Ho visto il documentario Silvio Forever.
Qualche punto: uscì anni fa, parecchi anni fa, un film di Danny De Vito, riguardante la vita di un celebre sindacalista, con protagonista Nicholson; si chiamava Hoffa, santo o mafioso? Ecco forse il titolo starebbe bene su un documentario di Berlusconi. Berlusconi, santo o mafioso?
Un altro punto di cuo voglio parlare è che mi piace immaginare un possibile film su Berlusconi. Proprio pochi minuti fa ho letto con mio rammarico che Paolo Sorrentino, che aveva intenzione di farne uno dopo The Young Pope, ha rinunciato al progetto; non sono un fan assoluto di Sorrentino, che comunque ha fatto almeno un capolavoro, le conseguenze dell'amore, e un altro buonissimo film, il Divo, prima di perdersi con la grande stucchevolezza e le frasi da cioccolatino sulla gioventù che non c'è più. Se c'è una ragione dietro le cose, cosa di cui dubito, ma se in questo caso c'è una ragione per Sorrentino di essere diventato regista, presunto artista, ebbene, questa ragione si sarebbe espressa in un suo film su Berlusconi; ve la immaginate la regia certamente visionaria di Sorrentino, sicuramente grottesca e manieristica, che va a scavare non solo nella vita di Berlusconi, ma anche in quella dei suoi compari quasi tutti leccaculi, con le loro facce unte, e viscide. Sarebbe stato stupendo perché attraverso quel film si poteva forse capire magari tutta la complessità del fenomeno Berlusconi e il motivo della sua eterna ambiguità.
Vengo da famiglia rigorosamente antiberlusconiana, si parlava di Silvio quasi fosse un demonio. Certamente non sono di destra e mi fanno ridere i valori autoreferenziali della vecchia forza italia; e ciononostante, oggi, a cavallo dei miei 25 anni sciagurati, mi rendo conto di essere interessato a Silvio, questo geniale piazzista che attraversa acque di cui almeno io non so la profondità, e quella sua capacità folle di unire realtà e menzogna. Ciò che ha fatto Silvio, non nascondiamolo, al di là della discesa in politica, ma anche per quella, è stata una cosa straordinaria. Ha sfondato muri, costruito linguaggi. Ha spezzato le tavole dei vecchi valori, conferendo un'estetica tutta sua alla politica e anche a tutta l'Italia. La sua impronta nella società italiana è sicuramente sia buona che cattiva.
Dunque chi è Silvio: un odiatore del comunismo, che lotta a favore della libertà e del liberismo? Un altruista? Un seduttore? Un puttaniere? Un editore geniale? Un piazzista ipnotico? Un mafioso bugiardo?
Io non lo so. Me lo domando. Ma forse è solo uno che ha costruito il suo cammino passo dopo passo, improvvisandolo anche, rispettando ciò che potremmo definire il fiore della necessità, la capacità di fare affari con tutti, di entrare e uscire da mille situazioni, come un uccellino che entra dalla finestra per mangiare il pranzo.
Temo che la storia lo assolverà...
Ad ogni modo il documentario non presenta nessuna novità, è piatto, noiosetto, ricorda delle cose e ne dimentica altre, tipo il fatto che Berlusconi ha detto che Mangano, sicuro mafioso, è stato un eroe; si concentra troppo sulla passione per le donne, che poi hanno tutti, chi più chi meno, e sulle barzellette. Non si sa se il documentario voglia essere celebrativo o accusatorio. E poi Roberto Faenza non mi ha mai fatto impazzire. Neanche qui.