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Vecchio 29-10-2010, 14:29   #1
Intermedio
L'avatar di Gregor Samsa
 

Apro questo thread per fare alcune considerazioni relative a due termini che spesso vengono menzionati in questo forum:
  1. Timidezza
  2. Fobia sociale

Mi pare di capire che in questo forum vengono (alcune volte) postati messaggi da persone che si definiscono timide, introverse, di temperamento riservato.
La definizione di sociofobico e di timido tende, in alcuni post e discussioni susseguenti, a perdere di nitidezza o addirittura a mescolarsi dentro un unico significato per cui, molte volte, leggendo questi contenuti, ci si potrebbe formare l'idea che la timidezza e la fobia sociale siano la medesima cosa. Ne scaturisce che una persona timida potrebbe usare per definirsi il termine sociofobico e viceversa.

E' mia convinzione che le cose stiano diversamente. Questa mia convinzione deriva dalla mia esperienza personale, dal confronto con gli altri e da alcune letture che trattano di disturbi relazionali.

Incomincierò a cercare di dare una definizione di che cosa si intende con il termine "fobia sociale". Io la definirei come uno stato (e tralascio volutamente il termine "patologico") nel quale l'individuo sperimenta un rilevante (e spesso invalidante) indebolimento in molte aree della vita quotidiana, che può sfociare in gravi limitazioni nelle relazioni sociali e lavorative. Un quadro di questo tipo (proprio perché rende la vita arida ed insoddisfacente) induce spesso la persona sofferente a cercare sollievo attraverso l'uso e l'abuso di sostanze che modificano, una volta assunte, la percezione della realtà, rendendola più accettabile e/o mascherandola. In queste sostanze io comprendo gli alcolici, le varie tipologie di droghe vendute illegalmente e gli psicofarmaci, che classificherei come droghe legali caratterizzate da una purezza farmaceutica superiore alle droghe vendute illegalmente (Per un periodo della mia vita anche io ho vissuto uno stato "tossico" caratterizzato dall'assunzione di psicofarmaci).
La fobia sociale può generare in coloro che ne soffrono una maggiore ideazione suicidiaria, dovuta in parte al fatto che percepire in una certa modalità la realtà porta ad una condizione di "non pace" verso se stessi e verso l'esterno.

Per quanto riguarda invece la timidezza io la interpreto come una caratteristica temperamentale nell'ambito di variazioni umorali che non comportano il grado di invalidità e di decadimento delle capacità sociali tipiche della fobia sociale. Anche per questo motivo penso che non sia corretto mescolare i concetti di fobia sociale e timidezza. Si potrebbe forse ammettere che timidi e sociofobici si trovino su due punti di una medesima linea retta: tuttavia sono convinto che le distanze tra questi due punti siano degne di essere considerate, perché ampie.
Credo che le persone che si definiscono timide riescano, nonostante la loro timidezza, a raggiungere certi traguardi della vita come andare a vivere da soli, sposarsi, avere dei figli, il mantenere una posizione lavorativa, ecc, ecc. Al contrario le persone sociofobiche limitano certi coinvolgimenti nella vita perché sperimentano sgradevoli sintomi fisici (come palpitazioni, tremori, sudorazione, rossore) quando prevedono o vivono alcuni momenti sociali (in genere tutti quelli cruciali nella vita di un individuo). Dal mio punto di vista tendo a vedere il timido come un individuo generalmente molto più sereno, se paragonato ad un sociofobico, e più capace di reagire prontamente ai problemi della quotidianità, riuscendo a trarne momenti piacevoli e non solo una visione completamente negativa del tutto.
Forse il timido vede il tunnel oscuro e lo teme, il sociofobico vi è già entrato da un po'.
Volutamente non mi sono dilungato più di tanto, ho voluto lasciare questa traccia per possibili riflessioni.

Un saluto a tutti e scusate il mal scritto
Vecchio 29-10-2010, 14:55   #2
Esperto
L'avatar di stuntmanmike
 

si è vero è così....

timido=vita sociale

sociofobico=non vita sociale (larva)

sociofobia=timidezza alla massima potenza+grossi disturbi d'ansia e di conseguenza depressione
Vecchio 29-10-2010, 16:58   #3
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

Quote:
Originariamente inviata da Gregor Samsa Visualizza il messaggio
Per quanto riguarda invece la timidezza io la interpreto come una caratteristica temperamentale nell'ambito di variazioni umorali che non comportano il grado di invalidità e di decadimento delle capacità sociali tipiche della fobia sociale. Anche per questo motivo penso che non sia corretto mescolare i concetti di fobia sociale e timidezza. Si potrebbe forse ammettere che timidi e sociofobici si trovino su due punti di una medesima linea retta: tuttavia sono convinto che le distanze tra questi due punti siano degne di essere considerate, perché ampie.
la timidezza è una caratteristica del carattere di una persona, la fobia sociale è una patologia. Viaggiano su due piani diversi, in questo forum ho letto molti fobici che non sono timidi.
Le somiglianze stanno nel fatto che queste due "cose" producono effetti simili sulla vita delle persone e perciò a volte non si distinguono immediatamente.
Ovviamente esistono vari livelli sia di timidezza che di fobia. Non è detto che un lievemente fobico se la cavi meglio di un grande timido.
Per fare un esempio io ho da (1 a 10) grado 7 di timidezza e grado 7 di fobia
Un'altro magari ha timidezza 3 e fobia 10
Un'altro ancora ha timidezza 10 e fobia 1
La somma delle due cose condiziona le nostre capacità sociali.

Questa teoria non ha alcun fondamento scientifico, l'ho elaborata tutta da solo basandomi su quello che vedo,che ho visto e vissuto, non fateci troppo affidamento
Vecchio 29-10-2010, 16:58   #4
Banned
 

da profano, penso che la sociofobia sia la causa e la timidezza, più o meno accentuata, più o meno accompagnata da altri disagi "di contorno", l'effetto
Vecchio 29-10-2010, 17:19   #5
Banned
 

la fobia sociale a patologia altro che timidezza,io oggi per giustificare l'adio alla palestra alla signora della recption ho dovuto mentire perche non sono riuscito a dirgli il vro motivo del mio abbandono...non potevo lasciare cosi senza preavviso essendo un cliente...
oppure temere certi eventi come il matrimonio,la laurea e il compleanno....
eventi temuti colo da un fobico...
Vecchio 29-10-2010, 17:36   #6
Banned
 

Mah, non essendo una scienza esatta ci sono tanti modi altrettanto validi di vederla. Per me sociofobia e timidezza non sono su una stessa retta, o almeno non sempre, quindi quoterei Inosservato. Pur essendo un grande timido non penso di poter affermare di avere delle autentiche fobie, eppure in molte aree della vita sento di avere limitazioni invalidanti. Semmai se proprio vogliamo la patologizzazione della timidezza è il dep, non la sociofobia. Ma sono distinzioni sottili, lasciamole fare agli esperti che è meglio!
Vecchio 29-10-2010, 17:41   #7
Esperto
L'avatar di barclay
 

Quote:
Originariamente inviata da Inosservato Visualizza il messaggio
la timidezza è una caratteristica del carattere di una persona, la fobia sociale è una patologia. Viaggiano su due piani diversi, in questo forum ho letto molti fobici che non sono timidi.
Sono d'accordo ed aggiungo che, secondo me, nel Disturbo di Personalità Evitante, la timidezza è una componente essenziale.
Vecchio 29-10-2010, 17:50   #8
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Solo97 Visualizza il messaggio
da profano, penso che la sociofobia sia la causa e la timidezza, più o meno accentuata, più o meno accompagnata da altri disagi "di contorno", l'effetto
Si lo penso anch'io paro paro...
Io non sono un timidone alla millesima potenza ma soffro di diverse fobie..
Che mi condizionano enormemente...
Vecchio 29-10-2010, 21:25   #9
Intermedio
L'avatar di Gregor Samsa
 

Grazie a tutti quelli che hanno partecipato a questo thread . Penso di poter scrivere che per il momento almeno su una cosa siamo tutti d'accordo e cioè che sarebbe meglio tenere separate le definizioni di timidezza e fobia sociale.
Tengo in considerazione anche l'idea di Solo97 che ravvisa nei due termini un rapporto di causa ed effetto.

Ultima modifica di Gregor Samsa; 29-10-2010 a 21:28.
Vecchio 29-10-2010, 23:36   #10
Esperto
L'avatar di Robedain
 

Quote:
Originariamente inviata da Plaxico Visualizza il messaggio
Sono sostanzialmente d'accordo con te Gregor.
Tengo a precisare però che secondo me esistono molte sfaccettature del problema. In primis direi che una persona decisamente timida possa, a lungo andare, o comunque in determinati periodi della vita sviluppare anche comportamenti sociofobici. Così come un sociofobico può dopo lunghe lotte migliorare dalle sue fobie ma rimanere comunque una persona un pò evitente e abbastanza timida.

Direi quindi, siccome la metafora dei due punti lontani sulla stessa retta mi è piaciuta, che questi possono avvicinarsi o allontanarsi in base al contesto in cui una persona vive, alla sua personalità e a quello che gli capita nel suo lento peregrinare sulla Terra.
Sono abbastanza d'accordo, non si possono fare distinzioni nette a priori: credo che, a seconda delle situazioni, il confine tra FS e timidezza possa essere meno netto di quanto si pensi; posso provare una fobia per qualcosa e "solo" timidezza per un'altra...
Vecchio 30-10-2010, 06:26   #11
Esperto
L'avatar di stuntmanmike
 

ma dai è impossibile scindere le 2 cose...non esiste un fobico sociale che non sia timido..avete mai sentito di un fobico spigliato ed estroverso?al massimo se uno non è timido ma ha problemi ad affrontare le situazioni può soffrire di attacchi di panico e agorafobia ma di sicuro non è fs
Vecchio 30-10-2010, 15:57   #12
Intermedio
L'avatar di Gregor Samsa
 

Quote:
Originariamente inviata da stuntmanmike Visualizza il messaggio
ma dai è impossibile scindere le 2 cose...non esiste un fobico sociale che non sia timido..avete mai sentito di un fobico spigliato ed estroverso?al massimo se uno non è timido ma ha problemi ad affrontare le situazioni può soffrire di attacchi di panico e agorafobia ma di sicuro non è fs
Ciao Stuntmanmike.
Ipotizzo, seguendo il tuo scritto, che una persona affetta da fobia sociale possa presentare vari gradi di timidezza. Se pongo in viceversa questa affermazione potrei chiedermi se può esserci una persona che rispondendo alla definizione di timido sia anche fobico. Se così fosse distinguere le due situazioni (timidezza e fobia sociale) diventerebbe ardua nei casi in cui, presi due individui, le percentuali di timidezza e fobia sociale presenti nei due campioni fossero molto simili. Così ragionando si presuppone che nella persona in questione siano presenti due ingredienti(e di fatti abbiamo, almeno dal punto di vista del linguaggio, già eseguito una separazione): timidezza e fobia sociale.
Si potrebbe ipotizzare che l'ingrediente sia solo uno e che questo ingrediente, in determinate quantità (apprezzabili), possa delineare il quadro della fobia sociale che a mio modo di vedere desta più preoccupazione (per i suoi effetti) rispetto alla timidezza. Rimarrebbero però sempre di difficile risoluzione i casi "border line", quindi io sono portato a pensare che forse per questi ultimi sia in effetti difficile operare una scissione.
Vecchio 30-10-2010, 17:01   #13
Esperto
L'avatar di Woland12
 

Timidezza e fobia sociale non possono essere considerati sinonimi: io sono d'accordo con la metafora di Gregor secondo cui timidezza e fobia sociale siano solo 2 punti sulla medesima retta. Ci sono però diversi gradi di timidezza e diversi gradi di fobia sociale, per questo forse più che "punti" sarebbe meglio considerare questi concetti come "segmenti" lungo la retta dell'Introversione, per indicare che esistono diverse sfumature e diverse intensità di questi aspetti.

Secondo me la differenza fondamentale tra timidezza e fobia sociale risiede nel concetto di "patologia", termine che tu Gregor non hai voluto utilizzare (e sinceramente non ho capito il perchè... ). Questo termine fa la differenza perchè :
1) Il sociofobico vede compromessi troppi aspetti della sua vita per poterla considerare sana, e deve ricorrere all'ausilio di (psico)farmaci.
2) Il timido, pur non riuscendo ad avere la vita sociale che vorrebbe, pur non essendo al pari di altri in certi aspetti, nel tempo può riuscire a raggiungere comunque una vita soddisfacente (con tutte le differenze soggettive del caso)
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