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Originariamente inviata da Brisbian
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Mi sembra siano due prospettive diverse, un conto è la questione di capire quanto sia giusto essere duri con sé stessi (come hai scritto nell'altro post) o quanto della tristezza sia vera e quanto invece ci sia un rapporto sbagliato con essa, un altro conto è identificarsi o meno con un'emozione (o con un pensiero, è la stessa cosa, come può essere una valutazione su di sé).
Nel primo caso è l'Io che gioca contro l'Io sul terreno dell'Io usando gli strumenti dell'Io (diventa un tira e molla nella palude, che magari può comunque essere utile) nel secondo caso è il Sé che gioca contro l'Io (tipo israeliani vs palestinesi, missili vs sassi, Fortunadrago vs palude).
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Originariamente inviata da Dahmer
E come si fa a maturare questo distacco?
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Il distacco è l'effetto spontaneo che segue alla non identificazione. Se si cerca di realizzarlo in maniera diretta invece che indiretta si può solo rimuoverlo, creando una dissociazione malsana.
Atreyu non deve tornare indietro rispetto all'affettività nei confronti di Artax rimuovendola (azione diretta, che come ogni movimento sulle sabbie mobili porta ad affondare ancora di più) e raccontandosi che non gliene frega nulla (in quel caso poi alla fine il conto da pagare arriva, come ha scritto Brisbian), ma andare oltre riconoscendo che lui non è Artax e quindi (ma è un quindi spontaneo, risultato indiretto) non lo riguarda quello che gli accade.
Non bisogna distaccarsi dalla tristezza, né avvicinarsi, ma osservarla, questo la trasformerà nei modi più vari, ma qualsiasi cosa diventi sarà più sana e genuina, avvicinandosi a sé stessi.
Il Fortunadrago che arriva e lo porta via è altro da Atreyu, è colui che osserva e può volare perché osservando non si identifica (non si può guardare quello con cui ci si identifica e non ci si può identificare con quello che si guarda, se guardo qualcosa significa che non sono quella cosa) e quindi non è legato a niente, è fortunato perché come Gastone non cerca di realizzare niente direttamente e quindi realizza tutto indirettamente.