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Vecchio 20-05-2011, 18:50   #1
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da un pò di tempo sto comunicando per corrispondenza con una psicologa di Roma. A luglio ho un appuntamento con lei per una visita riguardo la sindrome di asperger...
Qui vi posto quello che è stata la mia vita fino alle medie. Ho tralasciato tante cose, non volendo approfondire



Sono l’ultimo di quattro figli, oltre a essere l’unico figlio maschio. Davanti a me ho tre sorelle. Mio padre ha lavorato come operaio presso le agenzie dedite all’estrazione del petrolio, e non è mai stato molto presente a casa ma, quando c’era, non lo ricordo molto come una presenza piacevole: una carattere piuttosto rumoroso, per dialogare lui ha sempre gridato ( una cosa che mi disturba ancora oggi, per non parlare dei rumori forti ), e nell’arco del suo ruolo di genitore mi ha rifiutato molte cose, al contempo, facendomi provare vergogna per qualsiasi cosa. Adesso è in pensione.

Mia madre è una persona molto mite e dolce. Direi sottomessa alla figura di mio padre. L’antitesi.

Sono cresciuto in un periodo molto delicato del Sud Italia, in una delle città più violenti di allora. Della mia infanzia ho un ricordo condito dal sentimento di morte maturato in un lustro di faide, droga e morti ammazzati. Ho sviluppato precocemente un profondo senso di malinconia, nel quale ci sguazzavo cingendomi ad antropoformizzare la Luna, gli agenti atmosferici, e via di seguito. Mia madre dice che sono sempre stato un tipo tranquillo e che ho iniziato a parlare presto, ma che non mi andava di parlare, e questo è un dettaglio che ricordo anch’io.

Ho imparato a disegnare molto in fretta ( dai tre anni in poi ), soprattutto soggetti animali e cavalli, dovuto al fatto che di fronte a casa mia abitava una persona che ne possedeva uno. Il fatto che mia madre dipingesse, per puro hobby, penso che mi abbia condizionato parecchio. Mi ricordo nitidamente i miei quattro anni e la prima volta che ho litigato con un mio coetaneo: per me fu uno shock. Non avevo mai provato quel grumo nell’intestino misto a paura e astio, una cosa che mi ha condizionato sino ad ora. La violenza, come una buia sorpresa, che può arrivare da ogni dove, minacciando la vulnerabilità di tutto e di tutti, è un pensiero che mi rincorre da tempo.

Alle elementari non ero molto socievole. Mentre i miei compagni si alzavano dalle sedie durante l’ora della ricreazione facendo baccano, io stavo seduto da solo domandandomi che piacere ci provassero a fare tutto quel chiasso. Avevo un compagno di classe col quale ero particolarmente amico, poi nulla più. Una cosa che capitava spesso, giornalmente, era quella che tutti i miei compagni facessero letteralmente la fila per avere dei disegni da me. Chiedevano un soggetto e io glie lo disegnavo. Questa è una cosa che mi ha fatto allenare molto credo. Disegnavo probabilmente anche per farmi compagnia perché, quando provavo a infilarmi nelle discussioni dei piccoli gruppi che si venivano a creare prima dell’inizio delle lezioni o durante la ricreazione, venivo respinto come se non fossi in grado di interloquire: ed era vero. Durante le elementari mi ero fissato con la Geologia e la Zoologia. Mi comprai due opuscoli universitari ( che ancora conservo come ricordo ) con il sorriso del cartolibraio che mi guardava come a dire: “ ma che te li compri a fare “. Andavo matto per i dinosauri e sapevo tutto. Il mio colpo di fulmine fu in terza elementare, quando mio padre mi portò a visitare i reperti archeologici della mia città. Mi fissai con l’antica Grecia e, oltre a cercare reperti archeologici di natura fossile ( e qualcuno lo avevo trovato ), mi fissai col cercare resti di vasi e il teatro greco della mia città che ancora non era stato scoperto. A otto anni riempii un intero quaderno sui possibili luoghi dove esso potesse essere collocato, seguito anche dalla storia della mia città copiata da un’enciclopedia e trascritta a modo mio con le dovute supposizioni. Tutte queste cose le nascondevo ai miei compagni con cui condividevo i giochi di strada. Avevo la consapevolezza che non potessero capire queste mie passioni, e così le ho sempre taciute, recitando la parte del bambino spaccone e dilettandomi nel dialetto. Volevo essere come loro, sentirmi parte di qualcosa, ma in me ho sempre saputo di essere altro.

La via in cui giocavano era una salita che finiva in un vicolo cieco. Non era molto trafficata. In cima alla strada cerano dei resti di gesso buttati lì dopo dei lavori di ristrutturazione di una casa. Mi divertivo a disegnare per tutta la via, sull’asfalto. La via sarà stata lunga 50 metri. Quando le persone si affacciavano dai balconi trovavano tutta la via disegnata da figure bianche: cavalli, dinosauri, cervi… Mi piacevano i complimenti, allora.

Il problema mio è stato sempre quello di spostarmi in strade diverse e in quartieri differenti. Non era difficile nella mia città trovare bambini che volessero litigare, una cose che mi creava quel groviglio nell’intestino, riportandomi mentalmente al mio primo litigio.

Oggi riguardo le foto di quando avevo 3 e 4 anni, notando un viso corrucciato e disturbato rispetto al viso sorridente delle mie sorelle, quasi come se guardassi con antipatia l’occhio della macchina. Assumevo questo atteggiamento anche nei confronti delle persone che parlavano con me facendomi dei complimenti, o con chi parlava con mio padre. Avevo anche uno spiccato senso della gelosia nei confronti di mia madre. Quando qualche uomo si accingeva a parlare con lei, io mettevo in piedi questo atteggiamento ostile perché avevo l’intuizione che quello ci stesse provando con lei, e questo sempre a 4 anni.

Arrivando alle scuole medie le cose non migliorarono molto. Qui non avevo nessun migliore amico, tranne uno al primo anno ( che poi fu bocciato), molto vicino agli ambienti mafiosi, ma terribilmente carismatico e mai minaccioso: con nessuno. Anche qui usai il disegno per veicolare i miei rapporti con gli altri, e funzionava. Negli anni delle medie, facendo un sunto, ho fatto di tutto per non andare a scuola. Fingevo spesso di stare male, approfittando della mia madre apprensiva e iperprotettiva, facendola sempre franca per la bocciatura tramite il disegno, dove la professoressa di artistica, una tipa tosta, mi difendeva sempre a spada tratta per non farmi perdere l’anno.

Mi ricordo che al primo anno la professoressa d’Italiano ci assegnò un compito sull’Autunno. Lì saltò fuori la mia vena poetica, ma un po’ troppo spinta per un bambino della mia età. La professoressa mi diede un voto bassissimo perché non credeva che l’avessi scritto io. Fu solo quando parlò con mia madre che incominciò a convincersi che ero io il reale autore del testo.

Giocando per strada ho avuto sempre molti amici, ma soprattutto molti nemici. Guardandomi alle spalle vedo con più nitidezza il mio voler essere quello che non ero, il mio voler dimostrare di essere forte, che mi ha portato sempre a sbattere la faccia sulla dura realtà. Ricordo che, ovunque andassi, correvo sempre.

Ultima modifica di ajMcwill; 20-05-2011 a 22:40.
Vecchio 20-05-2011, 19:01   #2
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Hai mai pensato di scrivere un libro?

(non sono ironico).
Vecchio 20-05-2011, 19:04   #3
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sephirot, bè, veramente l'ho scritto, ma non ho le palle di pubblicarlo... e in più ne sto scrivendo un altro: sono a metà....
Vecchio 20-05-2011, 19:16   #4
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gli errori di battitura sono concessi quando uno scrive veloce senza guardare lo schermo...anzi: chissenefrega
Vecchio 20-05-2011, 19:46   #5
Esperto
L'avatar di clanghetto
 

ah finalmente ci possiamo fare un po' i cazzi tuoi.

Sembra la storia di una fiction, tutto così melodrammatico.
Vecchio 20-05-2011, 19:53   #6
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è anche piacevole alla lettura, complimenti
Vecchio 20-05-2011, 19:55   #7
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Quote:
Originariamente inviata da clang hetto Visualizza il messaggio
ah finalmente ci possiamo fare un po' i cazzi tuoi.

Sembra la storia di una fiction, tutto così melodrammatico.
purtroppo è solo la mia vita
Vecchio 20-05-2011, 19:56   #8
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Quote:
Originariamente inviata da deepgroove Visualizza il messaggio
è anche piacevole alla lettura, complimenti
mi fa piacere, ma non va letta come una storia inventata
Vecchio 20-05-2011, 20:03   #9
Esperto
L'avatar di clanghetto
 

Io voglio la parte delle superiori.

CMq perché hai deciso di scrivere tutta questa roba carissimo?

PS: "Ricordo che, ovunque andassi, correvo sempre", io frasi del genere nn riuscirei a scriverle.
Vecchio 20-05-2011, 20:04   #10
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Quote:
Originariamente inviata da ajMcwill Visualizza il messaggio
mi fa piacere, ma non va letta come una storia inventata
e chi la legge come storia inventata ?

ti ho solo fatto i complimenti perchè non tutti sanno scrivere fluido e in modo che la lettura sia piacevole
Vecchio 20-05-2011, 20:06   #11
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vedere le reazioni. Vedere se qualcuno si riconosceva in qualcosa di mio e anche per sapere cosa ne pensavate

la parte delle superiori la metto n'altra volta.... SENNò QUESTO DIVENTA UN TOPIC REALITY SHOW
Vecchio 20-05-2011, 20:08   #12
Esperto
L'avatar di just92
 

Quote:
Originariamente inviata da Sephiroth Visualizza il messaggio
Hai mai pensato di scrivere un libro?

(non sono ironico).
quoto, dovresti pubblicarlo quel libro, detto proprio sinceramente, sei un bravo scrittore
Vecchio 20-05-2011, 20:08   #13
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Come mai ti sei fermato alle medie ?
Vecchio 20-05-2011, 20:10   #14
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ah sì comunque un pò mi ritrovo
da piccolo mi comportavo in modo molto simile al tuo (caratterialmente parlando)
anche se la mia creatività non è per niente nel disegno

ero più "sulle nuvole", mi immaginavo tante cose, tanti mondi...
infatti secondo me la mia dote è la progettazione tecnica
Vecchio 20-05-2011, 20:11   #15
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Quote:
Originariamente inviata da Rickyno Visualizza il messaggio
Come mai ti sei fermato alle medie ?
la seconda parte mi duole di più postarla, forse perchè è anche quella con la quale vi potete confrontare anche voi, e questo mi disturba un po'
Vecchio 20-05-2011, 20:13   #16
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Quote:
Originariamente inviata da just92 Visualizza il messaggio
quoto, dovresti pubblicarlo quel libro, detto proprio sinceramente, sei un bravo scrittore
grazie per la fiducia just... anche se non ci crederai quello che dici per me è molto importante... mi fa prendere più fiducia
Vecchio 21-05-2011, 17:54   #17
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questa è la seconda parte dove racconto in modo molto frammentario di me senza scendere troppo in molti dettagli. E' scritta più con lo stomaco che con la mano, il che risulterà meno scorrevole... buona letteratura


Le prime esperienze sentimentali non sono mai andate bene, non raggiunsi nessun traguardo, fine, piacere: nulla. Vedevo l’affetto nei miei confronti come una presa in giro, e quando mi dovevo lasciare andare non lo facevo mai: non so. E stavo male per questo perché, in me , nel mio profondo, lo desideravo tanto, ma non riuscivo ad aprirmi.

Finite le medie m’iscrissi a un istituto tecnico industriale. Nel biennio feci amicizia con pochi ragazzi. Dopo il biennio dovetti scegliere in quale sezione andare: meccanica, elettronica, ecc. Scelsi la sezione dove buona parte degli altri miei compagni si era spostata.

Il 3’ anno fu molto brutto. C’era un gruppetto che mi prendeva in giro. Andai in depressione. Mi trascurai del tutto. Pure i professori mi trattavano quasi come uno scarto. Mi lasciai andare del tutto, ritornando quasi come alle elementari. Arrivavo in classe, non uscendo nulla dallo zaino se non l’ album per disegnare, e disegnavo, a ogni lezione. I professori si arresero. E se mi dicevano cose io gli rispondevo: “ tanto quest’anno faccio il botto, vengo bocciato, lo so già “. L’unica cosa positiva di quell’anno fu la conoscenza con un ragazzo: Diventò il mio migliore amico. Forse il migliore che abbia mai avuto.
Per terzi dissi che avrei picchiato quello che in classe mi prendeva in giro più di tutti. Il giorno dopo non si mise a scherzare più su di me.

Fui bocciato, ovviamente. Mio padre che mi ha sempre minacciato per tutto, anche per un’ipotetica bocciatura (soprattutto), quella volta fece finta di niente. Ma io mi sentivo in colpa lo stesso. L’anno dopo mi iscrissi a una sezione diversa. M’imposi di non farmi mettere i piedi in testa da nessuno, e ci riuscii. Furono i 3 anni di scuola più belli che abbia mai fatto. Ero per giunta ben voluto.

Intanto il mio migliore amico si era spostato in un’altra scuola. 2 anni più tardi partirà al Nord per poi telefonarmi in lacrime, confidandomi di essere gay, e di chiedermi se io volevo restare suo amico. Certo che si, restammo amici, e forse lo diventammo più di prima.

Al 5° anno di superiori ebbi dell’apnee notturne, quasi ogni notte. Avevo il timore di andare a dormire per evitare che mi venissero. Avevo la tachicardia sempre a mille e un profondo senso d’angoscia. Una notte stesi così male che mi portarono al pronto soccorso. Mi riscontrarono una forte ansia e mi prescrissero delle punture, se non sbaglio di una sorta d’antidepressivo. Ogni volta che avevo dei picchi di malessere mia madre mi faceva la punture. Notai che ogni volta che mi prendevo il medicinale mi passava tutto, vedevo tutto bello, ma di conseguenza non provavo più il desiderio di ascoltare la musica che mi piaceva, non disegnavo più ecc.. così decisi di mia spontanea volontà di troncare la terapia, a costo di continuare a star male. Per tre mesi ebbi il dolore di testa più forte mai avuto in assoluto nella mia vita. 3 mesi con la sensazione di un sassolino sotto la pelle della tempia sinistra che spinge per entrare nel cervello. Stavo andando di matto.

Poi venni promosso. Dei miei rapporti con gli amici non legati alla scuola, bè, non andava tutto rose e fiori. Sentivo il bisogno di tagliare. In un modo o nell’altro non riuscivo a immedesimarmi nelle discussioni, nelle passioni. Dissi apertamente, e con non curanza, di non volere essere più loro amico. Non fu un’ottima idea, ma non pensavo. Sentivo davvero crescere in me altre cose, venire fuori differenze profonde che non mi spiegavo.
Mio padre faceva in modo che uscissi il meno possibile di casa. Alcune persone che frequentavo non gli piacevano. Alla fine non uscii più di casa davvero e, certe volte, quando lo facevo, bevevo del vino per allentare l’ansia che mi attanagliava quando mettevo piede fuori. Il vino, più in là, sarà un mio grosso problema.

Adesso cerco di essere più breve, in tutto, faccio un riassunto brevissimo degli ultimi 6 anni. Per fare un salto, alla fine andai a lavorare in toscana, presso una casa di riposo. Nel soggiorno toscano ho sperimentato in me un forte autolesionismo col coltello e ho bevuto tantissimo. Mi sono innamorato di una collega, e poi mi sono fidanzato con una ragazza, autistica, quando non sapevo neanche cosa significasse. Lei mi confidava una cosa che io capivo, ossia il suo piacere di muoversi, una cosa che sentivo appartenere pure a me. Comunque lei era troppo assillante, mentre io molto schivo. La lasciai. Al lavoro ricevetti un forte mobbing di natura sessuale, un modo di vendicarsi da parte di un collega per il fatto che io l’avevo accusato di una cosa. Resistetti per alcuni mesi, poi mi licenziai. Il famoso metodo Boffo, per intenderci.
Ritornato in Sicilia m’iscrissi a un’Accademia di belle arti, anche per la curiosità di vedere come fosse. Dopo la prima settimana capii subito che non mi serviva. I prof erano entusiasti di me perché lavoravo come un professionista. Dicevano che, pur essendo del primo anno, ero in grado di trascinarmi anche i ragazzi degli anni davanti a me, riguardo a bravura. Il prof di pittura mi aveva detto: “ quello che tu fai in un giorno gli altri lo fanno in un anno”. Me lo disse con un luccichio agli occhi dato che rischiavo la bocciatura per le troppe assenze. Purtroppo non ero un assiduo frequentatore delle lezioni. La presenza con gli altri mi provava una forte rigidità muscolare, e poi l’incapacità di guardare negli occhi. Se li guardavo o lo facevo in modo da trapassarli oppure guardandoli in modo troppo fisso. Sapendo di provocare questo disagio evitavo di scambiare lo sguardo quando parlavo, per non farli sentire a disagio, ma ciò provocava la sensazione che io non provassi interesse per le cose che loro dicessero. Comunque conclusi anche l’esperienza dell’accademia senza finire l’anno. A casa ricevetti un forte mobbing familiare da parte delle mie sorelle perché non uscivo ed altro. Mi avevano scambiato per un gay. Chiusi l’amicizia col mio migliore amico perché, in diverse occasioni si era preso gioco di me. L’anno scorso ho fatto la mia prima mostra proprio a Roma in via Margutta, anche con un buon riscontro devo dire, poi altre mostre ancora, ma ciò non mi appaga, non sento nulla. Adesso passo le giornate davanti al Pc, con l’ossessione di dovere scrivere un libro.

Ultima modifica di ajMcwill; 23-05-2011 a 01:27.
Vecchio 21-05-2011, 18:12   #18
Esperto
L'avatar di clanghetto
 

Ho copincollato la tua storia. Quando schiatti e diventi famoso ci faccio un po' di grana

A parte gli scherzi, pensavo fossi più "estroverson" cioè quei tipi fresconi che mi stanno sul piffero e che poi il tempo ti avesse convertito al lato oscuro. Invece no. Mi piace molto la tua storia, sembra che sei stato sempre un po' più avanti degli altri.

PS: tutti i complimenti sono per avere il numero del tuo amico gaio
Vecchio 21-05-2011, 18:21   #19
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Originariamente inviata da clang hetto Visualizza il messaggio
Ho copincollato la tua storia. Quando schiatti e diventi famoso ci faccio un po' di grana

A parte gli scherzi, pensavo fossi più "estroverson" cioè quei tipi fresconi che mi stanno sul piffero e che poi il tempo ti avesse convertito al lato oscuro. Invece no. Mi piace molto la tua storia, sembra che sei stato sempre un po' più avanti degli altri.

PS: tutti i complimenti sono per avere il numero del tuo amico gaio
AHAHAHHAHAH.... per avere il numero del mio amico gaio...ahahahha.... troppo forte...ahahahah
Vecchio 21-05-2011, 18:32   #20
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Quote:
Originariamente inviata da zucchina Visualizza il messaggio
ricordo che anche nocturno83 aveva scritto un riassunto di tutta la sua vita che gli aveva chiesto (se non sbaglio) lo psicologo/a che aveva consultato per asperger!...così questi psicologi raccolgono dati utili per fare i loro studi e le loro comparazioni,,dovrebbero pagare!!
come il dottor s. ne la coscienza di zeno
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