Ho sbagliato ad andarmene dal forum: penso sia un luogo importante in cui potersi confrontare a vantaggio mio e di tutti gli utenti. Purtroppo ho un caratteraccio che mi fa mandare all'aria, nella vita reale come quella virtuale, quasi tutti i rapporti.. comunque, ringrazio chiunque voglia confrontarsi sull'argomento del mio thread.
Vengo al punto: sono un ventenne e sto finendo la triennale in una facoltà scientifica, la scelta della quale è stata motivata dalla facilità, con cui poi, avrei trovato lavoro. Io sono sempre stato bravo in tutte le materie scolastiche, eccetto in italiano: ai temi, generalmente, andavo male. Pur tuttavia, a quanto ricordo molte delle prof e maestre avute, dicevano che dai miei temi traspariva che fossi molto sensibile. Anche se la forma dei miei scritti non piaceva alla maggior parte di loro. Una prof alle superiori una volta, dopo aver letto una mia poesia alla classe, disse:«bella questa poesia, si vede che c'è qualcosa dentro». Ripensandoci adesso riconosco che forse, questa presunta mia alta sensibilità, potrebbe essere il mio talento. Tuttavia, anche se fosse, non ho gli strumenti per farlo "fruttare": ho il pane ma non ho i denti. Ho pensato che, ricordando le cose che da piccolo mi piacevano e confrontandole con quelle che mi piace fare ora, avrei potuto capire quali sono le mie vere passioni, motivo per cui, ho da poco cercato di rimembrare che cosa mi piacesse quando ero un infante. Ho parlato anche con mia madre per cercare di mettere i pezzi al loro giusto posto, e mi sono reso conto di essere sempre stato fissato con il genere fantasy-drammatico: da piccolo divoravo libri e film; sognavo di diventare un fumettista, oppure di sviluppare storie, scenografie e musiche per videogiochi. Purtroppo a me sembra, però, che ci sia, oltre che una differenza tra passione (ciò che mi piace fare) e talento (ciò che sono bravo a fare), anche la questione relativa alla possibilità di valorizzare il/i talento/i che si possiede/ono: come si fa a trasformare, nel mio caso, le miei passioni in lavoro? Se non si è bravi non si riesce a campare con esse. Forse la vita mi sarebbe più sopportabile se non avessi la sfiga di essere bravo in ciò che non mi interessa e di non aver imparato a valorizzare la presunta sensibilità che possiedo. Che senso ha vivere se, a causa di problemi psicologici, tutte le giornate sono dominate dall'ansia, dalla paura e dalla tristezza e in più ci si deve dedicare a tempo pieno o quasi a ciò per cui non si ha passione.
Che ne pensate?