è suicidato, aveva una moglie, ma neanche questo l'ha salvato, perché ormai quando hai introiettato dentro di te l'idea di essere inadeguato, niente può cancellarla.
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Originariamente inviata da Mollusco Visualizza il messaggio
Be', per essere un buono a nulla aveva un curriculum di tutto rispetto, tra pubblicazioni e collaborazioni con riviste!
Ce l'avessi io...

Senza contare che aveva pure trovato una donna da sposare....
Infatti, è questo il punto. Sono conquiste che momentaneamente ti appagano e ti danno la sensazione di aver risolto i tuoi problemi ma alla fine gli spettri del passato riemergono sempre. Un pò come ricevere dei bei complimenti, in quel momento ti fa molto piacere, si è quasi euforici, poi si ritorna come prima a credere nei propri bias.
Infatti mi chiedevo se qualcuno di voi avesse sperimentato questa cosa, l'aver risolto un problema che credevate, magari ingenuamente, fonte principale dei vostri problemi ma ciò si è rivelato poco risolutivo. Forse era giusto una maschera con cui coprivate un problema piu' grande o un problema represso, inascoltato...

Ultima modifica di Melmoth; 24-11-2024 a 00:31.
Vecchio 24-11-2024, 00:33   #12
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L'avatar di Keith
 

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Originariamente inviata da Mollusco Visualizza il messaggio
Be', per essere un buono a nulla aveva un curriculum di tutto rispetto, tra pubblicazioni e collaborazioni con riviste!
Ce l'avessi io...

Senza contare che aveva pure trovato una donna da sposare....



Io non so fino a che punto tutto questo dipenda da idee introiettate. Esiste una diversita' di fondo per molte persone, un'appartenenza nascosta a una realta' estranea, una condizione oggettiva con la quale ti confronti ogni istante....

Forse avrebbe dovuto accettare la sua diversita' di fondo, piuttosto che sforzarsi a tutti i costi di essere un membro di una societa' in cui non si riconosceva...non so
C'è molta gente inferiore a questo scrittore che però si sentono Dio. Non conta solo quello che abbiamo ma anche la percezione di ciò che si ha. Poi quando hai il male dentro è inutile parlare di qualsiasi cosa, se arrivano a suicidarsi anche persone come Chester Bennington, ed avere forti depressioni anche dei mostri di grinta come Tyson..allora capiamo che il male di vivere non guarda in faccia nessuno.

Inviato dal mio M2004J19C utilizzando Tapatalk
Vecchio 24-11-2024, 00:39   #13
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Originariamente inviata da Melmoth Visualizza il messaggio
Mi ritrovo abbastanza in questa tua descrizione, cioè la paura dei feedback esterni è presente ma credo che chi si trova in questo pattern abbia interiorizzato il fatto che per ricevere stima e approvazione occorra essere perfetti(o comunque come si vorrebbe)... attualmente non credo veramente in questa cosa ma il mio inconscio e il me passato evidentemente sì




Infatti, è questo il punto. Sono conquiste che momentaneamente ti appagano e ti danno la sensazione di aver risolto i tuoi problemi ma alla fine gli spettri del passato riemergono sempre. Un pò come ricevere dei bei complimenti, in quel momento ti fa molto piacere, si è quasi euforici, poi si ritorna come prima a credere nei propri bias.
Infatti mi chiedevo se qualcuno di voi avesse sperimentato questa cosa, l'aver risolto un problema che credevate, magari ingenuamente, fonte principale dei vostri problemi ma ciò si è rivelato poco risolutivo. Forse era giusto una maschera con cui coprivate un problema piu' grande o un problema represso, inascoltato...
Il fatto è che bisognerebbe sempre fregarsene degli altri, ed inseguire sempre e solo la propria soddisfazione personale.
Io mosso da un senso di rivalsa nei confronti di chi mi ha sempre considerato una nullità, mi sono snaturato, ho fatto un lavoro che non mi piaceva ma che nell'immediato ha dato soldi..bene mi sono preso le mie rivalse, ma dura poco, dopo un po' non ti si fila più nessuno per la bella macchina e la bella casa..e finita la gloria del momento continui a sentirti un fallito e insoddisfatto.
Vecchio 26-11-2024, 12:36   #14
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Tralasciando l'aspetto politico la testimonianza di Mark Fisher mi fa riflettere sul concetto di "impronta sociale": cioè su quanto sia debilitante l'esser marchiati fin dai primi anni di vita come un buono a nulla/reietto/sfigato. Ma la cosa che mi fa più riflettere è quanto per certe persone siano inutili le soluzioni proposte dalla società,psicologi ecc. Puoi realizzare obiettivi, realizzarti lavorativamente, migliorare fisicamente, fare tutti i progressi che essa ti propone per vivere degnamente ma se sei stato marchiato a fuoco sin dalle origini non sembrano esserci tante soluzioni. Un pò come chi riesce a perdere peso ma nonostante tutto si sente sempre inadeguato perché segnato da anni di bullismo relativi alla propria forma fisica.

"Per coloro che sono abituati sin dalla nascita a ritenersi inferiori, l’acquisizione di qualifiche o di ricchezza di rado sono sufficienti a cancellare – sia nella loro mente che nella mente degli altri – il senso primordiale della inutilità che li marchia a vita, sin dalle origini. Chiunque si muova fuori della sfera sociale cui è destinato è sempre in pericolo di essere soverchiato da sentimenti di vertigine, di panico e di paura"

Nonostante la fatica, il coltivare le mie passioni, la stima e i complimenti ricevuti sento lo stesso senso di inadeguatezza che provavo a 12 anni. Un senso di sconfitta ed inutilità ormai troppo interiorizzato che non mi spiego e con cui razionalmente non ha più senso convivere... eppure sta sempre lì in agguato. Mi chiedo se c'è qualcuno che sia riuscito a riscattarsi o semplicemnte ha imparato ad accettare serenamente questa condizione di inettitudine interiore.
A me la cosa che fa girare le palle è il fatto di non poter essere tale (un buono a nulla) avendo comunque valore sociale.
Ma perché devo per forza servire ed essere utile per esistere? Da buono a nulla non posso esistere, non posso essere inutile. A me più che il marchio mi dà fastidio proprio a monte tutto quello che c'è dietro, mi dici questa cosa per offendermi e per spronarmi ad esserti utile? Ad essere utile?
Una cosa non può esistere di per sé? Deve servire, deve servire e deve servire!!!
C'è pure tutta la cura del cazzo relativa all'esser funzionali come robot dietro (che si è diffusa ora e pretendono che un cosiddetto matto riconosca che la sua malattia è questa), quindi io ho proprio un rigetto a monte. Se mi avessero detto che non ero un buono a nulla (e mi hanno detto anche questo) per farmi un complimento mi avrebbe fatto girare le palle comunque.
Io è proprio questo obbligo a servire che rigetto.
Ma perché uno che non serve a niente è inferiore ad un altro che serve a questo e quell'altro? Già il solo fatto che uno pensa che migliora ad esser fatto così mi sta sulle palle. Se è vero che uno è più buono a nulla in tal senso di altri che bisogna concludere? E' proprio la filosofia della valutazione e del valore dietro per cui io dovrei riconoscere queste cose in sé che a me sta sulle palle (l'autostima ad esempio, tanto amata da questi psicologi del cazzo, che io chiamo solo eterostima, non esiste! Non esiste alcuna cazzo di autostima!!!). Alla fine non è che le banconote hanno valore di per sé è il gruppo sociale che dà valore a queste, quindi alla fine se il gruppo sociale volesse darmi valore che lo facesse e basta, che si aspettano che diventi il loro schiavo per farlo? Il loro strumento utilitario? Non mi sta bene già a monte tutto questo.

Ultima modifica di XL; 26-11-2024 a 12:51.
Vecchio 26-11-2024, 17:00   #15
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L'avatar di Melmoth
 

Se riesci a vivere libero dalle catene della valutazione e del valore buon per te. Personalmente non so se sia possibile uscire da questa filosofia... al massimo si possono mettere in discussione i parametri eteronomi che stabiliscono cosa vale e cosa no. Normale valutare e dare un'"utilità" alle persone o alle cose, e molte persone che si percepiscono inutili per una comunità soffrono...e per utilità intendo anche semplicemente l'essere apprezzati o solo l'essere ritenuti una compagnia piacevole.
Vecchio 27-11-2024, 19:26   #16
XL
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L'avatar di XL
 

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Originariamente inviata da Melmoth Visualizza il messaggio
e molte persone che si percepiscono inutili per una comunità soffrono...e per utilità intendo anche semplicemente l'essere apprezzati o solo l'essere ritenuti una compagnia piacevole.
No guarda continui a confondere i concetti, essere apprezzati è una cosa, essere utili un'altra. Posso osservare socialmente che generalmente si viene apprezzati perché ci si rende utili, ma le due cose non coincidono a livello conettuale, c'è un legame di causa-effetto, ma non sono lo stesso concetto. A me essere utile non mi piace, mi piace essere apprezzato, in sé la prima cosa non mi dà alcun piacere, è la seconda che mi piace (non confondo il mezzo con il fine, un mezzo che mi procura poi un fine piacevole non mi dà alcun piacere in sé, io non l'ho introiettata mai per bene questa cosa e li distinguo). Per me ci si può liberare davvero se si riesce a farsi apprezzare senza l'inculatura dell'utilità, perché è un'inculatura il più delle volte non un valore in sé, essere utili davvero è dispendioso nella maggior parte dei casi, è una rottura di coglioni.
Per questo per me il problema non consiste tanto nel non essere considerati dei buoni a nulla anzi spesso uno che non viene considerato tale c'ha pure il peso di merda delle aspettative sociali sul groppone.
Forse la cosa veramente conveniente è non l'essere considerati buoni a nulla senza dover dimostrare nulla, vivere di una rendita basata su credenze finte, è più importante che lo credano che sei utile che esserlo per davvero, visto che la cosa quando è vera è onerosa da mantenere.
Ti dicono che sei un buono a nulla e poi uno che dovrebbe fare? Dimostrare che non lo è facendosi un mazzo così?
Ci credo che poi uno non è felice.

Qua il problema è riuscire a sfruttare il contesto senza farsi sfruttare dal contesto, questa cosa mi manca. Non mi mancano le cose di cui parlate spesso qua, per questo io anche con gli psicoterapeuti non riesco a comunicare, abbiamo proprio idee diverse su cosa possa significare vivere felicemente in una comunità, io a vivere con il valore "ora devo rendermi utile" non sono felice e non posso esserlo se questa utilità costa. O l'utilità, la mia utilità si riesce a renderla poco costosa per me (e senza trucchi retorici, a me sti giochetti mi fanno girare le palle), o non si può risolvere un cazzo.

Non essere dei buoni a nulla è quasi irrilevante, bisogna riuscire ad essere tali senza rotture di palle, ma mi pare che tutti questi curatori di anime non lo garantiscono mai questo, e perciò io e la comunità insieme ai curatori di anime amici non possiamo esserlo, o l'apprezzamento me lo danno senza che io debba fare chissà cosa oppure si sarà sempre in conflitto, tanto io non sono felice a vivere come un "non buono a nulla che deve fare tanto per non risultare tale", se questa è la soluzione, è una finta soluzione per me.

Ultima modifica di XL; 27-11-2024 a 19:50.
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