Ciao a tutti,
sono Diletta. Vorrei chiedervi, se possibile, un consiglio prezioso.
Penso che nella mia situazione la cosa migliore da fare sia parlare con persone che possono capire...
Dunque, innanizutto non si tratta di me, si tratta della persona che amo
Premetto che sono in terapia da un anno, e che le cose che racconto sono state già ampiamente discusse con il moo bravo psicologo, e che l'idea di parlarne con persone che come S. soffrono di forme di timidezza patologica, nasce proprio da lui...
Mi sono rivolta a questo dottore perchè da 4 anni vivo una storia d'amore, difficile ma bellissima e piena di sentimento, con S., un ragazzo di 24 anni, come me.
Gli voglio davvero molto bene, e desidero con tutta me stessa che questo rapporto (al di là del legame che indiscutibilmente ci unisce) abbia un
futuro.
Anche lui mi vuole molto bene, ma non riesce nè a starmi troppo vicino, nè a separarsi da me.
Il mio psicologo mi ha spiegato sin dall'inizio che il suo problema è proprio questa timidezza patologica che lo fa sentire costantemente "non al sicuro" con le donne, in particolar modo con me, perchè sono la donna del suo cuore.
S. infatti è sempre stato molto timido. Sta poco con la gente, anche in gruppo ha bisogno d'isolarsi (anche se ama uscire e avere amici...ma quando poi si trova in mezzo alle persone è molto nervoso, e ha comportamenti antisociali), non vuole parlare in pubblico, soffre d'ansia, di comportamenti ossessivi, è totalmente incapace di parlare dei suoi veri sentimenti.
Io all'inizio non capivo la natura delle sue "stranezze", anzi, mi capitava di pensare che fosse un po' stronzo, che il suo "esserci e non esserci" fosse dovuto ad un interesse relativo per me, e ad un modo di fare molto distaccato dato da un'eccessiva indipendenza e sicurezza di sè. Insomma, pensavo che non avesse nessun bisogno degli altri. Perciò tentavo, più che altro, di difendermi. Di dimostrargli altrettanta sicurezza e padronanza nei rapporti umani. Proprio perchè non comprendevo i suoi atteggiamenti, e sentivo che aveva un grande potere su di me.
Immagino, in quella fase, di aver fatto molti errori.
Tuttavia, eravamo davvero attratti l'uno dall'altra. Ci siamo innamorati, e nonostante mille difficoltà e fraintendimenti, è iniziata questa bellissima storia. Bellissima per il trasporto, per le emozioni travolgenti, per...per tutto, insomma. Un grande amore.
Solo che in mezzo a tanti momenti di gioia, c'erano questi episodi di crisi, da parte sua. Momenti in cui aveva bisogno di allontanarmi, anche fisicamente, per "respirare". Il mio psicologo mi ha spiegato che lui mi percepiva come una persona molto più forte, molto molto forte, rispetto a lui, e si sentiva totalmente travolto da me. Questa cosa lo spaventava a morte, e temeva molto questa vicinanza, e la mia capacità di guardare dentro la sua anima...
Si sono susseguiti, negli ultimi due anni, periodi molto difficili, in cui lui ha tentato di lasciarmi per riprendere controllo sulle sue emozioni e sulla sua vita. Ma non ce la faceva perchè comunque mi voleva troppo bene, e perciò tornava, sempre con questi atteggiamenti ambivalenti, da una parte aggressivi, dall'altra di dipendenza, con un costante bisogno di esser rassicurato, e di sentirsi amato...
Ora, raccontare tanti episodi, raccontare nei dettagli com'è lui, come si comporta con me, sarebbe impossibile...Raccontare 4 anni di vita sarebbe impossibile. Però, ciò che mi ha detto subito lo psicologo è che la terapia la dovrebbe fare lui, perchè soffre di questa cosa, di un'insicurezza totale e di una grande fragilità. E non riesce ad uscire da questo empasse perchè d'altro canto mi ama, e sa che lo amo...
Nel passat s'è comportato spesso male, con me. Non per malizia, ma proprio per cercare di esercitare un controllo su di me, e per sembrare ai miei occhi un maschio forte. Per mascherare le sue debolezze...
Almeno questa è l'opinione sicura del dottore.
Alternava fasi di passività (io gli andavo incontro e lui me n'era grato) a fasi di espulsione (io mi avvicinavo, lui si tirava indietro).
Ad un certo punto, sette mesi fa, io non ho più retto. Nonostante mi rendessi conto che mi voleva davvero bene (aveva milioni di modi per dinmostrarmelo), e nonostante io gli volessi davvero bene, gli ho spiegato che stargli vicino era troppo difficile, e che mi serviva un momento di pausa per respirare.
Non so come sia stato lui, penso molto male. Io sono stata malissimo, ma sentivo la necessità di questo distacco.
Nel tempo in cui non ci siamo visti, nè sentiti direttamente, lui ha sempre cercato modi indiretti per sapere se ancora lo pensavo, se gli volevo ancora bene. Tantissimi modi indiretti (amici etc) per entrare in contatto con me.
A novembre ho ceduto, e ho deciso di sentirlo. Lui mi ha confidato di avere tantissima voglia di vedermi, e di pensarmi sempre. Ci siamo dati un appuntamento e non si è presentato.
Mi sono sentita persa...
Dopodichè è successo che l'ho visto per caso ad un concerto. Ma ho saputo che lui sapeva (grazie ad amici in comune) che ci sarei stata, e ha deciso di venire. Nonostante ciò, prima di venire, so che ha avuto una crisi di panico.
Ora non lo sento da un mese, ho provato a mandargli qualche mail ma non mi ha risposto.
Ho parlato con lo psicologo degli ultimi sviluppi. Lui dice che conoscendo S. ha moltissima paura del mio giudizio (tipo "lei pensa che sono un'incapace") e moltissima paura delle mie possibili ritorsioni, dopo che non ce l'ha fatta a vedermi...
Non ce la fa a vedermi, gli metto una paura paralizzante...
E niente, chiedo a voi, se possibile, un consiglio concreto. A me non importa che lui è così. Io lo amo per com'è, con tutte le sue fobie sociali, e le sue fobie di me, amo il suo desiderio meraviglioso e la sua voglia di amare sotto tutta quell'angoscia, e quell'ansia.
Amo il suo mondo interiore, il suo modo sofferto di stare dentro a quella fortezza sempre chiusa, e i suoi tentativi disperati di aprire una porticina a me.
So di aver fatto molti errori all'inzio, perchè non lo capivo, io sono molto diversa, un po' timida ma di una timidezza educata...per il resto sono solare, sicura di me, serena con gli altri...Non lo capivo! Poi sono entrata in profondità, e ora non voglio rinunciare a lui. Non voglio rinunciare alle sue bellezze, al suo amore per me e al mio per lui.
Non so però quale sia il modo giusto per rimettermi in contatto con lui. Come fare per non spaventarlo? Per fargli sapere che non gli farò del male? Per non ferire il suo orgoglio? Per non farlo vergognare?
Come fare per riavvicinarmi in modo indolore a lui?
Spero che voi abbiate una risposta...magari personale, non lo so...E' impossibile in un post raccontare tutta un rapporto, soprattutto se così lungo e importante...ma spero si sia colta almeno l'essenza del problema, e il profondo amore che mi spinge e chiedervi un aiuto.
Grazie
,
Diletta.