Pensare è una delle cose che facciamo maggiormente. Chi fa la nostra vita non gli resta che pensare. Pensare ai propri fallimenti, alle delusioni, le paure… pensare è l’unica cosa che ci accomuna tutti. Pensare male di tutto e di noi stessi.
Pensare è uno dei circoli viziosi che ci accomuna. E’ un veleno che mettiamo in circolo noi stessi e che facciamo scorrere, dalla nostra testa, su tutto il nostro corpo.
Ma dicevo, è una delle componenti di questo circolo vizioso che ci porta ad essere quello che siamo. E’ uno degli anelli, perché è tutta una catena circolare che gira e gira, ristringendosi in noi stessi sino a intrappolarci.
Ma qual è il primo anello di questa catena?
Nel mio pensare ho fatto molta autoanalisi, oltre che autocommiserarmi. Ma l’autoanalisi la ritengo molto più importante e formativa, oltre che un punto di partenza per poter cambiare e quindi migliorare.
Quindi, perché sono così? Perché sono arrivato a questo punto?
C’è sempre un principio, quindi si parte dall’infanzia di un problema, quindi dall’infanzia stessa.
Ogni bambino va lasciato crescere libero di esprimersi, e quindi anche di sbagliare. Gli si dà una direzione, certo, ma sarà poi lui a doversi esprimere liberamente in essa.
Il mio caso è stato sempre quello di avere una certa fragilità, ma non debolezza. Ero molto più sensibile della media dei miei coetanei. Ma cosa ha inquinato quella sensibilità facendola diventare paura? Mio padre…
Per 35 anni non ha fatto altro che urlarmi contro, schernirmi davanti agli altri, umiliarmi, e poi sempre urlare, urlare. Questo ferisce la dignità, e io non sono più riuscito a rifarmene una.
La dignità è essere trattati come se si valesse, e mio padre mi ha trattato in tutti i modi tranne che con dignità.
La mancanza di dignità mi ha portato a relazionarmi agli altri con poca autostima di me, quindi, se dall’esterno ti poni in un modo titubante e insicuro, tu stesso stai comunicando di valere poco, e gli altri ti trattano di conseguenza. Questo è andato a rafforzare quel senso di poca autostima e dignità che già avevo. Di conseguenza non essere amati e stimati porta a chiudersi di più per paura di essere rifiutati.
Siamo un nervo scoperto. Un grande nervo scoperto.
Poi bullismo a scuola, mobbing al lavoro. L’incapacità di relazionarmi all’altro sesso.
Tutto un circolo vizioso.
Però, e c’è un però, non posso darla vinta alla paura. Sarò paranoico, depresso, ansioso all’ennesima potenza, ma non posso pensare di non avere qualità. No, mi dispiace. Di questo non ho alcun dubbio. No, brutti stronzi che credete di sapere tutto della vita. Voi non avete tutte le qualità che credete di avere. Voi avete solo una cosa. Una soltanto: la fortuna.
Avete solo la fortuna. Siete stati solo fortunati, brutti stronzi del cazzo. Un ragazzo che è nato nel buco del culo dell’africa, rispetto a uno che gironzola per le strade della city di Londra sulla sua Lamborghini, non ha meno qualità: è stato solo più sfortunato. E in certi posti, con certe persone, se hai delle qualità certe volte non puoi tirarle fuori o metterle in pratica. Chi ti ama, se è capace di amare, dovrebbe immetterti e darti fiducia.
Io tutto questo non l’ho mai avuto. Ma so di avere delle qualità Dio santo. Tutti hanno delle qualità.
Ci facciamo paranoie del cazzo sul proprio aspetto fisico, e poi vedi certi bidoni ambulanti accanto a pezzi di figa allucinanti. Ci facciamo paranoie sulla nostra personalità, e poi vedi certi leccaculo di dubbia moralità sistemati in comodi posti di lavoro con la classica cerchia di amici del “quieto vivere”.
Allora, in tutta questa mediocrità, bisogna capire che l’unica cosa che ti può fare andare avanti è la capacità di stare in mezzo agli altri. Il piacere di sentirti considerato e a sua volta considerare l’altro come tuo pari, e no sentirti da meno.
Incominciare a fare qualcosa, qualsiasi cosa, e smettere di pensare. Perché pensare è l’antitesi del Ragionare. Sono due opposti.
Ho 35 anni è non ho niente. E questo per molti sarebbe sufficiente per farla finita. Non ho casa, lavoro, macchina, qualcuno che mi voglia bene. Ma cosa sto facendo io per averlo? Niente. Sto nella mia comfort zone. Non mi sto autocommiserando. Mi sto criticando, e in modo costruttivo. Bisogna capire, fare una sintesi. E' inutile mettersi a pensare e piangersi addosso. Se fosse utile lo farei, ma non serve più. Sono stanco e arrabbiato. Voi non l’avete un po’ di rabbia?
Non voglio essere presuntuoso. So cos’è la depressione, sono decenni che ci combatto, ma piangermi addosso non mi ha portato a nulla. E ora sono stanco.
Una stanchezza sana oserei dire. Una stanchezza che ha il sapore di “Basta, ora basta, vaffanculo”.
Non credo di essere un brutto ragazzo, ma non amandomi non mi curo molto. Ho ricevuto occhiate un po’ perse e dolci da più di una ragazza, ma non mi sono curato neanche di quelle per via della mia poca autostima.
Ho diverse qualità artistiche, ma non le approfondisco per via della pigrizia ( frutto della comfort zone ).
Bisogna chiedersi cosa possiamo fare con quello che ci resta e iniziare a smettere di pensare…
E’ un post che vuole essere da stimolo a me stesso e a chi crede e sente di avere altro.
E premetto che non voglio offendere chi CREDE di non avere nulla. Tutti abbiamo qualcosa. Potrei farvi mille esempi. Ma chi ormai è sprofondato completamente nel baratro non vorrà sentirli, e lo capisco, oltre che rispettarlo.
Rispetto il dolore di tutti, partendo dal mio. Ma proprio per una questione di rispetto, a differenza di chi vi rilega all’immondizia, io voglio esortarmi ed esortarvi: finché abbiamo ancora del respiro in noi, sarebbe bello condividerlo con qualcun altro, accanto a un altro/a.
Il mondo non è così schifoso. E’ tutta una questione mentale, fuori da quel circolo vizioso e da qual modo di pensare di cui siamo schiavi.