Io ad un morto vivente, ma non per il fatto che sia dotato di resilienza, ma per il fatto di essere incastrato in un'esistenza in cui si trascina e non riesce o può uscirne e l'unica difesa che riesce ad usare è l'incoscienza.
Il morto vivente sta dentro alla vita in un qualche modo ma al morto vivente manca la vita, manca l'esser vivo, da qui l'ossimoro del morto che è ancora vivo. Vive in una condizione misera di risorse mentali e fisiche ma la sua vampirizzazione dei vivi non gli permette di vivere comunque, mangiare non lo nutre, non lo ringiovanisce ed invigorisce di più come capita ai vampiri, resta uguale, la cosa per me rappresenta simbolicamente la nostalgia di quel che non ha e non potrà più avere, è un vampiro anomalo.
Meglio ancora i morti viventi alla Dan O Bannon, che non muoiono mai a meno che non li incenerisci di sana pianta. In questo video c'è una sorta di filosofia esistenziale correlata ai morti viventi...
con un'improbabile intervista ad uno di loro, ma non sono gli zombi classici, sono quelli creati da Romero e altri.
Un animale mangia per nutrirsi, il morto vivente non lo fa per nutrirsi, si trova definitivamente fuori da questo ciclo vitale qua, che mangi o meno resterà "vivo" quanto è vivo comunque e "morto" quanto è morto comunque.
Si trova dentro alla vita, mima le funzioni vitali, cammina, mangia, ma si trova emarginato dalla vita, queste cose non hanno più davvero senso.
Ci sono alcuni film più ottimisti che ipotizzano la possibilità dei morti di tornare indietro in qualche modo, due di Romero, con "Bub" e "Big Daddy", altri che ho visto sono "Warm Bodies", "Il ritorno dei morti viventi 3" e "Fido" (Worm Bodies è il meno riuscito per me, quello più riuscito "Fido" in cui in prospettiva viene addirittura ribaltata la cosa, i veri morti sono i vivi), i morti in questi film instaurano di nuovo un qualche legame significativo con i vivi e la vita, grazie all'amore, l'amicizia e lo sviluppo di certe forme di coscienza.