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Vecchio 24-11-2012, 20:09   #1
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A me capita spesso, di guardarmi intorno e vedere un frenetico muoversi di gente, mossi da un'inerzia illogica, solo per "dover fare " dal " perche' si fa cosi', tutti fanno cosi' " , come tanti attori con delle maschere, che pensano di decidere qualcosa, in realta' sono sempre mossi da una mente di massa.Io soprattutto questa sera mi sento cosi, sara' che mi vengono le solite " crisi del sabato sera " , gente che non sa dirti altro se non " che fai sta sera? " , beh io non capisco perche' dovrei per forza fare qualcosa, mi sento stufa, di questo bisogno che hanno tutti di stare con gli altri, tra la gente, ma nessuno sa piu' stare da solo ?! Non mi va di passare l'ennesima serata passata zitta , all'ombra di qualcuno piu' estroverso, a fingere di divertirmi e sentirmi partecipe, cosa me ne rimane poi di cio' ? A cosa servono queste serate ? A sentirti partecipe di qualcosa ? Io vedo solo un mucchio di gente che si agghinda ed esce per le strade senza una meta, un'ambizione , solo un pascolo dietro un pastore invisibile.
Scusatemi lo sfogo , ma a volte sento proprio il bisogno di rendere qualcuno partecipe di certe sensazioni, forse dettate dall' incapacita' di essere come la maggioranza
Vecchio 24-11-2012, 20:18   #2
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Originariamente inviata da Alessia92 Visualizza il messaggio
A me capita spesso, di guardarmi intorno e vedere un frenetico muoversi di gente, mossi da un'inerzia illogica, solo per "dover fare " dal " perche' si fa cosi', tutti fanno cosi' " , come tanti attori con delle maschere, che pensano di decidere qualcosa, in realta' sono sempre mossi da una mente di massa.Io soprattutto questa sera mi sento cosi, sara' che mi vengono le solite " crisi del sabato sera " , gente che non sa dirti altro se non " che fai sta sera? " , beh io non capisco perche' dovrei per forza fare qualcosa, mi sento stufa, di questo bisogno che hanno tutti di stare con gli altri, tra la gente, ma nessuno sa piu' stare da solo ?! Non mi va di passare l'ennesima serata passata zitta , all'ombra di qualcuno piu' estroverso, a fingere di divertirmi e sentirmi partecipe, cosa me ne rimane poi di cio' ? A cosa servono queste serate ? A sentirti partecipe di qualcosa ? Io vedo solo un mucchio di gente che si agghinda ed esce per le strade senza una meta, un'ambizione , solo un pascolo dietro un pastore invisibile.
Scusatemi lo sfogo , ma a volte sento proprio il bisogno di rendere qualcuno partecipe di certe sensazioni, forse dettate dall' incapacita' di essere come la maggioranza
Sì però bisogna essere consci che se non troviamo soddisfazione nell'uscire è una spia del fatto che ci stiamo rapportando male con gli altri o che stiamo scegliendo male gli amici o le serate. Succede a molti, anche a gente più estroversa, ma dare agli altri degli automi per nascondere la propria difficoltà a creare relazioni che ci soddisfano è un'errore.
Detto questo a volte alcuni contesti sono oggettivamente poveri di bei momenti di condivisione, non c'è una bella atmosfera, e chi è sensibile accusa di più questa situazione.

Ultima modifica di akirafudo; 24-11-2012 a 20:38.
Vecchio 24-11-2012, 20:36   #3
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A me capita spesso, di guardarmi intorno e vedere un frenetico muoversi di gente, mossi da un'inerzia illogica, solo per "dover fare " dal " perche' si fa cosi', tutti fanno cosi' " , come tanti attori con delle maschere, che pensano di decidere qualcosa, in realta' sono sempre mossi da una mente di massa.Io soprattutto questa sera mi sento cosi, sara' che mi vengono le solite " crisi del sabato sera " , gente che non sa dirti altro se non " che fai sta sera? " , beh io non capisco perche' dovrei per forza fare qualcosa, mi sento stufa, di questo bisogno che hanno tutti di stare con gli altri, tra la gente, ma nessuno sa piu' stare da solo ?! Non mi va di passare l'ennesima serata passata zitta , all'ombra di qualcuno piu' estroverso, a fingere di divertirmi e sentirmi partecipe, cosa me ne rimane poi di cio' ? A cosa servono queste serate ? A sentirti partecipe di qualcosa ? Io vedo solo un mucchio di gente che si agghinda ed esce per le strade senza una meta, un'ambizione , solo un pascolo dietro un pastore invisibile.
Scusatemi lo sfogo , ma a volte sento proprio il bisogno di rendere qualcuno partecipe di certe sensazioni, forse dettate dall' incapacita' di essere come la maggioranza
diciamo che non riesci a capitalizzare il piacere di stare con gli altri.
Ti capisco.
E' più facile pensare che anche gli altri provino il nostro stesso disagio e stupidamente si sforzino di fare le cose "tanto per farle", lo pensavo anche io tanto tempo fa. Ma non è così.
Il disagio di fare le cose ce l'hanno pure gli altri, è insito nella natura dell'uomo (e di tutti gli organismi, anzi di tutti i sistemi) il raggiungimento di un'omeostasi, un equilibrio. Consumare energie per sconfiggere quest'inerzia e rompere l'equilibrio, è un investimento faticoso, che tuttavia gli altri fanno perché sanno che possono ricavare dei vantaggi da ciò.

Ieri sera mi sono autoinvitato da amici di mia sorella, che non vedevo da tempo. Di solito esco con loro solo quando mia sorella è presente, quindi è stato un vero azzardo. Per giunta buona parte delle persone che conosco di più non era presente. Ho sentito un profondo disagio fin dall'inizio della serata (anzi a dire il vero fin da quando dovevo cominciare a prepararmi). Mi sono inserito nel gruppo sapendo che loro si conoscevano tutti e io non avevo nessun legame con loro. Ho iniziato a dire delle cose, ma venivano ignorate (cfr. http://www.fobiasociale.com/disconferma-30884/ ). Ho iniziato a sentirmi in netto disagio.
Ad un certo punto tuttavia sono riuscito, complice anche la birra, a introdurre finalmente un argomento che ha attecchito. Ho avviato la discussione e sono riuscito a collegarmi agli altri. Meglio ancora, cosa che non mi capitava da davvero tanto tempo, per un momento ho tenuto banco: introducevo gli argomenti io, dettavo i tempi, chiedevo i pareri agli altri. Ero al centro dell'attenzione, e riuscivo a sentirmi davvero integrato.

Se avessi fatto gli sforzi che ho fatto fino a sentirmi ignorato, probabilmente ad un certo punto mi sarei chiuso in me stesso e avrei pensato "un'altra serata di merda, non sono buono per la vita sociale, non sono capace di relazionarmi agli altri". E poi, di seguito "sono gli altri che non sono profondi, che si forzano a fare cose" oppure "sono poco profondi, non riescono a capirmi, parlano solo di cose superficiali" o anche "sono cattivi, non mi vogliono integrare".
E infine: "ho speso tante energie per stare soltanto peggio, tanto valeva che me ne rimanevo a casa!".

Morale della favola: bisogna imparare a capitalizzare gli investimenti energetici che si fanno. A partire dal vedere come fanno gli altri; e accettando lo scotto di noi sociofobici di dover fare sforzi superiori alla media, per come siamo sovente costretti a rapportarsi a persone che hanno rapporti più stretti e da più tempo.
Vecchio 24-11-2012, 20:48   #4
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Originariamente inviata da akirafudo Visualizza il messaggio
Sì però bisogna essere consci che se non troviamo soddisfazione nell'uscire è una spia del fatto che ci stiamo rapportando male con gli altri o che stiamo scegliendo male gli amici o le serate. Succede a molti, anche a gente più estroversa, ma dare agli altri degli automi per nascondere la propria difficoltà a creare relazioni che ci soddisfano è un'errore.
Detto questo a volte alcuni contesti sono oggettivamente poveri di bei momenti di condivisione, non c'è una bella atmosfera, e chi è sensibile accusa di più questa situazione.
Hai ragione, sbaglio a dare agli altri degli automi per giustificare i miei limiti sociali, ma il fatto è che la mia incapacità di integrarmi e sentirmi inserita sento che deriva proprio dal fatto di sentire che queste serate mi lasciano solo un vuoto, e spesso anche un forte disagio, mi viene da piangere quando torno a casa, perché non capisco come mai tutti sembrano pensarla diversamente da me, non vedere quello che vedo io , e mi sento costantemente etichettata e presa in giro perché non vedo le cose come loro ! Mi dà davvero fastidio , forse è per questo che sfogo ciò con questa insofferenza !
Vecchio 24-11-2012, 20:55   #5
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Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
diciamo che non riesci a capitalizzare il piacere di stare con gli altri.
Ti capisco.
E' più facile pensare che anche gli altri provino il nostro stesso disagio e stupidamente si sforzino di fare le cose "tanto per farle", lo pensavo anche io tanto tempo fa. Ma non è così.
Il disagio di fare le cose ce l'hanno pure gli altri, è insito nella natura dell'uomo (e di tutti gli organismi, anzi di tutti i sistemi) il raggiungimento di un'omeostasi, un equilibrio. Consumare energie per sconfiggere quest'inerzia e rompere l'equilibrio, è un investimento faticoso, che tuttavia gli altri fanno perché sanno che possono ricavare dei vantaggi da ciò.

Ieri sera mi sono autoinvitato da amici di mia sorella, che non vedevo da tempo. Di solito esco con loro solo quando mia sorella è presente, quindi è stato un vero azzardo. Per giunta buona parte delle persone che conosco di più non era presente. Ho sentito un profondo disagio fin dall'inizio della serata (anzi a dire il vero fin da quando dovevo cominciare a prepararmi). Mi sono inserito nel gruppo sapendo che loro si conoscevano tutti e io non avevo nessun legame con loro. Ho iniziato a dire delle cose, ma venivano ignorate (cfr. http://www.fobiasociale.com/disconferma-30884/ ). Ho iniziato a sentirmi in netto disagio.
Ad un certo punto tuttavia sono riuscito, complice anche la birra, a introdurre finalmente un argomento che ha attecchito. Ho avviato la discussione e sono riuscito a collegarmi agli altri. Meglio ancora, cosa che non mi capitava da davvero tanto tempo, per un momento ho tenuto banco: introducevo gli argomenti io, dettavo i tempi, chiedevo i pareri agli altri. Ero al centro dell'attenzione, e riuscivo a sentirmi davvero integrato.

Se avessi fatto gli sforzi che ho fatto fino a sentirmi ignorato, probabilmente ad un certo punto mi sarei chiuso in me stesso e avrei pensato "un'altra serata di merda, non sono buono per la vita sociale, non sono capace di relazionarmi agli altri". E poi, di seguito "sono gli altri che non sono profondi, che si forzano a fare cose" oppure "sono poco profondi, non riescono a capirmi, parlano solo di cose superficiali" o anche "sono cattivi, non mi vogliono integrare".
E infine: "ho speso tante energie per stare soltanto peggio, tanto valeva che me ne rimanevo a casa!".

Morale della favola: bisogna imparare a capitalizzare gli investimenti energetici che si fanno. A partire dal vedere come fanno gli altri; e accettando lo scotto di noi sociofobici di dover fare sforzi superiori alla media, per come siamo sovente costretti a rapportarsi a persone che hanno rapporti più stretti e da più tempo.
Beh una meta notevole quella che hai raggiunto , nn è facile per noi appunto, più introversi ! Io pure c ho provato spesso, a volte ci sono anche riuscita, ma poi mi rimane sempre quel senso d' impotenza e di malinconia, sentire di fare così tanta fatica per qualcosa che molti viene naturale e addirittura piacevole! Poi magari il discorso viene preso dall estroverso di turno, ed ecco là che ti ritrovi ad annuire e a fare sorrisi forzati per tutta la serata, che appena provi a dire una parola ti parlano poco, perché tu sei la deficiente che timida che parla a voce bassa e che non riesce a catturare l' attenzione , e mi butto ancora più giù
Vecchio 24-11-2012, 20:59   #6
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Beh una meta notevole quella che hai raggiunto , nn è facile per noi appunto, più introversi ! Io pure c ho provato spesso, a volte ci sono anche riuscita, ma poi mi rimane sempre quel senso d' impotenza e di malinconia, sentire di fare così tanta fatica per qualcosa che molti viene naturale e addirittura piacevole! Poi magari il discorso viene preso dall estroverso di turno, ed ecco là che ti ritrovi ad annuire e a fare sorrisi forzati per tutta la serata, che appena provi a dire una parola ti parlano poco, perché tu sei la deficiente che timida che parla a voce bassa e che non riesce a catturare l' attenzione , e mi butto ancora più giù
Ci ho provato un sacco di volte e ho fallito davvero tantissime, non ti devi buttar giù e cerca di capire in cosa sbagli. Ad esempio la voce, impara a sostenerla, anche se ti viene innaturale. Viene innaturale pure a me (adesso molto meno, ma all'inizio ci dovevo pensare così come un neopatentato pensa a frizione-marcia-acceleratore). I risultati positivi rinforzano gli atteggiamenti produttivi, quindi sarà facile migliorare, sapendo cosa fare. In bocca al lupo
Vecchio 24-11-2012, 21:21   #7
Esperto
L'avatar di Myway
 

Sostanzialmente provo anche io le stesse sensazioni.....come uno ch ecapita per sbaglio ad una festa dove nessuno ti ha invitato e dove passi la serata a fare quasi da tappezzeria....negli ultimi anni ho vita sociale quasi pari azero ma anche potessi tornare ad averl acome un tempo non credo mi andrebbe, ripetere 1000 volte serate già viste, gli stessi discorsi la stessa insoddisfazione....ho voglia di cose divers edi frequentare persone con le quali ci sia un legame maggiore che quello di essere seduti allo stesso tavolo in pizzeria o al pub
Non credo sia possibile per persone come noi trovare un gruppo nel quale integrarsi così bene, o comunque è estremamente difficile, trovare una ragazza ancora peggio....che palline....
Vecchio 24-11-2012, 21:35   #8
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Sostanzialmente provo anche io le stesse sensazioni.....come uno ch ecapita per sbaglio ad una festa dove nessuno ti ha invitato e dove passi la serata a fare quasi da tappezzeria....negli ultimi anni ho vita sociale quasi pari azero ma anche potessi tornare ad averl acome un tempo non credo mi andrebbe, ripetere 1000 volte serate già viste, gli stessi discorsi la stessa insoddisfazione....ho voglia di cose divers edi frequentare persone con le quali ci sia un legame maggiore che quello di essere seduti allo stesso tavolo in pizzeria o al pub
Non credo sia possibile per persone come noi trovare un gruppo nel quale integrarsi così bene, o comunque è estremamente difficile, trovare una ragazza ancora peggio....che palline....
è sbagliato l'approccio, non troverai nessuno con cui integrarti bene perché non sei in grado di integrarti con nessuno. Gli altri non hanno niente di sbagliato, siamo noi che non sappiamo come fare per rapportarci a loro.
Purtroppo è una consapevolezza che fa male.
Vecchio 25-11-2012, 02:19   #9
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Sostanzialmente provo anche io le stesse sensazioni.....come uno ch ecapita per sbaglio ad una festa dove nessuno ti ha invitato e dove passi la serata a fare quasi da tappezzeria....negli ultimi anni ho vita sociale quasi pari azero ma anche potessi tornare ad averl acome un tempo non credo mi andrebbe, ripetere 1000 volte serate già viste, gli stessi discorsi la stessa insoddisfazione....ho voglia di cose divers edi frequentare persone con le quali ci sia un legame maggiore che quello di essere seduti allo stesso tavolo in pizzeria o al pub
Non credo sia possibile per persone come noi trovare un gruppo nel quale integrarsi così bene, o comunque è estremamente difficile, trovare una ragazza ancora peggio....che palline....
Ti capisco perfettamente, io pure penso che cerco qualcosa di piu', non una serata tanto per passare il tempo, per fare qualcosa , ma sentirsi veramente parte di qualcosa ! E come dici tu, con questi presupposti anche trovare un ragazzo diventa un'impresa ! Che poi ci provo ad uscirne, ad aprirmi a essere piu spigliata, ma poi ci rimango pure peggio
Vecchio 25-11-2012, 19:23   #10
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diciamo che non riesci a capitalizzare il piacere di stare con gli altri.
Ti capisco.
E' più facile pensare che anche gli altri provino il nostro stesso disagio e stupidamente si sforzino di fare le cose "tanto per farle", lo pensavo anche io tanto tempo fa. Ma non è così.
Il disagio di fare le cose ce l'hanno pure gli altri, è insito nella natura dell'uomo (e di tutti gli organismi, anzi di tutti i sistemi) il raggiungimento di un'omeostasi, un equilibrio. Consumare energie per sconfiggere quest'inerzia e rompere l'equilibrio, è un investimento faticoso, che tuttavia gli altri fanno perché sanno che possono ricavare dei vantaggi da ciò.

Ieri sera mi sono autoinvitato da amici di mia sorella, che non vedevo da tempo. Di solito esco con loro solo quando mia sorella è presente, quindi è stato un vero azzardo. Per giunta buona parte delle persone che conosco di più non era presente. Ho sentito un profondo disagio fin dall'inizio della serata (anzi a dire il vero fin da quando dovevo cominciare a prepararmi). Mi sono inserito nel gruppo sapendo che loro si conoscevano tutti e io non avevo nessun legame con loro. Ho iniziato a dire delle cose, ma venivano ignorate (cfr. http://www.fobiasociale.com/disconferma-30884/ ). Ho iniziato a sentirmi in netto disagio.
Ad un certo punto tuttavia sono riuscito, complice anche la birra, a introdurre finalmente un argomento che ha attecchito. Ho avviato la discussione e sono riuscito a collegarmi agli altri. Meglio ancora, cosa che non mi capitava da davvero tanto tempo, per un momento ho tenuto banco: introducevo gli argomenti io, dettavo i tempi, chiedevo i pareri agli altri. Ero al centro dell'attenzione, e riuscivo a sentirmi davvero integrato.

Se avessi fatto gli sforzi che ho fatto fino a sentirmi ignorato, probabilmente ad un certo punto mi sarei chiuso in me stesso e avrei pensato "un'altra serata di merda, non sono buono per la vita sociale, non sono capace di relazionarmi agli altri". E poi, di seguito "sono gli altri che non sono profondi, che si forzano a fare cose" oppure "sono poco profondi, non riescono a capirmi, parlano solo di cose superficiali" o anche "sono cattivi, non mi vogliono integrare".
E infine: "ho speso tante energie per stare soltanto peggio, tanto valeva che me ne rimanevo a casa!".

Morale della favola: bisogna imparare a capitalizzare gli investimenti energetici che si fanno. A partire dal vedere come fanno gli altri; e accettando lo scotto di noi sociofobici di dover fare sforzi superiori alla media, per come siamo sovente costretti a rapportarsi a persone che hanno rapporti più stretti e da più tempo.

Discorso interessante e topic interessante... però secondo me c'è da dire anche una cosa: Siamo sicuri che le persone, con le loro parole, debbano essere così centrali? Cioè... non ti viene mai da pensare che sia strano? Intendo uscire.. tutti assieme.. solo allo scopo di parlarsi? parlarsi di cosa? Delle esperienze di vissuto, prevalentemente. Ma perchè si parla tanto e si vive poco insieme? Per vivere insieme bisogna mettere un contesto. Secondo me tante volte il punto non sono le persone ma il contesto. Per quanto una persona possa essere interessante non può far altro che dilettare con le sue parole, per un momento, le persone che ha intorno. Ma farle vivere davvero è un altra storia. Se io invito te ed Alessia a berci una birra, per quanto possano essere interessanti le nostre conversazioni, saranno solo conversazioni. E la serata trascorrerà lineare.
Se io vi mando una lettera a casa scritta col sangue in cui vi invito in una gelida mattinata d'inverno a salire in carrozza sul picco avvolto dalla nebbia che conduce al maniero in cui passerete la notte... probabilmente pur parlando di meno vi conoscereste di più.

Ultima modifica di Halastor; 25-11-2012 a 19:27.
Vecchio 25-11-2012, 19:54   #11
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Io invece un po' li invidio. Hanno saputo adattarsi al sistema e si vivono la vita, con i suoi alti e bassi.
Essere sociofobico invece, non comporta vivere sereni. Per questo si ha la tendenza a rigettare l'odio o il fastidio sugli altri, quando magari dovremmo cercare di adattarci alle circostanze, visto che siamo gli unici a remare contro corrente.
Vecchio 25-11-2012, 20:10   #12
Esperto
L'avatar di Oda Nobunaga
 

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nessuno sa piu' stare da solo ?! Non mi va di passare l'ennesima serata passata zitta , all'ombra di qualcuno piu' estroverso, a fingere di divertirmi e sentirmi partecipe, cosa me ne rimane poi di cio' ?
beh ma mi pare scontato che se esco la sera è perché mi diverto.
la volta che ho le palle girate non esco a fare lo zombie, non avrebbe senso.
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