Quote:
Originariamente inviata da Nick
http://www.vice.com/it/read/a-colpi-...iano-qualunque
ah no, è solo un modo "originale" per dire che bisogna buttarsi nelle cose anche quando non si è pronti.
Vabbè ma lo sapevamo già direte voi, e lo dico anch'io e non è nemmanco sempre vero. Tuttavia per gente come noi lo è quasi sempre.
E' il "quasi" che frega.
I "quasi" sono importanti, sono sottovalutati.
La saggezza è nei "quasi", decifrare la misura di un "quasi" è quasi impossibile e dura un momento, ma è un momento illuminante.
Io per esempio sono quasi sicuro di essere scemo.
I "però" invece no, i però mi stanno sul cazzo. Dubiterei dei "però".
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E' molto interessante, dal mio punto di vista.
Una specie di manifesto anti-evitanza.
Per esempio è da almeno due settimane che mi frulla in testa l'idea di cucinare, la scorsa settimana ho visto al menù di un bar la pasta alla crema di noci, e siccome a breve spero andrò via di casa, volevo vedere come me la sarei cavato da solo.
Non mi sentivo pronto, come l'articolista.
A differenza sua però io ho un piccolo demonietto che mi trascino dietro. E' una creatura piccola, infantile, orrenda e dispettosa. Mi si attacca sulle gambe quando cerco di fare qualcosa di non consuetudinario, e le rallenta, le appesantisce. Così qualsiasi di queste attività che vorrebbero liberarmi dal limbo in cui mi trovo le devo svolgere come se andassi in giro col freno a mano tirato. Con un senso di spossatezza che parte dalle articolazioni delle ginocchia e si trasmette poi su tutto il corpo. Costringendomi a stiracchiarmi in continuazione (infatti ho tutte le ossa che mi scrocchiano), o a prendere ampie boccate d'aria, che sembra essersi fatta piombo da quanto risulta difficile respirare.
Così è la mia vita dacché ho memoria, e finora la mia opzione di scelta si è limitata ad essere se assecondare o ignorare questo piccolo sgorbio malefico. Oggi l'ho ignorato. Sono andato al supermercato, ho comprato le noci, i pinoli, la maggiorana e le tagliatelle, mentre dentro di me contenevo a stento questo desiderio ossessivo di scrocchiarmi le ossa.
Sono tornato a casa e ho provato a seguire la ricetta, cercando di utilizzare più il buonsenso che la precisione (la mia prima volta in un esperimento culinario, rispettando le dosi degli ingredienti alla lettera, era venuta una schifezza immangiabile).
Quando il piatto è stato servito, i miei mi hanno fatto i complimenti; più per l'impegno che per il risultato, che è stato discutibile.
Ma almeno mangiabile. Se la mia prima volta fu un 4, oggi almeno il sei politico l'ho raggiunto. E ho capito dove ho sbagliato (troppo aglio, troppo poco latte e olio).
Quindi la terza volta che proverò a cucinare qualcosa, almeno l'8 conto di raggiungerlo.
Ma è proprio qui il nocciolo della questione. Come si fa ad ampliare la propria comfort zone se non ci si butta un tantino fuori? Come si fa a diventare persone più "ampie", in termini di bagagli di esperienze?
Purtroppo per chi come me ha "il freno a mano tirato" fare questo è uno sforzo doppio o triplo rispetto a una persona normale. Però se non si fa questo sforzo si rimane indietro!
Intanto spero che un giorno riuscirò a liberarmi di questo opprimente desiderio di non far niente, che mi guasta le giornate. Però per lo meno rispetto a una persona normale non ho poi evitato così tanto, nonostante il desiderio, e nonostante lo sforzo combattuto per ignorarlo.