Nella vostra vita ci son stati momenti chiave in cui avete preso una strada anzichè un'altra e le vostre vite sarebbero state completamente diverse?
Io mi ricordo che all'età di 15 anni ascoltavo alcuni programmi alla radio, di musica techno (ascolto di tutto, credo di essere uno dei più eclettici al mondo), che mi dava e mi dà tuttora una grande carica. Ormai mi ero fissato: volevo fare il dj. Impazzivo di fronte a questa prospettiva... La possibilità di creare atmosfere, di mixare un pezzo con un altro in maniera da suscitare determinate sensazioni, immaginavo l'interazione vocalist-musica. Tanto in radio quanto in discoteca. Mi registravo anche tipo radio, la mia voce con i pezzi in sottofondo, fingevo di leggere i messaggi che mi arrivavano. Insomma, ero bello preso. Avevo anche telefonato ad un gestore che mi avrebbe affidato una sala, preso contatti con un produttore, cominciavo a comporre tracce. ecc.
Quella radio avrebbe organizzato un corso, a Torino. Abitavo a 40 km di distanza, i miei genitori, proletari a tutto tondo ma senza coscienza di classe, e che non erano mai andati a Torino coi loro mezzi (sigh!) alzarono le barriere.
Addirittura misero di mezzo un prete a redimermi.
Sta di fatto che alla fine fui barbaramente costretto a rinunciare.
Poi venni nuovamente interrotto nel mio percorso di studi finalizzato ad insegnare filosofia. Ma qui le cause erano pesanti. Un morto e un licenziamento. Insomma....
Ora non sarei qui.
Il pallino del dj ce l'ho ancora adesso, ma i tempi son cambiati.
E mi accorgo, rispetto al periodo 15-20 anni, di aver perso molto coraggio e spregiudicatezza, nonostante fossi ancora più timido.
Addirittura mi ero associato a un giovane fenomeno in campo filosofico e contattavo i docenti universitari per chiedere di realizzare dei saggi per una futura pubblicazione. Io che ero nessuno.
Insomma... Nella morte dei miei sogni, quelli veri, la mia famiglia è stata determinante.
Ora non ne ho... E non amo la vita come un tempo... Non ho più la speranza che avevo un tempo...