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Vecchio 25-03-2010, 01:20   #1
Esperto
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"Come l'aforisma di Shakespeare il timido sà di esserlo ma non sà quello che potrebbe essere senza la timidezza che lo blocca. Ma passiamo a parlare di quest'ultima.

La timidezza è facilmente individuabile perché le principali manifestazioni, attivate dal sistema nervoso periferico, sono: rossore in viso, battito cardiaco accelerato, sudorazione, tremore, bocca asciutta, mal di stomaco nausea ansia, variando in modo differente da individuo a individuo.
Inoltre, spesso, a livello comportamentale, la persona timida:

*
cerca di evitare il contatto visivo durante uno scambio verbale;
*
presenta una certa rigidità nella forma del comportamento sociale che si manifesta con comportamenti molto formali, che seguono l'etichetta;
*
adotta un controllo rigido delle proprie reazioni emotive;
*
ha riluttanza a dialogare, proprio perché teme di sentirsi al centro dell'attenzione;
*
ha la netta convinzione che i contenuti dei suoi discorsi siano poco interessanti.

Tutto questo lo conduce ad avere scarne relazioni sociali , poiché qualsiasi situazione esterna che lo faccia sentire al centro dell'attenzione, viene evitata
A tutto ciò il timido può adottare due stili comportamentali opposti: sottomissione o aggressività. Il timido è il più delle volte una persona che arrossisce sempre e chiede in continuazione scusa, ma può essere una persona timida anche chi è deliberatamente provocatore o fa la parte del simpaticone, amico di tutti. In questi ultimi due casi tali comportamenti servono per reagire al proprio senso di inadeguatezza e insicurezza, mascherandoli con spavalderia e spacconeria.
Nel timido si hanno anche modalità di pensiero abituali, conseguenza dei comportamenti sopraccitati. Egli ha la ferma convinzione che qualsiasi cosa faccia, gli occhi di tutti sono puntati su di lui e pronti a giudicarlo negativamente. Questa convinzione, talvolta, può diventare una vera e propria ossessione di non riuscire in prestazioni eccezionali e conseguentemente fare pessime figure e sentirsi giudicato inadeguato.
Il timido può anche trasformarsi in casa. Adottando un comportamento compensatorio della sua timidezza esterna, egli può assumere dei comportamenti autoritari, a volte prepotenti, contribuendo, così, anche in casa, ad impoverire le proprie relazioni sociali.
Molti autori attribuiscono l’ origine della timidezza ad un blocco psicologico che si stabilisce in seguito a dei condizionamenti ambientali.
Se per esempio un bambino viene continuamente rimproverato per dei comportamenti ritenuti dai suoi genitori sbagliati, tali comportamenti tenderanno ad essere repressi in seguito, anche da adulto. Nello stesso modo anche l'aver ricevuto poco amore e poche attenzioni, se non rifiuto e indifferenza, può causare, paura di non piacere agli altri e senso di inadeguatezza e insicurezza. Al contrario invece, chi ha potuto sperimentare da piccolo, protezione, sicurezza e calore affettivo, ha potuto costruire una personalità forte e stabile. Queste cause della timidezza, però, non valgono sempre. Può capitare che anche chi ha ricevuto affetto e attenzioni potrebbe diventare timido. I genitori eccessivamente protettivi che cercano di evitare la minima sofferenza ed eliminare ogni più piccolo ostacolo dalla strada del loro figlio, rischiano di applicare un modello diseducativo, che non permette al giovane di sviluppare quelle difese personali alle quali farà ricorso nel procedere della sua vita. Senza l'apporto dei suoi genitori si sentirà fragile, impotente e senza risorse.
La timidezza si presenta in particolar modo nel periodo adolescenziale, quando si verifica un totale cambiamento a livello fisico e un disorientamento della propria identità a livello psicologico. L'adolescente si sente spesso insicuro perché non si riconosce nel suo nuovo corpo che si sta formando. Questa insicurezza viene generalizzata a tutti i campi e spesso si fa fatica a trovare un proprio posto dove poter star bene. Per molti è solo una fase di passaggio, per altri può diventare un carattere permanente.

Utile si rivela mettere in ordine di "gravità" le situazioni che sono più difficili per la proprio timidezza. Si partirà dalle meno "gravi" fino alle più "gravi". Poi si inizieranno ad affrontarle nello stesso ordine. Man mano che si sarà superata una si passerà alla successiva. Occorrerà pazienza, impegno e determinazione. Gli insuccessi all'inizio saranno probabili, ma non debbono essere di scoraggiamento, ma di stimolo ad aumentare pazienza, impegno e determinazione.

La timidezza può essere anche patologica: in questo caso diventa Fobia Sociale "

fonte: http://www.iltuopsicologo.it/Timidezza.asp
Vecchio 25-03-2010, 01:53   #2
Intermedio
 

Molto interessante. Purtroppo mi riconosco nel 90% delle caratteristiche tipiche del timido.
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