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Vecchio 27-04-2011, 02:00   #1
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L'avatar di Moonwatcher
 

Fino a quando ha senso rincorrere i miglioramenti, fare sforzi per tentare di socializzare, sottoporsi a stress emotivo, esporsi e sopportare l’ansia, restare delusi dalle persone, restare delusi da sé stessi, restare delusi da tutto, sostanzialmente anche soffrire quindi? Quale livello raggiungere prima di, non dico fermarsi, ma prendere le cose con più calma e serenità e godere di ciò che si ha a disposizione, sia in termini di risorse personali che di relazioni? Dopo tutto la vita è breve e se arrivati ad una certa età è vero che si potranno avere rimpianti per quello che non si è fatto, chi esclude che non si potranno avere per ciò che si è fatto tra mille sforzi e sofferenze anziché godere di ciò che si aveva e dei piaceri a portata di mano piccoli o grandi che fossero? Come si fa a capire quand’è il momento di assaporare quel che resta del giorno, prima che non resti altro che la panchina da pensionato nel parco e poco dopo il riposo eterno? E ancora: perché se non c’è nulla da assaporare non lasciarsi andare alla disperazione? Ciò è umano, ma la disperazione non fa mercato, e così ci insegnano che dobbiamo essere felici. A tutti i costi, anche a costo di disumanizzarci, mente serena e pancia piena è l’imperativo, in modo da produrre e consumare meglio. Produci, consuma, crepa. La disperazione sembra sia stata abolita in questa società, e chi si dispera ci fanno credere che non ne abbia il diritto e commetta quasi un errore logico, e a una prima analisi ci convincono quasi: "eh, ma non hai considerato questo e quest’altro fattore, guarda che non è proprio il caso di disperarsi". Balle. <<Come se la disperazione emergesse dalla mente e non invece dal profondo del cuore. Come se costituisse una dichiarazione di resa e coincidesse con una non-volontà di cambiamento. In realtà, la disperazione rappresenta quasi sempre una manifestazione, forse la più superficiale ed evidente, di una voglia di vivere che è, contemporaneamente, voglia di non sopravvivere. La disperazione è diretta conseguenza di una non-accettazione della realtà e quindi di una vera e propria ribellione: checché se ne dica, non v’è alcun immobilismo nella disperazione vera. La disperazione nasce da un bisogno di umanità, di sentimento, di amore che — pur nella lancinante sofferenza causata da questo bisogno — è senza dubbio preferibile ad una passiva accettazione della scomparsa degli stessi.>>

Ultima modifica di Moonwatcher; 27-04-2011 a 02:03.
Vecchio 27-04-2011, 05:02   #2
Avanzato
 

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Originariamente inviata da moonwatcher Visualizza il messaggio
Fino a quando ha senso rincorrere i miglioramenti, fare sforzi per tentare di socializzare, sottoporsi a stress emotivo, esporsi e sopportare l’ansia, restare delusi dalle persone, restare delusi da sé stessi, restare delusi da tutto, sostanzialmente anche soffrire quindi? Quale livello raggiungere prima di, non dico fermarsi, ma prendere le cose con più calma e serenità e godere di ciò che si ha a disposizione, sia in termini di risorse personali che di relazioni? Dopo tutto la vita è breve e se arrivati ad una certa età è vero che si potranno avere rimpianti per quello che non si è fatto, chi esclude che non si potranno avere per ciò che si è fatto tra mille sforzi e sofferenze anziché godere di ciò che si aveva e dei piaceri a portata di mano piccoli o grandi che fossero? Come si fa a capire quand’è il momento di assaporare quel che resta del giorno, prima che non resti altro che la panchina da pensionato nel parco e poco dopo il riposo eterno? E ancora: perché se non c’è nulla da assaporare non lasciarsi andare alla disperazione? Ciò è umano, ma la disperazione non fa mercato, e così ci insegnano che dobbiamo essere felici. A tutti i costi, anche a costo di disumanizzarci, mente serena e pancia piena è l’imperativo, in modo da produrre e consumare meglio. Produci, consuma, crepa. La disperazione sembra sia stata abolita in questa società, e chi si dispera ci fanno credere che non ne abbia il diritto e commetta quasi un errore logico, e a una prima analisi ci convincono quasi: "eh, ma non hai considerato questo e quest’altro fattore, guarda che non è proprio il caso di disperarsi". Balle. <<Come se la disperazione emergesse dalla mente e non invece dal profondo del cuore. Come se costituisse una dichiarazione di resa e coincidesse con una non-volontà di cambiamento. In realtà, la disperazione rappresenta quasi sempre una manifestazione, forse la più superficiale ed evidente, di una voglia di vivere che è, contemporaneamente, voglia di non sopravvivere. La disperazione è diretta conseguenza di una non-accettazione della realtà e quindi di una vera e propria ribellione: checché se ne dica, non v’è alcun immobilismo nella disperazione vera. La disperazione nasce da un bisogno di umanità, di sentimento, di amore che — pur nella lancinante sofferenza causata da questo bisogno — è senza dubbio preferibile ad una passiva accettazione della scomparsa degli stessi.>>
quoto.....
Vecchio 27-04-2011, 12:58   #3
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No dai, ma che ti quoti?

Ammazza che roba depressona che ho scritto stanotte!
Vecchio 27-04-2011, 13:21   #4
Banned
 

Io penso che bisogna imparare a fare il più possibile ciò che sentiamo e che ci piace o ci dà piacere, benessere e serenità.

Se uno non ha voglia di parlare con nessuno, non ha senso che si metta a parlare col primo che capita per esporsi e mostrare a se stesso e agli altri che non è timido.

Se sono una persona a cui certe battute danno fastidio o certi atteggiamenti da venditori porta-a-porta, cerco di non parlare con queste persone e me ne sto piuttosto per i fatti miei.

La cosa difficile è trovare persone con cui si passa del tempo simpatico, sereno e spensierato, gente simpatica e affettuosa, gentile, con cui vai d'accordo e ti senti in sintonia. Ma è la cosa a cui aspiro maggiormente.
Vecchio 27-04-2011, 13:31   #5
Banned
 

Il Vangelo secondo Moonwatcher.
Vecchio 27-04-2011, 14:23   #6
Banned
 

ok, dopo tutto questo posso anche suicidarmi
Vecchio 27-04-2011, 15:12   #7
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Bravo! Lo scopo del topic era quello, dopo tutto il nostro pianeta è sovrappopolato...
Vecchio 27-04-2011, 15:32   #8
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Preciso che la parte finale è tra virgolette perché non è opera mia, l'ho presa in prestito dal blog di my brother.

Torno a disperarmi ché non son capace neppure di avere idee interessanti e originali.
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