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Originariamente inviata da Labirinto
Allora, pare che al primo posto ci siano forum e chat tematiche, relativamente ai locali conta molto il carattere e il modo di interagire, c'è chi socializza ovunque e chi no, capisco.
C'è un punto importante su cui non mi pare si sia detto quasi nulla, così lo riprendo:
In realtà pare, da qualche post, che il parere di alcuni sia che qualcosa da condividere è necessario, altrimenti le discussioni sono banali o quel che si avvia tanto facilmente poi si spegne...
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condividere qualcosa di molto personale, un interesse, una passione, un lavoro, una sfiga, un obiettivo: aiuta molto; ma fondamentalmente trovare qualcosa da condividere è più un'abilità che una caratteristica.
E' difficile trovare qualcuno con cui veramente non condividiamo niente, dovremmo trovarci con un'aborigeno australiano del sesso opposto al nostro e dall'età lontanissima alla nostra. E comunque condivideremmo sempre il fatto di appartenere alla specie umana.
Parliamo di very estroversoni, che sono comunque una minoranza nel mondo: costoro sono persone in grado di trovare comunioni con persone all'apparenza distantissimi, come la vecchietta che aspetta alla fermata, la ragazzina molto pudìca, timida e imbarazzata, il militante del partito di estremadxsx... ecc.
La maggior parte della gente, quella cosiddetta "normale", è quella che socializza soprattutto, con persone simili a loro per età, sesso, condizione sociale.
Ma socializzare è qualcosa che anche per la gente normale è difficile. Non vedo molte persone normali attaccare bottone con tutti, quelli che lo fanno li classifico in maniera diversa, diventano per me dei modelli e dei miti.
A mio parere molte paranoie che si fanno i sociofobici sono legate all'idealizzazione di un modello sociale che è ben oltre la normalità, e credo che questo sia dovuto alla realizzazione che per uscire dalla solitudine sociale è necessario uno sforzo ben maggiore rispetto a quella che serve per mantenere una vita sociale già assestata.
E questo crea situazioni paradossali, dove il "sociofobicoquasiguarito" è costretto, per uscire dalla sua solitudine e farsi una vita sociale, a compiere degli sforzi superiori alle sue forze psichiche, sforzi che ad un normalone potrebbero già risultare difficoltosi. Sforzi che possono essere controproducenti al sociofobico quasi guarito.
E' praticamente la mia storia questa: in questi ultimi 8 anni ho fatto cose estremamente coraggiose, mosse che molte persone socialmente nella norma non avrebbero mai avuto il coraggio di fare.
E ne sono sistematicamente uscito distrutto, perché la mia capacità di interpretare il feedback ottenuto era comunque compromessa.
La fortuna di un sociofobico quasi guarito è quella di trovare un gruppo sociale che lo accetti senza che lui debba fare sforzi particolari per inserirsi, ma è qualcosa che non capita tutti i giorni...