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12-10-2015, 20:48
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#1
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Ubicazione: Tír na nÓg
Messaggi: 13,322
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Non so se riesco a mettere giù il discorso in maniera comprensibile/sensata, ma ci provo.
"Uscire".
Ciò che si intende con questo verbo, nel senso più specifico: uscire di casa la sera, andare per locali pubblici, solitamente in compagnia, sedersi ai tavolini degli stessi, chiacchierare, ordinare qualcosa da consumare, e così via. Passare il tempo in questo modo.
È qualcosa che non ho praticamente mai fatto in vita mia.
Non ne sento il bisogno. Non ne capisco il senso. Non ne ho mai capito il significato.
Certo, bisogna considerare il forte disagio che mi provocano i locali pubblici (bar e via dicendo), ma questo da solo non basta a spiegare la mia incomprensione per l'uscire la sera.
Quello che si fa fuori di casa, quando si esce, ovvero: sedersi, consumare qualcosa, parlare... lo si può fare benissimo in casa! Tutto quanto. E allora a cosa serve uscire di casa? A cosa serve far tutto ciò in un luogo pubblico? Dov'è la differenza, dove sta la magia? Perché questo rito è così ambìto, nella sua riuscita, anche da molti fobici?
Posso capirlo unicamente in termini di necessità di conformarsi a una norma stabilita, preconfezionata: in una società in cui (quasi) tutti sono abituati a uscire la sera, lo si deve fare, perché l'alternativa è restare tagliati fuori. Aut aut. Ma se non fosse per questo, per una questione di mera necessità, perché sforzarsi per aderire a questa norma specifica? Dove sta il piacere nell'uscire la sera, intrupparsi in luoghi affollati, a volte circondati da (lasciatemelo dire) pessima gente e da rumori molesti, ecc ecc?
Attenzione: non sto denigrando chi ha l'abitudine d'uscire la sera, non sto dicendo che il mio modo di (non-)fare sia migliore.
Sto solo esprimendo una mia incomprensione di base. Soprattutto non capisco quel che vedo in molti fobici, ovvero l'uscita di sera in compagnia come meta ambita.
Rispondete.
Aiutatemi a capire.
Illuminatemi.
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12-10-2015, 20:59
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#2
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Esperto
Qui dal: Apr 2014
Ubicazione: Emilia Romagna
Messaggi: 562
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Uscire la sera ti permette di uscire di casa e non starci ancora di più, è questo il punto secondo me. Vedi altre persone, ci si ritrova da qualche parte, a me pare strano sinceramente chiedere questa domanda.
E' la normalità, perché bisogna stare rintanati in casa come dei VERI fobici, specialmente quando qualcuno ti invita, e hai un gruppo di amici? Io se avessi la possibilità uscirei tutte le sere, mi piace, non riesco a preferire lo stare in casa, e se ho l'occasione esco.
Vuoi dirmi seriamente che tu non sei mai uscito, che ne so, nella tua vita liceale, il sabato sera? Mai mai?
La casa è opprimente alla lunga, ti senti al sicuro ma non vivi la vera vita, che è lì fuori. Anche solo sentire l'aria fresca, anche d'inverno, i profumi della gente, delle strade, è qualcosa che in casa non puoi fare. Una serie di sensazioni "naturali" che ti spingono a desiderare di uscire da quel maledetto portone, non so come spiegartelo, forse può sembrare strano per te.
Forse sono io così, sono sempre stato abituato così, non so che dirti, ma a me pare strano il non voler mai uscire la sera.
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12-10-2015, 20:59
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#3
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Esperto
Qui dal: Feb 2015
Messaggi: 496
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Perchè magari si è già fuori e non si vuole perdere tempo a tornare a casa.
Perché magari a casa non si può, perché si disturbano altre persone.
Perchè fuori sei servito e riverito, mentre a casa no. Se inviti qualcuno per esempio dopo devi pulire tutto e almeno per me è un fastidio.
Perché magari trovi qualcosa che in casa non avresti. Esempio: una birra artigianale che fanno solo lì.
Perché magari c'è un evento a cui non vuoi mancare. Che so c'è un gruppo rock figo, che fai stai a casa a sentirlo sul tuo Mp3 o vai a vederlo al live?
Perché magari che so, uno sta in casa tutto il giorno e gli va di prendersi una boccata d'aria e lo fa facendo quello.
Perché che so, magari non uscendo di casa, ti puoi perdere delle piccole cose, insignificanti, ma che comunque sono piacevoli o solo divertenti.
E soprattutto, motivo cardine(?), perché, a differenza che stando a casa, magari puoi trovare tante tizie o tizi e provarci.
A me vengono questi motivi qua, poi non so, magari ce ne saranno altri o magari non saranno così convincenti. Così la penso
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12-10-2015, 21:07
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#4
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 28,085
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Non saprei, finche ho avuto il piacere di uscire la sera l'ho fatto, e meno male che questo piacere è durato qualche anno.. poi quando non ne ho più sentito l'esigenza ho cominciato gradualmente a non uscire più.
Alla fine esci perché gli amici vogliono andare in giro, nei locali, ma io sarei stato volentieri anche a casa mia o di qualcuno di loro, anzi quando si stava a casa stavo meglio.
Una cosa che non ho mai capito è che i miei (ex) amici volevano uscire solo per andare in qualche locale o al cinema ma quasi mai per andare a fare un giro in un parco o semplicemente un giro anche questo mi ha fatto distaccare da loro, anche perché dopo una certa età ti stufi a stare nei pub o nei locali etc.
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Ultima modifica di Keith; 12-10-2015 a 21:10.
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12-10-2015, 21:11
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#5
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Esperto
Qui dal: Apr 2010
Messaggi: 11,601
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Quote:
Originariamente inviata da Tobia Asociale
La patata.
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...e il pisello.
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12-10-2015, 21:19
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#6
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Principiante
Qui dal: Aug 2015
Messaggi: 57
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Non penso che a tutti piaccia uscire di casa e non ci trovo nulla di strano ; vedo tutto in termini di preferenze personali e le rispetto tutte in quanto tali .
Personalmente sento abbastanza marcatamente la mancanza di persone con cui uscire la sera e se il discorso che facevi riguardo al fatto di uscire solo per rispondere ad una convenzione sociale poteva valere per quando frequentavo le scuole superiori , ora è invece una mancanza personale.
Il motivo sta nel fatto che in realtà , per quanto "fobico" , mi piace stare con gli altri soprattutto se trovo persone a me affini ( non necessariamente timide o introverse) ; quello che mi manca è invece la capacità di stringere legami che vadano oltre la semplice chiaccherata , di creare amicizie sincere .
Sono d'accordo sul fatto che non c'è nessun motivo per cui questa interazione debba per forza avvenire fuori casa se non il fatto che a casa passo già la maggior parte del mio tempo per cui preferisco vedere e andare in posti nuovi piuttosto che stare sempre nello stesso. Inoltre frequentare pub/bar nuovi può anche dare quel tocco di curiosità che mancherebbe se uno incontrasse altre persone sempre a casa ... per esempio ci sono pub che fanno dei piatti o cocktail particolari , altri che hanno un tipo di musica specifica e così via... stare fuori ti pone potenzialmente in contatto con molte altre persone che come te frequentano quel posto , ti espone ad evenienze e imprevisti e in definitiva ti da la possibilità che qualcosa accada ... qualsiasi cosa , bella o brutta . Stando in casa invece, a meno che non cada un meteorite , non succede e non succederà mai nulla.
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12-10-2015, 21:55
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#7
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Esperto
Qui dal: Feb 2014
Messaggi: 1,539
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph
Ai cani piace uscire di casa.
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Quando stanno bene, se sono ammalati non mi risulta...
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12-10-2015, 22:08
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#8
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Banned
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: where the sky is made of amethyst
Messaggi: 1,671
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Casa mia è un mio spazio privato, non mi andrebbe di avere miei amici abitualmente qui, quindi se li vedo è ovvio che si esce...normalmente per uscir così e basta preferisco un giretto in centro o un bar non troppo affollato così si chiacchiera per bene. E poi a stare troppo a casa mi rompo i coglioni, mi sento soffocare, a meno di non avere la febbre esco sempre, pure quando non devo vedermi con qualcuno o non devo andare a scuola esco, per fatti miei ma esco.
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12-10-2015, 22:16
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#9
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Banned
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Milano
Messaggi: 14,748
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Perché ti senti vivo alla fine uscendo di casa, vuoi vedere cose, scoprire posti nuovi e anche andare al cinema per esempio è molto meglio che stare a casa a vedere film da un pc. E poi ci sono tante cose che si possono fare, ci sono mostre, eventi interessanti, mi piacerebbe partecipare per dire a un incontro di letteratura, una conferenza su un argomento che mi interessa. E fare anche che so, palestra o zumba è molto più divertente che fare cyclette a casa. Anche io ogni tanto preferisco stare a casa, tipo la sera che fa freddino, è bello starsene a casa con una birretta, però semplicemente ho voglia di uscire ogni tanto, vedere qualcosa ecco, che non sia la mia stanza e il pc
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12-10-2015, 22:56
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#10
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Esperto
Qui dal: Feb 2015
Messaggi: 496
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Quote:
Originariamente inviata da FolleAnonimo
Concordo sul tuo disagio, in questi termini mi provoca anche una specifica rabbia perché queste realtà corrompono chiunque e la persona corrotta non si rende nemmeno conto del meccanismo nella quale cade, prima per curiosità giovanile avvolta in una nube ignorante di esperienze che possono diventare molto dannose, poi in età adulta quando la disperazione pone delle domande difficili sul bisogno di contatto umano e rapporti vari, questa è la sensazione che mi ha lasciato e che provo di tanto in tanto.
Mi fa veramente arrabbiare vedere come altre persone attraverso il web barattino la loro sofferenza con un biglietto magico, leggere le loro storie commuovendosi e poi sentirle proclamare un loro rapporto campato in aria, vederle ridimensionare le loro sofferenze nello squallore della vita spicciola che il mondo crea per dare un senso a tutto, mi chiedo “ma allora è tutta una recita, il traguardo è diventare una persona di questo genere? Perché la gente rincorre questo?”
Mi sono sentito molto male durante la mia corta vita a causa di queste “uscite”, il momento migliore era forse solo il viaggio, guidare lungo le autostrade per raggiungere i conoscenti oppure per tornare alla propria casa, riguardo tutto il resto è sempre stato cosi vuoto che durante le lunghe serate spesso mi ritrovavo a piangere da solo, per quanto potessero essere speciali le altre persone non ho mai visto nulla che realmente poteva essere condiviso, c'era solo il locale del venerdì sera dove passare due ore a parlare di sciocchezze, la macchina dove fare la stessa cosa, momenti passati ad ascoltare persone che parlavano e parlavano di ragazze, videogiochi, motori, sport, chiacchere per riempire i vuoti dove potevo solo annuire e rispondere con difficoltà non riuscendo mai a provare interesse in questo.
Solo una cosa mi emozionava, vedere posti lontani, sentirsi persi e lontani, realtà che sono riuscito a vivere con difficoltà solo un paio di volte in compagnia con limitazioni demoralizzanti, sentire il conoscente che ha più interesse nel passare il tempo nel baretto sotto casa, oppure una persona che ti piace dirti che non vuole correre per i prati perché troppo stanca e domani deve lavorare, sono rimasto spesso senza parole accettando tristemente fino al punto di farmi da parte, se una cosa non è una vera profonda avventura non ha molto futuro, voglio (volevo) vivere profonde realtà che rimangono marchiate sulla pelle, non banalità che creano la routine anche nei rapporti.
Adesso non c'è più niente oltre qualche urlo disperato che ci prova ed una folle voce che dice di prendere un paio di scarpe ed iniziare a camminare senza meta fino a dimenticare dove abito, prima poi una voce prenderà il controllo oppure la morte falcerà via tutto.
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Il problema è che una delle essenze della vita è capire e amare le "piccole cose". Sono quelle che le danno un senso e permettono di vivere serenamente (o almeno contribuiscono).
Non riuscire a comprendere il loro valore o dimenticare il loro valore è causa di grandi problemi e grandi sofferenze. Allo stesso modo tornare a apprezzarle se perse o mai desiderate è altrettanto difficile, sempre che poi uno realmente ne abbia la voglia o l'intenzione.
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12-10-2015, 22:58
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#11
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Esperto
Qui dal: Mar 2012
Ubicazione: Near Milan
Messaggi: 3,986
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Quote:
Originariamente inviata da Tobia Asociale
La patata.
Lo so, sono indelicato ma sono troppo giù di morale.
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Stavo rispondendo in modo analogo...Quando la testa funziona in modo positivo e gli ormoni sono a mille, sicuramente quello che fà uno non'è stare in casa.
Prende ed esce in cerca di qualcosa o qualcuno.
Anche per me l'uscire deve avere un fine...deve essere qualcosa di strutturato..Che caspita vuol dire passare la sera a bere e parlare? Vuol dire perdere tempo x me.
O si fà qualcosa di coinvolgente, altrimenti è tempo sprecato.
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12-10-2015, 23:00
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#12
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Esperto
Qui dal: May 2015
Messaggi: 3,151
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Serve semplicemente a vedere posti diversi dalle solite quattro mura di casa (che per me non è molto piacevole )
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12-10-2015, 23:04
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#13
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Principiante
Qui dal: Aug 2015
Ubicazione: Motta di Livenza
Messaggi: 42
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Hor esci più che puoi, bar birre, avvicinati a chi gioca a biliardino, chiedi se puoi giocare insieme, ti divertirai per esperienza ho visto che é meglio sparare cavolate con sconosciuti scherzosi che stare zitti e composti... A me quando uscivo in compagnia anni fa mi stavano simpatici i "mattacchioni" se hai l'occasione provaci
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12-10-2015, 23:07
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#14
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Esperto
Qui dal: May 2015
Messaggi: 3,151
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Oh, se poi vuoi fare la vita da prete, ti conviene tentare la strada del seminario
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12-10-2015, 23:10
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#15
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Esperto
Qui dal: Mar 2013
Messaggi: 3,845
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Quote:
Originariamente inviata da Hor
A cosa serve far tutto ciò in un luogo pubblico? Dov'è la differenza, dove sta la magia?
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Forse perché un invito a casa implica un livello di intimità più alto rispetto alla comune uscita.
Facendo un esempio: per conoscere qualcuno la prima volta puoi invitare a prendere un caffè, ma di sicuro non inviti a casa tua.
Quote:
Originariamente inviata da Hor
Perché questo rito è così ambìto, nella sua riuscita, anche da molti fobici?
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Sul perché sia ambito credo ci siano idealizzazioni e/o sensi di colpa di mezzo. Bisognerebbe vedere cosa ne pensa il singolo per essere più precisi.
Quote:
Originariamente inviata da Hor
Ma se non fosse per questo, per una questione di mera necessità, perché sforzarsi per aderire a questa norma specifica? Dove sta il piacere nell'uscire la sera, intrupparsi in luoghi affollati, a volte circondati da (lasciatemelo dire) pessima gente e da rumori molesti, ecc ecc?
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Per una persona normale lo sforzo è quasi 0, sarebbe anzi più difficile portare tutti a casa propria per problemi logistici, di risorse (devi ordinare/cucinare/organizzare passatempi/ ecc) e di intimità.
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12-10-2015, 23:36
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#16
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Esperto
Qui dal: Sep 2012
Ubicazione: I'll remain unperturbed by the joy and the madness that I encounter everywhere I turn.
Messaggi: 1,966
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Quote:
Originariamente inviata da Etairos
Il problema è che una delle essenze della vita è capire e amare le "piccole cose". Sono quelle che le danno un senso e permettono di vivere serenamente (o almeno contribuiscono).
Non riuscire a comprendere il loro valore o dimenticare il loro valore è causa di grandi problemi e grandi sofferenze. Allo stesso modo tornare a apprezzarle se perse o mai desiderate è altrettanto difficile, sempre che poi uno realmente ne abbia la voglia o l'intenzione.
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Il problema è che chi esce tutte le sere, alla stessa ora, negli stessi identici posti, per fare e dire le stesse medesime cose, ovvero il 99,9% delle persone che vivono la "socialità da pub/locale con bevuta annessa", non sta dando un significato alle piccole cose, ma soffocando nella routine, nel mettere in stand-by il cervello, nello scaricare su chi ha davanti aneddoti casuali sulla sua vita senza curarsi se l'interlocutore lo stia ascoltando o meno, ogni possibile speranza di riscoprire gli spazi, i ritmi e l'atmosfera necessaria affinché questo significato possa essere riscoperto. Sai cosa sarebbe amare "le piccole cose"? Avere interesse e rispetto per chi hai davanti, senza uscire necessariamente in cento per dire cazzate e finire tutti catapultati sui propri cellulari, ma parlando della propria vita, speranze, problemi, riflessioni, aspettative, senza peli sulla lingua, mandano a fanculo per una volta il "decoro", il recitare una parte, il mostrarsi forte e sicuro quando non serve a nulla, se non per far vedere chi ce l'ha più grosso. Amare le piccole cose per me vuol dire guardarsi attorno, non fare come gli struzzi che se non piazzano gli occhi sul culo di quella che passa, sul televisore del locale di turno o sullo schermo del proprio cellulare non sono in grado di passare 10 minuti senza andare nel panico; guardarsi attorno e rendersi conto che il mondo non è quel cavolo di localetto di due metri per tre nel quale ci si imbuca tutte le sere, ma è anche la strada che ti ci porta, e ancor prima quell'altra strada nella quale non si va mai perché lì non c'è ressa e "che cosa ci andiamo a fare", quando il puro, semplice fatto di non averla mai percorsa renderebbe degna la prospettiva di attraversarla, esplorarla, vedere dove porti, affinché per una sera non sia tutto già scritto e deciso, ma da scoprire, un divenire, nel quale ogni gesto e ogni parola assumano un valore speciale e personale, e anche una stradina solitaria diventi uno spazio di possibilità che sappia di avventura. Amare le piccole cose vuol dire amare le parole, non buttarle là a caso tanto per dire qualcosa, per riempire gli spazi vuoti della conversazione, fare schiamazzo perché altrimenti non ci si sente abbastanza al centro dell'attenzione, ma capire che esse sono il principale strumento che abbiamo per assorbire il mondo che ci circonda e restituirlo a noi stessi e agli altri, per cui è segno di rispetto trattarle con parsimonia, affinché quel piccolo frammento di mondo che dipende da esse non risulti banale e squallido. In definitiva credo che "amare le piccole cose" voglia dire essere ancora capaci di interiorizzare quello che ci circonda, lavorarselo ben bene e rendere al prossimo qualcosa che non sia la mera realtà abusata fatta di quantità e ripetizione, ma di "vita vera", la nostra, la sua, quella degli altri, in uno scambio continuo nel quale le uniche distanze siano quelle che stimolano l'immaginazione.
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Ultima modifica di Josef K.; 12-10-2015 a 23:43.
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12-10-2015, 23:50
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#17
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,147
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Quando vivevo da solo uscivo per procurarmi il cibo (non andavo a caccia, andavo al supermercato o nei negozi per alimentari).
Adesso che sono tornato a vivere con i miei, non trovo più motivi per uscire
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13-10-2015, 00:18
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#18
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Esperto
Qui dal: Feb 2015
Messaggi: 496
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Quote:
Originariamente inviata da FolleAnonimo
Non sono d'accordo, il tuo concetto è troppo vago per essere applicato realmente sopratutto in questa realtà moderna distorta, come si può pensare che le piccole cose siano salutari? Mi hanno sempre dato una diversa sensazione, qualsiasi momento dolce era soltanto una virgola in mezzo ad situazioni che considero logoranti, passare interi anni attorno a due locali, frequentare le solite persone ghettizzando chiunque altro, un senso addirittura di ripudio per le novità, come si può pensare di essere felici dei piccoli momenti ignorando che si vive in uscite dove si incontra un mondo chiuso dove non si affronta nessuna grande realtà e dove le persone che ne fanno parte cercano soltanto la loro sicurezza blindandola nella totale ignoranza e rifiuto.
E' come se mi dicessi che invece di disprezzare le pubblicità dovrei godermi la canzoncina di sottofondo che mi coccola in una spensierata ipnosi giornaliera, sono d'accordo che la vita sarebbe sicuramente più sana nel godersi questa canzoncina come un rincoglionito in mezzo ad un gruppo di rincoglioniti, sposare una rincoglionita, fare un lavoro da rincoglionito, avere figli rincoglioniti che frequenteranno scuole per rincoglioniti, ma disprezzo totalmente questo concetto che non riesco ad accettare di uscire per vivere queste realtà, anche se ho provato ad essere una persona spensierata che si godeva i piccoli momenti mi sentivo circondato da un mondo pronto a schiacciare tutto.
Queste cazzo di piccole cose non sono mai riuscite a formare una cosa grande, ti godi il momento poi passa rapidamente lasciandoti con niente, la morte, la delusione, il mondo che urla di raccogliere e raccogliere come un minatore di buona giornata, una picconata al mattino, una al pomeriggio ed l'ultima alla sera, raccogliere le piccole cose con una piccola carriola e poi gettarle in un buco nero di momenti riempiendosi il cuore di un sorriso brillante, è una follia!
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E' che nella maggior parte dei casi le piccole cose riescono a offuscare quelle grandi, i grandi problemi, la mancanza di senso del mondo circostante e della routine.
Secondo me questo "oblio della coscienza" è preferibile rispetto a sapere e soffrire, è più salutare essere un rincoglionito in mezzo a un gruppo di rincoglioniti non sapendo di essere rincoglionito. Molte volte mi sono pentito e mi pento di me stesso, perché non capivo e non apprezzavo, non capisco e apprezzo nemmeno io queste cose. Molte volte invece mi lascio trascinare, non penso, eclisso me stesso, e sto bene.
Per piccole cose intendo che so "prendere un caffè", "fare due chiacchiere, anche su cose banali", "vedere una partita in compagnia", "andare al concerto di un gruppo che ti piace", "ma anche ascoltare la musica da rincoglioniti, purché ti piaccia" robe così. Cose banali, anche ripetute, ovviamente non fino all'eccesso, che di quello si stufano tutti ._. Cose che però danno un senso di soddisfazione, o almeno dovrebbero. A qualcuno basta tutto ciò. A qualcuno no. Rimane il fatto soltanto che chi vive in maniera "gretta" e in certi casi "assurda" vive meglio di chi si condanna. E per me quello conta.
Per me la verità è che prima le persone apprezzavano tutto ciò, perché avevano altro di che pensare, mentre invece abbiamo fin troppo di che pensare e ci creiamo noi stessi troppi problemi.
In realtà rileggendolo forse ho confuso le parole del tuo messaggio, va bhè sto messaggio te lo scrivo lo stesso ._.
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13-10-2015, 00:32
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#19
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Esperto
Qui dal: Feb 2015
Messaggi: 496
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Quote:
Originariamente inviata da Josef K.
Il problema è che chi esce tutte le sere, alla stessa ora, negli stessi identici posti, per fare e dire le stesse medesime cose, ovvero il 99,9% delle persone che vivono la "socialità da pub/locale con bevuta annessa", non sta dando un significato alle piccole cose, ma soffocando nella routine, nel mettere in stand-by il cervello, nello scaricare su chi ha davanti aneddoti casuali sulla sua vita senza curarsi se l'interlocutore lo stia ascoltando o meno, ogni possibile speranza di riscoprire gli spazi, i ritmi e l'atmosfera necessaria affinché questo significato possa essere riscoperto. Sai cosa sarebbe amare "le piccole cose"? Avere interesse e rispetto per chi hai davanti, senza uscire necessariamente in cento per dire cazzate e finire tutti catapultati sui propri cellulari, ma parlando della propria vita, speranze, problemi, riflessioni, aspettative, senza peli sulla lingua, mandano a fanculo per una volta il "decoro", il recitare una parte, il mostrarsi forte e sicuro quando non serve a nulla, se non per far vedere chi ce l'ha più grosso. Amare le piccole cose per me vuol dire guardarsi attorno, non fare come gli struzzi che se non piazzano gli occhi sul culo di quella che passa, sul televisore del locale di turno o sullo schermo del proprio cellulare non sono in grado di passare 10 minuti senza andare nel panico; guardarsi attorno e rendersi conto che il mondo non è quel cavolo di localetto di due metri per tre nel quale ci si imbuca tutte le sere, ma è anche la strada che ti ci porta, e ancor prima quell'altra strada nella quale non si va mai perché lì non c'è ressa e "che cosa ci andiamo a fare", quando il puro, semplice fatto di non averla mai percorsa renderebbe degna la prospettiva di attraversarla, esplorarla, vedere dove porti, affinché per una sera non sia tutto già scritto e deciso, ma da scoprire, un divenire, nel quale ogni gesto e ogni parola assumano un valore speciale e personale, e anche una stradina solitaria diventi uno spazio di possibilità che sappia di avventura. Amare le piccole cose vuol dire amare le parole, non buttarle là a caso tanto per dire qualcosa, per riempire gli spazi vuoti della conversazione, fare schiamazzo perché altrimenti non ci si sente abbastanza al centro dell'attenzione, ma capire che esse sono il principale strumento che abbiamo per assorbire il mondo che ci circonda e restituirlo a noi stessi e agli altri, per cui è segno di rispetto trattarle con parsimonia, affinché quel piccolo frammento di mondo che dipende da esse non risulti banale e squallido. In definitiva credo che "amare le piccole cose" voglia dire essere ancora capaci di interiorizzare quello che ci circonda, lavorarselo ben bene e rendere al prossimo qualcosa che non sia la mera realtà abusata fatta di quantità e ripetizione, ma di "vita vera", la nostra, la sua, quella degli altri, in uno scambio continuo nel quale le uniche distanze siano quelle che stimolano l'immaginazione.
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Qualcosa l'ho detto nel mio post sopra. Qua aggiungo solo qualcosa. Secondo me mettere in stand-by il cervello invece serve eccome, non sempre si possono e si devono fare discorsi profondi, non sempre c'è la possibilità di farli, non sempre c'è la possibilità di essere capiti. Non sempre si possono ottenere rapporti profondi quanto noi desidereremo avere.
La cosa dello stesso locale mi fa venire in mente How i met your mother (niente spoiler ._.). Cioè la situazione è idealizzata, ma esprime bene il concetto: non importa dove vai, per quante volte ci vai, ma se trovi le persone giuste tutto può andare bene. Anche lì, a parte cose assurde(?), ci si basa sulle piccole cose, ripetute, una vita "normale", ma comunque per me l'ideale.
Ammetto che le conclusioni a cui sei arrivato siano molto profonde e sinceramente molto belle, e ti dico, magari fossi così ._. Ma secondo me è pretendere troppo, cioè è una idealizzazione utopica di quello che non potrà mai essere; questo anche perché non tutti sono in grado di raggiungere un tale apice (e io mi includo tranquillamente fra gli incapaci .-.)
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13-10-2015, 00:46
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#20
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Esperto
Qui dal: May 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 14,198
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Feci proprio questa domanda a un mio "amico" normalone un po di tempo fa, e lui mi rispose:
In teoria serve a conoscere gente che a loro volta ti presentano altra gente che a loro volta ti presentano altra gente ancora e così via… e il risultato finale è conoscere tanta patata sperando che nel mucchio ci sia una (o più) disposta a dartela. Cit.
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