Quanto l'alimentazione può condizionare il proprio vissuto, in particolare il modo in cui percepiamo noi stessi e stiamo assieme agli altri? Io posso testimoniare come un buon rapporto con il cibo sia senza dubbio necessario per una sana socializzazione.
Ecco la mia storia:
da piccolo, per un trauma non precisato,cominciai a smettere di mangiare. Da un momento all'altro. Il cibo mi spaventava, non sopportavo gli odori. Per molto tempo mi sono nutrito solo di latte, il resto mi faceva venire la nausea. Poi col tempo aggiunsi qualche altro alimento, ma non mangiavo (e in parte ancora oggi) la stragrande maggioranza dei cibi che mangiavano gli altri bambini. Non ci riuscivo. E questo mi faceva sentire diverso, difettoso. E me ne sono sempre vergognato. Questo ha avuto come diretta conseguenza un isolamento sociale praticamente totale da tutte quelle situazioni (molte) che comprendevano il mangiare con gli altri, a meno di casi rari. Per cui (a parte qualche occasione) non sono andato ai compleanni, alle gite,alle mangiate con i compagni... oggi ho fatto dei significativi passi in avanti, ma questo problema ha segnato la mia vita sociale nel mio paesino, col risultato che mi ritrovo un escluso, emarginato. Ancora ho un po' di vergogna per il mio rapporto con il cibo, ma non voglio più farmi condizionare.
Ora vi chiedo: chi ha una storia simile?
Chi ha conosciuto isolamento e vergogna per una colpa inesistente, un male che non si è fatto, un evento che non è dipeso da noi?