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Vecchio 13-04-2008, 14:56   #21
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Originariamente inviata da gio1
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Originariamente inviata da serotodopamino
l' egocentrismo è il male dei sociofobici
Pure egocentrici? Mai fare di tutta l' erba un fascio, la maggior parte dei sociofobici non sono affatto egocentrici, anzi.... Il concetto di egocentrismo è intimamente legato al concetto di comprensione, e quando mai un SF si sente compreso? Concetti, opinioni, idee..per un egocentrico sono sempre comprensibili agli interlocutori a cui è rivolto, e questo non mi sembra proprio il caso, almeno per moltio degli utenti di questo forum.
Non credo affatto che tutti i fobici siano egocentrici nel profondo. Credo però che molti di essi si trovino nella condizione di non riuscire a pensare veramente agli altri, chiusi come sono nella loro gabbia di sofferenza. La minaccia perenne alla quale un fobico si sente soggetto fa si che il suo pensiero sia costantemente focalizzato sulla propria persona. Anche se a volte l'istinto ci fa avvicinare agli altri, spesso la paura ci ricaccia subito a noi stessi. Detto questo, c'è molta differenza fra essere accettati (compresi) ed essere amati. Io posso comprendere tutto, in funzione mia, ma posso anche allo stesso tempo non interessarmene o farlo solo per me. Amare qualcuno è identificare la propria felicità con quella dell'altra persona.
Vecchio 13-04-2008, 15:23   #22
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L'avatar di HurryUp
 

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Originariamente inviata da bardamu
Ho dato questa possibile interpretazione basandomi sul fatto che lui ha insistito sul non lasciarsi "condizionare" dalla gente. Il lasciarsi condizionare implica un legame diretto fra le opinioni della gente su di noi e le nostre azioni, un potere che noi diamo agli altri, una nostra sottomissione. Uahlim ha individuato la causa della sottomissione in questo modo di pensare deleterio e ha proposto di eliminarlo scartando tutto il pensiero. E' il classico caso di "gettare via il bambino assieme all'acqua sporca", sono d'accordo. Dico solo che secondo me l'ha detto senza pensarlo veramente in questi termini drastici, ma a questo punto vorrei che chiarisse meglio la sua idea....
Questa è un'accezione negativa che viene data al sistema rappresentazionale del sociofobico. Io nell'istinto di dare importanza al giudizio degli altri ci vedo una sensibilità sociale maggiore, non in senso moralistico, ma nel senso che il sociofbico percepisce in modo più diretto la nostra interdipendenza come animali sociali.
Però, non essendo intellettualmente preparato a dare un'interpretazione giusta a questa sua sensibilità, il soggetto tende a viverla male, trasformandola in un difetto.
Questo errore viene facilitato anche da chi, come serotonino, diffonde l'idea che questa sensazioni abbia radici egocentriche (in senso morale).

Anch'io comunque non penso necessariamente che il senso del messaggio di uahlim fosse così drastico, ma l'interpretazione del messaggio interno passa necessariamente attraverso il filtro dell'interpretazione degli altri, e di solito idee enunciate in quella forma vengono interpretate in quel modo che io criticavo (cioè come un pretesto per non usare l'intelligenza), e inoltre quella forma è molto persuasiva, perchè fa presa sul bisogno umano di sfogarsi e di non pensare ai problemi.

Solo che sfogarsi e non pensare ai problemi implica, sul piano sociologico, creare terreno fertile per i problemi e sterile per le soluzioni: che ti piaccia o no non si può sfuggire da questa implicazione
Vecchio 13-04-2008, 16:29   #23
Principiante
 

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Originariamente inviata da HurryUp
Questa è un'accezione negativa che viene data al sistema rappresentazionale del sociofobico. Io nell'istinto di dare importanza al giudizio degli altri ci vedo una sensibilità sociale maggiore, non in senso moralistico, ma nel senso che il sociofbico percepisce in modo più diretto la nostra interdipendenza come animali sociali.
Però, non essendo intellettualmente preparato a dare un'interpretazione giusta a questa sua sensibilità, il soggetto tende a viverla male, trasformandola in un difetto.
Questo errore viene facilitato anche da chi, come serotonino, diffonde l'idea che questa sensazioni abbia radici egocentriche (in senso morale).
Si, l'altra faccia della medaglia è la "sensibilità sociale" del sociofobico. Tale punto di vista però è sviluppato in modo abnorme e asimmetrico nella propria mente e autogiustifica sé stesso. Sarei così sensibile alla socialità senza la mia paura dell'altro? E soprattutto, lo sarei stato dall'inizio? Magari potrei riuscire a gestire il giudizio altrui in modo da non soffrirne, ma a quel punto mi interesserebbero ancora gli altri? Sei sicuro che sia possibile sempre asportare la paura del giudizio e far rimanere la sensibilità? Credo che la fobia sociale sia interconnessa pesantemente al carattere di una persona ma non si identifichi totalmente con esso. Ci sono sociofobici che sono meno interessati degli altri alla gente, indipendentemente dalla paura che ne hanno. Oserei dire che ci sono sociofobici molto socievoli e sociofobici misantropi, indipendentemente dall'intensità del disagio.
Vecchio 13-04-2008, 17:51   #24
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Originariamente inviata da bardamu3
Si, l'altra faccia della medaglia è la "sensibilità sociale" del sociofobico. Tale punto di vista però è sviluppato in modo abnorme e asimmetrico nella propria mente e autogiustifica sé stesso.
L'autogiustificazione avrà sempre un fondamento logico e etico, finchè il sistema rappresentazionale del sociofobico non diventerà socialmente accettabile, cioè finchè non ci sarà un nuovo patto sociale per cui le persone si impegnano a decodificare il linguaggio del socialfobico.

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Originariamente inviata da bardamu3
Sarei così sensibile alla socialità senza la mia paura dell'altro? E soprattutto, lo sarei stato dall'inizio? Magari potrei riuscire a gestire il giudizio altrui in modo da non soffrirne, ma a quel punto mi interesserebbero ancora gli altri? Sei sicuro che sia possibile sempre asportare la paura del giudizio e far rimanere la sensibilità? Credo che la fobia sociale sia interconnessa pesantemente al carattere di una persona ma non si identifichi totalmente con esso. Ci sono sociofobici che sono meno interessati degli altri alla gente, indipendentemente dalla paura che ne hanno. Oserei dire che ci sono sociofobici molto socievoli e sociofobici misantropi, indipendentemente dall'intensità del disagio.
La misantropia non è necessariamente segno di asocialità, può essere uno stile particolare per comunicare agli esseri umani la necessità di maturare, quindi la misantropia può essere asociale solo a un livello superficiale di interpretazione.
Poi io intendevo dire che la preoccupazione del giudizio altrui è un segnale di sensibilità sociale, non ho detto che poi questo segnale venga decodificato come segnale di coscienza sociale, il soggetto puà avvertire quel segnale (la paura) senza capire che è manifestazione di coscienza sociale, e quindi può coltivare un'etica asociale.
Anch'io sono consapevole della necessità di superare il sintomo della paura, ma non diventando individualista.
Cioè, non voglio immettere nella mia testa quella vocina che dice "ma che ti frega degli altri!", gli altri hanno un posto importante nella mia rappresentazione simbolica della realtà, non voglio metterli sullo sfondo, non è un sistema rappresentazionale costruttivo.
Vecchio 13-04-2008, 19:09   #25
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L'avatar di vetro
 

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Ma tu parli anche così...?
lui non parla come mangia.
Vecchio 13-04-2008, 20:33   #26
Esperto
L'avatar di HurryUp
 

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Originariamente inviata da Dany_e_Simba
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Originariamente inviata da HurryUp2
...finchè il sistema rappresentazionale del sociofobico non diventerà socialmente accettabile, cioè finchè non ci sarà un nuovo patto sociale per cui le persone si impegnano a decodificare il linguaggio del socialfobico.
Ma tu parli anche così...?
Beh sì, in questo caso me ne frego del giudizio degli altri, in un certo senso improprio!
Ma tu sei interessato a sensibilizzare la gente sulla fobia sociale? Sensibilizzare non in senso moralistico o romantico, ma nel senso di far sì che gli altri abbiano accesso alle informazioni su cosa sia la fobia sociale e capirlo?
Se sei interessato a questo quale credi che sia il mezzo? Farlo per strada, o nelle feste, o nelle uscite al pub, dove la gente impegna al massimo l'1% del cervello?
E' ovvio che l'unico mezzo che può essere usato è internet, in particolare i forum, e l'unico modo per farlo in modo efficace è usando un metalinguaggio tecnico che sia il meno ambiguo possibile, facendo sì che chiunque frequenti quel forum, volente o nolente, si ritrovi a sapere cos'è la fobia sociale, a dargli l'interpretazione giusta, non fondata su pregiudizi o notizie incomplete.
Altrimenti quale alternativa proporresti? Sono curioso...
Vecchio 13-04-2008, 21:57   #27
Principiante
L'avatar di SafeAsMilk
 

Ciao!!
Per certi aspetti credo tu abbia ragione HurryUp, sempre che abbia ben compreso ciò che intendi dire. Sarebbe bello poter rendere "socialmente accettabile" la visione del mondo del sociofobico... il fatto è che la stessa etichetta diagnostica che molti di noi si sono visti assegnare (come in passato quella più generica di pazzo...) è frutto di una concezione della realtà in cui ci sono i "sani" da una parte che definiscono i criteri della normalità della quale ovviamente noi finiamo col non esserne un campione rappresentativo... così per chi è "deviante" rispetto al normale (ed i test ad esempio altro non sono che strumenti costruiti da chi ha una certa IDEA di ciò che sia normale per misurare di quanto le persone si distanziano dalla media o se preferite, dalla mediocrità...) sono subito pronti dei metodi per riportarli negli argini della media.. Questo è un discorso piuttosto generico me ne rendo conto, ma penso dia l'idea del significato storico e sociale di manicomi, carceri e psicoterapie!
Poi nel particolare le cose penso siano molto più complesse... Quello che conta è ciò che ognuno di noi desidera, la fetta di vita a cui ognuno di noi, in modi molti diversi magari, aspira..

...mmmh... mi sa ke ho perso un poco il filo!!!
cmq, rispetto a quello che era il tema iniziale della discussione forse Uahlim intendeva dire non tanto che la vita è semplice, ma almeno per quanto ho letto nelle altre righe, che sarebbe meraviglioso viverla con semplicità, nell'immediato, insomma sponteamente... non credo poi che questo significhi rinunciare all'introspezione, solo ci sono momenti per riflettere e momenti per agire..
Vecchio 13-04-2008, 22:09   #28
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Originariamente inviata da SafeAsMilk
Ciao!!
Per certi aspetti credo tu abbia ragione HurryUp, sempre che abbia ben compreso ciò che intendi dire. Sarebbe bello poter rendere "socialmente accettabile" la visione del mondo del sociofobico... il fatto è che la stessa etichetta diagnostica che molti di noi si sono visti assegnare (come in passato quella più generica di pazzo...) è frutto di una concezione della realtà in cui ci sono i "sani" da una parte che definiscono i criteri della normalità della quale ovviamente noi finiamo col non esserne un campione rappresentativo... così per chi è "deviante" rispetto al normale (ed i test ad esempio altro non sono che strumenti costruiti da chi ha una certa IDEA di ciò che sia normale per misurare di quanto le persone si distanziano dalla media o se preferite, dalla mediocrità...) sono subito pronti dei metodi per riportarli negli argini della media.. Questo è un discorso piuttosto generico me ne rendo conto, ma penso dia l'idea del significato storico e sociale di manicomi, carceri e psicoterapie!
Poi nel particolare le cose penso siano molto più complesse... Quello che conta è ciò che ognuno di noi desidera, la fetta di vita a cui ognuno di noi, in modi molti diversi magari, aspira..

...mmmh... mi sa ke ho perso un poco il filo!!!
cmq, rispetto a quello che era il tema iniziale della discussione forse Uahlim intendeva dire non tanto che la vita è semplice, ma almeno per quanto ho letto nelle altre righe, che sarebbe meraviglioso viverla con semplicità, nell'immediato, insomma sponteamente... non credo poi che questo significhi rinunciare all'introspezione, solo ci sono momenti per riflettere e momenti per agire..
Io sono a favore di una categorizzazione del disturbo ansiogeno, i test possono misurare in modo fuzzy (conosci la logica fuzzy) la funzione di appartenenza a questo disturbo ansiogeno.
I test psicologici sono intellettualmente onesti se e solo se vengono chiariti esplicitamente i criteri della funzione tra domande e risultati.
Categorizzare in modo fuzzy è indispensabile per renderlo facilmente comunicabile alla gente.
Fosse per me cambierei la definizione "fobia sociale", perchè l'impulso ansioso nasce da livelli inconsci della mente, e presentarli come "fobia sociale" favorisce troppo la probabilità che i profani l'interpretino come una paura a livello razionale, cioè come paranoia.
Vecchio 14-04-2008, 14:47   #29
Esperto
 

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Originariamente inviata da HurryUp
Questa è un'accezione negativa che viene data al sistema rappresentazionale del sociofobico. Io nell'istinto di dare importanza al giudizio degli altri ci vedo una sensibilità sociale maggiore, non in senso moralistico, ma nel senso che il sociofbico percepisce in modo più diretto la nostra interdipendenza come animali sociali.
secondo me invece l'importanza del giudizio degli altri deriva da una nostra carenza di autostima per cui abbiamo bisogno di conferme, di rassicurazioni dagli altri sul nostro valore, ecco perchè io penso che il rafforzamento della propria autostima sia alla base del miglioramento dello stile di vita del sociofobico
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Originariamente inviata da HurryUp
Questo errore viene facilitato anche da chi, come serotonino, diffonde l'idea che questa sensazioni abbia radici egocentriche (in senso morale).
non dico che la fobia abbia radici egocentriche ma l'opposto, cioè che la fobia sociale induca a focalizzare l'attenzione sulla propria performance quando si è con gli altri, invece di focalizzarla sul contesto esterno, quindi l'egocentrismo in questo senso è una conseguenza della fobia che a sua volta deriva dalla paura di essere rifiutati e criticati, cioè esclusi dal branco, questo è il male dei sociofobici ovviamente secondo il mio parere che ha radici molto antiche sviluppate nell'infanzia.
Vecchio 14-04-2008, 15:08   #30
Esperto
 

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Originariamente inviata da bardamu3
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Originariamente inviata da HurryUp
Questa è un'accezione negativa che viene data al sistema rappresentazionale del sociofobico. Io nell'istinto di dare importanza al giudizio degli altri ci vedo una sensibilità sociale maggiore, non in senso moralistico, ma nel senso che il sociofbico percepisce in modo più diretto la nostra interdipendenza come animali sociali.
Però, non essendo intellettualmente preparato a dare un'interpretazione giusta a questa sua sensibilità, il soggetto tende a viverla male, trasformandola in un difetto.
Questo errore viene facilitato anche da chi, come serotonino, diffonde l'idea che questa sensazioni abbia radici egocentriche (in senso morale).
Si, l'altra faccia della medaglia è la "sensibilità sociale" del sociofobico. Tale punto di vista però è sviluppato in modo abnorme e asimmetrico nella propria mente e autogiustifica sé stesso. Sarei così sensibile alla socialità senza la mia paura dell'altro? E soprattutto, lo sarei stato dall'inizio? Magari potrei riuscire a gestire il giudizio altrui in modo da non soffrirne, ma a quel punto mi interesserebbero ancora gli altri? Sei sicuro che sia possibile sempre asportare la paura del giudizio e far rimanere la sensibilità? Credo che la fobia sociale sia interconnessa pesantemente al carattere di una persona ma non si identifichi totalmente con esso. Ci sono sociofobici che sono meno interessati degli altri alla gente, indipendentemente dalla paura che ne hanno. Oserei dire che ci sono sociofobici molto socievoli e sociofobici misantropi, indipendentemente dall'intensità del disagio.
credo che la fobia sociale dipenda dalle ovvie esperienze vissute durante l'infanzia, dagli esempi comportamentali automaticamente appresi dai genitori oltre che dai loro pensieri, e da relativi traumi subiti, e il suo sviluppo può trovare terreno fertile o meno a seconda del modo di reagire della persona e quindi del suo carattere, della sua sensibilità e intelligenza, in questo senso credo che essa sia correlata al carattere dell'individuo, sono daccordo che ci possono essere sociofobici più o meno espansivi, più o meno buoni, ecc... ognuno il suo carattere, la fobia sociale è una patologia che nasconde la nostra personalità per paura del giudizio e per combatterla dobbiamo proprio sforzarci a tirarla fuori con i nostri pregi e difetti, farci conoscere per come siamo, sforzarci di essere noi stessi, esporci il più possibile per confrontarci e capire chi siamo realmente, prechè spesso il sociofobico raggiunge stati cosi avanzati da cancellare la propria identità e di apparire come una persona sottomessa andando incontro a un crollo definitivo della autostima con conseguente ritiro sociale
Vecchio 14-04-2008, 15:20   #31
Esperto
 

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Io sono a favore di una categorizzazione del disturbo ansiogeno, i test possono misurare in modo fuzzy (conosci la logica fuzzy) la funzione di appartenenza a questo disturbo ansiogeno.
caro hurryUp vuoi spiegarmi una buona volta cosa significa logica fuzzy? trovo questa definizione molto eccitante muahhahhahah
però non so cosa significa...in media ogni 2 tuoi messaggi includono almeno una volta la parola fuzzy e a questo punto sarei curioso di avere una spiegazione da parte tua
Vecchio 14-04-2008, 18:03   #32
Esperto
L'avatar di Redman
 

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Originariamente inviata da Serotonino78
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caro hurryUp vuoi spiegarmi una buona volta cosa significa logica fuzzy? ...in media ogni 2 tuoi messaggi includono almeno una volta la parola fuzzy e a questo punto sarei curioso di avere una spiegazione da parte tua
Dovrebbe essere quel gioco che fanno i bambini dove inventano le parole e si convincono del fatto che siano vere. tipo "Prendi il PULUSTRO" "Ma che bello questo PULUSTRO" "Giochiamo tutti con il PULUSTRO!!"8)

PS:E guai a dire al bambino che non sono parole vere! 8)
Vecchio 14-04-2008, 19:48   #33
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Originariamente inviata da Serotonino78
Quote:
Io sono a favore di una categorizzazione del disturbo ansiogeno, i test possono misurare in modo fuzzy (conosci la logica fuzzy) la funzione di appartenenza a questo disturbo ansiogeno.
caro hurryUp vuoi spiegarmi una buona volta cosa significa logica fuzzy? trovo questa definizione molto eccitante muahhahhahah
però non so cosa significa...in media ogni 2 tuoi messaggi includono almeno una volta la parola fuzzy e a questo punto sarei curioso di avere una spiegazione da parte tua
Gli insiemi fuzzy sono funzioni da un insieme di definizione all'intervallo [0,1].
L'interpretazione standard di questa funzione è "in che misura x appartiene al dominio della funzione?"
Per esempio, la funzione "essere socialfobico" dall'insieme degli uomini all'intervallo [0,1] è un insieme fuzzy: la funzione "essere socialfobico" definisce in che misura un essere umano fa parte dell'insieme dei sociofobici.
In questo senso dicevo che i test misurano in modo fuzzy la funzione di appartenenza di un essere umano all'insieme dei socialfobici, sono domande che forniscono dati che, statisticamente, definiscono l'appartenenza all'insieme fuzzy dei sociofobici.
Vecchio 14-04-2008, 19:57   #34
Esperto
 

http://sixty-six.org/images/zeke_vomit.jpg
Modificato da Redman che soffre di emetofobia 8)
Perdonami ma se riesci puoi inserire una foto meno esplicita?grazie.
Vecchio 14-04-2008, 20:53   #35
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Originariamente inviata da Redman
Quote:
Originariamente inviata da Serotonino78
Quote:
caro hurryUp vuoi spiegarmi una buona volta cosa significa logica fuzzy? ...in media ogni 2 tuoi messaggi includono almeno una volta la parola fuzzy e a questo punto sarei curioso di avere una spiegazione da parte tua
Dovrebbe essere quel gioco che fanno i bambini dove inventano le parole e si convincono del fatto che siano vere. tipo "Prendi il PULUSTRO" "Ma che bello questo PULUSTRO" "Giochiamo tutti con il PULUSTRO!!"8)

PS:E guai a dire al bambino che non sono parole vere! 8)
Dovrebbe essere quel gioco che fanno i lettori sbadati quando interpretano male un messaggio e si convincono che la loro interpretazione sia vera. Tipo "risposta di Redman del giorno Tue Apr 15, 2008 2:03 am"

PS: guai a dire al lettore sbadato che la sua interpretazione non è vera 8)
Vecchio 14-04-2008, 21:04   #36
Esperto
 

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Originariamente inviata da -Lilly-
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Originariamente inviata da HurryUp2
Gli insiemi fuzzy sono funzioni da un insieme di definizione all'intervallo [0,1].
L'interpretazione standard di questa funzione è "in che misura x appartiene al dominio della funzione?"
Per esempio, la funzione "essere socialfobico" dall'insieme degli uomini all'intervallo [0,1] è un insieme fuzzy: la funzione "essere socialfobico" definisce in che misura un essere umano fa parte dell'insieme dei sociofobici.
In questo senso dicevo che i test misurano in modo fuzzy la funzione di appartenenza di un essere umano all'insieme dei socialfobici, sono domande che forniscono dati che, statisticamente, definiscono l'appartenenza all'insieme fuzzy dei sociofobici.
Non ho capito.. ciao..
Nella logica "tradizionale", quella che ti insegnano anche alle elementari con le mele e le banane, un elemento può appartenere ad un insieme oppure può non appartenervi, ci sono solo due valori, 1 o 0, vero o falso.
Posso dire "Lilly appartiene all'insieme dei sociofobici" oppure "Lilly non appartiene all'insieme dei sociofobici".
Nella logica fuzzy invece un elemento può appartenere ad un insieme secondo un valore graduale (che di solito va da 0 a 1, 0.1...0.3 ecc). Posso dire "Lilly appartiene all'insieme dei sociofobici con valore 0.4", "Bardamu appartiene all'insieme dei sociofobici con valore 0.3" ecc.

Vecchio 15-04-2008, 21:28   #37
Principiante
L'avatar di SafeAsMilk
 

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Originariamente inviata da HurryUp2
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Originariamente inviata da SafeAsMilk
Ciao!!
Per certi aspetti credo tu abbia ragione HurryUp, sempre che abbia ben compreso ciò che intendi dire. Sarebbe bello poter rendere "socialmente accettabile" la visione del mondo del sociofobico... il fatto è che la stessa etichetta diagnostica che molti di noi si sono visti assegnare (come in passato quella più generica di pazzo...) è frutto di una concezione della realtà in cui ci sono i "sani" da una parte che definiscono i criteri della normalità della quale ovviamente noi finiamo col non esserne un campione rappresentativo... così per chi è "deviante" rispetto al normale (ed i test ad esempio altro non sono che strumenti costruiti da chi ha una certa IDEA di ciò che sia normale per misurare di quanto le persone si distanziano dalla media o se preferite, dalla mediocrità...) sono subito pronti dei metodi per riportarli negli argini della media.. Questo è un discorso piuttosto generico me ne rendo conto, ma penso dia l'idea del significato storico e sociale di manicomi, carceri e psicoterapie!
Poi nel particolare le cose penso siano molto più complesse... Quello che conta è ciò che ognuno di noi desidera, la fetta di vita a cui ognuno di noi, in modi molti diversi magari, aspira..

...mmmh... mi sa ke ho perso un poco il filo!!!
cmq, rispetto a quello che era il tema iniziale della discussione forse Uahlim intendeva dire non tanto che la vita è semplice, ma almeno per quanto ho letto nelle altre righe, che sarebbe meraviglioso viverla con semplicità, nell'immediato, insomma sponteamente... non credo poi che questo significhi rinunciare all'introspezione, solo ci sono momenti per riflettere e momenti per agire..
Io sono a favore di una categorizzazione del disturbo ansiogeno, i test possono misurare in modo fuzzy (conosci la logica fuzzy) la funzione di appartenenza a questo disturbo ansiogeno.
I test psicologici sono intellettualmente onesti se e solo se vengono chiariti esplicitamente i criteri della funzione tra domande e risultati.
Categorizzare in modo fuzzy è indispensabile per renderlo facilmente comunicabile alla gente.
Fosse per me cambierei la definizione "fobia sociale", perchè l'impulso ansioso nasce da livelli inconsci della mente, e presentarli come "fobia sociale" favorisce troppo la probabilità che i profani l'interpretino come una paura a livello razionale, cioè come paranoia.

E' che non capisco perchè potrebbe essere utile, voglio dire, se sono un terapeuta la categoria diagnostica ha un valore strumentale ma non mi dice nulla su chi mi stà di fronte, mi informa solo del problema... Anzi credo ci sia il rischio che, guardando la persona attraverso la lente del suo "disturbo" non si veda tutto il resto, che è sempre molto, molto di più
Temo che le etichette o le definizioni schematiche, se utili in ambito clinico perchè sintetiche, nella vita di ogni giorno, con noi profani, rischino di favorire gli stereotipi... come accade con la schizofrenia ad esempio.. :wink:
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