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Vecchio 20-07-2009, 16:23   #1
Esperto
 

Stando a quanto dice la mia terapeuta "siamo giunti", dopo una decina di mesi abbastanza confusi, di fronte alla pietra angolare dei miei problemi, ovvero l'autostima.
Lei sostiene che il fulcro delle mie problematiche sta proprio nella mia-visione-di-me, nella percezione che ho riguardo al mio contenuto, e che, per scardinare tutti i meccanismi deleteri sia necessario "lavorare in questo senso".
E' una cosa già discussa, macinata all'infinito, ma io sono rimasto molto colpito dall'importanza di questo aspetto (o perlomeno dall'importanza attribuita).


(...)

Il fatto è che non capisco in che modo, a livello terapeutico, si possa agire sull'autostima, (direte voi, "è da rafforzare", bisogna accrescerla tramite esperienze positive, tramite feedback[anglo]), occhei, sono d'accordo, ma il mio problema è che non riesco a focalizzare "l'insieme globale delle mie caratteristiche", la mia terapeuta dice che la mia autostima è a ZERO, ma io non sono d'accordo.
Secondo me è talmente corrotta ed intricata, che in un certo senso posso dire che è come se non esistesse, insomma, io non-so-come-sono e non saprei valutarla, non sono in grado di valutarla; io non ho auto-stima.
[Tant'è che questa caratteristica mi ha trasformato in una piccola spugna malleabile, che assorbe ogni critica e senza valutarla o elaborarla la fa sua, ed è proprio questa una delle peculiarità dei miei problemi].

Wikipedia dice:
"L'autostima è l'azione di valutare se stessi come insieme di determinate caratteristiche, nonché il giudizio risultante da questa valutazione, che viene fatta sulla base di criteri ottenuti dal confronto delle proprie caratteristiche con quelle di altri soggetti. L'autostima è il rapporto tra come siamo e invece come vorremmo essere.
Come fenomeno intrapsichico, il giudizio di autostima è il rapporto tra come siamo e come invece vorremmo essere."

Io chiedo:
Se un individuo non è in grado di valutare se stesso, di avere una visione di sé, non è il caso che, al posto di rafforzare l'autostima, se ne crei una?
Dal momento in cui si perde la visione di sé, in che modo può essere riacquistata e in un secondo momento consolidata?
Se, tramite svariate esperienze e rapporti (anche duraturi), quest'immagine non si è comunque venuta a creare, dove potrebbe essere il problema?


[In un certo senso forse l'autostima dovrebbe essere (è?) valutabile sotto principi di qualità e di quantità, ma quando la quantità è a zero, la qualità scompare].


Se io vi chiedessi quali sono le vostre caratteristiche, chi siete, com'è il vostro carattere, riuscireste a scrivere delle parole da cui vi sentite rappresentati appieno?

Ultima modifica di morningsheep; 20-07-2009 a 16:28.
Vecchio 20-07-2009, 16:50   #2
Esperto
L'avatar di paule
 

Quote:
Originariamente inviata da morningsheep Visualizza il messaggio
Io chiedo:
Se un individuo non è in grado di valutare se stesso, di avere una visione di sé, non è il caso che, al posto di rafforzare l'autostima, se ne crei una?
Dal momento in cui si perde la visione di sé, in che modo può essere riacquistata e in un secondo momento consolidata?
Se, tramite svariate esperienze e rapporti (anche duraturi), quest'immagine non si è comunque venuta a creare, dove potrebbe essere il problema?



Se io vi chiedessi quali sono le vostre caratteristiche, chi siete, com'è il vostro carattere, riuscireste a scrivere delle parole da cui vi sentite rappresentati appieno?
Autostima: io la interpreto quantitativamente, cioè conoscenza dei limiti.
Auto-stimo, cioè calcolo fin dove arrivo. Tipo quando ti misuri l'altezza.Basta. Fin lì è fattibile la cosa e anche funzionale.

Come sono, cosa sono, non mi pongo più (troppo) il problema perché non ha soluzioni. Sono tutto e niente, caos e ordine, potenza e atto o pura potenza inespressa.
C'è chi ci nasce sapendo com'è, io se appena oso dire "sono..." un attimo dopo mi autocontraddico, dunque per me non è la via. Semplicemente, non funziona. Oppure ci sono tante me stessa, molto diverse tra loro, e più cresco più vedo scopro complessità enigmatiche dentro me.
C'è poi l'opinione della gente: sono tutto ed il suo contrario. Dunque, non per partito preso,secondo la psichiatria da dsm (che possono anche mettersela in quel...) ho un "IO non coeso", secondo me le categorizzazioni e le definizioni non fanno per me. Forse il mio IO non è coeso, ma non lo sarà mai.
Dato di fatto.
Anzi...io a volte sento che tutte le me stessa si parlano e fanno pace fra loro, sarà quella la coesione? Non credo. Iperframmentazione.

Ultima modifica di paule; 20-07-2009 a 16:53.
Vecchio 20-07-2009, 17:09   #3
Banned
 

Ti rispondo punto per punto (ammazza ahò, quanto sono preciso [du palle ]):

> Se un individuo non è in grado di valutare se stesso, di avere una visione di sé, non è il caso che, al posto di rafforzare l'autostima, se ne crei una?

Niente di più sbagliato, avere una visione di sé significa porsi dei limiti (a meno che uno non si veda come Dio ). Io oggi credo alla teoria dell'io in continuo mutamento. Quindi oggi così, domani chissà.

> Dal momento in cui si perde la visione di sé, in che modo può essere riacquistata e in un secondo momento consolidata?

Lascia perdere.

> Se, tramite svariate esperienze e rapporti (anche duraturi), quest'immagine non si è comunque venuta a creare, dove potrebbe essere il problema?

Lascia perdere.

> Se io vi chiedessi quali sono le vostre caratteristiche, chi siete, com'è il vostro carattere, riuscireste a scrivere delle parole da cui vi sentite rappresentati appieno?

Lascia perdere.

Ma tu prima ce l'avevi una visione di te? Quale?
Vecchio 20-07-2009, 17:12   #4
Esperto
 

Forse, a me sta facendo bene ma è ancora a uno stato embrionale per dirlo, mi sta dando molto appunto la famosa coesione di Paule cioè lo sbrogliamento dei conflitti. Finké siamo inconsciamente tirati da una parte e dall'altra da due forze (una coercitiva all'ambiente, l'altra repulsiva cioè "trassgressiva") e non sappiamo come cazzarola cercare di unirle o quanto meno farla dialogare succede prp questo: le critiche ci entrano ma dopo un po' ci sono troppo indigeste quindi reagiamo male senza però trovare un vero punto di incontro, una vera mediazione. Continuiamo a saltellare tra qui e li, tra giusto e sbagliato, tra un senso di colpa e una grossa rabbia.
Se poi siamo pure socialmente sensibili ma pure socialmente incazzabili (ma la vera determinante è la sensibilità, la rabbia è una conseguenza, se fate memoria dei ricordi ve ne accorgerete ke sono due facce della stessa medaglia) ecco ke la variazione è talmente forte da odiare tutto e tutti al limite ed essere nello stesso tempo terribilmente in colpa per questo. Le fantasie di "soluzioni" coscienti che tengano in piedi il conflitto ma allo stesso tempo non lo risolvano sono un miliardo e se volete un giorno scriverò un libro sulle mie xke di un libro si tratta.
Quello ke sto facendo io è andare all'origine di questi conflitti, vederli e tentare una via funzionale per tenere uniti il soggetto incazzato e in colpa. Per me penso si prefigurerà una vita di rotture di cazzo a tutti (come del resto facevo prima di omologarmi e stare DI MERDA)! Ragazzo...Champagne!

MAI DARE RAGIONE DI PRIMO ACCHITTO, MAI!!

Criticaveritas! Però critica...

Ultima modifica di Intro-spettivo; 20-07-2009 a 17:16.
Vecchio 21-07-2009, 11:50   #5
Banned
 

Comunque le ricerche teoriche di Maestro Muttley hanno spazzato via da tempo il concetto di autostima, per sostituirlo con uno nuovo, quello di autoefficacia.

Scherzi a parte mi sembrano considerazioni interessanti, per cui riporto in auge il suo topic: http://www.fobiasociale.com/lautoeff...di-tutto-8151/
Vecchio 21-07-2009, 12:05   #6
Esperto
L'avatar di JohnReds
 

Queste sono le mie riflessioni sull'autostima, che valgono però per me, non so se possono essere di stimolo al dibattito.

Per me la bassa autostima è il frutto di una serie di esperienze negative ripetute...ci sono sicuramente una serie di meccanismi mentali da scardinare per eliminare i circoli viziosi (come l'evitamento) che me la tengono sottoterra...ma bisogna trovare il verso e il modo di accumulare esperienze positive dopo tante batoste.

Un'altra tematica che secondo me causa bassa autostima è, a mio parere, il fatto che non ci siamo espressi. Ovvero che, per timore el giudizio degli altri, abbiamo sempre mostrato una maschera e abbiamo sempre recitato....alla fine perdi completamente la tua identità, e la tua autostima, non sai più chi sei...e se non sai chi sei non puoi nemmeno dare una valutazione concreta di te stesso (e una buona autostima!).

Insomma per migliorare l'autostima penso che una strada sia iniziare a domandarrmi se quello che faccio lo faccio perché lo voglio veramente o perché è un modo per non afforntare il mondo....insomma iniziare a seguir miei veri desideri e smettere di dipendere dagli altri. Con il tempo, facendo esperienza...forse capirò chi sono, o perlomeno mi costruirò un'idea di me abbastanza autonoma da avere un'autostima decente.

Anche per l'autoefficacia: come fai ad essere sicuro dei tuoi mezzi, delle tue potenzialità, se non l'hai mai utilizzate appieno? Insomma alla fine il vecchio discorso del "mettersi in gioco" forse è la soluzione, anche se, come al solito, il problema è COME.

Gli ultimi tre paragrafi sono punti un po' controversi, non sono sicuro se sia veramente così...ci sto ancora riflettendo.

Ultima modifica di JohnReds; 21-07-2009 a 12:07.
Vecchio 21-07-2009, 14:39   #7
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da moon-watcher Visualizza il messaggio
Ti rispondo punto per punto (ammazza ahò, quanto sono preciso [du palle ]):

> Se un individuo non è in grado di valutare se stesso, di avere una visione di sé, non è il caso che, al posto di rafforzare l'autostima, se ne crei una?

Niente di più sbagliato, avere una visione di sé significa porsi dei limiti (a meno che uno non si veda come Dio ). Io oggi credo alla teoria dell'io in continuo mutamento. Quindi oggi così, domani chissà.

> Dal momento in cui si perde la visione di sé, in che modo può essere riacquistata e in un secondo momento consolidata?

Lascia perdere.

> Se, tramite svariate esperienze e rapporti (anche duraturi), quest'immagine non si è comunque venuta a creare, dove potrebbe essere il problema?

Lascia perdere.

> Se io vi chiedessi quali sono le vostre caratteristiche, chi siete, com'è il vostro carattere, riuscireste a scrivere delle parole da cui vi sentite rappresentati appieno?

Lascia perdere.

Ma tu prima ce l'avevi una visione di te? Quale?
In un certo senso credo di non averla mai avuta, non ho mai capito chi sono e come sono (anche se è da molto che me lo chiedo); prima però ero talmente immerso tra le persone che in un certo senso mi bastava (non per conoscermi) per colmare la domanda, le domande.

Mi piacerebbe parlare con una persona che ha piena coscienza di sé, delle sue potenzialità, dei suoi limiti (anche se quella è forse la parte più semplice da conoscere, e non può prescindere dalla conoscenza di tutte le sfaccettature della propria personalit&#224 perché è come se io avessi perso (o non abbia mai avuto) alcun metro di misura.

Allora tutto è possibile, allora è ansia, allora il giudizio diventa qualcosa che ti penetra e ti distrugge, al posto di prenderlo in considerazione e valutarlo lo inghiotto e mi inghiottisce, per non parlare del triste stupore (e senso di tradimento) che accompagna anche le più innocue e costruttive critiche.

La mia terapeuta dice che il giorno in cui prenderò appieno coscienza di me (sotto questo ed altri punti di vista) gran parte dei miei problemi svaniranno.
Ovviamente questa cosa non è comune ad ogni caso di disturbo evitante, ma mi sembra molto importante.

Ultima modifica di morningsheep; 21-07-2009 a 15:11.
Vecchio 21-07-2009, 14:56   #8
Esperto
L'avatar di psiche86
 

Quote:
Originariamente inviata da morningsheep Visualizza il messaggio

Mi piacerebbe parlare con una persona che ha piena coscienza di sé, delle sue potenzialità, dei suoi limiti (anche se quella è forse la parte più semplice da conoscere, e non può prescindere dalla conoscenza di tutte le sfaccettature della propria personalità) perché è come se io avessi perso (o non abbia mai avuto) alcun metro di misura.
Ma non è probabile che non ci si arrivi mai alla piena coscienza di sè?
Oppure che la si sfiori solo in età matura?
Vecchio 21-07-2009, 15:03   #9
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da psiche86 Visualizza il messaggio
Ma non è probabile che non ci si arrivi mai alla piena coscienza di sè?
Oppure che la si sfiori solo in età matura?
Si, in termini filosofici di sicuro, io intendevo in una maniera più pratica, in relazione agli aspetti citati prima.
Vecchio 21-07-2009, 15:09   #10
Banned
 

Ma anche in maniera pratica la conoscenza di sé passa attraverso la propria esperienza, quindi forse non la si può avere in modo pieno a priori.
Vecchio 21-07-2009, 15:22   #11
Esperto
 

Non la si può avere se si è mozzati di molte esperienze e confronti, se invece l'individuo conduce una vita che rientra in quella che è concepita normalità sotto il punto di vista relazionale (quantitativo e qualitativo) la può avere, in modo assoluto.


Comunque, per dirla in modo brutale, "ho un IO distorto e sottosviluppato".
Vecchio 21-07-2009, 15:43   #12
Banned
 

Ma anche chi ha avuto più esperienze, ne avrà comunque continuamente di nuove, quindi avrà certamente una migliore conoscenza di sé, ma mai e in nessun caso una conoscenza assoluta.
Vecchio 21-07-2009, 16:02   #13
Esperto
 

Non ho parlato di coscienza assoluta, e non è quello il punto del discorso.

Ripeto, posto il fatto che nessuna persona ha UNA COSCIENZA ASSOLUTA DI SE' (e credo che a nessuno importi averla), quello di cui parlavo io è un mancato sviluppo dell'io.
Vecchio 21-07-2009, 16:16   #14
Banned
 

Ok, allora son d'accordo, non c'è alcun dubbio che il disturbo evitante comporti (o sia causato?) da un mancato sviluppo dell'io.
Vecchio 21-07-2009, 17:20   #15
Esperto
L'avatar di psiche86
 

Quote:
Originariamente inviata da morningsheep Visualizza il messaggio
un mancato sviluppo dell'io.
Do all'io la definizione standard che un liceale studia quando si parla di Freud?
Altrimenti non riesco a seguirvi.
Vecchio 21-07-2009, 17:38   #16
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da psiche86 Visualizza il messaggio
Do all'io la definizione standard che un liceale studia quando si parla di Freud?
Altrimenti non riesco a seguirvi.
Hehe, sisi, assolutamente, è l'esatta cognizione che ho anche io a riguardo.
Anzi, uso quel termine perché me lo ripete la mia terapeuta...
Vecchio 21-07-2009, 17:52   #17
Esperto
 

L'io sarebbe...la parte cosciente?
Vecchio 21-07-2009, 17:59   #18
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Intro-spettivo Visualizza il messaggio
L'io sarebbe...la parte cosciente?
Da Wikipedia (è una delle poche spiegazioni semplici a riguardo):
L'Io (ego), in psicologia, rappresenta una struttura psichica, organizzata e relativamente stabile, deputata al contatto ed ai rapporti con la realtà, sia interna che esterna.
L'Io organizza e gestisce gli stimoli ambientali, le relazioni oggettuali ed è il principale mediatore della consapevolezza. Mentre il Sé enuclea la persona nella sua totalità rispetto all'ambiente, l'Io, inscritto nel Sé, è la struttura che percepisce sé stessa ed entra in relazione con altre persone (con il "loro" Io), distinguendole come "non-Io".
Si può immaginare l'Io come il gestore centrale di tutte le attività psichiche, che rivolge verso sé stesso e verso l'ambiente esterno generando, appunto, la consapevolezza propria e della realtà.
Vecchio 21-07-2009, 18:10   #19
Intermedio
 

Non vorrei essere banale ma mi son fatta l'idea che l'autostima o la si ha, o non la si ha.
La mia risposta deriva dal fatto che quando ce l'ho (l'ho avuta) il mio modo di vedere le cose era totalmente differente. ma non saprei spiegare in che misura. Quando non l'ho avuta (non ce l'ho) ogni passaggio storico, grammaticale, visivo della mia vita è stato passabile dall'esser messo in discussione e oggetto di mille domande. Perché faccio così' perché mi pongo colà? ho fatto bene/male a reagire così? E ci si perde in un groviglio di non risposte che non conducono a nulla.
L'autostima è riuscire ad essere piantati nel qui ed ora. Autocritici, autoironici, ma pur sempre ben solidi.
Ripeto, non vorrei esser banale, ma stare bene e non stare bene passa attraverso l'autostima che può essere ricercata in mille modi e con mille esercizi, ma quando arriva arriva. E decide lei. Un po' come la felicità. Non la sai spiegare.
Vecchio 21-07-2009, 18:24   #20
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Agata Visualizza il messaggio
L'autostima è riuscire ad essere piantati nel qui ed ora. Autocritici, autoironici, ma pur sempre ben solidi.
Ecco, sono assolutamente d'accordo! Hai capito tutto secondo me.

Però ci dovrà pur essere un modo di riacquistarla o ritrovarla...
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