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Vecchio 20-06-2004, 13:01   #1
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L'avatar di homer
 

ciao a tutti,avrei voluto lanciare un topic dove sfogare il mio malessere a causa di questa malattia infame! ma preferisco chiedervi come quando e perchè sono nate le vostre paure,x capire insieme come le CAUSE E I RIMEDI..
come dissi precedentemente, io sono diventato SF a causa della mia tristissima infanzia e dell infiammazione al colon..
supero le mie ansie,soffocando le mie emozioni (cosa che non vorrei fare)e con il rivotril, ma credo che questo mi faccia più male che bene..
Voi? siete nati timidi oppure lo siete diventati..
come la timidezza e diventata FS?ecc ecc
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE COLLABORERANNO PER DARE MAGGIORE LUCE SU QUANTO POSSIBILE FARE PER TORNARE A UNA VITA NORMALE PER TUTTI NOI!
Vecchio 20-06-2004, 14:12   #2
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Caro utente, la fobia sociale è un disturbo molto antipatico. La componente genetica è innegabile, per ciò che riguarda la timidezza e l'inibizione. Tuttavia, come per molte altre malattie, conta anche il modo di vedere le cose ed il disturbo in questione. Prenderlo con filosofia e con una visione ottimistica è senz'altro più utile. Il fatto stesso di lamentarsi e di concentrare gran parte dei propri pensieri (in modo quasi ossessivo, vedi coloro che si fissano sugli stessi discorsi, tralasciando tutti gli altri interessi) su tale problema, costituisce un aggravante forse superiore alla stessa timidezza.
Vecchio 20-06-2004, 15:14   #3
Guest
 

Probabilmente c'è una predisposizione genetica. Per l'ansia ho la familiarità: mio padre è ansioso pure lui e non ho ricordi nell'infanzia/adolescenza di periodi in cui non mi fossi sentito ansioso con gli altri. Per cui credo di essere nato con una ipersensibilità (che sfiga!). Aggiungiamo poi il fattore ambientale: una storia familiare alquanto pesante (doppia sfiga!) ed ecco spiegate molte cose. Che fare dunque? Qui ci son varie scuole: psicologo, farmaci, eccetera eccetera. Qualunque sia il metodo, la strada, mi pare che nessuno sia guarito, ovvero abbia risolto DEFINITIVAMENTE e per sempre questo problema o per lo meno non ho testimonianze in tal senso. Probabilmente col termine di guarigione si deve intendere uno stato nel quale la persona si accetta com'è, coi propri difetti e trova il modo di convivere con i propri malesseri psicologici/esistenziali. Ovviamente per arrivare a questo c'è tutto un lavoro interiore da fare e non è certo un compito facile facile.

ciao
insider :wink:
Vecchio 20-06-2004, 18:01   #4
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L'avatar di homer
 

grazie per le vostre risposte, e triste dirlo e non voglio neanche fare dell'ironia, ma io con questa malattia nè ci voglio convivere ne la voglio acettare, mi do un paio di anni di tempo, se poi non riusciro a superare questi attimi di inutile paura, mollo la spugna.. :evil:
Vecchio 20-06-2004, 21:24   #5
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Io ho avuto due casi nellínfanzia di fobia sociale(mi tolsero dallásilo perche´non ci volevco stare) poi dai 15 anni ero socievole,facevo la barista vedevo piu´di cento persone a serata e parlavocon tutte,a 22 anni insien#me a tanti eventi negativi tutti insieme sono diventata sociofobica
Vecchio 21-06-2004, 17:43   #6
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Quote:
Originariamente inviata da Anonymous
Caro utente, la fobia sociale è un disturbo molto antipatico. La componente genetica è innegabile, per ciò che riguarda la timidezza e l'inibizione. Tuttavia, come per molte altre malattie, conta anche il modo di vedere le cose ed il disturbo in questione. Prenderlo con filosofia e con una visione ottimistica è senz'altro più utile. Il fatto stesso di lamentarsi e di concentrare gran parte dei propri pensieri (in modo quasi ossessivo, vedi coloro che si fissano sugli stessi discorsi, tralasciando tutti gli altri interessi) su tale problema, costituisce un aggravante forse superiore alla stessa timidezza.
quoto e straquoto... ché a darle troppa corda a 'sta stronza si finisce con fare il suo gioco!
Vero?
Vecchio 21-06-2004, 22:38   #7
Guest
 

Caro Homer, non per scoraggiarti, ma qui non si tratta di conseguire un titolo di studio, per cui con un po' d'impegno, di dedizione, di studio e in un paio d'annetti si consegue il diploma. Il problema è molto più complesso e non di facile soluzione. E' possibile migliorarsi di molto, ma guarire proprio completamente io non ci credo molto. Esistono probabilmente dei limiti oltre ai quali è difficile andare. Limiti imposti dal proprio carattere, dalla propria personalità, dalla propria cultura, da conflitti interiori difficilmente risolvibili perché legati a esperienze che appunto ti segnano profondamente. Conta anche il tipo di vita che uno fa. Andare solo dallo psicologo e poi fare la vita dell'eremita non credo porti a dei grossi risultati. C'è il rapporto con l'ambiente sociale e naturalmente il rapporto coi propri genitori che io credo pesi parecchio in questi problemi. Ad esempio io coi miei genitori non ho mai avuto una comunicazione vera, ma solo un rapporto formale, freddo. Materialmente non mi hanno mai fatto mancare niente, ma non sono state per me figure di riferimento. Da qui ovviamente l'insicurezza e anche un certo risentimento nei loro confronti sentendomi da loro non accettato per com'ero (tendenzialmente timido, introverso).
Il vostro rapporto coi genitori invece com'è? Aperto? Parlate con loro?

Ciao insider
Vecchio 22-06-2004, 00:21   #8
Principiante
L'avatar di homer
 

io i genitori non li ho mai avuti, perchè avevano problemi di alcol e droga..ma tralasciando questo, cmq a scuola ero un bulletto stavo con i più forti, ero un trascinatore..ma forse questi erano atteggiamenti per nascondere la mia insicurezza..ora che non ho più bisogno di aparire, da 10 anni a questa parte, sono diventato la dott jackie e mister hide (spero si scriva così) insomma certe volte riesco a essere e a fare cio che voglio,tipo la parte del forte sicuro di mestesso, tanto che esco con amici vado allo stadio ecc ecc, ma dentro di mè non sò nanche chi sono eralmente, perchè ho avuto certi attimi della mia vita in cui non riuscivo neanche a salire su un mezzo pubblico (voi capite di sicuro il disagio)o solo parlare con una persona era per mè cosa impossibile,sudorazione bocca asciutta ecc ecc ecc..ma allora perchè ero talvota così estroverso e talvolta lo sono ancora ,e poi mi ritrovo a essere la persona più fragile del mondo! Non riesco a capire chi sono veramente e non riesco ad accettare questa mia instabilità che porta in continuazione frustrazoni, non sò voi come fate ad accettarvi ma io vorrei farmi fuori da solo!
Vecchio 22-06-2004, 09:42   #9
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Quote:
Originariamente inviata da Francesco
.
So che per alcuni di voi può sembrare assurdo che abbia passato ben tredici anni di scuola (senza contare l’asilo) senza parlare con i miei compagni di scuola, però così è davvero stato.
è davvero assurdo... ma la cosa più assurda di tutte è che tu non abbia mai fatto niente per uscire da questa situazione di merda...
allora devo cominciare a pensare che ti faceva comodo... che c'era in te una forma di masochismo inconscio altrimenti ti davi da fare da molto più tempo prima... è la solita storia insomma...
Vecchio 22-06-2004, 10:02   #10
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ma c'è uno stesso topic sempre in questo forum aperto da Help con il titolo LE CAUSE...
Vecchio 22-06-2004, 13:58   #11
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L'avatar di homer
 

Sò che c'è un altro topic, ma se nessuno espone i propri problemi e le possibili cause, non si riesce a trovare ben che minima soluzione...stanno tutti ad autocommiserarsi, ad aprire topic dove raccontano i loro isuccessi senza cercare delle ragioni o delle spiegazioni logiche sulle loro condizioni..
io passo giornate intere a pensare alle cause dei mie problemi, e ti assicuro che ho fatto passi da gigante,tramite questo forum sarei disposto a mettere a disposizione le mie esperienze(non sono padre pio,questo servirebbe anche a mè)se solo icontrassi altre persone che come mè vogliono sconfiggere questo male! fin ora la maggior parte delle risposte che ho avuto, sono che non usciro mai dalla mia condizione di SF..io non ci credo! piu tosto che vivere da social fobico mi uccido!
Vecchio 22-06-2004, 14:45   #12
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Ragazzi, mi sembra che negli ultimi topic il pessimismo la faccia da padrone. Capisco BENISSIMO il senso di sconforto che questa lunga guerra puo' dare, ma non esageriamo (ok homer?). Piuttosto mettiamoci in testa che per vincere questa guerra occorre essere molto razionali e, ovviamente, combattivi. Aggiungerei, ottimisti, almeno un po'. Quanto basta, per esempio, per pensare che se ne puo' uscire e non in parte, ma definitivamente. L'obiettivo deve essere quello, si deve LAVORARE (leggi: non solo rimuginare sui propri poroblemi) per quello, tirando fuori i coglioni, fino all'ultima battaglia, che e' quella e solo quella che sconfigge una volta per tutte la malattia. Questo almeno e' il mio modo di vedere. Se devo fare una maratona e dopo 5 km comincio a pensare che non ce la faro'mai, e'quasi certo che al traguardo non ci arrivero'. A me piace invece pensare che COMUNQUE al traguardo ci devo arrivare, anche sentendo il sapore del sangue in bocca. Sapendo che anche arrivandoci in quel modo, ovvero soffrendo come un cane, la soddisfazione sara' a quel punto immensa. Cercate di immaginarvela, sforzatevi di pregustarla fin d'ora...puo' dare gia'da sola un po'di carburante.
Che l'ottimismo sia con voi e non vi abbandoni.

ciao
nature70
Vecchio 22-06-2004, 17:58   #13
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph K.
Quote:
Originariamente inviata da Francesco
.
So che per alcuni di voi può sembrare assurdo che abbia passato ben tredici anni di scuola (senza contare l’asilo) senza parlare con i miei compagni di scuola, però così è davvero stato.
è davvero assurdo... ma la cosa più assurda di tutte è che tu non abbia mai fatto niente per uscire da questa situazione di merda...
allora devo cominciare a pensare che ti faceva comodo... che c'era in te una forma di masochismo inconscio altrimenti ti davi da fare da molto più tempo prima... è la solita storia insomma...
masochismo: ma che vuol dire?
Il mio vocabolario mi dice che è una forma di autolesionismo omo/eterosessuale che consiste nell’autoinfliggersi dolore per trarne godimento fisico. E anche se vogliamo traslare semanticamente questo termine dal sesso alla sociofobia dubito che qua ci sia qualcuno che trae godimento da questa “malattia” e la ricerchi appositamente per trarne un piacere. Che piacere ci può essere nel vivere una vita del cazzo di questo tipo?
Vecchio 22-06-2004, 18:00   #14
Guest
 

Homer, non ho mai detto che non si possa uscire dai propri problemi, ma bisogna CHIARIRSI BENE sul concetto di guarigione. Nature70 sostiene che se ne può uscire definitivamente ovvero eliminare i sintomi, io ci credo di meno basandomi sulla mia esperienza personale. Per fugare ogni dubbio avrei bisogno di una testimonanza in tal senso. Possibile che fra tutte le persone che leggono qua dentro non ce ne sia una che sia una che possa testimoniare la sua “guarigione”? Se nessuno risponde è perché molto probabilmente non c'è nessuno che è riuscito ad eliminare i propri sintomi. Quanti qua dentro fanno psicoterapia da anni? Cos'hanno raggiunto praticamente? Sarebbe utile saperlo con esempi del tipo “prima non riuscivo a fare questo, dopo ho risolto questo, ma devo ancora risolvere quest'altro”, ma so già che non risponderà nessuno!

Riguardo a te Homer io non posso certo conoscere le cause dei tuoi problemi semplicemente perché non ti conosco e non conosco la tua storia. Probabilmente se ti conoscessi, potrei dirti qualcosa di più specifico e sensato. Secondo me restando nel generico, credo che la natura del rapporto coi propri genitori sia alla base di ogni problema psicologico. La tua esperienza infatti me lo conferma.
Riguardo ai rimedi, di cose se ne sono dette, ma è come chiedere "perché viviamo?". Ci sarebbe da scrivere un papiro babilonese. La domanda è poco circostanziata e la risposta non può che essere vaga e indefinita.
Il mio consiglio mooooooolto generico è questo: dovresti prima di ogni altra cosa cercare di conoscerti BENE (compito non certo facile), sapere quello che puoi e che non puoi, sviluppare le tue potenzialità tenendo bene a mente i tuoi limiti che pure devi imparare a conoscere. Devi sapere inoltre cosa puoi modificare e cosa non puoi del tuo carattere, di te stesso e della tua vita. Dovresti mettere a fuoco anche quelli che sono i tuoi “modelli”, le tue aspirazioni e chiederti se sono realistiche e realizzabili o sono fuori dalla tua portata. Devi poi porti piccoli obiettivi e partire da quelli. Se non ci si pone una meta, diventa impossibile raggiungerla. Devi metterti in testa poi che da questi problemi non se ne esce in qualche mesetto, ma occorrono tempi lunghi, anni. Sia che in un futuro prossimo tu riesca a risolvere i tuoi problemi o che non ci riesca, devi comunque attrezzarti a conviverci coi tuoi mali per un lungo tempo. Non c'è un'altra alternativa.

Riguardo al concetto di guarigione come ho detto all'inizio, bisogna intendersi bene. Esempio: ho raccontato che avevo un professore che ogni tanto balbettava durante la lezione. Il balbettare in sé non è una malattia, ma lo diventa se una persona non accetta di balbettare e vuole a tutti i costi non balbettare. E se non ci riesce che deve fare allora? Spararsi? Se hai una malattia organica, ad esempio il diabete, che tu lo accetti o no, cambia poco, il diabete ti rimane e se non lo curi crepi. Non so se mi spiego. Diventa malattia quello che non accetti di te stesso. Poi ovviamente ci possono essere disturbi gravi coi quali diventa difficile convivere, ma questo è un altro discorso.

Riguardo al forum concordo con homer. Quelli che si raccontano qua dentro si contano sulle dita di una mano. Io spesso ho fatto domande, ma nessuno che abbia mai raccolto.

Ciao insider
Vecchio 22-06-2004, 19:15   #15
Guest
 

Tutto fa brodo francesco e tutto è collegato. Madre iperprotettiva, padre assente. Stesso mio schema. Inoltre incomunicabilità totale coi genitori. Potrei sottoscrivere. Le mie in realtà sono deduzioni basate sull'osservazione. Ho osservato ad esempio il rapporto di persone che conosco con un carattere allegro, vivace, aperto, socievole e ho constatato che in genere hanno tutti un bel rapporto coi propri genitori (semplice coincidenza?). Alcuni sono come amici per loro, c'è confidenza, comunicazione, si parlano, discutono. Tu ad esempio hai mai parlato coi tuoi genitori dei tuoi problemi? Io mai.
Cosa c'entra tutto questo con la fobia? Beh secondo me c'entra molto anche se non ho le conoscenze adeguate forse per poter spiegare il legame intimo. Le mie sono solo intuizioni. I genitori dovrebbero essere figure di riferimento per un figlio, persone di cui un figlio ha fiducia, che non teme. Se questa fiducia o stima per qualche ragione viene meno e dei riferimenti affettivi vengono a mancare una persona diventa inevitabilmente insicura di se stessa. Allora se uno non riesce a comunicare con persone che per te dovrebbero essere riferimenti sicuri, come può pensare di comunicare bene e senza difficoltà con gli altri? Finirà per proiettare sempre su gli altri le figure paterne o materne. Quindi secondo me affrontare e recuperare il rapporto coi propri genitori diventa fondamentale per risolvere i problemi che si hanno con gli altri. Questo del rapporto coi i miei genitori ad esempio è un nodo che io non ho mai voluto affrontare. Voi che ne pensate?
Vecchio 22-06-2004, 21:10   #16
Banned
 

Vale anche per me e forse questo dimostra che si nasce gia con la fobia sociale, perchè se uno a 3 o 4 anni gia parla poco con i propri genitori (come nel mio caso, lo ricordo benissimo)no secondo me non può essere colpa dei genitori.
Comunque io non sono sicuro che conoscere le cause possa aiutarci.

Sono daccordo con insider sul fatto che dovremmo cominciare a comunicare soprattutto con i genitori ma anche con fratelli e sorelle chi ne ha, io non ci sono ancora riuscito.
Vecchio 22-06-2004, 21:56   #17
Intermedio
L'avatar di Carota
 

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Vecchio 23-06-2004, 20:39   #18
Guest
 

Conoscere le cause secondo me è invece molto importante per risolvere correttamente un problema e impostare un lavoro teso alla risoluzione. Questo vale in ogni campo.
Secondo me molti sottovalutano il rapporto coi genitori, non tenendolo nel giusto conto, mentre io sono convinto che rappresenti la chiave di svolta. Se si prova vergogna e imbarazzo davanti ai propri genitori e si è incapaci di parlare di qualsiasi cosa se non in modo superificiale, incapaci di un rapporto di un certo spessore, non so proprio come si possa pensare di avere un rapporto migliore e privo di difficoltà con gli altri. Per quanto mi riguarda 30 anni di parole non dette hanno creato un abisso d'incomunicabilità, incomprensioni e diffidenza che solo un fesso non metterebbe in relazione alla mia ansia sociale. La relazione coi genitori è specchio fedele delle relazioni con gli altri. Non ho mai visto qualcuno estroverso e aperto con gli amici e poi chiuso ed ermetico coi propri familiari. Se uno parla, comunica, comunicherà anche con i genitori è garantito. Al contrario potrei citare diversi casi di persone con problemi relazionali con alle spalle situazioni familiari disastrose. Ho un amico ad es che sospetto abbia qualche problema di ansia sociale perché ogni volta che si esce beve parecchio; inoltre lo vedo sempre teso quando siamo con altri e più rilassato quando è mezzo ubriaco. Alle spalle ha un padre depresso col vizio del gioco ormai ridotto a una specie di vegetale che si è mangiato fuori tutto: casa e azienda. Lui ha dovuto interrompere gli studi e andare a fare l'operaio e contribuire coi fratelli al mantenimento del padre incapace ormai di lavorare e della madre casalinga. Un altro ragazzo con attacchi di panico, che tra psicofarmaci e alcool pare sempre strafatto, anche lui ha una storia familiare molto difficile con un padre violento. Di questi esempi potrei farni molti altri, ci sono situazioni e tragedie familiari che voi nemmeno immaginate dietro ad apparenze di normalità. Pensare quindi che i rapporti familiari non abbiano relazione alcuna con i problemi psicologici e quindi anche con le fobie sociali è come credere all'imminente sbarco dei marziani: pura follia.
Non a caso la mia psicoterapeuta insisteva molto sul recupero di questo rapporto, sulla necessità del perdono, ma io che allora avevo 22 anni (ora 33) non volevo sentire ragioni, per me era inimmaginabile che potesse cambiare. E ho sempre evitato la questione, eludendola, illudendomi (e ancora oggi probabilmente m'illudo) di poter risolvere tutto come se di genitori non ne avessi, come se non esistessero. Più di una volta ho pensato di scrivere ad esempio una lettera a mia sorella, parlandole di me, giusto per abbattere quel muro d'incomunicabilità che è sempre esistito, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Se ci riuscissi, se riuscissi a migliorare e di molto il rapporto con loro, miglioreri di molto anche quello con gli altri, farei quel salto di qualità che manca, ne sono più che convinto. Il problema è trovare il coraggio. Mi pare di avere davanti la scalata dell'everest, un'impresa titanica. Questo per me rappresenta indubbiamente la sfida dei prossimi anni che prima o poi mi devo decidere a intraprendere.

Per questo non credo che qualche annetto di psicoterapia, qualche medicina, qualche esercizio, possa risolvere tutto. Qui bisogna affrontare e sciogliere i nodi veri e non fossilizzarsi sul sintomo. Ci si può certo migliorare di molto e capisco l'ottimismo di nature70 (che chissà perché parla sempre in terza persona), ma io non lo condivido molto. All'ottismismo della ragione (per altro non suffragato da alcuna testimonianza e prova) preferisco l'ottimismo della volontà e cerco di essere realista ponendomi obiettivi realizzabili. Non mi aspetto soluzioni miracolistiche o pronte guarigioni e non vorrei trovarmi a cinquantanni, sentirvi chiedere ancora nel forum le cause e rimedi e leggere le stesse risposte.
Se siamo tutti qui è perché nessuno ha risolto definitivamente i propri problemi. E il fatto che nessuno ce l'abbia fatta dovrebbe far riflettere sulle difficoltà reali. Se poi vogliamo illuderci per automotivarci e vivere meglio facciamolo. Potremmo anche convincerci a questo punto di vincere un giorno al superenalotto e diventare milionari e cambiare radicalmente la nostra esistenza, se ci fa stare bene, ma teniamo comunque a mente che le probabilità di vittoria sono infinitesime e che sarebbe più realistico cominciare a migliorare la propria esistenza da sé invece di sperare che sia una botta di culo a cambiarla.

Insider
Vecchio 27-06-2004, 08:28   #19
Intermedio
L'avatar di Carota
 

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Vecchio 27-06-2004, 13:55   #20
Guest
 

> ma oggi cosa mantiene e alimenta l'ansia?

Secondo me la mantiene in parte il modello relazionale (sbagliato) appreso coi propri genitori. Il rapporto con gli altri non può elevarsi al di sopra di quello, perché è speculare, l'uno si riflette nell'altro e lo influenza.
Se poi ho capito bene, la psicoanalisi vorrebbe rimuovere le cause del conflitto, la psicoterapia è invece sintomatica. Si capisce allora che la psicoterapia dia apparentemente i frutti migliori in quanto è meno ambiziosa della psicoanalisi che si prefigge di cambiare la persona e le relazioni con gli altri. La psicoanalisi paga con pochi risultati la propria smisurata vanità rappresentando una sfida più grande e difficile per un'individuo. Insomma per dirla in altri termini, la psicoanalisi è la rivoluzione, la psicoterapia la rassegnazione.
Il problema è che le terapie sintomatiche, lo dice il termine, agiscono solo sul “contenimento” dei sintomi. Ricadute sono quindi sempre possibili. E poi chi mi dice Carota che i benefici che hai ottenuto con gli esercizi non siano invece dovuti ai farmaci? La prova del nove sarebbe non prendere nessun farmaco.
Mi sbaglierò, ma io preferisco agire e modificare le relazioni con genitori, amici, ecc...che se non avrà un effetto diretto e immediato sul sintomo, può fare molto nel lungo periodo minando le basi da cui trae forza la FS.

Ciao insider
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