mesi e mesi di isolamento.
isolamento rende meglio di solitudine, perché prevede un processo volontario e ricercato, non richiede per forza una reale condizione dell'esser soli, ma piuttosto una "campana di vetro", tanto per fare una citazione che però esprime intuitivamente il concetto, dentro la quale mi sento soffocare.
incomunicabilità, frustazione, paura, disprezzo, rabbia e soprattutto arroganza.
devo costantemente combattere contro questo desiderio di isolamento, perché in fondo non sono capace di essere e stare solo troppo a lungo.
un cane che si morde la coda.
mi sento solo, cerco il contatto con le persone, mi trovo di fronte ad un muro, mi disilludo quindi mi rifugio nell'arroganza e mi isolo ulteriormente.
la più grande scusa all'incapacità di mantenere relazioni (relazioni umane in generale) sane con le persone è quella di sentirsi più intelligenti perché più cinici, più disillusi, più emotivamente freddi.
invece è l'opposto, le persone più forti sono quelle che si illudono, che credono e che sperano. le persone deboli invece costruiscono la gabbia con le proprie mani.
passa del tempo in cui non sento il bisogno di nessuno né la volontà di interagire, pur non essendo completamente solo vivo nel mio mondo senza sentire il desiderio di partecipare attivamente alla vita degli altri.
ma non posso vivere per sempre dentro me stesso e ad un certo punto, prima o poi, scatta quel qualcosa che mi fa desiderare di uscire. con il risultato di essere punto a capo, soltanto un gradino più in basso. un circolo vizioso, non ho idea di come uscirne.
so che c'è la via d'uscita ma non so come uscire, perché ho interiorizzato dei meccanismi difensivi che nel momento del bisogno appannano la vista e mi impediscono di scorgere ogni luce.
mi convinco ogni volta di aver fatto passi avanti (certo ne ho fatti alcuni) ma questo non cambia effettivamente molto, la salita è talmente ripida che un passo indietro equivale a dieci in avanti.
non credo di potermi definire realmente depresso, lo sono stato e non ho nessuna intenzione di tornare a quella condizione.
mi sento invece profondamente triste e completamente perso, non ho una direzione e tutt'intorno a me si distende un vuoto orizzontale e indefinito che mi fa rimpiangere il vuoto verticale che ti si apre sotto ai piedi, perché quello almeno mi faceva sentire vivo.
non so come uscirne, mi sento paralizzato.