Qualche tempo fa aprii un topic sui
http://www.fobiasociale.com/pensieri...zionali-11612/, che fanno parte di quella classe di pensieri automatici che costituiscono il continuo dialogo interno della mente umana. Questo tipo di pensieri sono facilmente riconoscibili ed identificabili, e sono anche in genere non troppo rigidi e più facili da modificare. Tutti i giorni ne facciamo uso, quando vado in ufficio ad esempio faccio tutti i giorni la stessa strada e non sto a chiedermi ad ogni incrocio da che parte andare. Però se un giorno decidessi di cambiare strada potrei farlo senza problemi.
Poco tempo dopo feci un passo avanti (o meglio indietro) e aprii un topic sulle
http://www.fobiasociale.com/credenze-di-base-13217/, che sono invece il livello di convinzioni più profonde del nostro inconscio, ipergeneralizzate e globali, di cui non siamo consapevoli e che sono pertanto molto più difficili da modificare. Come esemplificato nello schema che avevo riportato in quel topic, i pensieri automatici sono generati dalle credenze di base, con la mediazione delle credenze intermedie.
Il mio stato dell'arte è che sono arrivato al punto di identificare abbastanza bene i miei pensieri automatici e capire quando sono disfunzionali. Ora questo gioco lo conosco (cit.)
Ma dato che sono un eterno impaziente e ho sempre il desiderio di sapere al più presto come andrà a finire, vabbè, diciamo che sono lungimirante che suona meglio
, mi pongo questa domanda: a che pro cercare di lavorare sui pensieri automatici se tanto questi ultimi sono generati dalle credenze di base? Se non si modificano le credenze di base che stanno alla radice di tutto non è solo tempo perso?
Faccio un esempio:
- situazione: alla cassa al supermercato
- pensiero automatico: "devo riporre la spesa velocemente altrimenti la cassiera e le altre persone penseranno che sono lento e imbranato"
- credenza di base: "sono timidissimo e ciò non è socialmente accettato"
Ok, il pensiero automatico è senz'altro un po' eccessivo: sicuramente non sono lento nel riporre la spesa (anzi sono un razzo per poter scappare il prima possibile
), e non è detto che la cassiera o altre persone mi trovino imbranato. Il problema però è che la credenza di base sottostante è sostanzialmente ed indiscutibilmente vera. Quindi!?!?!?
Quindi occorre lottare contro una credenza di base vera per farla diventare un po' meno vera, ovverosia lavorare per eliminare quei meccanismi di evitamento e protettivi che rendono la timidezza molto più evidente. Nella fattispecie è proprio ciò che è scatenato dal pensiero automatico, cioè l'idea di dover riporre la spesa in fretta, che potrebbe rendere più evidente l'imbranataggine e la timidezza.
Ok, mi sono risposto da solo: lavorare sui pensieri automatici dovrebbe avere lo scopo di attuare dei comportamenti diversi che sovvertano la credenza di base, mettendola alla prova pratica (d'altronde costruire una magnifica credenza di base alternativa da custodire nella propria cameretta, o magari nella credenza
, per quanto più bella, realistica e funzionale, non sarebbe cosa di grande utilità). Uhm... a questo punto c'è un altro punto che mi preoccupa: il perfezionismo. Come la maggior parte delle persone ansiose avverto del perfezionismo in me. Come si fa ad agire in modo diverso e sovvertire le credenze di base se si è perfezionisti? L'esempio della cassa del supermercato non va bene per spiegare questo concetto: immaginiamo allora adesso che io debba conversare con una ragazza. Il perfezionismo mi porterà a non essere soddisfatto, a prescindere da come sia andata la conversazione, e qualunque risultato io ottenga, per quanto possa dare un momentaneo sollievo, si scioglierà ben presto come neve al sole, sicché ritornerò a pensare che sarebbe stato meglio evitare e avanti di questo passo la credenza di base non verrà scardinata proprio per niente.
Ricapitolando:
- lavorare sui pensieri automatici per sovvertire i comportamenti evitanti
- ridurre il perfezionismo