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Vecchio 30-08-2014, 20:33   #1
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Ultima modifica di Franz86; 26-07-2015 a 23:53.
Vecchio 30-08-2014, 21:05   #2
Esperto
L'avatar di QuantumGravity
 

Non ho capito l'articolo, ho un pessimo inglese.

Non ho capito l'equazione, ho un pessimo inglese

Si potrebbe ri-scriverla semplicemente così? FELICITA' = REALTA'
"Realtà - Apettative" non corrisponde infatti solo a "Realtà" ?
Ma Realtà è Realtà, Felicità è Felicità, non possono essere la stessa cosa.

Comunque l'equazione è errata, infatti:

Se: Felicità = Realtà – Aspettative

Allora: Realtà = Aspettative + Felicità

Ma la realtà è questa? No
Vecchio 30-08-2014, 21:08   #3
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Io non mi sento "in rosso". E uscendo di casa non vedo tutta stà gente che ci si sente... o almeno.. non mi sembra.. non lo danno a vedere.
Chi è sconfortato c'è.. ma in fondo c'è anche sempre stato... quindi non saprei quanto sia rilevante e indicativo di qualcosa di reale...
Vecchio 30-08-2014, 21:29   #4
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Originariamente inviata da QuantumGravity Visualizza il messaggio
Non ho capito l'articolo, ho un pessimo inglese.

Non ho capito l'equazione, ho un pessimo inglese

Si potrebbe ri-scriverla semplicemente così? FELICITA' = REALTA'
"Realtà - Apettative" non corrisponde infatti solo a "Realtà" ?
Ma Realtà è Realtà, Felicità è Felicità, non possono essere la stessa cosa.

Comunque l'equazione è errata, infatti:

Se: Felicità = Realtà – Aspettative

Allora: Realtà = Aspettative + Felicità

Ma la realtà è questa? No
Meno male che c'è Quantum a darmi qualche soddisfazione.
Anche perché Realtà - aspettative =/= felicità

In effetti hai ragione, mi ricordi che se non ho dato l' esame di matematica qualche motivo c'è.
Vi fucilerei tutti voi che capite qualcosa di matematica.

Comunque, mettendo da parte ogni ambizione matematica ("che è meglio" cit.), direi che la "serenità", più che la felicità, è data dall' accettazione (unita alla soddisfazione, altrimenti diventa "rassegnazione") della propria realtà. E per accettare la realtà bisogna fare piazza pulita di ogni aspettativa non ragionevole.
Ti piace di più così?
Quote:
Originariamente inviata da Hal86 Visualizza il messaggio
Io non mi sento "in rosso". E uscendo di casa non vedo tutta stà gente che ci si sente... o almeno.. non mi sembra.. non lo danno a vedere.
Chi è sconfortato c'è.. ma in fondo c'è anche sempre stato... quindi non saprei quanto sia rilevante e indicativo di qualcosa di reale...
Ma dai Hal.
Lo scrivevi anche nell' altro topic. Per solitudine ci ritroviamo a scrivere su di un forum pieno di lamentele varie, pur di trovare qualcuno con cui parlare. Se non è essere in rosso questo.

Per il resto non voglio convincerti, sono sensazioni. Però mi è capitato in qualche rara occasione di fare qualche discorso quasi profondo con "estroversoni" coetanei dalle vite che susciterebbero invidia in larga parte dell' utenza, e avvertirla questa insoddisfazione di fondo. Certo, non è accentuata come qui, dove ci si identifica con i propri problemi, ma secondo me c'è.
Vecchio 30-08-2014, 21:39   #5
Esperto
L'avatar di Keith
 

Quote:
Originariamente inviata da Franz86 Visualizza il messaggio
direi che la "serenità", più che la felicità, è data dall' accettazione (unita alla soddisfazione, altrimenti diventa "rassegnazione") della propria realtà. E per accettare la realtà bisogna fare piazza pulita di ogni aspettativa non ragionevole.
quoto,si,vero!

forse noi 25-40enni volevamo riprodurre la vita dei nostri genitori e anche di più, ma questo è per molti impossibile, causa congiuntura economica, concorrenza degli altri paesi,etc.
chi attualmente ha 20 anni ci è cresciuto con la crisi e forse ha meno aspettative, penso che riusciranno a sfangarla meglio.
Vecchio 30-08-2014, 22:01   #6
Roy
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Non è tutto. Il problema è l'omologazione. Che poi è stata chiamata globalizzazione.
Il problema sono i mezzi di (dis)informazione, il problema è in un'istruzione sempre più impreparata e piatta, il problema è che hanno reso gli uomini tutti uguali.
I social network sono un rafforzativo di questo piattume barbaro ed incivile, che ragiona per pensieri altrui, per aforismi e catalogazione sociale.
Oggi tutti siamo borghesi. E chi è povero, non è più un povero ma è un borghese povero che trova i soldi comunque per non essere tagliato fuori dalla società, si compra ipad, ipod, tv giganti a schermo piatto... e poi ci lamentiamo che siamo infelici.
L'omologazione porta infelicità perchè non c'è omologazione senza sacrificio. Il sacrificio è perdere sè stessi.
E questa società, così impostata, fa schifo. Provo ribrezzo riflettendo il mio viso negli occhi degli altri. Provo ribrezzo accorgendomi che il ribrezzo coinvolge solo me.
Vecchio 31-08-2014, 00:04   #7
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La felicità fa parte del campo dei numeri immaginari quindi, se le mie conoscenze di matematica non mi hanno abbandonato, almeno una tra le altre due variabili dovrebbe essere immaginaria, ma non è così (la prima per definizione)

Quote:
Originariamente inviata da Franz86 Visualizza il messaggio
Comunque, mettendo da parte ogni ambizione matematica ("che è meglio" cit.), direi che la "serenità", più che la felicità, è data dall' accettazione (unita alla soddisfazione, altrimenti diventa "rassegnazione") della propria realtà. E per accettare la realtà bisogna fare piazza pulita di ogni aspettativa non ragionevole.
Sono abbastanza d'accordo, ma il problema è arrivare all'accettazione, che non è un processo che tutti riescono a compiere e non è neanche irreversibile, ma specialmente unire ad essa la soddisfazione per la realtà che si è costretti a vivere a me personalmente sembra impossibile. Poi a me la serenità mi sa di presa in giro, che significa questa parola? Io propenderei verso la rassegnazione ma forse non sono abbastanza forte o abbastanza debole per ciò. Quindi punto al masochismo
Vecchio 31-08-2014, 00:46   #8
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Quote:
Originariamente inviata da syd_77 Visualizza il messaggio
... chi attualmente ha 20 anni ci è cresciuto con la crisi e forse ha meno aspettative, penso che riusciranno a sfangarla meglio.
Assumendo la mentalità dell' articolo, quelli che forse riusciranno a sfangarla saranno i figli della nostra generazione, i nati dopo il 2010 più o meno.
Perché riceveranno l' impronta di genitori che hanno vissuto il ristagno dei '90 e dei primi del 2000. I ventenni di ora sono messi male come e forse più di noi.
Quote:
Originariamente inviata da Roy Visualizza il messaggio
Non è tutto. Il problema è l'omologazione. Che poi è stata chiamata globalizzazione.
Il problema sono i mezzi di (dis)informazione, il problema è in un'istruzione sempre più impreparata e piatta, il problema è che hanno reso gli uomini tutti uguali.
I social network sono un rafforzativo di questo piattume barbaro ed incivile, che ragiona per pensieri altrui, per aforismi e catalogazione sociale.
Oggi tutti siamo borghesi. E chi è povero, non è più un povero ma è un borghese povero che trova i soldi comunque per non essere tagliato fuori dalla società, si compra ipad, ipod, tv giganti a schermo piatto... e poi ci lamentiamo che siamo infelici.
L'omologazione porta infelicità perchè non c'è omologazione senza sacrificio. Il sacrificio è perdere sè stessi.
E questa società, così impostata, fa schifo. Provo ribrezzo riflettendo il mio viso negli occhi degli altri. Provo ribrezzo accorgendomi che il ribrezzo coinvolge solo me.
Si omologa chi vuole omologarsi. Non si omologa chi accetta davvero ( non solo facendo il finto-alternativo o assumento una qualsiasi posa esteriore ) il prezzo della non-omologazione: che è poi l' isolamento, quello vero.

Ma in fondo i meccanismi di omologazione e conformismo si trovano in qualsiasi contesto sociale umano, anche se effettivamente nell' odierna civilizzazione occidentale sono estremizzati ... comunque nel non omologarsi non ci vedo un valore in sè, è pur sempre un semplice disadattamento. Che ha anche dei pro, ma è "un male da cui ( eventualmente ) nasce un bene", diciamo.
Quote:
Originariamente inviata da Headache94 Visualizza il messaggio
Sì,noto anche io troppa illusione nei miei genitori,a volte è una cosa fastidiosa.
Sii ad essa indifferente come agli abbai di un cane.
Quote:
Originariamente inviata da alien boy Visualizza il messaggio
La felicità fa parte del campo dei numeri immaginari quindi, se le mie conoscenze di matematica non mi hanno abbandonato, almeno una tra le altre due variabili dovrebbe essere immaginaria, ma non è così (la prima per definizione)
Eh ma lo fai apposta allora, ho già ammesso di non capire nulla di 'ste cose.
Quote:
Sono abbastanza d'accordo, ma il problema è arrivare all'accettazione, che non è un processo che tutti riescono a compiere e non è neanche irreversibile, ma specialmente unire ad essa la soddisfazione per la realtà che si è costretti a vivere a me personalmente sembra impossibile. Poi a me la serenità mi sa di presa in giro, che significa questa parola? Io propenderei verso la rassegnazione ma forse non sono abbastanza forte o abbastanza debole per ciò. Quindi punto al masochismo
No, non sei d' accordo se dici questo.
L' accettazione, quando è sincera, credo invece sia, se non irreversibile, difficilmente reversibile: per regredire immagino si dovrebbero vivere delle enormi botte di culo, non comprendere la loro natura e prenderle per meriti, e poi perdere tutto.
Ma anche in questo caso, ripensandoci, quella precedente doveva essere solo un' accettazione parziale.

Quando accetti, non ti trovi costretto. Quello che sei costretto a vivere ( che è molto meno di quanto nelle nostre prime recriminazioni adolescenziali cominciamo a definire ) passa nettamente in secondo piano rispetto a ciò che puoi fare per cambiare ... e ciò che non fai è ciò che non vuoi davvero fare, per dei motivi che, volendo, possono anche essere definiti con una certa chiarezza.

A me è il masochismo invece che sa di presa in giro, uno può lamentarsi di stare male e di non accettare la sua condizione, e poi farsi coscientemente ancora più male? In questi termini è assurdo.
Vecchio 31-08-2014, 01:13   #9
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Originariamente inviata da Franz86 Visualizza il messaggio
Quando accetti, non ti trovi costretto. Quello che sei costretto a vivere ( che è molto meno di quanto nelle nostre prime recriminazioni adolescenziali cominciamo a definire ) passa nettamente in secondo piano rispetto a ciò che puoi fare per cambiare ... e ciò che non fai è ciò che non vuoi davvero fare, per dei motivi che, volendo, possono anche essere definiti con una certa chiarezza.
quindi tu non parli di un'accettazione totale di ciò che si sta vivendo se uno può puntare sul fatto che ci siano possibilità di cambiamento
Vecchio 31-08-2014, 01:38   #10
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Originariamente inviata da alien boy Visualizza il messaggio
quindi tu non parli di un'accettazione totale di ciò che si sta vivendo se uno può puntare sul fatto che ci siano possibilità di cambiamento
Per forza, la vita e anche i meccanismi mentali non sono mica un monolite granitico impossibile anche solo da scalfire: "ciò che si sta vivendo" è un complesso amalgama di fattori e di risultanti di azioni compiute e subite su cui comunque possiamo agire, se non siamo soddisfatti.
Certo, poter agire non significa poter stravolgere la realtà: posso anche rammaricarmi di non essere nato sotto forma di gatto, ma per quanto mi impegni resterò un essere umano ...

Accettare significa prima di tutto comprendere a fondo: dove non c'è consapevolezza non vi può neanche essere vera accettazione ( ma neanche rassegnazione ).
Vecchio 31-08-2014, 02:04   #11
~~~
Esperto
L'avatar di ~~~
 

Come non sono special
Vecchio 31-08-2014, 12:04   #12
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Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Come non sono special

Ti capisco, sono cose brutte, prima cercavo la sigla dei pokemon sul computer ma non la trovo più ...
Vecchio 31-08-2014, 12:18   #13
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Felicità - realtà + aspettative non fa 0.
Comunque secondo me l'autore segue una tendenza un po' anglosassone a semplificare le cose all'assurdo, per esempio identificando i concetti di felicità e soddisfazione in ambito lavorativo. I tre consigli finali li trovo equilibrati e utili comunque, e vabbè è innegabile che ci è stato instillato il messaggio che tutto è possibile se lo vuoi davvero e che c'è molta resistenza a parlare di limitazioni e accettazione.
Vecchio 31-08-2014, 12:29   #14
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Originariamente inviata da anahí Visualizza il messaggio
Felicità - realtà + aspettative non fa 0.
Comunque secondo me l'autore segue una tendenza un po' anglosassone a semplificare le cose all'assurdo, per esempio identificando i concetti di felicità e soddisfazione in ambito lavorativo. I tre consigli finali li trovo equilibrati e utili comunque, e vabbè è innegabile che ci è stato instillato il messaggio che tutto è possibile se lo vuoi davvero e che c'è molta resistenza a parlare di limitazioni e accettazione.
Lo penso anch' io sia una visione parziale, ma d' altronde è anche solo un articoletto.

Però c'è anche da dire che il lavoro, quando c'è, è quell' ambito in cui si trascorre una parte consistente delle proprie giornate, e attorno al quale bene o male si è anche costretti ad organizzare tutto il resto della propria vita.
Più sei insoddisfatto del tuo lavoro, più la qualità della tua vita cala.

Credo però che un concetto significativo espresso nell' articolo sia quello della necessità del recuperare la mentalità del " per ottenere risultati bisogna spendere tempo e fatica " ( ed evitare di lasciarsi demoralizzare dal confronto con gli altri che, in un' epoca esibizionistica come la nostra, è spesso falsato ).
Vecchio 31-08-2014, 12:43   #15
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Originariamente inviata da Franz86 Visualizza il messaggio
Però c'è anche da dire che il lavoro, quando c'è, è quell' ambito in cui si trascorre una parte consistente delle proprie giornate, e attorno al quale bene o male si è anche costretti ad organizzare tutto il resto della propria vita.
Più sei insoddisfatto del tuo lavoro, più la qualità della tua vita cala.

Credo però che un concetto significativo espresso nell' articolo sia quello della necessità del recuperare la mentalità del " per ottenere risultati bisogna spendere tempo e fatica " ( ed evitare di lasciarsi demoralizzare dal confronto con gli altri che, in un' epoca esibizionistica come la nostra, è spesso falsato ).
Sul lavoro certo, è che dall'articolo sembrava quasi che uno più carriera fa e più è contento. Comunque appunto, condivido che naturalmente per essere soddisfatti è necessario mettere da parte tanto le aspettative irrealistiche quanto i confronti deleteri con gli altri.
Vecchio 31-08-2014, 13:50   #16
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credo che la maggior parte di noi (almeno sopra i 23 anni)non ha nessun dubbio a riguardo
e forse non ha nessun dubbio nemmeno dubbio sul futuro e per questo che forse non se la sente di sacrificare il suo tempo per qualcosa che non si realizera aspettativa troppo alta . Le basse aspettative non mi invogliono a muovere un dito.(se e per questo pure una media non sembra molto invitante da lontano) Qundi ci ingoziiamo di internet , musica , film per godere qualcosa prima della fine o renderla meno amara . Quello che deve arrivare , arrivera e non e possibile lenire il dolore o altro. Il bello sarebbe non avere aspettative perche cosi e piu facile decidere i nostri desideri e attendere con curiosita il futuro.

Ultima modifica di cancellato13248; 31-08-2014 a 14:04.
Vecchio 31-08-2014, 19:30   #17
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Originariamente inviata da Era Visualizza il messaggio
credo che la maggior parte di noi (almeno sopra i 23 anni)non ha nessun dubbio a riguardo
"Noi" inteso come generazione o come utenti del forum?
In entrambi i casi comunque credo proprio che una "maggior parte" invece rientri nella casistica definita. Ma è ovviamente un' impressione personale.
Quote:
e forse non ha nessun dubbio nemmeno dubbio sul futuro e per questo che forse non se la sente di sacrificare il suo tempo per qualcosa che non si realizera aspettativa troppo alta . Le basse aspettative non mi invogliono a muovere un dito.(se e per questo pure una media non sembra molto invitante da lontano) Qundi ci ingoziiamo di internet , musica , film per godere qualcosa prima della fine o renderla meno amara . Quello che deve arrivare , arrivera e non e possibile lenire il dolore o altro. Il bello sarebbe non avere aspettative perche cosi e piu facile decidere i nostri desideri e attendere con curiosita il futuro.
Questo però, al contrario, a me sembra proprio l' atteggiamento di una persona che partiva con aspettative esagerate, ha patito qualche disillusione avvertita come particolarmente pesante, ed è quindi scivolata nell' estremo opposto, un vivere alla giornata più o meno inconcludente ( ingozzarsi di internet musica film ).

p.s.: chi davvero non nutre aspettative riguardo alla sua vita o è un grande saggio ( ma è troppo facile crogiolarsi in questa convinzione ... ) o è molto più probabilmente vittima di una condizione depressiva.
Vecchio 31-08-2014, 20:21   #18
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Quote:
Originariamente inviata da Roy Visualizza il messaggio
I social network sono un rafforzativo di questo piattume barbaro ed incivile, che ragiona per pensieri altrui, per aforismi e catalogazione sociale.
Oggi tutti siamo borghesi. E chi è povero, non è più un povero ma è un borghese povero che trova i soldi comunque per non essere tagliato fuori dalla società, si compra ipad, ipod, tv giganti a schermo piatto... e poi ci lamentiamo che siamo infelici.

E questa società, così impostata, fa schifo. Provo ribrezzo riflettendo il mio viso negli occhi degli altri. Provo ribrezzo accorgendomi che il ribrezzo coinvolge solo me.
Vecchio 31-08-2014, 21:37   #19
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Quote:
Originariamente inviata da _Diana_ Visualizza il messaggio
Secondo me, senza aspettative non ci possono essere nemmeno soddisfazioni, perchè non trovi nemmeno la voglia di andare avanti e provare. Certo, basta che le aspettative non superino la realtà dei fatti, altrimenti si ottengono solo frustrazioni.
Senz' altro.
Diciamo allora che le aspettative non dovrebbero essere sostituite però da dei puri e semplici sogni, devono essere invece qualcosa a cui si potrebbe concretamente arrivare attraverso un percorso programmabile. Poi ovvio che nella vita può succedere di tutto ...

Non che abbia nulla neanche contro i sogni, ma diciamo che non dovrebbero esser lasciati sviluppare a dismisura a discapito di un certo pragmatismo, che è indispensabile.
Vecchio 31-08-2014, 23:13   #20
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Per me quell'ottimismo esagerato viene dal Settecento, il benessere post bellico e il progresso scientifico/tecnologico hanno dato man forte a quel pensiero. Il malessere diffuso e l'aumento del disagio psichico nella civiltà del "benessere" è stato il primo campanello d'allarme che ha messo un po' in crisi quel modo di pensare. Forse la crisi sarà positiva.

Ultima modifica di cancellato13317; 31-08-2014 a 23:15.
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