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16-05-2011, 12:23
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#1
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Tratto da " La bellezza e l'Inferno " di Roberto Saviano
lui ce l'ha fatta, e questo dovrebbe far pensare
Ossa di cristallo
Suo nonno era di Napoli, il padre di suo padre Antoine, chiamato Tony. Da piccolo lo guardava suonare, si agitava e si affannava e tutti intorno credevano stesse soltanto giocando. Non gli avevano dato il nome del nonno ma aveva ereditato il suo talento per la musica. E Tony fu il primo ad accorgersene. Suo padre era “un uomo molto timido, molto riservato, molto italiano. In casa non bisognava parlare troppo di cose personali, né di soldi”. Così Michel Petrucciani se lo ricorda. Chitarrista il nonno, chitarrista il padre.
La famiglia Petrucciani deve mantenere tre figli con quelle chitarre e il lavoro di sarta della madre. A volte si cena con caffelatte ma a casa non manca nulla. Telefono, auto, bei mobili. E un giorno arriva persino una televisione. Non una di quelle piccole che ci si acceca a guardarla. Ma una enorme. Michel si piazza lì davanti tutto il giorno. La televisione lo strega, e lo cambierà per sempre.
Una sera, aveva appena quattro anni, il padre lascia la tv accesa e trasmettono un concerto di Duke Ellington. Dentro quel bambino succede qualcosa che potrebbe essere descritto come una specie di incantesimo. Vuole un pianoforte. Il padre non può comprarglielo. La famiglia vive intorno a Michel con grande apprensione. È nato con una malattia dal nome impronunciabile: “osteogenesi imperfetta”. Difficilmente qualcuno, sentendo quel termine, riesce a immaginarsi di che tipo di malattia si tratti. Ma il suo nome popolare è al contrario terribilmente chiaro: “ossa di cristallo”.
Le ossa fragili come cristalli si spanano nelle giunture, si rompono, si scheggiano. Continuamente, per ogni motivo. Le cartilagini si sfibrano. La prima volta che le ossa di Michel si infransero era il 28 dicembre del 1962, a Orange, una bella cittadina del sud francese. Era il giorno della sua nascita. È nato rotto, Michel, e da quel giorno non ha mai smesso di cercare il modo per ricomporre i frammenti delle sue ossa.
Il pianoforte che il padre alla fine gli regala produce un suono falsato, niente a che vedere con quello del concerto di Ellington. E il piccolo Michel lo distrugge come un giocattolo che non funziona. Così suo padre va a recuperare un pianoforte vero alla base militare americana, dove spesso ne dismettono di usati. Michel, che viene educato in casa e fa impazzire gli insegnanti con la sua impertinenza, comincia a ricevere lezioni di pianoforte. Studia pianoforte classico per dieci anni, consegue un diploma di conservatorio. Il jazz gli è permesso solo come sport. Una stranezza, ma con uno scopo molto reale, pratico. Serve un esercizio per tonificargli i muscoli che
Michel Petrucciani non è solo affetto da una malattia rara che gli causa perenne sofferenza, un’infanzia dentro e fuori dagli ospedali, ma è anche destinato a restare un nano. Da adulto non supera il metro, pesa fra i venticinque e i quarantacinque chili dell’ultimo periodo, quando la pancia diventa più prominente del mento. Mesi a letto, il corpo circondato da gessi, la spina dorsale bloccata da busti, fermo il collo. Passa il tempo infinito della degenza a guardare le uniche cose che nel suo corpo non si infrangono, le mani. Le sue mani non sono nemmeno piccole. Le sue mani sono il suo destino. L’unica parte di sé che può permettergli di costruire un mondo e non subire quello in cui è capitato. Nel modo in cui ci è capitato. Con le sue mani può cambiare le regole. Può trasformare. Il pianoforte è il suo territorio, le mani le sue armi. Quando è seduto allo sgabello del piano le gambe non toccano terra, non riesce a raggiungere i pedali. Il padre gli fabbrica un marchingegno in legno, un parallelogramma articolato, con cui riesce ad arrivarci.
Appena compiuti diciotto anni, Michel scappa. Da Parigi, dove ha cominciato a dare i primi concerti e ottenere i primi successi, prende un aereo per gli Stati Uniti senza sapere un parola di inglese e senza nemmeno avere i soldi per il viaggio. Tony, messo davanti al fatto compiuto, provvede poi a coprire l’assegno a vuoto staccato dal figlio partito alla conquista della terra dove il jazz è nato. E dove Michel, il più geniale jazzista non americano, sarà accolto come uno cui spetta di diritto un posto in mezzo ai grandi.
Arriva nel Big Sur, il Grande Sud, il tratto selvaggio della costa californiana dove hanno vissuto Kerouac e Henry Miller. Qui Orson Welles ha fatto costruire una villa enorme per viverci insieme alla moglie Rita Hayworth. Michel si piazza in casa di un amico spiantato e viene adottato dalla locale comunità di hippie e artisti.
Trova un modo per campare ricevendo vitto e alloggio in una clinica dove gente straricca va a curarsi, perché in cambio suona per qualche oretta al giorno. Trova anche una donna, Erlinda Montaño, di cui è tanto innamorato da proporle il matrimonio. Ma lei alla fine accetta di sposarlo solo per consentirgli di avere la green card. Più o meno come nel film omonimo, commenterà anni dopo Petruche: solo che Gérard Depardieu non è un nano di appena diciannove anni e Andie McDowell non è un’indiana di tribù Navajo. La vita supera la fantasia e nel caso di Michel Petrucciani lo fa in grande stile.
Un giorno lo portano a incontrare Charles Lloyd, uno dei più grandi sassofonisti di tutti i tempi. Tormentato e insicuro, aveva conosciuto giorni di gloria con un quartetto formato insieme a Keith Jarrett. Poi quasi d’improvviso aveva deciso di abbandonare lo strumento, disgustato da tutto il mondo di discografici e musicisti, e si era ritirato a meditare in mezzo ai boschi lavorando come agente immobiliare. La celebrità del suo compagno pianista aveva giocato un ruolo in quella rinuncia, così quando il suo strano ospite gli dice che sarebbe capace di suonare il piano, Lloyd vuole sentirlo. Gli mostra quello che c’è in casa sua. Erlinda, che nei concerti solleva sul palco il marito che pesa come un bambino di tre anni, mette via le stampelle e lo aiuta a sistemarsi. Così Michel inizia a suonare. Charles Lloyd resta sconvolto. Pochi giorni dopo ha già organizzato un concerto a Santa Barbara, dove si esibiscono
insieme per la prima volta. Il sassofonista, più vecchio di una trentina d’anni, presenta il suo nuovo compagno portandolo in giro in braccio e descrivendolo come “il ragazzo prodigio dalla Francia” che lo ha spinto a tornare sul palco. Uno strano miracolo, che sembrerebbe fin troppo californiano se Michel con il suo umorismo virulento e la sua vitalità mediterranea non fosse l’esatto contrario. Petrucciani resuscita il talento di Charles Lloyd e quest’ultimo invece lo fa venire al mondo.
Quando nel 1982 i due si esibiscono insieme al Festival di Montreux, la carriera di Petrucciani è appena cominciata. Da quel momento in poi sarà un giro trionfale per il mondo, con Petruche che diventa sempre più bravo tecnicamente, e sempre più libera e ricca la sua musica, che improvvisa o compone non solo a partire da temi dei più grandi maestri del jazz - da Bill Evans a Miles Davis - ma pure su canzoni popolari come Besame mucho.
Raggiunge tutto. Suona con le leggende del jazz, con Dizzie Gillespie e Wayne Shorter, con Stan Getz e Sarah Vaughan, con Stéphane Grappelli e tanti altri. Dà concerti alla Carnegie Hall di New York e si esibisce davanti a Giovanni Paolo II. Incide una trentina di dischi per le label più prestigiose e riceve a Parigi la Legion d’Onore, la più alta onorificenza del Paese dove è nato. Tutto in poco meno di vent’anni. Sembra che nulla possa fermarlo, che dentro a quel corpicino fragile come un bicchiere ci sia un’inesauribile sorgente.
Quando suona a volte sembra affogare, strozzato dalla posizione che deve mantenere alla tastiera, e allora alza la testa rapito da quello che sta suonando, come se stesse fissando uno spartito immaginario che lui solo può leggere e lui solo modificare così velocemente. E caccia fuori la lingua come per prendere aria, per concentrarsi. Buttare fori la lingua come cane assetato lo faceva anche Michael Jordan, il più grande cestista che la storia della Nba americana ricordi. La lingua di Petrucciani è più piccola ma esce fuori nel momento di massima necessità di aria, di pathos, di concentrazione.
Quella sua capacità di suonare stupiva il mondo. Gli ingenui credevano che lui fosse così noto perché era una sorta di mostriciattolo abile, che nonostante tutto era riuscito a divenire un bravo pianista. La verità è esattamente il contrario. Era un grandissimo pianista e quel corpo fragile e in miniatura rischiava di far dimenticare le note dietro la sua bizzarria. Sulla tastiera del pianoforte correva seguendo le mani. Un callo osseo gli impediva di allargare le braccia e allora zompettava sullo sgabello del piano raggiungendo le ottave alte e saltando fino a sprofondare sulle ottave basse. Vederlo suonare spesso dava l’impressione che premere i tasti per lui fosse come scalare una montagna velocemente e rincorrendo tutti i brividi delle vertigini. La sua musica era arrivata al cuore di milioni di persone, i suoi concerti erano ovunque eventi, ma a lui piaceva accettare inviti in posti non glamour. Il jazz doveva arrivare a tutti. Persino ad Aversa, ricordo, decise nel pieno della sua fama di andare a suonare. Il suo diario di vita era scritto con le note. Ovunque.
Ma il 6 gennaio 1999 Michel Petrucciani muore. Pare che a causare indirettamente la polmonite che gli costa la vita sia stata la cassa toracica collassata negli anni su se stessa, le sue piccole ossa che comprimono gli organi interni. Michel non aveva mai pensato di dover morire presto. Perché non amava solo la musica - a proposito di lei diceva che il solo vero talento consisteva nell’amarla così perdutamente da suonare dieci ore al giorno e avere l’impressione di aver suonato dieci minuti.
.. Continua sotto..
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16-05-2011, 12:24
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#2
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Qui dal: Feb 2010
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Michel Petrucciani amava la vita. Ed è riuscito a viverla con tutta la passione che un essere umano può mettere nelle sue ore. Amava ridere dei suoi difetti fisici e di quelli degli altri, amava viaggiare, girare il mondo, avere belle case, era tentato di comprarne una in ogni posto che gli piaceva, fortuna che i suoi soldi non li gestiva da solo, altrimenti avrebbe sperperato tutto in case. Adorava avere intorno tanti amici, e soprattutto amava le donne. E le donne ricambiavano. Michel ne ha avute tante, compagne, mogli, amanti. Dopo Erlinda si è sposato a New York con Gilda Buttà, una pianista classica, siciliana, bellissima. Poi Marie-Laure, e infine Isabelle, la donna che all’ultimo era al suo fianco. Sosteneva di averle amate tutte e aver sempre conservato con ciascuna una profonda amicizia, ma di non essere capace di resistere con nessuna per più di cinque anni.
Ci si chiede spesso come potesse Petrucciani, certo un enorme talento, attirare tante donne e tanto belle. Volavano i soliti pettegolezzi sulle doti sessuali di un nano. Circolavano aneddoti leggendari perché in molti non riuscivano a capire il meccanismo della bellezza. Non era la sua musica a distrarre e ammaliare le donne come in una danza dei serpenti. Tutto è nella frase di una delle sue più innamorate compagne: «Quando vedevo Michel vedevo tutto quello che lui immaginava. Tutto quello che Michel era. Ed è bellissimo». La bellezza non è solo tratto somatico, eleganza, luce, fascino. È la capacità di far vedere ciò che si è. Assomigliare a ciò che si immagina, mostrare ciò che si è veramente. Ogni volta che mi interrogo su cos’è la bellezza penso a Petrucciani.
Michel ha persino avuto due figli. Uno, Alexandre, ha ereditato la sua stessa malattia, ma in un documentario sta seduto in grembo a suo padre al pianoforte. Un padre e un figlio che hanno qualcosa in più, la musica e il talento, ma che si vogliono bene come tutti gli altri. Qualcuno ha storto il naso per la decisione di mettere al mondo figli con il rischio di trasmettere loro la propria patologia. E quando è successo qualcuno ha provato a far sentire in colpa Michel. Ma come poteva un compositore di vita pensare che un rischio fosse condizione sufficiente per non dare la vita? Non avrebbe mai perdonato a se stesso - questo sì - di non aver concesso una possibilità di vita. Esistere gli piaceva troppo, voleva condividerlo e trasmetterlo. Creare è ciò che gli ha insegnato la musica.
Perché la musica per Michel è vita, la vita stessa, non il suo più nobile surrogato, è l’infinita ricchezza del creato di cui uno scherzo di natura conosce il valore e la bellezza. Per lui le note equivalgono a colori. Su un accordo di Sol improvvisa una distesa verde che suggerisce un paesaggio provenzale inondato da una luce calda. E grazie alla musica Michel non riesce soltanto a far passare in secondo piano come è fatto - la stessa cosa che si dice sia capitata a Stevie Wonder con la cecità -, ma è in grado di ottenere dalla vita tutto quel che chiunque altro avrebbe desiderato. «La mia filosofia è spassarmela un mondo e non lasciare che qualsiasi cosa mi impedisca di fare ciò che voglio.»
Dopo aver suonato per quasi un’ora ininterrottamente durante un concerto, Michel si ferma, si gira verso il pubblico e chiede: «Ça va?». Quelli che sono venuti a sentirlo, ridono. È un modo per ringraziare e insieme sfotterli perché loro sono preoccupati per lui, si chiedono come ce la faccia a resistere, mentre Michel, pur
soffrendo fisicamente, non è mai tanto appagato come quando suona. Non è il successo, non è nemmeno solo la soddisfazione di essere riuscito sempre a migliorare. No, sono proprio le note che lo fanno sentire bene. «È come fare l’amore, come raggiungere un orgasmo: però è legale e si può fare in pubblico.»
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Ultima modifica di ajMcwill; 16-05-2011 a 12:28.
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16-05-2011, 12:31
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#3
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: USS Enterprise • NCC1701E
Messaggi: 16,727
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Il fatto che a qualcun'altro sia andata bene, anche in condizioni peggiori, non è consolante: ti fa sentire peggio
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16-05-2011, 13:20
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#4
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Banned
Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: tre metri sotto terra
Messaggi: 1,645
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Quote:
Originariamente inviata da stone
Il fatto che a qualcun'altro sia andata bene, anche in condizioni peggiori, non è consolante: ti fa sentire peggio
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invece a me questa storia da' speranza
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16-05-2011, 14:21
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#5
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Intermedio
Qui dal: Aug 2009
Messaggi: 127
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Bè è una storia che fà commuovere tanto e per me da speranza. Fà capire che l'amore è l'unica cosa che può fare miracoli in questo mondo: in questo caso era amore per la musica e, soprattutto per se stessi.
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16-05-2011, 16:55
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#6
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Banned
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 1,496
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Quote:
Originariamente inviata da stone
Il fatto che a qualcun'altro sia andata bene, anche in condizioni peggiori, non è consolante: ti fa sentire peggio
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16-05-2011, 21:15
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#7
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Banned
Qui dal: Oct 2010
Messaggi: 2,862
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Quote:
Originariamente inviata da stone
Il fatto che a qualcun'altro sia andata bene, anche in condizioni peggiori, non è consolante: ti fa sentire peggio
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Nient'altro da aggiungere.
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16-05-2011, 21:22
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#8
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,784
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ma questo è un discorso deltutto diverso...
era un uomo che nonostante la malattia (fisica non psicologica) ha reagito, ed è diventato un grande
non vedo che cosa possa centrare con i "brutti" o con persone con problemi sociali
bè c'è da dire che lui a differenza nostra è stato forte d'animo
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17-05-2011, 13:57
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#9
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Banned
Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: tre metri sotto terra
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Quote:
Originariamente inviata da deepgroove
ma questo è un discorso deltutto diverso...
era un uomo che nonostante la malattia (fisica non psicologica) ha reagito, ed è diventato un grande
non vedo che cosa possa centrare con i "brutti" o con persone con problemi sociali
bè c'è da dire che lui a differenza nostra è stato forte d'animo
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bè, l'ho postato proprio per far vedere che nonostante i suoi problemi è riuscito a farsi una vita e ad avere molte DONNE... tanto per fare il verso a chi apre i post della serie: MA PER VOI I BASSI POSSONO AVERE RELAZIONI? ... saluti
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17-05-2011, 19:31
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#10
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Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,784
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Originariamente inviata da ajMcwill
bè, l'ho postato proprio per far vedere che nonostante i suoi problemi è riuscito a farsi una vita e ad avere molte DONNE... tanto per fare il verso a chi apre i post della serie: MA PER VOI I BASSI POSSONO AVERE RELAZIONI? ... saluti
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non è alto basso (non i molti lo capiscono)
è la personalità punto
se uno si sa imporre o è estroverso o ci sa fare con le relazioni sociali, ecc... ha successo sicuro
evidentemente lui era un uomo molto intelligente, particolare, simpatico e sopratutto forte d'animo
perciò cuccava
lo dico io che sono un "nanetto" di 168 cm (mi sono misurato proprio oggi)
il mio problema è che son troppo timido e ansioso
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17-05-2011, 19:57
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#11
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Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: tre metri sotto terra
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Quote:
Originariamente inviata da deepgroove
non è alto basso (non i molti lo capiscono)
è la personalità punto
se uno si sa imporre o è estroverso o ci sa fare con le relazioni sociali, ecc... ha successo sicuro
evidentemente lui era un uomo molto intelligente, particolare, simpatico e sopratutto forte d'animo
perciò cuccava
lo dico io che sono un "nanetto" di 168 cm (mi sono misurato proprio oggi)
il mio problema è che son troppo timido e ansioso
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ci sono persone che correlano le proprie insicurezze anche su l'aspetto fisico ed altro sempre legato a ciò... se michael ce l'ha fatta che, a mio dire, stava messo peggio di noi, bè, ce la possiamo fare tutti...
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17-05-2011, 20:12
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#12
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Qui dal: Oct 2010
Messaggi: 2,862
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Quote:
Originariamente inviata da ajMcwill
ci sono persone che correlano le proprie insicurezze anche su l'aspetto fisico ed altro sempre legato a ciò... se michael ce l'ha fatta che, a mio dire, stava messo peggio di noi, bè, ce la possiamo fare tutti...
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In base a cosa dici questo ?
Ce la fa uno, ce la fanno tutti ? la realtà è ben diversa.
Poi tutti possono pensare quello che vogliono, almeno cosi si rassicurano, si consolano, alcuni, non tutti.
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17-05-2011, 20:16
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#13
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Banned
Qui dal: Oct 2010
Messaggi: 8,236
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e se io aprissi un 3d con un estroverso a caso e dicessi: "un esempio ai timidi"?
madò che linciaggio, meritato tra l'altro, buon per lui che non si senta una merda, che devo farci se Io mi ci sento? spararmi? cambiare ahhahahahaha voglio vedervi voi alzarvi la mattina guardarvi allo specchio, vedervi brutti e far finta di niente...
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17-05-2011, 21:02
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#14
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Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: tre metri sotto terra
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anche il mio è un problema di carattere, ma quello di quest'uomo mi sembra un problema maggiore rispetto al mio, eppure ce l'ha fatta... A ME QUESTO DA SPERANZA... per il resto, in bocca al lupo a tutti
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17-05-2011, 21:33
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#15
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
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Quote:
Originariamente inviata da ajMcwill
bè, l'ho postato proprio per far vedere che nonostante i suoi problemi è riuscito a farsi una vita e ad avere molte DONNE... tanto per fare il verso a chi apre i post della serie: MA PER VOI I BASSI POSSONO AVERE RELAZIONI? ... saluti
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E' ovvio che ha compensato con altro. Non capisco dove vuoi andare a parare con questo esempio; in pratica ci stai dicendo che se sei brutto o eccelli in qualcos'altro o ti attacchi al tram? Non è incoraggiante.
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17-05-2011, 21:40
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#16
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Esperto
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Quote:
Originariamente inviata da krool
E' ovvio che ha compensato con altro. Non capisco dove vuoi andare a parare con questo esempio; in pratica ci stai dicendo che se sei brutto o eccelli in qualcos'altro o ti attacchi al tram? Non è incoraggiante.
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Io sinceramente vedo in giro anche uomini bassi o brutti (imho) fidanzati. Non è necessario essere persone eccezionali.
Il caso di Petrucciani è particolare, ma non mi pare che ci siano al momento utenti che abbiano la sua malattia, per fortuna.
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17-05-2011, 21:50
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#17
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Io sinceramente vedo in giro anche uomini bassi o brutti (imho) fidanzati. Non è necessario essere persone eccezionali.
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No, ma neanche da dire "prendi esempio, lui è brutto e ce l'ha fatta". Che devo imparare, che se sono brutto devo per forza compensare in qualcos'altro altrimenti non trovo nessuna?
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17-05-2011, 21:56
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#18
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
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Quote:
Originariamente inviata da krool
No, ma neanche da dire "prendi esempio, lui è brutto e ce l'ha fatta". Che devo imparare, che se sono brutto devo per forza compensare in qualcos'altro altrimenti non trovo nessuna?
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Che la bruttezza DA SOLA non implica che non si troverà mai nessuna, solo questo.
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17-05-2011, 21:57
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#19
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Qui dal: Feb 2010
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il titolo del post è poco azzeccato, ma certo che un messaggio non lo sapete per nulla prendere in modo traslato.... in bocca al lupo
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17-05-2011, 22:27
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#20
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
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Originariamente inviata da Winston_Smith
Che la bruttezza DA SOLA non implica che non si troverà mai nessuna, solo questo.
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Questo è ovvio, ma allora perché portare un esempio del genere? E' OVVIO che uno come Petrucciani anche se brutto ha avuto delle donne.
Aveva più senso se portava come esempio un brutto NORMALE... Altrimenti così il discorso lo puoi estendere a qualunque cosa ("guarda tizio, è pieno di donne ma è timidissimo" e magari ha un talento musicale eccezionale riconosciuto da tutti).
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