Salve a tutti.
Come ho già avuto modo di accennare nella richiesta di attivazione sono un ragazzo di 17 anni (non vorrei essere detentore del triste primato "fobico più giovane del forum", ma forse mi spetta) e scrivo dalla apparentemente bellissima terra di Sardegna, l'Isola dove "regna il buonumore anche quando è il caso di nascondere il dolore" (cit.).
Credo che quest'ultima frase sia la più adatta a descrivere la mia situazione attuale e il mio umore, nero, celato (a stento) dietro una coltre di finta allegria ormai sul punto di dissiparsi.
Sono sempre stato un ragazzo timido, particolare, a tratti addirittura strano; ricordo che da piccolino non amavo stare con gli altri bambini (anche a causa dell'iperprotettività dei miei genitori che per i primi cinque anni della mia vita mi fecero vivere dentro una "campana di vetro", secondo loro per "preservarmi dai pericoli di questo mondo crudele"), all'asilo già dimostravo un forte egoismo e un carattere estremamente introverso e irritabile. Ero considerato, tuttavia, anche un bambino dall'intelligenza brillante e dalla spiccata sensibilità; per tutto il periodo delle elementari le mie maestre non fevero che complimentarsi con i miei genitori per gli straordinari risultati scolastici e l'interesse dimostrato per quasi tutte le materie (adoravo le scienze e l'italiano, in quinta elementare scrivevo racconti capaci di impressionare sia gli insegnanti che i miei compagni). Fu proprio in quel periodo, nel passaggio dalle elementari alle medie, che cominciai ad essere meno egoista ed egocentrico e più disposto a stare con gli altri. Durante il primo ed il secondo anno di scuole medie raggiunsi l'apice della mia "popolarità"; la mia parlantina e la mia capacità di farmi voler bene (ricordo che una mia compagna di classe affermò "monaxia94 è unico: sa trasformare una giornata "no" in una giornata meravigliosa") mi rese amico praticamente di tutti. In quel periodo cominciai a uscire con gli amichetti e a "sbaciucchiarmi" le prime ragazze (tra le quali riscuotevo un certo successo) e assaporai il sapore intenso della preadolescenza come un normalissimo estroversone qualunque.
Tuttavia, nonostante le molte luci che rendevano la mia vita decisamente intensa e meravigliosa, c'erano anche delle ombre: dentro di me era nascosta anche una parte debole, molto debole, residuo dell'infanzia che aspettava solo di essere risvegliata.
E il risveglio ci fu, e fu anche molto brusco.
Nell'Ottobre del 2007, durante un viaggio con un gruppo di ragazzi che avevano collaborato con me a un progetto scolastico (per motivi di privacy non dirò il nome del progetto, ma su Internet è rimasto un filmato che lo documenta ancora), nelle notti tra il 13 e il 20 fui vittima di gravi episodi di bullismo, fisico e psicologico, da parte dei miei compagni di spedizione, tre sardi e un ragazzo del Nord Italia; quest'ultimo, molto timido e tranquillo, fu inizialmente spettatore degli episodi, prima di unirsi alla "banda" la notte del 19, presumibilmente per paura di fare la mia stessa fine.
Non riferirò la natura delle umiliazioni che subii in quelle notti, nè scenderò nei dettagli, sia per questioni di privacy (i miei aguzzini attualmente vivono serenamente le loro vite, inconsapevoli del male che cntinuano a farmi), sia per vergogna.
L'unica cosa che posso dire è che forse, col senno di poi, avrei dovuto denunciare il fatto già il mattino successivo alla notte del 13, e non subire in silenzio per quasi una settimana. Non denunciai nulla perchè ebbi vergogna. Avevo paura di rovinare quell'immagine che gli altri avevano di me: simpatico, forte, intelligente. Avevo paura di apparire debole. Sta di fatto che il resto della storia ve lo lascio immaginare: dal 2007 soffro di una forte fobia che mi rende costantemente ansioso. Ho paura di uscire di casa, di stare con i miei coetanei; li vedo tutti come esseri superiori e irraggiungibili quanto pericolosi. A scuola non parlo con nessuno e, quando posso, cerco luoghi appartati per stare con me stesso. La sera passo le mie ore chiuso in bagno a piangere, o al computer. Solo mia madre è consapevole del mio problema, ma nn ho mai avuto il coraggio di raccontare i fatti. Inutile dire che non ho amici e che ho perso anche quelli che avevo alle scuole medie. Sono in cura da uno psicologo da due anni ma non ho ottenuto nessun miglioramento.
Nell'ultimo periodo ho iniziato a bere qualche bicchierino, con il risultato di riuscire ad avere rapporti e vita sociale (sebbene limitata), ma a scapito della lucidità mentale.
Sper di ricevere, se non una soluzione al problema (che appare complicata), almeno un aiuto ad andare avanti... confido in voi