Il mio vicino di casa from Morocco adotta la mia stessa strategia: quando capisce che anch'io sono diretta alla stessa sua meta cambia strada e affretta il passo.
Io, di comune accordo, me la prendo comoda e mi fermo dietro le macchine ferme, così prendo tempo e non mi vede.
Poi però mi scruta dalle scale, pensando che io non lo veda.
Mah.
Vabbè, ma il discorso è un altro.
Oggi dalla spichiatra è stata una di quelle sedute in cui ho parlato abbastanza tranquillamente senza bloccarmi più di tanto di fronte ai suoi "Perché?".
Visto che era un po' che non ci si tornava su (per modo di dire), oggi ha cercato di analizzare la dinamica delle mie relazioni.
In particolare è stato fatto riferimento alle relazioni "fisiche" e relazioni "non fisiche" (chiamatele 'virtuali', chiamatele come vu volete).
Nel senso:
in tutto ciò che faccio metto un limite.
Se sei mio amico prima o poi ti faccio fuori,
se stai fisicamente con me non saprai niente di me,
se il rapporto con te è virtuale allora saprai molte cose di me.
In ogni caso le due cose non si conciliano.
O, almeno, non si sono mai conciliate finora.
Per cui, la psichiatra mi ha chiesto di cosa io abbia paura e che cosa mi porti a limitarmi così nei rapporti.
A saperlo!, dico io.
M'ha detto di rifletterci e di pensare a qualche episodio che può avermi condizionato.
Ma a me francamente non viene in mente nulla.
Mi viene automatico: più di tanto non mi do, e dopo un po' chiudo.
Vabbè, ho una settimana di tempo per inventarmi qualcosa.