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Vecchio 16-03-2016, 23:42   #1
y
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Cominciamo con questa, poi magari proseguiamo con altre: "Smettila di piangerti addosso!"

Mi incuriosisce la cosa. Vorrei capire, soprattutto da chi si prodiga in tale suggerimento:
  1. la definizione esatta di "piangersi addosso" (per individuare il fattore discriminante, cioè come distingui chi lo fa da chi no)
  2. con precisione perché si manifesta il fenomeno (come giustificazione al metodo, cioè come si arriva al problema, e di conseguenza l'obbiettivo di questa risposta)

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Vecchio 16-03-2016, 23:57   #2
Esperto
L'avatar di Antonius Block
 

Rispondo perché mi pare di averlo scritto proprio oggi da qualche parte.

1
Lagnarsi di qualche situazione/problema senza fare nessuna delle possibili azioni che potrebbero migliorarla/risolverlo.

2
Perché lo dico? Perché pur nella sua banalità rimane pur sempre un consiglio più utile di tanti commenti consolatori.
Vecchio 17-03-2016, 00:31   #3
Esperto
L'avatar di pokorny
 

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Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
Rispondo perché mi pare di averlo scritto proprio oggi da qualche parte.

1
Lagnarsi di qualche situazione/problema senza fare nessuna delle possibili azioni che potrebbero migliorarla/risolverlo.

2
Perché lo dico? Perché pur nella sua banalità rimane pur sempre un consiglio più utile di tanti commenti consolatori.
Tu puoi farlo, sei un belloccio...
Vecchio 17-03-2016, 00:42   #4
Esperto
 

A me sono tutti autorizzati a dirlo

Quelle rare volte che l'ho detto io, mi hanno mangiato vivo
Vecchio 17-03-2016, 00:44   #5
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Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Cominciamo con questa, poi magari proseguiamo con altre
A quale conclusione vuoi arrivare?
Vecchio 17-03-2016, 00:47   #6
y
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Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
Rispondo perché mi pare di averlo scritto proprio oggi da qualche parte.

1
Lagnarsi di qualche situazione/problema senza fare nessuna delle possibili azioni che potrebbero migliorarla/risolverlo.

2
Perché lo dico? Perché pur nella sua banalità rimane pur sempre un consiglio più utile di tanti commenti consolatori.
Fammi capire: in base a cosa decidi che una persona non ha fatto addirittura nessuna delle possibili azioni che potrebbero aiutarla a risolvere il suo problema, soprattutto a fronte di un tuo condizionale ("potrebbero") che implica che non solo la soluzione, ma nemmeno il miglioramento, siano certi applicando tali azioni?
E cosa intendi per azioni? Quali sono? Come le identifichi e come decidi se sono possibili oppure no, trattandosi di problema altrui?

Inoltre, rileggi la seconda domanda, verteva sulla spiegazione del fenomeno: perché succede? Non mi hai risposto. Perché una persona si lagna senza far niente di ciò che dovrebbe servirle per risolvere il suo problema, mentre un'altra si?

Inoltre, cosa intendi esattamente per "utile"? Se ammetti una possibilità di fallimento nell'applicazione delle "possibili" (quindi oltretutto nemmeno certe) azioni, dov'è l'utilità? E perché un commento consolatorio non sarebbe o sarebbe meno utile? In base a cosa? Definisci utile.

Ultima modifica di y; 17-03-2016 a 01:10.
Vecchio 17-03-2016, 00:47   #7
Esperto
 

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Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
1
Lagnarsi di qualche situazione/problema senza fare nessuna delle possibili azioni che potrebbero migliorarla/risolverlo.

2
Perché lo dico? Perché pur nella sua banalità rimane pur sempre un consiglio più utile di tanti commenti consolatori.

1
in pratica neghi una buona parte delle problematiche che hanno portato le persone su questo forum.
Se uno ha dentro di sé gli strumenti per migliorare o risolvere una situazione, stai tranquillo che lo fa.

2
Vedi punto 1
È un consiglio del cavolo, chi ha gli strumenti per migliorare risolvere una situazione, non aspetta il tuo consiglio, lo fa.
Chi non lo fa, non è che per magia dice 'oh non ci avevo pensato, grazie antonius Block ora mi trasformo in una persona capace di affrontare la situazione e ci provo'




Bah
Ringraziamenti da
varykino (17-03-2016)
Vecchio 17-03-2016, 01:07   #8
Esperto
L'avatar di Equilibrium
 

Vada a bordo cazzo
Vecchio 17-03-2016, 01:15   #9
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piangersi addosso potrebbe servire per sfogarsi, per comunicare il proprio dolore (che è difficile sempre tenere dentro d sè), per richiamare l'attenzione degli altri e/o valere come una richiesta implicita di aiuto. In quest'ultimo caso bisogna dire che se uno si lamenta con qualcuno di una determinata situazione, l'altro, se interessato a lui, dovrebbe tentare di dargli un consiglio o, se non sa che dire o ritiene che in qualche modo quel consiglio potrebbe turbarlo, dimostrargli una vicinanza emotiva.
Il problema è che quando sono state indicate le possibili soluzioni dall'altro e scartate dal primo, se questo continua a lamentarsi, l'unico effetto che può al massimo ottenere è la consolazione. E' plausibile, quindi, che se non si riesce a trovare un punto d'incontro su cui si è d'accordo sulla possibile soluzione, la situazione diventa un po' noiosa per chi deve continuare ad ascoltare le lamentele. Se già l'ascoltatore ha tentato di dare inutilmente il proprio aiuto le possibili opzioni da parte di questo sono: avere molta pazienza e accogliere gli sfoghi dell'altro, non rispondere, rispondere in modo scocciato. Tutte e 3 sono comprensibili. Certo che se l'ascoltatore ripete le stesse indicazioni che non sono state ritenute utili si rischia, anche in questo caso, di creare fastidio, questa volta a colui che si lamenta.
Alla fine (e lo dico da persona lamentosa, pessimista e a volte irrazionale) le uniche possibilità, con questi presupposti, è cavarsela da soli o chiedere apertamente cosa si desidera che l'ascoltatore possa fare per noi, se vi è qualche possibilità che ciò sia realizzabile.
Vecchio 17-03-2016, 02:08   #10
y
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Originariamente inviata da Equilibrium Visualizza il messaggio
Vada a bordo cazzo
err-... scusa?
no, mi spiace: non pervenuta. non l'ho capita. : ?

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Originariamente inviata da alien boy Visualizza il messaggio
piangersi addosso potrebbe servire per sfogarsi, per comunicare il proprio dolore (che è difficile sempre tenere dentro d sè), per richiamare l'attenzione degli altri e/o valere come una richiesta implicita di aiuto. In quest'ultimo caso bisogna dire che se uno si lamenta con qualcuno di una determinata situazione, l'altro, se interessato a lui, dovrebbe tentare di dargli un consiglio o, se non sa che dire o ritiene che in qualche modo quel consiglio potrebbe turbarlo, dimostrargli una vicinanza emotiva.
Il problema è che quando sono state indicate le possibili soluzioni dall'altro e scartate dal primo, se questo continua a lamentarsi, l'unico effetto che può al massimo ottenere è la consolazione. E' plausibile, quindi, che se non si riesce a trovare un punto d'incontro su cui si è d'accordo sulla possibile soluzione, la situazione diventa un po' noiosa per chi deve continuare ad ascoltare le lamentele. Se già l'ascoltatore ha tentato di dare inutilmente il proprio aiuto le possibili opzioni da parte di questo sono: avere molta pazienza e accogliere gli sfoghi dell'altro, non rispondere, rispondere in modo scocciato. Tutte e 3 sono comprensibili. Certo che se l'ascoltatore ripete le stesse indicazioni che non sono state ritenute utili si rischia, anche in questo caso, di creare fastidio, questa volta a colui che si lamenta.
Alla fine (e lo dico da persona lamentosa, pessimista e a volte irrazionale) le uniche possibilità, con questi presupposti, è cavarsela da soli o chiedere apertamente cosa si desidera che l'ascoltatore possa fare per noi, se vi è qualche possibilità che ciò sia realizzabile.
Direi che più o meno sono d'accordo. Fatta eccezione per il presupposto che un ascoltatore "debba continuare ad ascoltare lamentele", nessuno lo obbliga. E' una scelta, e coerentemente uno si accolla anche le conseguenze. Se vuoi assistere in qualche modo una persona che sta male, devi sapere che potrebbe non essere piacevole. Lo scazzo, a qualsiasi livello, lo trovo un po' fuori posto. (Sempre che di semplice scazzo si tratti...)
Inoltre, riguardo al cavarsela da soli, come già è stato fatto notare sopra, potendo uno ci si mette, quindi è proprio perché evidentemente non è fattibile che si finisce per lamentarsi. E anche riguardo a chiedere, vale la stessa logica: potendo farlo, perché no? Forse come hai detto tu perché c'è molto semplicemente un bisogno di non tenersi tutto dentro? (Non so, chiedo.) Quindi però il lamentarsi sarebbe di per sé utile (a tirar fuori, alleggerirsi). Ma allora perché lo "smetti di piangerti addosso"? Stanti questi presupposti, questo atteggiamento indurrebbe una chiusura, quindi sarebbe tutt'altro che utile. (Almeno finché non si definisce cosa si intende per utile, compreso forse per chi.)

Preciso però che io ho fatto domande molto specifiche. E l'ho fatto e lo sto facendo apposta. Se non si hanno delle risposte, e valide, semplicemente non trovo coerenza col discorso applicato. Una soluzione ad un problema deve essere applicabile. Se non lo è, non è una soluzione. Quindi a che serve? In questo discorso dov'è l'utilità? Come si applica? Come si può intervenire così in cosa altrui se non si è nemmeno in grado di fare un minimo di analisi del problema?

Figurati che devo ancora capire perfino la definizione del termine.
Una persona generalmente piange. O più in generale si lamenta. E se lo fa di solito si suppone abbia un motivo. Perché dovrebbe farlo senza motivo? Tipo se mi casca il martello sul ditone del piede, mi senti fino a casa tua, altro che lamentele. E' normale, si chiama dolore. Che sia emotivo o fisico è un meccanismo di difesa del nostro essere. Vuol dire che qualcosa ci sta arrecando un danno, e la sofferenza ci serve come tutela dai pericoli: ci induce a risolverne o rifuggirne la causa. Il lamentarsi non è altro che la manifestazione di questo dolore. Casomai sarebbe preoccupante se non ci fosse un'esternazione del genere.
Ma cos'è "piangersi addosso"? Addosso come? Uno che agonizza in ospedale si "piange addosso"? Perché a uno gli dici che si piange addosso e a un altro no?
Vecchio 17-03-2016, 02:10   #11
Esperto
L'avatar di Antonius Block
 

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Originariamente inviata da pokorny Visualizza il messaggio
Tu puoi farlo, sei un belloccio...
?

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Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Fammi capire: in base a cosa decidi che una persona non ha fatto addirittura nessuna delle possibili azioni che potrebbero aiutarla a risolvere il suo problema, soprattutto a fronte di un tuo condizionale ("potrebbero") che implica che non solo la soluzione, ma nemmeno il miglioramento, siano certi applicando tali azioni?
In genere le persone alle quali lo dico hanno scritto precedentemente di non aver fatto l'azione X.
Ho scritto miglioramento/soluzione nel senso che una situazione migliora o peggiora, un problema si risolve o no. In ogni caso non c'é niente di sicuro al 100% ma è mia opinione che ogni possibilità di miglioramento è sempre meglio che la stasi.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
E cosa intendi per azioni? Quali sono? Come le identifichi e come decidi se sono possibili oppure no, trattandosi di problema altrui?
Tutto ciò che non è fisicamente e materialmente impossibile si può fare fino a prova contraria.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Inoltre, rileggi la seconda domanda, verteva sulla spiegazione del fenomeno: perché succede? Non mi hai risposto. Perché una persona si lagna senza far niente di ciò che dovrebbe servirle per risolvere il suo problema, mentre un'altra si?
Pardon, avevo capito male la domanda.
C'è chi più o meno inconsciamente prova piacere nel lagnarsi senza far nulla e c'è invece chi pur davanti a mille difficoltà si rimbocca le maniche e prova ad affrontarle.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Inoltre, cosa intendi esattamente per "utile"? Se ammetti una possibilità di fallimento nell'applicazione delle "possibili" (quindi oltretutto nemmeno certe) azioni, dov'è l'utilità? E perché un commento consolatorio non sarebbe o sarebbe meno utile? In base a cosa? Definisci utile.
Se c'è anche solo una possibilità di riuscita è comunque un passo avanti rispetto a prima quindi per me è utile.
Un commento consolatorio può essere di supporto ma in relazione al problema in genere non è di nessuna utilità.

Quote:
Originariamente inviata da lauretum Visualizza il messaggio
1
in pratica neghi una buona parte delle problematiche che hanno portato le persone su questo forum.
Se uno ha dentro di sé gli strumenti per migliorare o risolvere una situazione, stai tranquillo che lo fa.

2
Vedi punto 1
È un consiglio del cavolo, chi ha gli strumenti per migliorare risolvere una situazione, non aspetta il tuo consiglio, lo fa.
Chi non lo fa, non è che per magia dice 'oh non ci avevo pensato, grazie antonius Block ora mi trasformo in una persona capace di affrontare la situazione e ci provo'
Dubito fortemente delle parti in grassetto...
Vecchio 17-03-2016, 03:45   #12
y
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Quote:
Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
In genere le persone alle quali lo dico hanno scritto precedentemente di non aver fatto l'azione X.
Ho scritto miglioramento/soluzione nel senso che una situazione migliora o peggiora, un problema si risolve o no. In ogni caso non c'é niente di sicuro al 100% ma è mia opinione che ogni possibilità di miglioramento è sempre meglio che la stasi.
Ok, intanto grazie della partecipazione.
E grazie anche della chiarificazione, avevo evidentemente male interpretato il tuo discorso. Rimane il fatto che un problema potrebbe non avere soluzione. Questo implica una possibilità uguale e contraria di fallimento, che non sottovaluterei. Concordo che la possibilità di miglioramento è meglio di una stasi, ma ancora non comprendo come valuti la stasi.
Do per scontato che "in genere" sia un tuo modo per dire sempre. (Altrimenti scatterebbe la generalizzazione indebita.) In ogni caso, l'azione x non è tutte le azioni possibili. E' sufficiente per dire che quella persona non ha fatto tutto il possibile?
Mi pongo una domanda: stante il fatto che le persone qui presenti spesso hanno una visione non propriamente equilibrata di sé e delle proprie "situazioni", come calcoli la "tara" su quel che dicono, così da estrapolarne una visione corretta di ciò che realmente hanno fatto e ciò che non hanno fatto, e di quali ne siano le cause?
Se una persona ti dice che non vale niente, ne deduci che davvero non vale niente? : |

Quote:
Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
Tutto ciò che non è fisicamente e materialmente impossibile si può fare fino a prova contraria.
A parte il fatto che questa suona tanto come una tautologia, che generalmente è un'ovvietà. (Come è ridondante dire "fisicamente e materialmente", ma immagino sia un rafforzativo intenzionale.) ._.
Ma in realtà mi pare un discorso un po' semplicistico. Definisci impossibile. Per chi? Come fai a sapere se una cosa è possibile per un'altra persona? E perché dici fisicamente? Escludi l'emotivamente impossibile? Emotivamente è possibile tutto? E poi prendi in considerazione solo il risultato e non il costo? Se il costo per esempio è un attacco di panico, lo consideri possibile o impossibile? E perché?

Quote:
Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
Pardon, avevo capito male la domanda.
C'è chi più o meno inconsciamente prova piacere nel lagnarsi senza far nulla e c'è invece chi pur davanti a mille difficoltà si rimbocca le maniche e prova ad affrontarle.
Ottimo. Adesso spiegami il senso dell'ossimoro "piacere di lagnarsi". Che tipo di piacere dovrebbe provare uno a lagnarsi?
Ma poi, supponendo anche che sia così, che esista questa differenza, in particolar modo così netta, una dicotomia praticamente (da come la descrivi mi verrebbe da dire tra virtuosi e vergognosi, ma è un'interpretazione mia) perché è così? Perché c'è questa differenza di comportamento?
E tu come distingui chi è di un tipo e chi di un altro? Qual'è l'elemento "certo" che ti permette di distinguere?

Quote:
Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
Se c'è anche solo una possibilità di riuscita è comunque un passo avanti rispetto a prima quindi per me è utile.
Un commento consolatorio può essere di supporto ma in relazione al problema in genere non è di nessuna utilità.
Hmm... Ho la sensazione che tu dia per scontato il processo di messa in pratica proiettandone la tua personale visione su situazione altrui, fondamentalmente interpretata. E' come se collegassi automaticamente il tuo dire "fai" con la fattibilità, spostando l'utilità del tuo dire nel risultato che dai per scontato a conto terzi.
Non intendevo l'utilità dell'eventuale azione di terzi su tuo suggerimento. Intendevo l'utilità del tuo suggerire di "smetterla di piangersi addosso". In sé. O produce un risultato positivo, quindi è utile, altrimenti non lo è. Quante delle persone a cui l'hai detto hanno risolto i loro problemi? Perché se non ci son stati miglioramenti, allora non è servito, quindi è inutile. Se i miglioramenti non ci sono stati sempre, è parzialmente utile, parzialmente fallace. E pur tuttavia, sospetto, suscettibile di colpevolizzazione.
Se il tentativo che tu cerchi di indurre in questo modo fallisce, ti senti in grado di escludere qualsiasi ricaduta psicologica su persone inzuppate nella sensazione costante di fallimento? Perché in questo caso sarebbe pure eventualmente dannoso. : /
Mentre relativamente al commento consolatorio, se è di supporto, è una forma di utilità pure quella, perché escluderla?

Quote:
Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
Dubito fortemente delle parti in grassetto...
Perché? Che senso ha? Tu forse, potendo risolvere un problema, non lo fai? : |

(Azz!! Son le 3!... O_o
Vo' a letto. Ne riparliamo domani. Stasera m'è pure venuto il mal di gola, uff...)
Vecchio 17-03-2016, 08:02   #13
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Cominciamo con questa, poi magari proseguiamo con altre: "Smettila di piangerti addosso!"

Mi incuriosisce la cosa. Vorrei capire, soprattutto da chi si prodiga in tale suggerimento:
  1. la definizione esatta di "piangersi addosso" (per individuare il fattore discriminante, cioè come distingui chi lo fa da chi no)
  2. con precisione perché si manifesta il fenomeno (come giustificazione al metodo, cioè come si arriva al problema, e di conseguenza l'obbiettivo di questa risposta)

: |
Aggiungo anche:

3) Smettere di piangersi addosso e basta non risolve UNA MAZZA. Anzi, toglie anche la possibilità di avere una valvola di sfogo. Quindi è troppo comodo, anzi possibilmente controproducente, limitarsi a sparare la frase a effetto per fare i grandi e servono invece consigli pratici che servano davvero a risolvere il problema. Visto che il "consigliere" si sente tanto in gamba da uscirsene con queste sparate, può tranquillamente cercare di spremere un po' di più le meningi.
Vecchio 17-03-2016, 12:32   #14
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Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Figurati che devo ancora capire perfino la definizione del termine.
Una persona generalmente piange. O più in generale si lamenta. E se lo fa di solito si suppone abbia un motivo. Perché dovrebbe farlo senza motivo? Tipo se mi casca il martello sul ditone del piede, mi senti fino a casa tua, altro che lamentele. E' normale, si chiama dolore. Che sia emotivo o fisico è un meccanismo di difesa del nostro essere. Vuol dire che qualcosa ci sta arrecando un danno, e la sofferenza ci serve come tutela dai pericoli: ci induce a risolverne o rifuggirne la causa. Il lamentarsi non è altro che la manifestazione di questo dolore. Casomai sarebbe preoccupante se non ci fosse un'esternazione del genere.
Ma cos'è "piangersi addosso"? Addosso come? Uno che agonizza in ospedale si "piange addosso"? Perché a uno gli dici che si piange addosso e a un altro no?
Il concetto di 'piangersi addosso' dipenda dalla soggettività del giudizio altrui. In genere dipende dal fatto che lui ritiene, dalla sua esperienza, dalle sue conoscenze (presunte o meno) e per via del suo intuito, che non venga fatto ciò che si potrebbe fare per risolvere quel problema oppure, anche, che la situazione in sè non è così dolorosa da non potersi frenare dal lamentarsi. Considera pure il fatto che se è una persona con cui non si ha un forte legame potrebbe anche mentire in questi suoi giudizi o autoingannarsi per non farsi trascinare in un coinvolgimento emotivo che sarebbe pesante.
Se è una persona a cui si tiene, il discorso cambia, ci si aspetta di essere compresi. Purtroppo non sempre la comprensione riesce ad esserci, perchè chi si lamenta non vuole o non è in grado di spiegare fino in fondo ciò che lo tormenta, oppure ciò che vorrebbe precisamente dall'altro, spesso lui stesso non ne è a completa conoscenza, per cui anche l'altra persona si sente in una condizione di impotenza e c'è il rischo che in un momento di tensione si minimizzi e escano fuori frasi che suonano un po' troppo semplici, banali, alle orecchie di chi sta male.
Ovviamente sto parlando di persone che si frequentano e con cui si ha qualche legame, se invece parliamo di utenti che su un forum danno risposte facili per problemi che non conoscono personalmente e che non hanno un vero rapporto con le persone che se ne lamentano, per cui è più che probabile che la loro condizione interessa fino a un certo punto, è difficile che si trovi chi si dedichi a cercare di comprendere certi vissuti personali e che riesca dare un valido supporto emotivo.

Ultima modifica di alien boy; 17-03-2016 a 12:38.
Vecchio 17-03-2016, 12:56   #15
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L'avatar di Antonius Block
 

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Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Ok, intanto grazie della partecipazione.
E grazie anche della chiarificazione, avevo evidentemente male interpretato il tuo discorso. Rimane il fatto che un problema potrebbe non avere soluzione [condizionale: potrebbe anche averla]. Questo implica una possibilità uguale e contraria di fallimento, che non sottovaluterei.
Sono punti di vista.
Potrei dirti che la nave più sicura è quella che rimane al porto.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Concordo che la possibilità di miglioramento è meglio di una stasi, ma ancora non comprendo come valuti la stasi.
In genere valuto in base a ciò che scrive il soggetto in questione riguardo ciò che intende fare nell'immediato futuro.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Do per scontato che "in genere" sia un tuo modo per dire sempre. (Altrimenti scatterebbe la generalizzazione indebita.) In ogni caso, l'azione x non è tutte le azioni possibili. E' sufficiente per dire che quella persona non ha fatto tutto il possibile?
Sì.
X non è tutte le azioni ma solo una delle possibilità. Se non ha provato quella strada sicuramente non può dire di averle provate tutte.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Mi pongo una domanda: stante il fatto che le persone qui presenti spesso hanno una visione non propriamente equilibrata di sé e delle proprie "situazioni", come calcoli la "tara" su quel che dicono, così da estrapolarne una visione corretta di ciò che realmente hanno fatto e ciò che non hanno fatto, e di quali ne siano le cause?
Se una persona ti dice che non vale niente, ne deduci che davvero non vale niente? : |
Qua dentro tendo a prendere con le molle i giudizi personali dato che la scarsa/nulla autostima è abbastanza diffusa.
Riguardo i fatti posso solo attenermi a ciò che scrive la persona.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
A parte il fatto che questa suona tanto come una tautologia, che generalmente è un'ovvietà. (Come è ridondante dire "fisicamente e materialmente", ma immagino sia un rafforzativo intenzionale.) ._. [immagini bene]
Ma in realtà mi pare un discorso un po' semplicistico. Definisci impossibile. Per chi? Come fai a sapere se una cosa è possibile per un'altra persona? E perché dici fisicamente? Escludi l'emotivamente impossibile? Emotivamente è possibile tutto? E poi prendi in considerazione solo il risultato e non il costo? Se il costo per esempio è un attacco di panico, lo consideri possibile o impossibile? E perché?
Faccio un esempio di impossibile:
Tizio vuole diventare corazziere > selezionano solo uomini alti almeno 190cm > tizio è alto 175cm > tizio non diventerà mai corazziere.

Riguardo l'emotivamente impossibile... beh... se Caio, pur con psicoterapia e farmaci, continua ad avere attacchi di panico lo considero anche lui materialmente impossibilitato a fare quella determinata cosa ma in quanti qua dentro sono in quella situazione?

Aggiungo anche che quando scrivo "smettila di piangerti addosso e prova a fare X" si tratta quasi sempre di persone che non hanno quel ipo di problemi ma semplice timidezza e/o blocchi nel fare una determinata cosa per i quali il costo è accettabile in relazione al possibile beneficio.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Ottimo. Adesso spiegami il senso dell'ossimoro "piacere di lagnarsi". Che tipo di piacere dovrebbe provare uno a lagnarsi?
Non lo so ma vedo ovunque (anche dentro casa) gente che preferisce lagnarsi che pagare il costo necessario a risolvere i loro problemi.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Ma poi, supponendo anche che sia così, che esista questa differenza, in particolar modo così netta, una dicotomia praticamente (da come la descrivi mi verrebbe da dire tra virtuosi e vergognosi, ma è un'interpretazione mia) perché è così? Perché c'è questa differenza di comportamento?
E tu come distingui chi è di un tipo e chi di un altro? Qual'è l'elemento "certo" che ti permette di distinguere?
Quelli che ho scritto sono gli estremi, bianco e nero. C'è anche il grigio.
La differenza c'è perché non siamo tutti uguali.
Valuto in base al gap che c'è tra le dimensioni di lagne e costo per risolvere il problema. Ci sono sia utenti che si lamentano poco e nulla pur avendo problemi enormi che utenti che fanno tanto rumore per (quasi) nulla, così come ce ne sono tanti altri tra i due estremi.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Hmm... Ho la sensazione che tu dia per scontato il processo di messa in pratica proiettandone la tua personale visione su situazione altrui, fondamentalmente interpretata. E' come se collegassi automaticamente il tuo dire "fai" con la fattibilità, spostando l'utilità del tuo dire nel risultato che dai per scontato a conto terzi.
Non intendevo l'utilità dell'eventuale azione di terzi su tuo suggerimento. Intendevo l'utilità del tuo suggerire di "smetterla di piangersi addosso". In sé. O produce un risultato positivo, quindi è utile, altrimenti non lo è. Quante delle persone a cui l'hai detto hanno risolto i loro problemi? Perché se non ci son stati miglioramenti, allora non è servito, quindi è inutile. Se i miglioramenti non ci sono stati sempre, è parzialmente utile, parzialmente fallace. E pur tuttavia, sospetto, suscettibile di colpevolizzazione.
Se una volta messo in pratica produce un risultato positivo (o al limite la sola possibilità) il consiglio è utile.
Riguardo l'utilità del consigliare qualcosa in sè mi rifiuto di discuterne perché a quel punto tanto vale smettere di dare consigli di ogni tipo (e quini anche di chiederne).

Su quante ha funzionato fino ad ora? Una mezza dozzina. Più me stesso.

Riguardo il "parzialmente utile, parzialmente fallace" è la solita questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Se il tentativo che tu cerchi di indurre in questo modo fallisce, ti senti in grado di escludere qualsiasi ricaduta psicologica su persone inzuppate nella sensazione costante di fallimento? Perché in questo caso sarebbe pure eventualmente dannoso. : /
E quindi? Qualsiasi cosa nella nostra vita è passibile di fallimento.
Ripeto: la nave più sicura è quella che rimane al porto
Aggiungo: è anche quella che sicuramente non arriverà a destinazione

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Mentre relativamente al commento consolatorio, se è di supporto, è una forma di utilità pure quella, perché escluderla?
Può essere utile per tirare su il morale ma non direttamente come soluzione al problema trattato.

Un esempio da antologia:
Un nuovo utente apre l'ennesima discussione sul fatto che non trova una partner, che non ha amici e che quindi non conosce mai nuove ragazze. Arriva il/la guru-all'inverso della situazione e gli dice "tranquillo, arriverà il tuo momento, anche tu incontrerai la persona giusta". Ok, il nuovo utente legge il messaggio e si tira un po' su il morale ma in che modo la consolazione lo sta aiutando a risolvere il suo problema? Nessuno.

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Perché? Che senso ha? Tu forse, potendo risolvere un problema, non lo fai? : |
Se non comporta NESSUN costo è ovvio che lo si fa. Il problema è che raramente le cose sono aggratis.
Esempio banale: perché una persona grassa che soffre molto per questa cosa [precisazione necessaria] rimane una vita intera a soffrire quando basterebbero 6-12-18 mesi di impegno per risolvere definitivamente il problema?

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Aggiungo anche:

3) Smettere di piangersi addosso e basta non risolve UNA MAZZA. Anzi, toglie anche la possibilità di avere una valvola di sfogo. Quindi è troppo comodo, anzi possibilmente controproducente, limitarsi a sparare la frase a effetto per fare i grandi e servono invece consigli pratici che servano davvero a risolvere il problema. Visto che il "consigliere" si sente tanto in gamba da uscirsene con queste sparate, può tranquillamente cercare di spremere un po' di più le meningi.
Concordo. Fino ad ora ho sempre sottointeso che lo "smettere di piangersi addosso" fosse una premessa al fare qualcos'altro.
Vecchio 17-03-2016, 16:33   #16
Esperto
L'avatar di Da'at
 

Quote:
Originariamente inviata da y Visualizza il messaggio
Cominciamo con questa, poi magari proseguiamo con altre: "Smettila di piangerti addosso!"

Mi incuriosisce la cosa. Vorrei capire, soprattutto da chi si prodiga in tale suggerimento:
  1. la definizione esatta di "piangersi addosso" (per individuare il fattore discriminante, cioè come distingui chi lo fa da chi no)
  2. con precisione perché si manifesta il fenomeno (come giustificazione al metodo, cioè come si arriva al problema, e di conseguenza l'obbiettivo di questa risposta)

: |
Quando ci si concentra sulle colpe (che sono sempre altrui) e non ci si concentra sulle responsabilità (che sono nostre per definizione).

Ad esempio, se una persona si lamenta di non aver mai ricevuto aiuto, nonostante in diverse persone si siano offerte di farlo, questo è un piangersi addosso.

Il pianto è caratteristica dell'infante. Il bambino, specie se non ancora in possesso della parola, è dipendente dalle attenzioni e dalle cure dell'adulto. E' quest'ultimo che è deputato al suo benessere.
Ci si aspetta invece che l'adulto (sano) sappia prendersi cura di sé stesso.

Poi, questo non sempre è possibile, per svariate ragioni. Ma in linea di massima quando non lo è è perché si è dinnanzi a un caso di adulto non sano.

La nostra è una società, un collettivo di persone legate da regole per la reciproca convivenza e il mutuo supporto. Esistono delle tutele, più o meno garantite, nei confronti di chi si trova in uno stato temporaneo o definitivo di incapacità di badare a sé stesso.
E' sicuramente una società perfettibile, e che non offre le stesse risorse a tutti, o ne offre in proporzione al reale bisogno.
Poi ci sono diverse organizzazioni sociali che si prendono o si dovrebbero prendere anch'esse cura dei loro membri. Il caso più facile da descrivere è la famiglia.
Chi non ne possiede una, o non ne possiede una che si interessi con efficacia ed efficienza al benessere dei suoi membri, è certamente svantaggiato.

Noi, come specie, abbiamo in migliaia e migliaia di anni costruito questo nell'intento di avvicinare il mondo a un nostro ideale utopico di giustizia, dove i princìpi di uguaglianza e di libertà fossero garantiti (quanto più possibile).
Ci dimentichiamo però facilmente che è tutto frutto di una nostra astrazione.


E che non c'è nulla da dare per scontato.


Di recente ho avuto un brutto episodio depressivo, molto intenso.

Ho avvisato il mio collega che non sarei venuto al lavoro, usando un giorno di ferie. Ho potuto farlo, senza perdere né lavoro né stipendio. Ho goduto di un privilegio, che mi ha permesso di non scontare pena per un episodio (qualche particolare e inspiegabile alterazione ormonale, suppongo) di depressione per il quale io non ho alcuna colpa.

Ma il fatto che io non abbia alcuna colpa non significa che ne abbiano altri. E non ne avrebbero neanche se io non avessi goduto di questo genere di privilegio.
Avrei potuto prendermela col mio capo che non mi capiva, se mi avesse licenziato? Certo. Ma non era tenuto a capirmi. Non era neanche colpa sua se non poteva far affidamento su di me per mandare avanti il business con una persona in meno.
Avrei potuto prendermela con i miei genitori, che in qualche modo con la loro educazione mi hanno portato ad essere predisposto a questi stati di alterazione emotiva molto negativi.
Avrei potuto prendermela con un'ipotetico Dio, per avermi dato un corredo genetico così difettato.

Questo però sarebbe "piangersi addosso". Prendersela con gli altri. Anche se hanno le loro colpe. Anche se non le hanno.

Invece, accetto che è mia responsabilità fare il possibile per essere in grado di badare a me stesso. E' mia responsabilità perché, nonostante tutte le avversità di questo mondo, è nel mio principale (se non addirittura esclusivo) interesse far sì che io stia bene.

Togliersi le colpe di dosso per addossarle agli altri è un modo molto infantile di proteggere l'ego. Funziona.
"Sono triste perché la mamma non mi compra il giocattolo, quella cattiva".
"Sono triste perché la ragazza di facebook mi ha bloccato, quella cattiva".
"Sono triste perché nessuno al lavoro vuole uscire con me, quei cattivi".

Sì, saranno pure cattivi (ci sono casi in cui effettivamente ci sono persone cattive). Ma l'unico modo efficace ed efficiente a lungo termine per proteggere l'ego è togliersi la colpa tramutandola in responsabilità.
Quindi, non è colpa mia se la ragazza mi ha bloccato su facebook, ma è mia responsabilità non farmi bloccare, se mi interessa conoscerla. Devo trovare il modo di non farmi bloccare.
Non è colpa mia se nessuno a lavoro vuole uscire con me, ma è mia responsabilità capire come mai, e se mi interessa veramente lavorare affinché cambino idea.
Non è colpa mia se la mamma non mi compra il giocattolo, ma se non facevo i capricci e dimostravo alla mamma di meritarmelo, forse me l'avrebbe comprato, se non costava troppo e se non ne avevo ricevuto già un altro di recente. E' mia responsabilità.


Smettere di piangersi addosso significa smettere di voler difendere il proprio ego identificandosi nel ruolo di vittima, e negando ogni responsabilità dei risultati che otteniamo. Perché anche se si fa fatica a crederlo, abbiamo un impatto nel mondo, e ogni azione che facciamo può condurre ad alcuni o ad altri risultati.
Vecchio 17-03-2016, 17:01   #17
Esperto
 

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Originariamente inviata da Marco.Russo Visualizza il messaggio
Ad esempio, se una persona si lamenta di non aver mai ricevuto aiuto, nonostante in diverse persone si siano offerte di farlo, questo è un piangersi addosso.
Questo è mentire, più che altro.

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Originariamente inviata da Marco.Russo Visualizza il messaggio
Il pianto è caratteristica dell'infante.
Sul serio? Sei sicuro?

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Originariamente inviata da Marco.Russo Visualizza il messaggio
Noi, come specie, abbiamo in migliaia e migliaia di anni costruito questo nell'intento di avvicinare il mondo a un nostro ideale utopico di giustizia, dove i princìpi di uguaglianza e di libertà fossero garantiti (quanto più possibile).
Ci dimentichiamo però facilmente che è tutto frutto di una nostra astrazione.

E che non c'è nulla da dare per scontato.

Di recente ho avuto un brutto episodio depressivo, molto intenso.

Ho avvisato il mio collega che non sarei venuto al lavoro, usando un giorno di ferie. Ho potuto farlo, senza perdere né lavoro né stipendio. Ho goduto di un privilegio, che mi ha permesso di non scontare pena per un episodio (qualche particolare e inspiegabile alterazione ormonale, suppongo) di depressione per il quale io non ho alcuna colpa.
A me non sembra AFFATTO un privilegio.
E trovo triste che si possa considerarlo tale.
Ci mancherebbe altro che non ci si possa prendere una giornata dal lavoro quando si sta male.

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Originariamente inviata da Marco.Russo Visualizza il messaggio
Avrei potuto prendermela col mio capo che non mi capiva, se mi avesse licenziato? Certo. Ma non era tenuto a capirmi. Non era neanche colpa sua se non poteva far affidamento su di me per mandare avanti il business con una persona in meno.
Ci sarebbero forse stati gli estremi per una causa, altroché.
Ma non è che con la scusa di "non piangersi addosso" l'obiettivo è quello di uccidere lo spirito critico delle persone per ottenere tanti bravi soldatini che non si lamentano?

Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo Visualizza il messaggio
Smettere di piangersi addosso significa smettere di voler difendere il proprio ego identificandosi nel ruolo di vittima, e negando ogni responsabilità dei risultati che otteniamo. Perché anche se si fa fatica a crederlo, abbiamo un impatto nel mondo, e ogni azione che facciamo può condurre ad alcuni o ad altri risultati.
A leggerti sembra che non si possa mai essere vittime di alcunché.
Vecchio 17-03-2016, 17:21   #18
Esperto
L'avatar di Da'at
 

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio

A leggerti sembra che non si possa mai essere vittime di alcunché.
E' possibile, eccome. Il punto è che reiterare il processo di vittimizzazione oltre l'episodio specifico in cui siamo stati vittime ci rende vittime una seconda volta, la seconda da parte di noi stessi.

Ti fanno un torto? Incazzati, impreca. Fai valere le tue ragioni se ne hai le possibilità.
Ma alla fine la responsabilità di rialzarti è solo tua.
Vecchio 17-03-2016, 19:49   #19
y
Banned
 

@Antonius Block

Hmm... direi che non mi hai mica convinto.

L'esempio della nave è significativo del tuo punto di vista: l'ipotesi è che la nave semplicemente sia ferma, non prende in considerazione alcun possibile motivo oltre quello, se non un (a mio giudizio) insensato e incomprensibile desiderio di non pagarne il costo per trarne i conseguenti benefici. La fai troppo semplice. Ti stai basando sulla tua esperienza personale per trarne delle conseguenze per altri, ammettendo però che non siamo tutti uguali. Mi parli di un piacere a lagnarsi, ma non sai spiegarmelo.
Dici di attenerti a quanto scrive una persona per trarre valutazioni, come se questo bastasse ad averne un quadro generale, ad avere sufficienti informazioni, quando in realtà sempre di punti di vista (come dici anche tu) trattasi, quindi per esempio al netto di altre persone coinvolte di cui manca totalmente l'opinione, come anche di una esposizione fallata da una eventuale visione non propriamente corretta delle cose.
Il fatto stesso di esprimere valutazioni in un contesto in cui si elabora un problema correlato con la difficoltà di gestirle continua a sembrarmi uno sbilanciamento pericoloso. Parli di costo che altri non vorrebbero pagare per ottenere il conseguente beneficio, ma a te accusare di lagnarsi a gratis non costa nulla. La tua è una posizione comoda, costruita decidendo arbitrariamente l'accettabilità dei rischi altrui così da sistemare la responsabilità della tua presa di posizione.
Isoli degli estremi netti su impressione personale (uno si lagna, l'altro si da da fare; questo è impossibile, questo no), estremi che ti servono a esprimere giudizi, ma poi mi parli di sfumature di grigio, liquidando le scomode eventualità di mezzo come dei casi, o con un "quasi sempre".
Concordo che qualsiasi cosa è passibile di fallimento, ma il problema è che qui la sensazione del fallimento può essere parte integrante del problema: non si possono ignorarne o minimizzarne le possibili conseguenze "normalizzandole".
Forse non è chiaro che non contesto il dare consigli in sé (sempre che uno te li abbia espressamente richiesti, naturalmente), ma il fatto che il suggerire di "smettere di piangersi addosso" (ma è solo un esempio, vale anche per altre banalità che qui non ho menzionato) può suonare a te come un suggerimento utile, ma può essere percepito da chi lo riceve come una pura e semplice accusa che rischia di creare una pericolosa conferma di uno stato d'animo già più o meno patologicamente inclinato in quella direzione, conseguenze peggiorative che ovviamente non pagherai tu.
Inoltre ammetti essere la tua una valutazione soggettiva, e infatti non riesci a darmi una definizione univoca utile a discriminare chi "si lagna" da chi no, ma difendendo il metodo lo convalidi anche per altri, i quali appunto non necessariamente usano il tuo metro di valutazione. Ammettendo che tu sia in grado di valutare correttamente, questo purtroppo non è dato per chiunque si approcci con tale metodo, con esiti tutti da verificare.

Ricordo di aver letto sia in un sito, sia in un testo divulgativo, entrambi sulla depressione, entrambi scritti da medici psichiatri, una lista di frasi da evitare nell'approccio al problema, tra cui esattamente la classica "smettila di piangerti addosso" (o variante equivalente), perché appunto percepite come corrette da chi le pone, ma paradossalmente recepite con esito peggiorativo da chi le riceve. Diventa una conferma di commettere sbagli data a chi ha esattamente il problema di essersi incastrato in questa visione delle cose. "Sbaglio tutto quel che faccio" -> "no, stai sbagliando" -> "appunto". Questi possibili imprevisti meccanismi mi spaventano. Soprattutto perché possono mettersi in moto anche indirettamente.
Ciò che conta non è la correttezza formale a monte, ma un esito che non ammette errori a valle. Mi chiedo, possiamo davvero sbilanciarci così su cosa altrui? Possiamo premettere la (presunta) giustezza del nostro punto di vista alle conseguenze non verificate se non su noi stessi, di una sua applicazione?

In effetti non sembri aver minimamente considerato il perché io mi sia posto una tale questione. Dopo tanti anni di un simile ingiustificato, discutibile, del tutto arbitrario e balzano approccio subito dall'esterno, gratuiti giudizi su un mio presupposto farmi del male indugiando (cosa da cui trarrei un non meglio specificato piacere), a cui mai ha fatto seguito un solo reale utile consiglio, la cosa ha talmente saturato la mia capacità di resistenza da risultarmi destabilizzante anche quando non direttamente riferita a me. Per capirci, qui dentro sto male anche solo a leggerlo pur se non mi riguarda, a seconda dei casi devo spegnere e magari sdraiarmi, rischiando di non dormirci la notte. E m'è parso di capire che altre persone qui non si sentano libere di esprimersi, e si limitino a leggere senza confrontarsi, proprio per la paura di incorrere in tali dubbie e imposte interpretazioni del concetto di aiuto.

In ogni caso, più o meno quel che volevo capire l'ho capito. Certo non ho la pazienza di Winston o di qualcun altro di insistere per 30 pagine di multiquote-reply, cosa in cui per quanto mi riguarda non vedo alcuna utilità stanti questi presupposti. La tua fondamentale sicurezza vale tutta la una risposta, basta quella.
Diciamo che la pensiamo in modo differente. Non escludo a priori l'utilità del fare pressione, ma non ne escluso nemmeno i rischi: ho bisogno di avere conferma che siano pressioni misurate e giustificate, dall'esito dimostrabile, costruite su logica condivisibile, non soggettiva. Nel dubbio sono per un approccio più morbido, misurato, paritario, umile e rispettoso.

Naturalmente, sia chiaro non ce l'ho con te, ho risposto a te perché hai preso una posizione a riguardo, né intendo mettere in dubbio il tuo modo di porti: se tu sei stato d'aiuto a te stesso o ad altri, mi fa piacere saperlo. Mi limito solo a dubitare dell'approccio in sé, in generale, come metodo, basandomi fondamentalmente sulla mia percezione della cosa (leggasi star peggio), per carità chiaramente soggettiva (come per la tua posizione del resto). Purtroppo fare un danno ci vuole un momento, mentre a metterlo apposto ci vuole un tempo indefinito. E i danni pagati da terzi non sono mai accettabili.

(Grazie delle risposte anche agli altri, a cui adesso non ho tempo e animo di rispondere.)

Ultima modifica di y; 17-03-2016 a 20:57.
Ringraziamenti da
Antonius Block (17-03-2016)
Vecchio 17-03-2016, 19:54   #20
Esperto
L'avatar di berserk
 

Avresti dovuto scegliere come titolo:Critica del pregiudizio

Appena ho la testa(non questa ceh mi ritrovo) leggerò con piacere questo topic
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