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23-06-2015, 23:06
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#1
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Esperto
Qui dal: Feb 2012
Messaggi: 2,002
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non sarà che le nostre fobie siano una conseguenza della nostra vanità?
in fondo, abbiamo paura di essere giudicati!
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23-06-2015, 23:09
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#2
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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e' quello che ho sempre pensato. A me ricevere una buca o un rifiuto distrugge e mi servono mesi per riprendermi, ogni volta più sfiduciato e quindi sempre più insicuro. Uno meno egoico riesce a fregarsene di più, quindi riesce statisticamente ad avere più successi e il circolo, da vizioso diventa virtuoso. L'acqua va sempre al mare, come si dice.
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23-06-2015, 23:51
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#3
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Quote:
Originariamente inviata da pokorny
e' quello che ho sempre pensato. A me ricevere una buca o un rifiuto distrugge e mi servono mesi per riprendermi, ogni volta più sfiduciato e quindi sempre più insicuro. Uno meno egoico riesce a fregarsene di più, quindi riesce statisticamente ad avere più successi e il circolo, da vizioso diventa virtuoso. L'acqua va sempre al mare, come si dice.
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Io non la vedo così, delle persone che non si preoccupavano affatto del giudizio o delle valutazioni altrui io non ho osservato che avevano più successo di chi si preoccupava di queste cose, anzi sono quelli che ne hanno ancora di meno, dato che il successo in fin dei conti dalle valutazioni di certi altri dipende.
Osservate le persone famose o dello spettacolo o di successo e ditemi voi se non si preoccupano in nessun modo del giudizio del pubblico, degli indici di gradimento, di quanto vende il libro che hanno scritto e cose del genere. Non ignorano il giudizio e non hanno l'atteggiamento del "chi se ne frega", usano le informazioni che derivano da questo per correggere il tiro.
Non è affatto vero che non si preoccupano di queste cose, se ne preoccupano e come di queste cose!
Secondo me se te ne freghi totalmente del giudizio degli altri lo stesso non migliori la situazione (dal punto di vista del successo almeno). Metti che io vado a fare un esame, e l'esame va uno schifo, ecco se me ne fregassi totalmente del giudizio negativo cosa potrebbe mai spingermi a prepararmi diversamente la prossima volta che lo devo affrontare?
Io non mi riesco a convincere che la soluzione sia fregarsene o che fregarsene totalmente di questo giudizio funzioni, soprattutto perché le valutazioni degli altri poi incidono concretamente sulla nostra esistenza e ignorandole non si fanno di certo sparire tutti gli effetti concreti che comunque esistono e sono legati a queste.
Come si fa ad innestare un circolo virtuoso se si ignorano i feedback negativi?
Se ad esempio devo vendere qualcosa a qualcuno devo preoccuparmi per forza di cose della sua valutazione e del suo giudizio, non è che ignorando un giudizio negativo poi per magia vendo più prodotti e questo giudizio sparisce o si trasforma in positivo. Ignorando il giudizio lo si lascia negativo se c'è davvero, ed io comunque non vendo nulla.
Ignorando il giudizio ottieni solo l'effetto stesso, il fatto che lo ignori, le probabilità che questo atteggiamento produca qualche forma di successo sociale per me sono scarse comunque.
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Ultima modifica di XL; 24-06-2015 a 01:48.
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24-06-2015, 04:50
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#4
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Principiante
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Sardegna
Messaggi: 50
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Probabilmente è qualcosa di molto più profondo. Generalizzando un po', la paura del giudizio altrui è legata sia al desiderio di essere "perfetti" (un ideale), sia alla consapevolezza di essere inadeguati (ciò che vediamo come realtà). Quindi no.. non direi vanità, direi che in molti casi ci fissiamo su ideali che vediamo comunque come irraggiungibili, e questo ci dà il senso di perenne inadeguatezza
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24-06-2015, 06:33
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#5
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Intermedio
Qui dal: Dec 2012
Messaggi: 229
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Penso sia esattamente come dice Cristina.
La valutazione personale di ciascuno è data dal grado di consonanza tra il cosiddetto sé ideale e il sé percepito. Quando esiste troppa disparità a sfavore del secondo insorgono sensazioni d'insicurezza, la cui intensità si esprime spesso in rapporto direttamente proporzionale all'entità del divario.
Il timore del giudizio altrui è semplicemente una preoccupazione di disattendere la proiezione di quell'immagine di sé che si presuppone gli altri si aspettino a propria volta di trovarsi di fronte. Il che, chiaramente, è un pensiero fallace perché molto spesso quelli hanno criteri differenti e per lo più inconoscibili preventivamente.
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24-06-2015, 08:11
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#6
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,948
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Si, ma più che vanità io lo chiamo perfezionismo sociale.
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24-06-2015, 08:17
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#7
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Quote:
Originariamente inviata da Sensemayá
Penso sia esattamente come dice Cristina.
La valutazione personale di ciascuno è data dal grado di consonanza tra il cosiddetto sé ideale e il sé percepito. Quando esiste troppa disparità a sfavore del secondo insorgono sensazioni d'insicurezza, la cui intensità si esprime spesso in rapporto direttamente proporzionale all'entità del divario.
Il timore del giudizio altrui è semplicemente una preoccupazione di disattendere la proiezione di quell'immagine di sé che si presuppone gli altri si aspettino a propria volta di trovarsi di fronte. Il che, chiaramente, è un pensiero fallace perché molto spesso quelli hanno criteri differenti e per lo più inconoscibili preventivamente.
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Io però quando suppongo che la maggior parte delle donne valutano se mettersi o meno con un uomo in base a parametri di successo socio-economici, di indipendenza economica dalla famiglia e di avvenenza, uso qualcosa di preventivo che è totalmente scollato dalla realtà?
Ma se poi mi dicono e suggeriscono sempre di adeguarmi a questi parametri per avere più successo in questo campo, io cosa dovrei pensare?
A me andrebbe benissimo non essere perfetto così come mi vogliono certi altri e restare così come sono (cosa me ne potrebbe mai fregare di essere o essere in certi modi?), in realtà questo già lo faccio abbastanza bene, ma poi una donna che mi piace io desidererei averla lo stesso, e se non divento in una certa misura "perfetto" così come mi vogliono certe altre persone, e in particolare le donne, io una donna che mi piaccia (perché a me non ne va bene comunque una qualsiasi) dove la rimedio?
In realtà i problemi conflittuali con cui si ha a che fare sono questi. A questi giudizi sociali bisogna adeguarsi o no? E nel caso in cui non ci si adegua o non si riesce proprio ad adeguarsi a questi giudizi, per i più svariati motivi, è vero che non ci sono ripercussioni o conseguenze nella nostra esistenza?
Se mi sono sbagliato ed è fallace la mia idea dovrei avere lo stesso successo di altri tipi di persone in questo settore, ma com'è che non c'è questo successo? Io non riesco a convincermi davvero che questo giudizio non esiste (se non nella mia mente) e non produce alcun effetto tangibile nella nostra vita se noi semplicemente non ci pensiamo o lo ignoriamo.
Va bene, quel che posso fare è ignorarlo questo giudizio. Ma anche ignorandolo non elimino mai il fatto che poi vengo giudicato davvero, valutato in certi modi da certe donne che potrebbero piacermi, e poi escluso come possibile partner. Questo effetto qua che vorrei non ci fosse, ed è questo in fin dei conti che vorrei non ci fosse, non lo tolgo comunque.
Alla fine comunque non lo tolgo e non lo elimino affatto non pensandoci questo giudizio qua, insieme a tutte le conseguenze sociali che comporta. Se è fallace l'idea di sopra perché quando dico ad una donna di non lavorare questa se la dà a gambe levate?
Se io stesso escludo delle donne come possibili partner perché non mi piacciono per certi motivi faranno lo stesso anche gli altri, quindi queste forme di valutazione esistono, e non sono solo nella mia testa, poi producono effetti tangibili.
Quote:
Originariamente inviata da claire
Si, ma più che vanità io lo chiamo perfezionismo sociale.
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A me andrebbe benissimo essere imperfetto, come ho già detto, ma poi vorrei essere ritenuto accettabile come possibile partner anche da certe persone dell'altro sesso che mi piacciono restando tale, imperfetto.
Restando imperfetto io però osservo che non ottengo l'effetto, cercare di divenire perfetto così come mi vogliono delle donne che potrebbero piacermi viceversa mi infastidisce...
E qua per me viene a crearsi un conflitto, perché non è che sono spinto ad esser "più perfetto" secondo certi parametri così tanto per esserlo, perché mi sono svegliato una mattina con certe manie di grandezza o idee di perfezione estetica e sociale scollate da quel che vorrei ottenere e mi manca, penso che questo "ideale" è solo un mezzo per ottenere altre cose che adesso mi mancano (e non ci sono proprio perché io non mi adeguo a certi parametri sociali) e non l'ho creato di certo io da solo, sono i parametri sociali che osservo in giro che lo producono questo "ideale", è inutile che mi si raccontino storie, senza tutto questo apparato intorno sparirebbe velocemente anche questo "ideale" qua (che in fin dei conti è estraneo all'individuo singolo senza un gruppo di appartenenza)... Se stessi su di un'isola deserta mi preoccuperei mai di radermi, di avere una posizione sociale, del giudizio sociale e cose del genere?
Credo davvero che sarei e diventerei una persona molto diversa.
In un contesto del genere non esisterebbe alcuna forma di competizione o parametri a cui doversi adeguare per ottenere altro. Donne non ce ne sarebbero proprio e non dovrei adeguarmi in alcun modo alle preferenze di qualcuno per ottenere certe relazioni sociali (in questo contesto sarebbero inaccessibili a monte). Deodoranti per le ascelle? Palestra per l'estetica del fisico e cavolate varie... A che diavolo servirebbero? (gli stessi parametri di igiene, imposti dal vivere civile e sociale, veramente elevati ed esagerati se li si confronta con quelli degli animali che abbiamo intorno, non avrebbero più ragione di esistere per me).
In questo contesto non ci sarebbe bisogno più di un mucchio di sovrastrutture, sparirebbero perciò molto velocemente l'io ideale, il perfezionismo (legato all'adeguamento dell'io a certi paramentri di preferibilità sociale) e tutto il resto. Queste sovrastrutture hanno ragione di esistere solo in relazione alle valutazioni altrui della nostra persona, ovviamente contano solo e davvero le valutazioni che poi producono concretamente ricompense e punizioni. Se la valutazione negativa di un tizio non mi toglie nulla in termini di potere, possibilità sessuali e tutto il resto, non me ne fotterebbe un'emerita mazza di questa valutazione.
D'altra parte lo vedo qua sul forum, me ne frega davvero qualcosa delle valutazioni altrui relative alla mia persona? Mi sembra di no. So che in fin dei conti non possono influire più di tanto nella mia esistenza e questo non me le fa temere per nulla.
In conclusione potessi averle lo stesso queste cose e affetti restando così come sono non verrebbe a crearsi alcun problema, questo giudizio negativo abbastanza generalizzato in fin dei conti non ci sarebbe proprio e sparirebbero tutti gli effetti di emarginazione sessuale e sociale che osservo (in realtà a me danno fastidio questi effetti e non il giudizio in sé, di questo non me ne frega una cippa).
Non è del giudizio in sé che si ha paura, ma dell'esclusione sociale e sessuale che questo giudizio comporta. Ed in base a quel che conosco non è vero che l'esclusione non dipende dal giudizio a monte, le due cose sono ben collegate.
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Ultima modifica di XL; 24-06-2015 a 09:44.
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24-06-2015, 08:24
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#8
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,268
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Mi viene da pensare che la vanità sia il frangente sano, mentre il nostro, o almeno il mio, quello un po' più "patologico".
Quando c'è vento tendo a non volere uscire: i capelli scombinati, o meglio i capelli ordinati da modi non da me stabiliti (perchè magari li scombino anch'io), la conseguenziale assenza di specchi per controllarmi ed eventualmente sistemarmi, mi mettono moltissima ansia.
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24-06-2015, 17:19
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#9
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Principiante
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Sardegna
Messaggi: 50
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Quote:
Originariamente inviata da XL
In conclusione potessi averle lo stesso queste cose e affetti restando così come sono non verrebbe a crearsi alcun problema, questo giudizio negativo abbastanza generalizzato in fin dei conti non ci sarebbe proprio e sparirebbero tutti gli effetti di emarginazione sessuale e sociale che osservo (in realtà a me danno fastidio questi effetti e non il giudizio in sé, di questo non me ne frega una cippa).
Non è del giudizio in sé che si ha paura, ma dell'esclusione sociale e sessuale che questo giudizio comporta. Ed in base a quel che conosco non è vero che l'esclusione non dipende dal giudizio a monte, le due cose sono ben collegate.
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Purtroppo è vero, per non essere esclusi bisogna avere determinate caratteristiche. Spesso, a partire da queste, si vanno a costituire gli argomenti tabù.. non se ne parla, ma ci sono, pesano e a volte noi stessi applichiamo certi giudizi a causa di questi. Gli effetti di tali giudizi ormai ci sono e non possiamo farci nulla, se non circondarci di persone con una mentalità molto aperta
La paura del giudizio in sè, però, a prescindere dagli effetti, sembra essere più frutto delle nostre pretese su noi stessi, al fine di ottenere un determinato giudizio dagli altri. Implica il desiderio di essere migliori di ciò che si è.. o che si crede di essere
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