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Originariamente inviata da Dedalus
Un problema mi pare questo: la rieducazione non contempla tanto il detenuto, quanto la stessa società. Una prigione serve non a riallinearne uno (sicuri che questo uno ci serve davvero?), ma a non perderne cento.
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Eh, ma tu ti poni come osservatore esterno ... e se l' uno fossi proprio tu?
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Dunque, una prigione non ha bisogno di artifici come l’ergastolo, o la pena di morte, che occultano il detenuto. Lo rendono non visibile. E infatti molti qui favoreggiano queste soluzioni proprio perché glieli toglierebbe di torno.
Una prigione, se ci dev’essere, deve spargere solo terrore. Deve mostrare l’uso legittimo della violenza dello Stato. È questo anche il senso di tutte le durezze e le tolleranze zero che qui vengono agitate. Deve spargere terrore. Ovvero deve persuadere con la forza alla regolarità dell’ordine sociale. (...)
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Sono d'accordo sul fatto che l' ergastolo spesso desiderato dall' opinione pubblica sia solo una volontà togliersi di torno il reo (" ... e buttare via la chiave!"). Anche se in realtà non si tratta quasi mai di vero carcere a vita: l' ergastolo di questo tipo invece è l' ammissione dell' assoluta irrecuperabilità del soggetto, quindi da un punto di vista puramente logico è irrazionale, andrebbe commutato in un qualche tipo di pena "socialmente utile" o nella pena di morte.
Ma credo di aver capito che tu teorizzi qualcosa di differente. Se lo Stato deve spargere terrore, allora l' ergastolano può assumere un' utilità anche se semplicemente tenuto in vita e senza essere impiegato in nulla ...
Immagino quindi un ipotetico Stato che organizzi regolarmente per i suoi cittadini visite guidate obbligatorie nelle prigioni, in modo da mostrare a tutti il destino dei colpevoli e condannati, costretti in una cella fino al termine della loro esistenza e mantenuti in vita solo come esempi per gli altri.
Uno Stato che educhi il cittadino: magari potrebbe educarlo anche alla parsimonia, obbligandolo con lo stesso sistema a vedere la vita dei miserabili ( certo, per fare ciò avrebbe anche bisogno di mantenere in miseria alcune categorie di persone, ma la pedagogia viene prima di tutto ... ).
Ma tornando al crimine, una prima crepa nella teoria del nostro Stato ipotetico potrebbe consistere nel suo ignorare con i suoi metodi educativi l' arcinota verità che il criminale che delinque con premeditazione suppone di riuscire a non farsi acciuffare: per lui quindi la dissuasione preventiva è inefficace, a prescindere dal tipo di pena inflitta.
E un ergastolano è molto spesso un premeditatore, dato che proprio la premeditazione è vista come una delle maggiori aggravanti al momento di infliggere la pena.
Soprattutto però l' enorme limite di questo Stato ipotetico, anche tralasciando la sua gelida disumanità, consiste nel suo scopo non realistico, il voler tentare di
costringere gli esseri umani alla consapevolezza a priori, cosa che non può essere fatta in alcun modo con mezzi coercitivi.
La cosa buffa poi è che l' ergastolano detenuto come una bestia allo zoo sarebbe in qualche maniera un consapevole (premeditazione presuppone un qualche tipo di consapevolezza preventiva del proprio gesto e delle sue conseguenze) da mostrare ai presunti inconsapevoli potenziali criminali, i cittadini, allo scopo di educarli alla consapevolezza.