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Vecchio 02-01-2015, 20:41   #1
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Un altro anno è passato e viene naturale fare dei bilanci. Io sono iscritto da un bel pò qui ma non partecipo attivamente forse perchè come nella vita stò in disparte ad osservare quello che fanno gli altri e non trovo il coraggio di mettermi in discussione.

Si perchè quando non hai stima di te stesso e sei insicuro la scorciatoia più semplice da adottare è l'evitamento e poco importa se questa nel tempo provoca dei disastri, si pensa all'immediato e per il futuro ci si rassegna al fatto che debba essere tristamente mediocre come il presente.

Io sono ultimo di quattro figli. Mio padre ha lavorato per più di 30 anni come operaio in fabbirca e mia madre è casalinga, quindi la mia è una famiglia di modesta estrazione sociale.

I miei problemi credo siano iniziati dall'infanzia. Da piccolo ho assistito alla frequenti liti tra i miei genitori che partivano da torpiloqui e finevano anche con malmenamenti. Da bambino pensavo che il cattivo fosse mio padre, e
che le colpe fossero ascrivibili solo a lui ma col tempo ho capito che una percentuale potesse essere tranquillamente attribuita a mia madre.

Per quanto riguarda il rapporto coi miei posso dire che mio padre era severo, avevo molto timore di lui anche perchè non esitava a menare; mia madre invece credo non sia stata molto affettuosa con me, forse anche a causa
del fatto che doveva tirare avanti quattro figli e badare alle faccende di casa.

Da piccolo(2-3 anni) ricordo che mi mettevo su di un divano e mi dondolavo da solo, un pò come si vede fare agli autistici nei film. Delle volte ho pensato che questa potesse essere una prima prova che io non sentivo abbastanza
affetto e attenzioni intorno a me. Questa cosa del dondolarmi me la sono portato fin da adulto: quando sto da solo, ad esempio davanti al pc, lo faccio perchè è come se mi rassicurasse.

Credo che all'asilo già incominciai a sentirmi diverso, ricordo infatti episodi di "bullismo", se così si può definire a quell'età, come plastilina infilatami nelle orecchie da altri simpatici marmocchi. Ricordo anche che la maestra tirava dei bei ceffoni.

Alle elementari sono inziati invece i primi problemi nel rapporto col mio corpo e la mia immagine. Ero un bambino sovrapeso ed inoltre verso gli 8 anni mi diagnosticarano l'ambioplia all'occhio sinistro, ovvero un difetto visivo
comunemente detto "occhio prigo" perchè pur presentandosi l'occhio morfologicamente sano la mente per uno strano meccanismo decide di utilizzare più un occhio che un altro. Questo è uno di quei problemi per cui sembra strano ma la medicina non ha ancora tutt'oggi trovato una soluzione efficace. L'unico rimedio è di bendare l'occhio sano e sforzarsi ad usare l'altro, ma se questo bendaggio non viene fatto subito in età infantile ci sono pochissime probabilità che possa aver successo in seguito.
Quindi il sovrapesso unito al bendaggio e gli occhiali mi faceva sentire a centro delle derisioni dei miei compagni di classe, che puntualmente non esitavano a chiamarmi "grassone" e "quattrocchi".

Inoltre anche mio padre mi faceva pesare il mio aspetto, con le lavate di capo che dovevo mangiare di meno(ma a tavola non dava di certo il buon esempio, mangiava a sbafo) e poi in certe situazioni addirittura mi faceva notare quanto un mio cugino fosse di aspetto migliore del mio perchè più longilineo(cose come questa sono state credo le prime bombe che
hanno minato la mia autostima).
Per quanto riguarda il rendimento scolastico ho sempre auvto buoni voti, forse inconsciamente mi impegnavo per dimostrare che almeno in qualcosa valevo.

Alle medie grosso modo il copione si è ripetuto. Ogni anno mettevo su sempre qualche chiletto e mi autoescludevo dall'interagire con l'altro sesso come invece dei miei compagni inziavano a fare, la vedevo proprio una cosa impossibile per me.
A quei tempi come amicizie avevo un gruppo di ragazzini che abitavano nei pressi di casa mia, una buona metà erano miei cugini. Mediamente tutti questi avevano un paio d'anni in meno di me. Forse mi ci trovavo ben perchè vista l'età erano più inclini a birichellonare piuttosto che a pensare alle ragazze.

Alle superiori sono inziati i primi drammi. Mi iscrissi al liceo scientifico. Il rendimento negli studi cominciò a calare anche causa di un problema di integrazione credo. Troppe cose erano cambiate per me: avevo intorno adolescenti mentre io ero una sorta di bambinone cresciutello, non mi sentivo a mio agio e delle volte ero anche oggetto di schernimenti.
Ricordo che però per reagire a questo, non sò quanto consapevolmente, cominciai a rendermi simpatico facendo battute e devo dire che riscuotevo anche un discreto successo.
Sta di fatto però che questi compagni di classe non li ho mai frequentati al di fuori di quell'ambito. Sapevo che nei fine settimana molti si vedevano ma anche volendo per me non sarebbe stato facile incontrarli perchè lontani.
Durante il quarto anno ebbi un accenno di ripresa. Come molte cose che avvengono per caso, quell'anno ci sedemmo nello stesso banco io e un ragazzo con il quale non avevo legato particolarmente gli anni precedenti. Avevamo una certa affinità, forse perchè ci accumunavano le stesse insicurezze sulla prorpia immagine e nel rapporto con gli altri, anche se lui stava messo decisamente meglio. Grazie anche a questa persona ebbi lo stimolo a intraprendere una dieta perchè lui andava dal dietologo e me invito a farla insieme. Persi molti chili e riacquistai un pò più di autostima in me. Ricordo inoltre che in quel periodo ho sofferto molto anche il fatto che tutti si accingevano a festeggiare i 18esimi compleanni con tanto di festa nel locale e regali ed io non avrei potuta farlo perchè i miei genitori non me lo permettevano. Non mi permisero neanche di fare la gita di classe.
Vecchio 02-01-2015, 20:41   #2
Intermedio
L'avatar di myfearsandme
 

Finito il liceo mi sono iscritto all'università e la scelta del corso di laurea l'avevo banalmente copiata da un mio compagno di classe perchè affascinato dai discorsi che faceva per argomentare la sua scelta.
Come potete immaginare anche qui non è stato facile integrarmi, anzi direi che anche a causa di questo c'ho messo più del doppio del tempo per prendermi una triennale. Poi ovviamente altre cause vanno ricercate nel metodo di studio e nella furstrazione che si produceva dopo i primi esami riusciti male. Frustrazione che si aggiungeva a quella che già avevo per i miei problemi e che come un circolo vizioso mi induceva ad impegarmi sempre meno negli studi.

Ora mi potreste chiedere come mai fino ad ora non ho parlato di ragazze? Semplice, perchè fino ai 20 anni non ne avevo mai avuta una, neanche una storiella da cottorela adolescenziale.
Il mezzo attraverso il quale ho cominciato ad interagire con l'altro sesso sono state le chat. Il mio primo rapporto l'ho avuto con una ragazza di otto anni più grande di me e che per incontrarmi addirittura prendeva un aereo, era siciliana, non ho mai capito cosa la spingesse a farsi un viaggio così oneroso per incontrare un ingenuotto 20enne sfigato.
Qualche mese più tardi scoprii anche che stava per divorziarsi e che aveva una figlia di 10 anni. Mi chiese addirittura di trasferirmi da lei e a quel punto cominciai a pensare che mi ero messo in una cosa più grande di me quindi le chiesi di non vederci più, cosa che ovviamente non prese di buon grado.
Tornato alla vita di sempre, oltre all'università non avevo molte altre occasioni sociali. Non ho mai nemmeno fatto una vacanza degno di questo nome con amici. Tutt'ora non sono mai stato non dico all'estero ma nemmeno in rinomate località turistiche italiane.
Quindi l'unico mezzo con cui potevo evadere da questa montonia erano le chat e qui ho conosciuto diverse ragazze con cui ho intrapreso relazioni, anche se spesso si trattava di relazioni non proprio ordinarie, vuoi per la distanza o perchè contavano poco.

Prova e riprova però incappo in una storia che direi che è quella che ha condizonato maggiormente la mia vita.
Conosco una ragazza di 3 anni più piccola di me(io ne avevo 23) e geograficamente vicina, circa 5 km.
Inizialmente non ero molto preso, era lei ad insistere nel volermi frequentare. La mia titubanza era dovuta anche al fatto che non avevo un auto mia, tantomeno mio padre me l'avrebbe prestata facilmente e mi avrebbe dato di buon grado i soldi per uscire.(Mio padre è il classico tipo che se devi fare una cosa ti smonta elencandoti tutti i possibili eventi negativi cui puoi andare incontro,
ma del resto non ho mai avuto un buon rapporto con lui. Quali sono le cause di questo cattivo rapporto? Da bambino di sicuro a causa sua: era
severo e violento. Da adolescente oramai lo odiavo e lo evitavo. Da adulto ho preso più
coscienza della complessità dei rapporti umani e di certo no lo odio ma nemmeno ho tutta questa voglia di recuperane il
rapporto. Certi processi sono irreversibili, quando la frittata è fatta, è fatta.)
Dicevo di questa ragazza. Una delle prime cose che mi colpii fu che quando le confessai di non poterci uscire perchè non avevo un auto non esitò
a dirmi che lei ce l'aveva e che sarebbe passata lei a prendermi. Questo per me significava tanto, ero lusingato dal fatto di poter piacer così tanto ad una ragazza che si ostinasse in tutti i modi nel volermi frequentare.
Anche lei aveva un vissuto sofferto: ha perso la mamma quando aveva 10 anni ed era stata costretta per forza di cose a trasferirsi a vivere da una sua zia.
Tra alti e bassi questa storia dura poco più di 3 anni anche se con molte storture, sopratutto a casua mia. Ad esempio pur se me lo chiedeva non le ho mai fatto conoscere la mia famiglia, nè io volevo conoscere i suoi familiari.
Inoltre da buon fobico ed evitante riversavo tutte le mie frustrazioni nel rapporto e finivo con l'essere possesivo, geloso.
Volevo che uscissimo sempre da soli, e non con i suoi amici e amiche. Le controllavo il telefono, non volevo che si iscrivesse a facebook. Ovviamente questi sono comportamenti che razionalmente riconosco essere sbagliati ma quando
ti ci trovi dentro è tutta un'altra cosa, perchè fondamentalmente sono dettati dalla paura di perdere la persona a cui
sei legato sentimentalmente ma che rappresenta anche la tua unica occasione sociale. E' triste dirlo ma è così.
Gioco forza, dopo 3 anni mi molla. Chiaramente nell'immediato l'ho odiata ma col tempo non ho potuto biasimarla, non è facile amare un fobico paranoico, ti offre mille motivi per pensare che non sia la persona giusta.

Con la fine di questa storia è cominciato il periodo potrei dire più brutto della mia vita. Sono rimasto senza una vita sociale e solo come un cane. Avendo un bel pò di tempo libero chiaramente l'ho occupato con la maggior distrazione d'oggi, il web. E' qui che ho incominciato a fare ricerche su eventuali persone che potessero soffrire del mio stesso malessere esistenziale. Sono incappato in questo sito e mi ci sono iscritto.
Sono oramai passati quasi quattro anni e non è cambiato un granchè nella
mia vita.
Di anni oramai io ne ho compiuti 30, non ho un lavoro, non ho degli amici, non ho una ragazza, non una vita sociale.
Questo è stato l'ennesimo Natale che ho passato a casa coi miei. Non posso fare a meno di guardare su facebook di gente che
si è divertita durante queste vacanze, cenando con familiari ed amici, andando a ballare a capodanno, ecc.
Mi guardo intorno e non riesco più trovare un senso alla mia esistenza. Vorrei poter evadere. Ho spesso pensieri ricorrenti di
morte, ne ho una paura fottuta, forse è questa l'unica cosa che mi tiene in vita.
Vecchio 02-01-2015, 22:12   #3
Banned
 

Benvenuto
Vecchio 03-01-2015, 00:39   #4
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

benvenuto
Vecchio 03-01-2015, 10:22   #5
Avanzato
L'avatar di flydown
 

Quote:
Originariamente inviata da myfearsandme Visualizza il messaggio
...Mio padre è il classico tipo che se devi fare una cosa ti smonta elencandoti tutti i possibili eventi negativi cui puoi andare incontro,
questo capita/va spesso anche a me.comunque benvenuto
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