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Vecchio 09-06-2016, 20:57   #1
Hor
Esperto
L'avatar di Hor
 

I ricordi di quanto succedeva sono ancora molto vivi.
Evidentemente sin dall'infanzia era chiaro quanto fossi poco propenso a socializzare.
Se gli altri bambini stavano in cortile a giocare, io me ne stavo nell'angolo a osservare, e/o fantasticare per conto mio.
Se in casa arrivavano ospiti l'opzione primaria era fuggire a rinchiudermi in camera mia (dove c'erano i miei giochi, i miei fumetti).
Per citare solo due casi.
Evidentemente ai miei genitori questo non piaceva.
Chissà se, da parte loro, c'era una genuina volontà di aiutarmi a superare questo "problema" oppure un'ostilità verso la mia diversità, la mia particolarità, chissà se il loro era solo un desiderio di ricondurmi in qualunque modo alla normalità, perché si vergognavano di me.
Fatto sta che appena ce n'era la possibilità facevano in modo di reindirizzarmi verso la normalità, verso la socializzazione.
Se venivano ospiti mi era fatto divieto di andare in camera mia, bisognava restare a "fare compagnia agli ospiti". Fosse pure gente di cui non me ne poteva importare di meno.
I miei non erano credenti, ma ogni domenica mi era imposto di andare a messa (si viveva in un paesino molto credente), come tentativo appunto di farmi socializzare cogli altri bambini, che ci andavano tutti. (btw, anche da qui deriva la mia ostilità verso la religione)
Ogni Estate iscrizione obbligatoria ai campeggi del paese, sempre per imparare a vivere in compagnia. Campeggi che ho odiato sempre con tutte le mie forze.
Questi sono solo alcuni esempî, i primi che mi vengono in mente. Ce ne sarebbero molti, molti altri.
In ogni caso i miei genitori, soprattutto mio padre, dimostravano scarsa tolleranza alla mia tendenza a isolarmi, e con tutta una serie di divieti e obblighi tracciavano un percorso che, volente o nolente, mi conducesse verso gli altri bambini.
Questi tentativi di "programmarmi" per la socialità cessarono solo quando raggiunsi l'adolescenza avanzata, ovvero quando era ormai chiaro che non c'era più nulla da fare... o forse quando i miei decisero di lasciarmi (finalmente) in pace.

Se scrivo su questo forum è evidente come tutti questi tentativi (benevoli o malevoli che fossero) di indirizzarmi alla normalità, tutti questi tentativi è evidente come siano miserevolmente falliti.
Già all'epoca, già da bambino, non facevo che viverli male: intanto perché mi costringevano a stare in mezzo agli altri, quando non era ciò che volevo; in secondo luogo li vivevo come una prevaricazione: avvertivo chiaramente il tentativo, come detto più sopra, di "programmarmi", di intervenire sulla mia natura, di modificarmi come fossi una macchina, una marionetta, un oggetto. Come se il mio parere, le mie inclinazioni non contassero niente.

È anche per questo che, ancora oggi, la socializzazione è qualcosa che mi manca, verbo "mancare" nel senso di "sentirsi privati di qualcosa che si desidera"; ma al contempo è qualcosa da cui fuggo volontariamente perché inguaribilmente caricata delle sfumature dell'imposizione; e la vita solitaria diventa così, anche oggi che vivo lontanissimo, nello spazio e nel tempo, dai miei genitori e dai giorni in cui, bambino, non potevo che obbedire, diventa una sorta di ribellione a quelle imposizioni, a quel tentativo costante di reintrodurmi nel gregge degli altri.
Ringraziamenti da
Ninfee (10-06-2016)
Vecchio 09-06-2016, 21:08   #2
Esperto
 

Capisco il tuo punto di vista perchè non è bello stare con persone che non ci sono congeniali o con cui abbiamo poco da condividere. Penso che i tuoi genitori avrebbero dovuto fare in modo di farti coltivare le passioni che avevi, questo avrebbe aumentato la tua autostima e avrebbe aiutato ad aprirsi di piu. Per esempio se ti piaceva suonare la chitarra i tuoi genitori avrebbero dovuto comprartene una e mandarti a fare un corso, se ti piaceva il tennis avrebbero dovuto comprarti una racchetta e mandarti a giocare a tennis... Man mano che miglioravi e vedevi risultati ti saresti aperto verso il mondo. Riguardo il tuo odio per la religione lo capisco perchè anche io odiavo la religione ed ero costretto ad andare a messa; poi ho capito dove sta la verità e ora sono diventato credente e credimi, vivo molto meglio rispetto a prima.
Vecchio 09-06-2016, 21:19   #3
Esperto
L'avatar di Labocania
 

Ti capisco. Socializzazione obbligatoria, cortile della scuola, CRE estivi: brutte esperienze.
Vecchio 09-06-2016, 21:27   #4
Esperto
L'avatar di Emil
 

Sei sei introverso ( e da quello che scrivi qui e in altri interventi credo che tu lo sia) niente di nuovo sotto il sole.

La socializzazione forzata dei bambini introversi e timidi è diventato un must che ha come conseguenza nefasta quella di rovinare definitamente lo sviluppo emotivo del malcapitato.
Viene fatto, dicono, a fin di bene. Il bene di chi ti vuole vedere uguale (normale) agli altri. Anche se poi non ci vuole molto a capire che se stai soffrendo forse insistere non è la migliore delle soluzioni. Si tratta di ignoranza.

Come nel tuo caso di solito queste tecniche non funzionano e anzi chi le subisce finisce davvero per introvertirsi ancora di più....ed essere nuovamente preso di mira .
Vecchio 09-06-2016, 21:42   #5
Esperto
L'avatar di phabio
 

Mi ha fatto tornare in mente questo vecchio articolo che lessi tempo fa:
https://nientestronzate.wordpress.co...-obbligatorie/
Vecchio 09-06-2016, 22:34   #6
Esperto
 

A me non hanno mai obbligato a socializzare, fin da bambina si faceva solo quello che volevo io e se una cosa non mi piaceva non si faceva. In questo i miei genitori hanno sbagliato e ora devono fare i conti con una figlia stronza e poco sana di mente. La figlia che ogni genitore non vorrebbe avere.
Ringraziamenti da
BlackDragon (10-06-2016)
Vecchio 10-06-2016, 00:14   #7
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Leucina Visualizza il messaggio
A me non hanno mai obbligato a socializzare, fin da bambina si faceva solo quello che volevo io e se una cosa non mi piaceva non si faceva. In questo i miei genitori hanno sbagliato e ora devono fare i conti con una figlia stronza e poco sana di mente. La figlia che ogni genitore non vorrebbe avere.
Ecco appunto il rovescio della medaglia....
I tuoi genitori a differenza dei miei (che se sono altamente sbattuti e che anzi hanno goduto del mio isolamento arrivando a gestire al meglio i miei spazi e i miei tempi) hanno provato a fare quello che pensavano fosse il meglio per te...
Hanno sbagliato ma almeno il tentativo l'hanno fatto...
Dagliene atto e guarda avanti cercando semplicemente di essere te stesso...
Vecchio 10-06-2016, 01:19   #8
y
Banned
 

L'omologazione intesa come un raggiungere lo stesso livello di avanzamento, mantenendo però comunque la propria individualità, avrebbe anche un senso, almeno a livello teorico, ma a patto di partire tutti dallo stesso punto di partenza, cioè con le stesse risorse e gli stessi strumenti da mettere a frutto. Ma non è così, si parte da punti differenti, e ciò che andrebbe correttamente valutato allora non è l'arrivo, ma la strada percorsa. Purtroppo pretendere questo dal sistema è chiedere troppo, valutare la posizione e non il percorso è più comodo per chi è più avanti. Ed ecco che chi è più avanti tenderà a tirare per i capelli chi è più indietro, o ad abbandonarlo.
La questione qui non era forzare alla socialità, ma indagare per capire dov'era il problema, e preparare poi un contesto che potesse produrre uno sviluppo naturale in tal senso. Diciamo che dovrebbe essere una cosa in parte maturata più naturalmente "in famiglia", non forzata, in parte accettata come una normale differenza individuale, giusto per evitare un effetto contrario.
Almeno io la penso così. Vabè, poi capisco che non è semplice, però insomma... : /

Ultima modifica di y; 10-06-2016 a 01:26.
Vecchio 10-06-2016, 07:48   #9
Esperto
 

Secondo me hanno fatto bene i genitori a spingerci a socializzare.
Quello che hanno sbagliato,nel mio caso,è l'esempio che mi hanno dato,il loro essere persone,soprattutto mia madre,che ho introiettato.
Vecchio 10-06-2016, 09:47   #10
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Il problema per me era un altro, che mi forzassero o meno, poi comunque non riuscivo a socializzare in certi ambienti.
Puoi convincere i genitori a non farti andare all'asilo, ma poi a scuola comunque ti ci portano a forza. In ogni caso forzare, in diverse situazioni, non risolve alcun problema secondo me, anche se forzare in certi contesti può tornare utile per raggiungere altri scopi, a scuola non si va solo per socializzare.
Se non hai a monte gli strumenti per socializzare in un certo ambiente non è mica detto che impari là, così, per osmosi.
Nel caso in cui c'è un qualche deficit, il sistema di apprendimento che funziona per altri bambini, nel tuo caso non funziona più.
Che il disturbo sia dipendente dalla mancata esposizione secondo me deve essere scorretto nel mio caso, perché a scuola io ci sono andato come tutti gli altri bambini e ci sono andato anche prima (ho fatto la primina e sono andato anche all'asilo per un anno), ma non riuscivo ad inserirmi e adattarmi a quel contesto comunque.
Con l'esposizione il disagio non passava né si risolveva, credo che all'età di 7-8 anni ero diventato già depresso, nel letto pensavo alle giornate scolastiche e ad altre situazioni sociali verso cui venivo indirizzato e piangevo perché non riuscivo proprio a star bene in tutti questi contesti. A me mancava una forma di socialità, ma non quella reale che riuscivo a realizzare che sopportavo e subivo, perciò non so, forse ad altre persone ha fatto bene, a me direi che ha fatto male, ma quali alternative c'erano disponibili?
In mezzo ai mali possibili e quel che potevano fare i miei genitori, questo forse era anche il minore, però poi in conclusione io non stavo comunque bene. E' come essere malati di un male incurabile, in ogni caso stai male e resisti e sopporti finché puoi, ma la soluzione non c'è adesso e non è affatto disponibile.

Ultima modifica di XL; 10-06-2016 a 10:28.
Vecchio 10-06-2016, 09:49   #11
Esperto
 

Mia madre mi ha sempre spinta a socializzare fin da piccola, facendomi partecipare a qualsiasi gita della scuola o altri eventi magari organizzati dal comune tipo Cre o Grest ma io finché c'erano intorno le amiche non la vivevo in modo così drammatico. Certo, l'ansia non mi mancava ma ho fatto queste esperienze fino ai 16 anni e non ero molto consapevole di chi fossi. C'è anche da dire che non mi sono impegnata a socializzare con gli altri, se non con le mie amiche e quindi non ho fatto molti progressi perché infatti dopo la scuola sono tornata a chiudermi in me stessa sempre di più ed eccomi qui, gli sforzi dei miei non hanno portato a nulla. Mi fa sorridere pensando a quando mia madre diceva che io mi adattavo di più di mio fratello, invece ora quello che non è quasi mai a casa è lui xD Però su certi aspetti siamo simili, come se non fossimo portati per certe cose.

Ultima modifica di lonely heart; 10-06-2016 a 09:52.
Vecchio 11-06-2016, 09:37   #12
Principiante
 

Secondo me sbagliavano a forzarti e a non voler capire il tuo atteggiamento, ma per il resto in linea di principio non lo trovo così sbagliato "far stare in mezzo agli altri".
Forse dai per scontato che da bambini si ha un carattere, e quello stesso carattere rimarrà anche da adolescente e da adulto, invece il carattere si forma pian piano, nonostante ciascuno abbia un suo temperamento di base. I tuoi pur sbagliando cercavano comunque di spronarti. Il modo era stupido ma il principio tutto sommato non è da condannare.
A me per esempio è toccata la sorte opposta: di base ero vivace ed estroversa, ma durante l'infanzia e l'adolescenza i miei non mi davano nessun occasione di socializzazione, per loro più o meno consapevolmente era superfluo. Inutile dire che per tutta l'adolescenza fino a 20-21 anni ho avuto grossi deficit relazionali e comunicativi con gli altri.
Comunque capisco anche il fatto di dover subire la presenza altrui, tutti i momenti ricreativi con gli altri perché "è giusto così". I tuoi chiaramente hanno sbagliato. Gli estremi e il non ascoltare sono sempre sbagliati.

Domanda: Se invece i tuoi non avessero fatto così, partendo dal tuo carattere iniziale timido e riservato, come ti immagineresti ora?
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