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Originariamente inviata da Varano
ieri leggevo una biografia su nietzche e veniva descritto come un grigio professore, impacciato, gentile e rispettoso delle leggi. in forte contrasto con la potenza della sua scrittura.
morale della storia, quando ho letto la descrizione di questo individuo apparentemente anonimo, grigio e buono mi è venuto in mente il famoso fobicotto buono. il problema è che siamo individui grigi.
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Se
Nietzsche fu omosessuale lo fu perché era nell’impossi-
bilità, psicologica prima che fisica, di possedere una
donna e perché le donne non lo volevano. Le donne,
con l’intuito femminile che sbaglia raramente, tanto più
in queste faccende, non lo sentivano come uomo, come
maschio. E avevano ragione: perché Nietzsche era solo
cervello. Però lui era tutt’altro che insensibile al loro
fascino. Le donne gli piacevano. Era lui che non piaceva
alle donne.
Prediligeva quelle giovani, belle, alte, bionde, quasi
sempre di origine russa o scandinava, almeno fino a
quando, inzitellendo ulteriormente, non preferì decisa-
mente starsene con le signore anziane, la cui tranquilliz-
zante compagnia, da bravo posapiano, aveva sempre
apprezzato."
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chiaramente capire che era meglio che lasciasse perdere.
Intanto tutti i suoi amici, Rohde, Overbeck, Gers-
dorff, si stavano fidanzando o sposando. I due compa-
gni d’infanzia Krug e Pinder si erano ammogliati già nel
1874. La situazione di Nietzsche stava diventando imba-
razzante anche dal punto di vista sociale. Wagner lo
spronava di continuo a sposarsi, convinto, non a torto,
che il matrimonio avrebbe risolto anche i suoi problemi
di salute. Pure Gersdorff lo esortava a questo passo.
Naturalmente era Wagner a imbeccarlo, perché Gers-
dorff, che probabilmente era il più normale della com-
pagnia, aveva da poco intrecciato una relazione con la
contessina italiana Nerina Finocchietti, presentatagli a
Bayreuth da Malwida von Meysenbug, una specie di
chioccia di tante “fanciulle in fiore”, e poiché la sua
famiglia osteggiava questo amore aveva altro per la testa
che pensare ad ammogliare Nietzsche. Il quale era il
primo a rendersi conto che per lui la cosa non era per
nulla semplice. Scrive, un po’ risentito, a Gersdorff:
«Veramente divina è l’idea di te seduto con quelli di
Bayreuth in una commissione di studio sul matrimo-
nio... Credi che le donne vengano da me a farsi passare
in rassegna per controllare se sono quelle giuste?» 26
.
Pressato da Wagner, dagli amici, dall’ambiente, dalla
sua posizione di scapolo un po’ sospetto, Nietzsche si
spinse a fare una proposta di matrimonio, ma in un
modo che più goffo, intempestivo e balordo è difficile
immaginare. Nel 1876, mentre era in congedo dall’uni-
versità per i soliti motivi di salute, si recò a Ginevra, con
l’amico Gersdorff, per distrarsi e cercare di rimettersi
in sesto. In quella città conosceva il direttore d’orche-
stra Hugo von Senger e andò a trovarlo. Von Senger in
quel periodo stava dando lezioni di pianoforte a due
giovani sorelle russe, originarie di Riga. La maggiore,
Mathilde Trempedach, che aveva ventitré anni, era
davvero una splendida ragazza: biondo-scura, alta,
slanciata, occhi verdi. Si sa come vanno, alle volte, lelezioni di piano. Fra il quarantenne e fascinoso direttore
d’orchestra, sposato, al secondo matrimonio, e la giova-
ne russa, romantica e sognatrice, era nato del tenero.
Chiunque se ne sarebbe accorto vedendo come Ma-
thilde stava in adorazione del Maestro. Von Senger
portò Nietzsche a fare la conoscenza di Mathilde. An-
nunciati dalla cameriera, Mathilde vide entrare nel salo-
ne di casa sua i due uomini: Nietzsche, nonostante la
luce smorzata dell’ambiente, portava in testa un paraso-
le foderato di verde che, insieme agli occhiali con lenti
azzurrine, nascondeva quasi interamente il viso. C’era
anche la sorella minore di Mathilde, che era quasi altret-
tanto carina. Fra i due uomini cominciò una conversa-
zione molto intellettuale, su Byron, su Shelley, su Lon-
gfellow, su Shakespeare, e le ragazze stettero soprattutto
ad ascoltare, interloquendo quel minimo che era richie-
sto dalla buona educazione.
Qualche giorno dopo von Senger, che voleva strin-
gere i tempi con Mathilde, la invitò insieme alla sorella
a una gita in carrozza sul lago e a villa Diodati e si
portò dietro anche Nietzsche. Come usa in questi casi
pensava che il giovane, avendo capito l’antifona, facesse
il filo alla minore o comunque la tenesse impegnata,
distraendola. Questa volta Mathilde fu più loquace e
intervenne spesso nella conversazione, che verteva sem-
pre sui massimi sistemi, rivelandosi molto spigliata e
disinvolta. La ragazza notò che Nietzsche la osservava
intensamente.
Prima di lasciare Ginevra Nietzsche andò a salutare le
sorelle Trempedach. «Fu introdotto nel salone» ricorda
Mathilde, «e ci salutò con un gesto solenne» 27 . Poi si
gettò sul pianoforte e suonò «con tempestosa passio-
ne» 28 una sua composizione. Terminato lo show se ne
andò, quasi senza parlare. «Un profondo inchino fu il
suo saluto» 29 . Il giorno dopo Mathilde si vide arrivare a
casa un imbarazzatissimo von Senger che le annunciò
che il mattino seguente avrebbe ricevuto una lettera dNietzsche. Mathilde doveva leggerla con calma e, disse
von Senger con tono ambiguo, «rispondere solo dopo
matura riflessione» 30 . La lettera arrivò, Mathilde la aprì
e lesse, sbalordita, queste strabilianti righe: «Raccolga
tutte le forze del suo animo per non spaventarsi della
domanda che Le rivolgo con questa lettera: vuole diven-
tare mia moglie? Io l’amo, e mi pare che Lei già mi
appartenga. Non parliamo della natura improvvisa del
mio affetto! Almeno in esso non c’è alcuna colpa... Ma
una cosa vorrei sapere: se Lei sente, al pari di me, che
noi non siamo mai stati estranei l’una all’altro, nemmeno
per un momento! Non crede anche Lei che in una unio-
ne ciascuno di noi diverrà più libero e migliore di quan-
to potrebbe divenire da solo, dunque excelsior? Vuole
arrischiare a fare il suo cammino con uno che aspira con
tutto il cuore a diventare libero e migliore?... Sia pure
franca e non taccia nulla. Di questa lettera e della mia
richiesta nessuno sa nulla, eccettuato il nostro comune
amico, il signor von Senger. Domani farò ritorno a Ba-
silea con il direttissimo delle 11, debbo tornare. Se può
dire di sì alla mia domanda, scriverò subito alla Sua
signora madre... Se Lei riuscirà a forzarsi a una sollecita
decisione, che sia per il sì o per il no, una sua lettera mi
troverà fino a domattina alle 10» 31 .
L’aveva vista per pochi giorni, tre volte in tutto, e gli
venne l’idea di chiederla in moglie. E a chi pensò come
“messaggero d’amore”? A Hugo von Senger. L’unico
che, come scrive, era stato messo a conoscenza della
singolare domanda e che invece era l’unico, semmai, che
avrebbe dovuto esserne tenuto all’oscuro perché tirava
alla ragazza, se già non ci filava. Lo stesso errore Nietz-
sche, recidivo, lo commetterà sei anni più tardi con la
Salomé usando come intermediario Paul Rée che già
trescava con Lou.
Il rifiuto di Mathilde fu gentile ma netto.