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Vecchio 08-07-2013, 17:56   #1
Esperto
 

s

Ultima modifica di cancellato8738; 12-02-2021 a 22:00.
Vecchio 08-07-2013, 18:16   #2
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di una malinconia sublime, ho trattenuto le lacrime.
Vecchio 08-07-2013, 18:18   #3
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da suicida Visualizza il messaggio
di una malinconia sublime, ho trattenuto le lacrime.
già peccato che certe volte le cose non le scrivo per questo, comunque boh, che dire, è veramente tutto così triste.
ciao a tutti
Vecchio 08-07-2013, 18:19   #4
Fry
Avanzato
L'avatar di Fry
 

Non ho capito...era una storia?
Vecchio 08-07-2013, 18:25   #5
Esperto
L'avatar di clanghetto
 

ma tu quanto tempo li hai fatti aspettare giù come gli allocchi?
Vecchio 08-07-2013, 18:29   #6
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Quote:
Originariamente inviata da caratteriale Visualizza il messaggio
già peccato che certe volte le cose non le scrivo per questo, comunque boh, che dire, è veramente tutto così triste.
ciao a tutti
perdonami, non ho resistito.
le tue parole sono sempre così vere che posso sentirle vibrare di vita, del tuo spirito straordinario.
non volevo rattristarti ulteriormente, se l'ho fatto.
Vecchio 08-07-2013, 19:11   #7
Esperto
L'avatar di Pablo's way
 

Sei una tipa tosta , non so se riuscirai mai a metterti alle spalle tutti i tuoi problemi, però il fatto che ti incazzi ferocemente è positivo secondo me, significa che dentro prendi fuoco, che c'è energia e voglia di uscirne, a differenza per esempio di me che vago come uno zombie qua e là senza la forza di reagire.....


Quote:
Originariamente inviata da clang hetto Visualizza il messaggio
ma tu quanto tempo li hai fatti aspettare giù come gli allocchi?
Dici che sono scappati sgommando dopo 3\4 d'ora
Vecchio 08-07-2013, 19:14   #8
Esperto
L'avatar di clanghetto
 

Quote:
Originariamente inviata da Pablo's way Visualizza il messaggio
Sei una tipa tosta , non so se riuscirai mai a metterti alle spalle tutti i tuoi problemi, però il fatto che ti incazzi ferocemente è positivo secondo me, significa che dentro prendi fuoco, che c'è energia e voglia di uscirne, a differenza per esempio di me che vago come uno zombie qua e là senza la forza di reagire.....




Dici che sono scappati sgommando dopo 3\4 d'ora
Secondo me quel tipo di rabbia nn porta a nulla di buono. E' soltanto lo sfogo di una frustrazione...non è costruttiva. Infatti sfonda armadi e robe varie, come dice lei, per rendere reale agli occhi degli altri il proprio disagio.


Il fatto che i genitori se ne siano andati, beh lo immaginato proprio come dici tu perché ho esperienza con mia sorella che riesce a ridursi all'ultimo minuto della mezz'ora di ritardo.
Vecchio 08-07-2013, 20:04   #9
Esperto
L'avatar di Pablo's way
 

Quote:
Originariamente inviata da clang hetto Visualizza il messaggio
Secondo me quel tipo di rabbia nn porta a nulla di buono. E' soltanto lo sfogo di una frustrazione...non è costruttiva. Infatti sfonda armadi e robe varie, come dice lei, per rendere reale agli occhi degli altri il proprio disagio.
Bè potrebbe essere anche come dici te, è vero che se la rabbia si riduce solo a quello non porta a niente, non so io leggendo l'ho interpretata come una voglia di cambiamento magari intrisa di frustrazione dovuta alla difficoltà a trovare la strada giusta....

boh vabbè troppe ore al pc, mi sa che son fuso
Vecchio 08-07-2013, 21:29   #10
Banned
 

Non ti crogiolare nella rabbia, è distruttiva.
Vecchio 10-07-2013, 22:23   #11
Esperto
 

Le ruote scorrevano calde sull'asfalto, la salita era tortuosa e dovevo fare in fretta se volevo vedere il tramonto sulla cima. Si sentiva chiaramente la pressione aumentare nelle orecchie. Cicale e guardrail. Ispirato da un tramonto bellissimo, ma mai come lui.

Un profugo del sonno
segue il profilo in discesa
della montagna silenziosa,
e sente freddo nelle dita mentre scrive.
E' una sagoma di nessuno.
Un profugo del sonno va incontro
alla luce aranciata, alta
per poter vedere un tramonto
che dalla città nessuno sta vedendo.
Il sole gli sta dicendo che c'è ancora,
mentre, lasciando un rossore intenso
e un ronzio acuto di tafani,
scompare nel presente.
E brillano lontanissime, laggiù,
le luci della città già spenta.
Un profugo del sonno ha fame, quassù,
ma non è questo che conta:
c'è un posto di pace, che lui sa
e che non ha gabbie
e in cui non si dorme.



Arrivo e sosta da una signora d'infanzia.

Com'è dolce poggiare la testa dolorante su un letto soffice su cui non dorme mai nessuno; lasciar scorrere i graffi fastidiosi sulla freschezza di pesanti cuscini ammucchiati in una stanza piena di ricordi.
Quanti oggetti innocui e rassicuranti mi fanno compagnia in questa notte finalmente diversa dalle altre; finalmente lo sguardo offuscato dalla stanchezza può riposarsi scorrendo le linee di questo soffitto rustico, la cui intersecazione di assi in legno riesce a far presagire di essere un volatile in gabbia che può aprire la finestra quando vuole. E un'oscurità accattivante, al di fuori di quella finestrella incassata tra la parete, rende tutto misterioso e pacifico. So che potrei uscirmene fuori da qui e passeggiare per questo paesino addormentato senza alcun timore.

Chissà se è mai stata sbattuta, questa porta consumata dai decenni, con la maniglia antica e i cardini arrugginiti. Mi interrogo sulla storia di questi oggetti, di questi libri, della roba riposta negli scatoloni impolverati, di queste coperte per l'inverno piegate, di quest'aria piena di un odore buono.
Lo stesso profumo caldo, avvolgente e delicato trapelava dalla fragile porta d'ingresso chiusa, mentre piangevo di vergogna con la speranza che la mia signora fosse in casa. Bisogna stare sempre attenti agli odori e quell'odore mi diceva che lei era in casa. Per questo continuavo a bussare debolmente.
Quello è il suo odore morbido, soffice come le sue braccia e tutto il suo corpo, e ora che sono qui è così penetrante che quasi intimorisce: è come se in questo momento lei fosse chinata su di me per consolarmi e allo stesso tempo per rammentarmi che mi trovo nel territorio in cui mi ha accolto.

E soffermo lo sguardo sui cassetti storti, sui pupazzi incastrati tra i libri, su quell'enorme barattolo di chupa chups riempito di carte e fogli.
Ogni parola che scorre su questo foglio è amplificata dal vuoto della grossa scatola di profumo per bambine alla quale mi appoggio.
Qui posso riporre la mia serenità, per questa notte tanto cercata; posso lasciare che gli zoppicanti lembi di parlato che ho in testa si propaghino nel silenzio di questo ecosistema particolare; e il vuoto che lentamente si ramifica fa loro da cassa di risonanza invece di soffocarli come succede con l'oppressione dei muri quotidiani. Quei muri che ossessivamente finiscono per tormentare il tormentato, con un avvolgersi a spirale di boa lentissimo e macchiato di tante incertezze smorte cementificate. Sulle cose in decomposizione si affanna ogni genere di fermento, ma ora si può finalmente cambiare l'acqua e respirare l'ossigeno di altre sorgenti, di nuovi lidi.
Quando la signora mi ha aperto la porta, ha capito subito come andavano le cose, mi ha abbracciato in una penombra di grilli e flebili lampadine all'aperto.
Così ho premuto finalmente le ossa contro quella pienezza profumata e, per una strana casualità, proprio nel momento in cui ci siamo strette, la terra ha un po' tremato.

Mi addormento, delirando di sollievo. I miei sogni, di tutte le paure, di tutte le persone passate, saranno interrotti soltanto dal cullare sommesso dell'ululato di un cane.

Risveglio e partenza; breve sosta ai piedi del monte Lontano
Forse farei meglio a nascondermi, in questa gola desolata di vento e grilli, in questa notte di giorno in cui gli animali possono risvegliarsi senza alcuna fretta, indisturbati.
Esiste un equilibrio armonico in questo lento passaggio dai suoni del buio ai suoni della luce; un equilibrio che è possibile osservare soltanto qui, lontano dai centri abitati e dal traffico.
Mentre cominciano a ronzare le prime mosche, a tratti il sole si fa sentire scottando sulla pelle, ma un'arietta fresca tipica delle alte quote fa oscillare la temperatura e la ricca vegetazione che mi circonda.

Passi di animali lontani si possono sentire calpestare i ramoscelli; passi dubbiosi di chi percepisce una presenza immobile e sconosciuta.
Mi chiedo a quale paesaggio possa somigliare di più, questo luogo desolato delle Marche. Il delinearsi di montuosità attonite ricorda certi rilievi abruzzesi, ma senza l'aridità del Gran Sasso richiama quasi la Toscana, le floride radure toscane.
L'altezza alla quale mi trovo fa quasi pensare che, di notte, si possano scorgere le stelle abbassando lo sguardo a ridosso del basso orizzonte, oltre che sollevandolo per ammirare un delirio di costellazioni indisturbate da qualsiasi sorgente luminosa artificiale.
Un cartello di legno indica ai forestieri i chilometri distanti per i borghi più vicini.

Non è la prima volta che mi trovo qui.
Ricordo la strage di greggi quando i lupi scesero a valle, pecore riverse ai piedi degli alberi.
Ricordo i caduti che quella pietra partigiana ricorda.
Ricordo un rotolare esagerato di bambini giù per collina erbosa: dalla cima al fondo ci si buttava con la prima capriola di testa, senza paura.

Le insegne stradali non hanno retto alla natura che le ha rosicchiate. Il mio tavolo è un sasso piatto come l'osso di un bacino. Le parole si concepiscono lentamente. Qui c'è posto soltanto per la pace, anche se forse farei meglio a nascondermi perché so di non essere proprio sola qui: a pochi chilometri di distanza ho visto motoseghe mangiarsi il legno.

Ogni volta che la tristezza dei giorni precedenti fa' capolino da qualche angolo del mio deserto, il ronzio delle api, lo strazio delle cicale e il verde bruciato la riescono a ricacciarla indietro come un conato di vomito. Con un semplice tocco, dal mostro viscido che insidia ogni fibra con le sue escrescenze cercando di cibarsi della mia energia, il dolore si riduce a un'innocua lumachina chiara che ritrae le antenne, riducendosi all'istante a un mucchietto opaco prima di scomparire nel velo del proprio fragile guscio. Riemergerà soltanto per le prossime piogge. Se solo il sale di tutte le lacrime potesse sconfiggere per sempre quell'essere.

Adesso, dall'orizzonte concavo come una mano che mi sorregge, sono emerse nuvole grigie e basse. I grilli cantano per un attimo più forte, gli sembra meno giorno di prima, prima di zittirsi.



Pomeriggio
Ho potuto notare con soddisfazione che la montagna in cui ero seduta stamattina si è ridotta a un'unghia delle mie dita. Dove diavolo sarò arrivata?
E' un disastro. In realtà non so come ho il coraggio di scrivere ora.
Il sole scotta e una ragazza sul prato prova ad addestrare una piccola rondine o un piccione. Non ho pranzato ma ho preso dei fichi da un albero di campagna lungo il percorso.

Sono in un posto molto lontano e senza soldi. Ero scesa fino a una città, poi avevo preso il primo treno, divorata dalla rabbia. Avevo provato a chiamare diverse persone con un telefono pubblico e quasi nessuno mi aveva risposto. Fortuna che c'è il mio ragazzo. Devo ragionare bene e decidere la cosa migliore da fare. Ho 3 euro in tasca, figo se fossero i 3 desideri, anche se non saprei bene cosa chiedere.
So che a 20 km da qui c'è una specie di tipa hippy più grande di me che frequentavo quando avevo diciott'anni, potrei chiamare la mia ex che ha il suo numero e chiederle se può chiamarla per capire se è in casa. In caso di non casa, le cose si metterebbero male.

Boh non so che fare, per adesso sono troppo decisa a starmene lontano da casa. Ma forse è ora di capire che le cose così non hanno senso.
Questo giardino è così desolato, questa città così vuota. Vorrei soltanto mettermi le cuffie e sentire la musica, dimenticare tutto per un po', ma devo pure andare in bagno e questo posto è così lindo e sistematizzato che somiglia quasi al Giappone: zero nascondigli e tutto sembra di plastica; persino i ragazzi lontani su una panchina somigliano alle sagome di un videogioco; la ragazza col piccione non fa che lanciare in aria l'uccello (che ricade puntualmente per terra) e fumare una sigaretta, e quel movimento solenne, di quando si avvicina la cicca al volto mi ipnotizza.

Ho voglia di scrollarmi la schiena. Ho i tre euro più preziosi che mi siano mai capitati per le tasche. Fossi stata un ragazzo particolare e affascinante, avrei potuto imbracciare una chitarra e andarmene in giro in autostop, farmi ospitare nelle case delle ricche signore. Ma sono una ragazza, neanche di chissà quale straordinaria bellezza. Intanto vado a pisciare.
* * *

1. Il testo che hai inserito è troppo lungo di (11106 caratteri). Accorcialo sino a 10000 caratteri.
2. ok.
Vecchio 10-07-2013, 22:24   #12
Esperto
 

Fine del diario di scappamento.

Disastro. Disastro. Per fortuna che il biglietto costava solo un euro. Ma la tipa hippie dev'essere così stanca o così non so cosa che non sente il campanello che sto suonando giù dal portone principale, sotto un sole a picco, con le suole delle scarpe che sembrano sul punto di fondersi sull'asfalto arroventato.

Eppure so che è in casa.
Sono cinque volte che suono, salgo le rampe di scale ripidissime che portano al suo appartamento all'ultimo piano....non ho il coraggio di suonare direttamente alla porta. Sono anni che non la vedo, mi sento una merda a presentarmi così e sono ridotta veramente a uno straccio. Sì lo so che lei non guarda queste cose ma mi scoccia un casino l'idea che mi sto comportando come quella gente di cui lei tanto si lamentava, quelli che ti chiamano solo quando gli serve qualcosa. So che mi ospiterebbe ma so anche che sto chiedendo troppo. Non da lei, ma dal mio orgoglio.
E ogni dannata volta che torno giù mi tocca riprendere la bicicletta e correre al telefono pubblico più vicino, sprecare 20 centesimi per chiamare l'altra tipa e capire se quella non sente oppure non vuole aprirmi. Dice che il campanello di sotto non funziona.

Alla fine decido di lasciarle un biglietto, come ho fatto l'anno scorso quando per caso capitai nella sua città. Anche allora avrei voluto salutarla, abbracciarla, bermi una birra con lei e con la sua voce roca. Come mi manchi, M. "Mi dispiace tanto M., volevo venire da te perché sto incasinata ma non ho il coraggio a presentarmi così dopo tutto questo tempo, comunque spero che stai bene e spero di rivederti presto."
Mentre il sole tramonta di nuovo, incazzatissima con me stessa mi strascino su un prato e ci sono nuove ferite sulle mie braccia.
Urlo.
Io mi chiedo quanti tramonti ci stiamo perdendo in questi giorni caldi, noi che stiamo qui davanti al pc.

Non esisto.
Vecchio 10-07-2013, 22:29   #13
Banned
 

non ho letto.
Vecchio 10-07-2013, 22:38   #14
Banned
 

è un complimento.non un offesa.credimi.
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