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Vecchio 14-04-2011, 10:58   #1
Esperto
 

Il prof. Veronesi e il doping
Filed under: La Grande Madre terribile - Administrator @ 7:25 pm

di Administrator

Il Professor Veronesi afferma che il doping “non pericoloso” per la salute andrebbe legalizzato, dato che molti atleti di alcune discipline sportive ne fanno comunque uso.
Come noto, infatti, se un atleta si allena in altura per un congruo periodo di tempo, dato che la pressione (in parole povere: la percentuale) dell’aria (quindi anche dell’ossigeno) è inferiore rispetto al livello del mare, l’organismo reagisce alla minore saturazione ematica di ossigeno aumentando la produzione di eritrociti, che tramite l’emoglobina in essi contenuta capta e distribuisce l’ossigeno in tutto l’organismo. Vale a dire che se i globuli rossi contengono meno ossigeno, l’organismo incrementa il numero di globuli rossi affinchè l’ossigeno disponibile sia lo stesso.
Quando l’atleta torna al livello del mare e i globuli rossi captano una maggiore quantità di ossigeno, dato che gli stessi per diverse settimane rimangono in sovrannumero, l’atleta è iperossigenato, quindi produce sforzi maggiori con meno fatica, maggiore resistenza e un più rapido recupero emodinamico.
Ma l’uso di pratiche artificiali per riprodurre gli stessi effetti non è così semplice e privo di controindicazioni.
I ritmi della acclimatazione in altura sono studiati apposta per concordare con i tempi dell’organismo, cosa che farmacologicamente viene del tutto evasa.
A riprova, c’è il fatto che in alta montagna non accade mai (e nel caso, avviene esattamente il contrario) quello che accade con l’EPO, e cioè che l’alta viscosità del sangue (dovuta all’eccesso di emazie), costringa l’atleta a correre tutto il giorno sulla cyclette per non andare incontro ad una trombosi.
Cosa accade nell’uso di EPO? Che è molto facile un aumento talmente elevato dei globuli rossi (prodotti su solo stimolo ormonale, ma non nel rispetto di regole “sistemiche”) che il sangue diventa talmente viscoso e “denso” che rischia di fermarsi, specie nei distretti arteriosi più piccoli o nei punti ove tende a fluire con minor velocità.
Accade allora che il ciclista “dopato”, o il fondista “dopato”, si debbano alzare d’urgenza dal letto (la cosa avviene più facilmente nel sonno, ad esempio) e debbano correre ore e ore per non morire.
In alta montagna, e non accaso, avviene il contrario: semmai devi fermarti, perché acclimatarsi non è così semplice. E se i globuli rossi mancano, o la bassa pressione dell’aria si fa sentire troppo, si va incontro al mal di montagna. In Sudamerica, la terra delle capitali “alte” (La Paz, in Bolivia, è sopra i quattromila metri) si chiama “soroche”, e può essere mortale: segno che l’organismo rifiuta comunque tempi e stimoli a lui non congeniali.
Con l’EPO, devi correre perché -avendo violato un equilibrio- sei vittima dei nuovi asset dell’organismo. E sono questi nuovi asset -cioè l’eccesso di EPO- che controllano te, lo sportivo “alla Veronesi”.
Il parere di Veronesi è dunque molto semplicistico perché “fare i globuli in montagna” è un processo che rispetta le regole dell’organismo. Usare l’EPO è un processo che quantomeno forza tempi e stimoli di queste regole: il tratto che hanno in comune è solo quello finale (l’aumento di emazie) ma non i tempi, gli stimoli, tappe e ritmi che lo precedono.
Fin qui le evidenze scientifiche, e dunque, una cosa è che l’atleta sfrutti le leggi di natura, andando in montagna, acclimatandosi, entrando in contatto con la fatica e paesaggi sconvolgenti, al fine di incrementare la capacità ossigenante del sangue. Un’ altra cosa è che l’atleta stia comodo a casa sua, con le cuffie alle orecchie e il dito sulla playstation, ingurgitando (per via endovenosa) sostanze che incrementano la produzione di globuli rossi
Ma c’è anche un altro risvolto altrettanto importante. Come sempre, esiste una corrispondenza fra ciò che avviene nel corpo e ciò che accade nella psiche. Nel primo caso c’è l’uomo, la fatica, la volontà, un buon rapporto con il proprio corpo e la montagna. Nel secondo caso l’opportunismo narcisistico onnipotente del “tutto pronto subito”. Un altro inno alla Grande Madre, un altro diniego dell’imago del maschile combattente ed eroico. In altri termini quel tipo di pratica artificiale dopa sia il corpo che la mente, o meglio l’anima.
Si può avanzare un parallelo con ciò che accade con la procreazione artificiale eterologa, altro grande cavallo di battaglia insieme con l’energia atomica, del prof. Veronesi. L’atto naturale, che implica non solo un benemerito piacere fisico ma anche il rischio di fallimento, viene sostituito da una asettica procedura clinica, dove i corpi vengono manipolati. Le conseguenze di natura psicologica, lasciando stare gli eventuali rischi fisiologici, sono più di una.
Nella donna si insinua la percezione onnipotente di poter fare a meno dell’uomo reale, concreto, per diventare madre e dopo, nel caso di fecondazione eterologa per single, di essere autosufficiente nell’educazione e nella cura del figlio. Nel “donatore” di sperma la sensazione di valere non come maschio/padre nelle sue complesse implicazioni, ma solo come produttore di seme (almeno finchè non se ne potrà fare a meno). Una vera devastazione antropologica con enormi riflessi nel rapporto fra generi ed anche qui un inno alla Grande Madre. Non solo, la manipolazione dei corpi produce effetti indiretti anche sul “prodotto” di tale manipolazione, il figlio, come abbiamo più volte argomentato sul sito e sul blog. In primo luogo perché il figlio della provetta sentirà di essere venuto al mondo non perché “così è”, ma per scelta dei genitori o più spesso della sola madre, che avrebbe potuto anche rifiutarlo. Un bel peso che l’inconscio del bambino si ritroverà a sopportare. In secondo luogo perchè non conoscere la propria origine produce una ferita identitaria non sempre rimarginabile, oltre che violare un diritto della persona. Queste sono le conseguenze delle idee dei difensori dei “diritti civili”, di cui il Veronesi è indubbio campione.


A.Ermini

A.Ermini, ogni tanto, è avanti anni luce.
Vecchio 14-04-2011, 17:45   #2
Esperto
L'avatar di Reventon
 

Beh su Veronesi c'è poco da dire, non capisco il motivo di certe affermazioni.

Sulla seconda parte, quella della procreazione artificiale eterologa sinceramente non ci vedo tutto questo pericolo per quanto concerne le conseguenze psicologiche nella donna e nell'uomo, per quanto possibili. Invece sulle conseguenze psicologiche sul "prodotto" sono assolutamente d'accordo.
Vecchio 15-04-2011, 08:36   #3
Esperto
 

la psiche maschile si costruisce attraverso un ruolo ed una cultura.
non nasce da se, come quella femminile, che è intimamente legata alla sua naturalità procreatrice.
l'uomo ha sempre bisogno di un senso che vada al di là dell'essere un donatore di seme.
per questo ha assoluta necessità di tendere al cielo, ove la donna tende alla terra.
privare il padre del ruolo di padre (ed il rischio c'è visto che la procreazione assistita può diventare un modo per non avere uomini fra i piedi) significa cancellare il maschile. c'è poco altro da aggiungere.
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