Martello

Oggi esco di casa e dimentico chiavi dell'auto e della casa dentro casa. Non vi dico ho dovuto far chiamare da mio padre il proprietario che è venuto con le chiavi che umiliazione. Considero questa cosa autolesionismo, mi boicotto alla grande xkè mi sento in colpa, sono decenni che mi boicotto , mi accadono cose strane, dimentico cose, faccio incidenti automobilistici, mi faccio male ''involontariamente'' sempre in determinati momenti quando qualcuno mi fa sentire in colpa o mi fa pesare delle cose, mi punisco in questo modo, espiando con dei riti ''involontari'', cioè inconsci. VI accade la stessa cosa?

Aurora Borealis

io mi provocavo volontariamente dei tagli lungo il braccio con un taglierino o con un coltello seghettato da cucina, uno di quelli piccoli non quelli per tagliare il casareccio per intenderci, i sensi di colpa mi tormentavano così tanto che dovevo infierire su me stesso per "rimediare" in qualche modo e punirmi per la mia mostruosità, lo faccio anche adesso ma più occasionalmente non so per quale motivo

ps guarda a me è capitato due volte di dimenticare le chiavi di casa in casa e ho dovuto chiamare i vigili del fuoco due volte (la prima volta pensavo le avesse prese mia madre ma sono uscito io per ultimo quindi ha incolpato me, la seconda volta non ricordo),

ajMcwill

IO MI AFFETTAVO LE BRACCIA. AVEVO UNA GRIGLIA DI CROSTA NELLE BRACCIA... lo facevo per senso di colpa, per una ragazza che non potevo avere ma che mi piaceva tanto...
ora ho smesso.... ( grazie a dio )

Ogard

sembra una cosa seria.. io al massimo mi picchio o distruggo il joypad quando sbaglio ai videogiochi, ma a questi livelli mai. sembra quasi qualcosa a livello inconscio

Patchouli

Io avevo un po' questo desiderio di far vedere il mio malessere, ma non ho mai avuto "coraggio" di mostrarlo. Ma lo facevo più per odio e punizione.

ajMcwill

ho qui una cosa proprio sull'autolesionismo con cui mi sono dovuto confrontare al lavoro... Anche se è raccontata col piglio narratvio che mi serve per il libro che sto scrivendo, bè, è accaduto tutto realmente...

Oggi è il mio turno. Devono tirarmi il sangue per le analisi. Merda, non posso farlo. E se il medico, dopo aver visto il braccio, spiffera tutto? No, non voglio, ma non posso neanche oppormi a un programma. La condanna si materializza con la voce della mia collega che mi chiama: è il mio turno. Ho delle morse che mi stringono fastidiosamente l’intestino. Faccio orecchie da mercante. Ma lei insiste. Così mi oppongo scherzando. Ma non scherzo affatto: mi oppongo sul serio. Tutto inutile, devo farlo, mi tocca. Mi lascio trascinare fino all’infermeria con le risate degli altri che assistono alla scenetta. Davanti alla porta ho un cedimento. Faccio per tornare indietro, ma lei si aggrappa al braccio, stringendomelo forte. Caccerei un grido di dolore, ma lo soffoco dentro: non può, e non deve sapere. Desisto. Ormai sono lì. Bussò alla porta e una voce m’invita ad entrare. La sanguisuga con camice bianco ha un fare rassicurante, ma non me la bevo. Mi fa il gesto di accomodarmi. Mi siedo, ma sto scomodissimo. La parte più pesante non è farsi ficcare l’ago nella carne. La parte più pesante è tirare su la manica. Una manica pesantissima.
<< Allora, quale braccio vogliamo fare? >> mi chiede la sanguisuga, come se ci fosse della libertà di scelta tra un braccio e l’altro. E invece sono due opzioni totalmente pari, identiche. Non ho scampo, ma sul patibolo voglio togliermi almeno uno sfizio: voglio vedere che faccia fa il tizio dopo che mi sono tirato la manica fino al gomito. Metto il braccio destro sul tavolo e sfilo lentamente. Mentre alzo l’orrendo sipario, il medico s’irrigidisce. Più tiro su e più gli si rizza la spina dorsale dalla posizione di riposo. La sua faccia è quella di uno che ha appena realizzato d’avere a che fare con qualcosa d’inaspettato. Mi guarda con gli occhi di un padre, anche se mio padre mi avrebbe pestato di pugni per una cosa del genere: << È … è da molto che lo fai? >> mi chiede con tono monocorde. Cosa importa. Ancora un attimo di silenzio a fissarmi per poi staccarsi dalla posizione di gelo. Prende l’occorrente per tirarmi il sangue. Ma è ancora scosso. Lui è scosso, lui che ha a che fare col sangue dalla mattina alla sera. Cerca un posto dove entrare l’ago, ma è tutto un labirinto di croste. Ci si perde. Fa di no con la testa. Un no tutto per sé. Forse a paura di farmi del male. È confuso. Mi chiede dell’altro braccio. Gli faccio capire che è ancora peggio. Ora è lui a dover scegliere il braccio. Non ne ho altri. Un prelievo che si trasforma in una partita a scacchi. A te la mossa.
Esco dall’infermeria come da un’apnea. Ho del cotone sul dorso della mano. La mia collega sghignazza con una mano sul petto e con l’altra che stringe un caffè. Continuando a recitare la parte di quello che ha il terrore dell’ago, la mando ironicamente a fanculo.
<< Perché te l’ha fatto sulla mano? >> mi chiede incrociando gli occhi sul cotone.
<< Ha detto che avevo i muscoli del braccio troppo rigidi, così me l’ha tirato qui. >>
Sono più tranquillo. Il tizio non spiffererà, glie l’ho letto negli occhi. Il tizio era una persona seria.

Lila.

sull'autolesionismo ti capisco, uno lo fa perchè sente dolore, che siano sensi di colpa, che sia rabbia, ansia, angoscia, solitudine e si anche noia, è un mezzo è solo un mezzo .
sul pezzo che ha citato ajMcwill mi ci riconosco anche io nel senso farmi mille paranoie, andare a fare una visita stupida , analisi del sangue, stare attenti nel mostrare il braccio "buono", aver paura che se ne possano accorgere dover dare spiegazioni o inventarsi bugie....che ansia.

Martello

lo è , come affermi.

Martello

anche a me è nascosto, tranne quando devo dimostrare a una persona di sentirmi in colpa per qualcosa che le ho fatto, allora succedono ''cose strane'' davanti a quella persona, incidenti, dimenticanze, etc.

Martello

Ma ti tagli le braccia ?

Kid Omega

L autolesionismo è la cosa piu odiosa e schifosa che ho passato in vita mia.Fortunatamente mi provocavo graffi,o cmq abrasione,grattandomi sopra i vestiti...niente coltelli x intenderci.Mi punivo per non riuscire ad essere 'normale',per non riuscire ad avere una vita come i ragazzi della mia età...fortunatamente è passata.

very90

Io cominciai le prime volte con le braccia, poi rendendomi conto che era una cosa che comunque dava nell'occhio, pur riuscendo a trovare sempre delle scuse, lasciai perdere i punti visibili e ho cercato di farlo in punti più nascosti. Anch'io comunque mi facevo mille paranoie nel caso avrei dovuto per esempio fare una visita medica e qualcuno avrebbe intuito tutto.

April

Arrivare a tagliarmi le braccia per fortuna non l'ho fatto mai, mi sono fermata in tempo, ma tantissime volte mi sono avvicinata al cassetto dei coltelli per tagliarmi le vene, mentre la moglie di mio padre urlava dicendo cose da accapponare la pelle nei miei confronti rivolta a mio padre.
A volte mi sono rigata con una penna i polsi interni fingendo che fosse un coltello, mentre c'erano quelle sfuriate.

Penso che il suicidio e l'autolesionismo provengano dai sensi di colpa ma anche dalla rabbia verso se stessi e gli altri. Penso che rabbia e sensi di colpa siano connessi.

L'autolesionismo inteso come mettersi in situazioni a mio svantaggio mi è capitato parecchie volte, come sfida contro me stessa, o come rabbia verso gli altri. Ricordo un episodio in cui ho fatto una cosa apposta per far arrabbiare mio padre, e anche questo riguarda le chiavi di casa. Ma è stato inconscio, non pensavo di averlo fatto per quel motivo.

Lila.

mi tagliavo le braccia, ora lo faccio raramente, però le cicatrici si notano abbastanza, ma no problem dal medico non ci vado da una vita.

ajMcwill

che lavoro paf?

barclay

Io ho dei periodi di scarsa concentrazione e scarsa memoria, ma non li definirei "autolesionismo". A farmi male fisicamente non c'ho mai pensato (escludendo il suicidio che è molto di più che “farsi male”).

very90

Anch'io ce li ho, da un anno a questa parte sempre più spesso poi. A volte mi capita che mi parlino delle persone, magari mi stanno dicendo anche cose importanti e dopo 5 minuti ricordo male quello che mi hanno detto o mi dimentico di fare cose di una certa importanza. Bah