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26-06-2008, 09:50
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#1
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Esperto
Qui dal: Jan 2008
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Viktor E. Frankl
Secondo Frankl, la motivazione primaria dell'uomo è la volontà di significato, che pone l'uomo in permanente ricerca di un senso della propria esistenza.
Egli afferma: "L'uomo cerca sempre un significato della sua esistenza; egli è sempre nell'atto di muoversi alla ricerca di un senso del suo vivere; in altre parole, è ciò che io chiamo "la volontà di significato"".
La sua concezione è nata dalla persuasione dell'insufficienza dei due concetti fondamentali delle scuole di Freud e di Adler, rispettivamente la volontà di piacere e la volontà di potenza.
Né l'uno ne l'altro partivano da una vera comprensione dell'uomo.
Secondo Frankl il principio freudiano del piacere è al servizio del principio dell'omeostasi che descrive l'uomo come un sistema chiuso, per cui, fondamentalmente, tende a mantenere un equilibrio interno e raggiunge questo fine con la riduzione delle tensioni.
Del resto anche il principio della realtà è al servizio del piacere, in quanto lo scopo del principio della realtà è di assicurare il piacere, quantunque dilazionato.
Secondo Frankl, il principio omeostatico non consente di spiegare fenomeni umani, quali la creatività dell'uomo, che è orientata verso valori e significati.
Inoltre, egli ritiene che il principio del piacere è autodistruttivo, in quanto più si tende al piacere, meno lo si raggiunge.
Infatti, nei casi di disturbi sessuali, quali l'impotenza e la frigidità, l'iperintenzione e l'iperriflessione creano dei modelli nevrotici di comportamento.
Per quanto riguarda la volontà di potenza, Frankl pensa che anch'essa è autodistruttiva, perché chi dispiega ed esibisce uno sforzo di autoaffermazione, prima o poi verrà emarginato come uno che cerca unicamente se stesso.
Frankl afferma: "In ultima analisi, l'autoaffermazione o volontà di potenza, da una parte, e il principio del piacere, o - come è meglio esprimersi - la volontà di piacere, dall'altra, sono semplici derivati dell'interesse primario dell'uomo, cioè della volontà del significato.
Quella che chiamo volontà di significato potrebbe essere definita come la tensione radicale dell'uomo a trovare e realizzare un significato e uno scopo".
Dunque, secondo Frankl, il piacere, in realtà, è l'effetto della realizzazione di un significato, invece di essere il fine della tensione dell'uomo.
La potenza, a sua volta, anziché essere la fase finale, è in realtà il mezzo per un fine.
Perciò non si dovrebbe esaltare troppo il potere della volontà e insegnare una sorta di volontarismo.
"Non si può comandare alla volontà - egli scrive -.
Non posso voler volere.
E provocare la volontà di significato vuol dire lasciare che il significato risplenda da se stesso".
Frankl prende le distanze anche nei confronti del concetto di autorealizzazione di A. H. Maslow.
In primo luogo, l'autorealizzazione non è lo scopo ultimo dell'uomo.
Essa è solo l'effetto dei compimento di un significato.
Solo l'esistenza che realizza fuori di sé può realizzare se stessa.
Prendendo l'esempio del boomerang, Frankl osserva: "un'eccessiva spinta verso l'autorealizzazione può costituire la strada verso la frustrazione della volontà di significato".
Frankl riconosce alla psicoanalisi di Freud il merito di aver criticato teorie psicologiche contemporanee incentrate sulla vita cosciente e razionale dell’uomo.
La psicoanalisi, fondata sulle teorie della libido e dell’inconscio, sostiene invece che le ragioni dell’attività cosciente dell’uomo vanno ricercate in motivazioni inconsce di natura istintuale.
Ma, se queste teorie hanno ampliato gli orizzonti della psicologia del tempo, attirando l’attenzione sulle componenti irrazionali della vita psichica, Frankl le considera tuttavia materialistiche e riduzionistiche. Infatti, oltre a un inconscio di tipo istintivo egli sostiene l’esistenza di un inconscio di tipo spirituale, e proprio il mancato riconoscimento di quest’ultimo ha gravi conseguenze per la visione dell’uomo, per le teorie relative ai disturbi psichici e infine per le terapie.
Frankl afferma che l’uomo non può essere ridotto a un insieme d’istinti: consiste certamente anche di processi vitali, a volte con un ruolo dominante, ma, a differenza degli altri esseri viventi, possiede una dimensione spirituale, per cui la vita umana non è solo vita biologica ma anche esistenza.
L’uomo dispone di un nucleo spirituale che gli consente di prendere posizione nei confronti di condizionamenti d’origine biologica, psichica e sociale, d’opporvisi per quanto possibile e, nei casi in cui essi non possono essere modificati, di non aderirvi passivamente, ma di mantenere comunque un atteggiamento di libertà interiore.
La visione frankliana dell’uomo è ispirata a realismo.
Diversamente da teorie psicologiche e da ideologie mediche, che promettono non solo la guarigione ma il benessere fisico, psichico e sociale, Frankl riconosce la precarietà dell’esistenza umana, l’ineluttabilità della sofferenza e, in ultima analisi, l’importanza della morte come inevitabile conclusione dell’esistenza.
È necessario riconoscere che, nonostante innegabili progressi della medicina, il medico non può garantire la salute permanente, e, in molti casi, l’obiettivo non può consistere nell’eliminazione totale dei disturbi, ma nel trovare un equilibrio che consenta al malato di vivere dando un significato alla propria esistenza nonostante la malattia o, in certi casi, perfino grazie a essa.
La morte, poi, ponendo fine all’esistenza, contribuisce a rafforzare il senso di responsabilità.
L’uomo non ha a sua disposizione un tempo infinito, non può rimandare continuamente decisioni o prese di posizione, ma deve agire tenendo conto di questa scadenza di cui non conosce la data.
Frankl racconta di aver paragonato nelle sue analisi la vita a un film in corso di produzione: la pellicola impressionata non può più essere modificata e non si sa neppure quanta pellicola si abbia ancora a disposizione.
La ricerca di significato
Mentre gli animali sono guidati dagli istinti, per cui il loro operare mostra un senso, per esempio la costruzione di un nido, l’uomo è libero di scegliere fra alternative diverse.
Frankl deplora che nella civiltà moderna la libertà venga intesa soltanto negativamente, come autonomia nel prendere decisioni, come arbitrarietà, mentre viene trascurato il legame fra libertà e responsabilità.
Infatti, ogni scelta ha una dimensione morale e può esser messa in relazione con un sistema di valori e d’ideali, e proprio questo orientamento può conferire un significato alla scelta.
Tali scelte possono risultare difficili in quanto l’uomo si trova in continua tensione fra essere e dover essere, fra la realtà da una parte e gli ideali da realizzare dall’altra: "[...] la tensione tra l’essere e il significato - afferma sempre nel 1946 - è radicata in modo ineliminabile nell’essenza dell’uomo.
La tensione tra essere e dover-essere appartiene all’essere-uomo.
E quindi costituisce anche una condizione indispensabile di salute mentale".
Frankl identifica nell’elusione del problema esistenziale una possibile causa di disturbi psichici.
Mentre in situazioni difficili, quali guerre e crisi economiche, l’uomo è posto drammaticamente di fronte a problemi concreti, in condizioni di "benessere" affiorano problemi esistenziali, con sensi di vuoto e di taedium vitae, con alternative come l’uso di sostanze inebrianti o di droghe.
Critico della modernità
Viktor E. Frankl è pure un sottile critico della modernità: il riconoscimento del significato dell’esistenza contraddice ogni forma di nichilismo e d’esistenzialismo, ogni forma di disperazione e di disprezzo della vita umana, e rappresenta piuttosto un invito all’uomo a riflettere, ad assumersi le proprie responsabilità, a riconoscere nello stesso tempo il significato dell’esistenza di ogni essere umano e quindi della sua dignità indipendentemente dalle condizioni esteriori.
Il richiamare che l’uomo può realizzarsi solamente aprendosi all’altro, superando sé stesso in una relazione non solo orizzontale ma anche verticale, sconfessa una caratteristica del mondo moderno, il narcisismo: l’atteggiamento egoistico di chi pone al primo posto il soddisfacimento delle proprie esigenze individuali, senza alcun riguardo per gli altri.
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26-06-2008, 11:58
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#2
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Avanzato
Qui dal: Sep 2006
Ubicazione: nel deserto
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26-06-2008, 12:00
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#3
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 1,853
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Mmmm....secondo me ti stai lentamente hurryuppizzando...bella cosa la filosofia, ma ora ho veramente troppo caldo :lol: :lol:
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26-06-2008, 12:37
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#4
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Esperto
Qui dal: Jan 2008
Messaggi: 4,864
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Quote:
Originariamente inviata da Wonderlust76
Mmmm....secondo me ti stai lentamente hurryuppizzando...bella cosa la filosofia, ma ora ho veramente troppo caldo :lol: :lol:
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:lol: Quoto...Qualcuno chiami un esorcista!!!!
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26-06-2008, 20:36
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#5
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,306
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Quote:
Originariamente inviata da NightVision
ma non si può leggere con quei colori sparati a palla addosso :lol:
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infatti....mi pesa troppo :lol:
quello che posso dire è che di Frankl ho letto poco tempo fa "uno psicologo nei lager" (scritto dopo la sua esperienza nei lager nazisti)...
riesce a dar una buona idea di quel che vuole trasmettere e analizza i punti giusti.
Quindi appena mi vien la voglia leggo il papiro :P
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27-06-2008, 01:02
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#6
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Esperto
Qui dal: Jun 2008
Messaggi: 993
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YAWWWWWNNNNN
zzo sei clizia color fuxia? :lol:
chi mi fa un sunto?
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27-06-2008, 08:25
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#7
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Principiante
Qui dal: Jun 2008
Messaggi: 28
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se vede che c'e' gente che nn c'ha proprio un cazz. da fare!!
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