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Vecchio 14-10-2016, 12:24   #1
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Avevo pensato di volerne parlare nel thread sull'ipersensibilità ma trattandosi di una sensazione molto specifica e difficile da spiegare volevo provare a parlarne in una discussione tutta nuova, spero non ne risulti fuori una lagna.

È che sento che è un aspetto molto importante, forse fondamentale nei miei problemi con gli altri e vorrei confrontarmi con qualcuno se ci fosse qualcuno che si sente come me...

Cercando di farla breve: mi capita che, dopo aver trascorso la giornata con qualcuno (ad esempio zii, nonni etc.) io mi senta come invasa nella mente, nei pensieri, dalla loro... Boh non so nemmeno come dirlo. Cioè è come se mi restassero addosso pure se il tempo con loro è passato, li sento lì con me nella mia mente, ma in una maniera che risulta invasiva, intrusiva, non so come spiegare bene...

Mi sento come schiacciata dalla vitalità di un altro con cui ho passato del tempo, specialmente se si tratta di persone molto forti nelle loro convinzioni a cui devo offrire una versione di me stessa un po' inibita, censurata, un po' apparecchiata; se abbiamo passato del tempo insieme dove non ho potuto rilassarmi completamente...

Oppure semplicemente nel tempo trascorso con loro ho assorbito tutto, il loro ambiente, il loro stile di vita, le loro idee, le loro opinioni, la loro atmosfera, e questa mi rimane addosso, facendo sprofondare me! Arrivo a non sentirmi più io!

Quando poi mi trovo in inferiorità numerica, ad es. passo del tempo con una famiglia intera, queste sensazioni si fanno ancora più forti, è come se aver incontrato quella loro realtà mi arrivasse con tanta forza che mi sposta fuori dal mio asse, mi tira una spallata e io quasi fatico a sentire me stessa, tanto sono invasa nella mente!

Mi sento un po' come quei pesci che più si trovano lontani dal loro nido più perdono di forza.

Ho usato la parola giusta, assorbire, io assorbo tutto, ma senza riuscire a mantenermi lì, mentre assorbo, tutto il resto di me scivola via...

Questo mi provoca una grande costernazione... Mi fa stare male e mi fa fuggire dai rapporti o mi fa temere gli incontri, mi sento così debole, come qualcosa che non riesce a resistere ad un'ondata... [cit.]

E insomma magari dopo la giornata, mi metto a letto e i pensieri ossessivi mi rimbombano nella mente... Continuo a pensare a quelle persone... Mi sento come schiacciata dalla loro vitalità...
Se poi hanno detto qualcosa che mi ha ferita o che non mi torna il bombardamento ossessivo è totale... Unito ovviamente al terrore di reincontrarli...

A volte quando uscivo con persone molto forti e forti nelle loro convinzioni tornavo a casa veramente avvinta... Senza energie... Come se avessi combattuto una battaglia in cui la mia identità (o la mia essenza? boh) ne usciva sconfitta...

Mi sento fortemente condizionata dagli altri... Per questo sento che devo proteggermi...
Soprattutto dalle persone che sono così forti da spazzarmi via...
Sento che se non mi proteggo potrei perdermi... Non riuscire più a sentire me e quello che provo io, sento che i pensieri sarebbero troppo invasi e condizionati dagli altri, con le loro facce, le loro parole che si susseguono...

Non so nemmeno quale sia la causa di tutto ciò...




Ho aperto questo thread parlando di questa sensazione molto precisa per sapere se ci sono altri che si sentono come me...
E provare a confrontarci insieme... Ma chiunque può dire la sua ovviamente...
Ringraziamenti da
Abuela (14-10-2016), cancellato16760 (14-10-2016), Noriko (15-10-2016), SabbiaBlu (15-10-2016)
Vecchio 14-10-2016, 13:22   #2
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A proposito di condizionamenti mi è successo questo.
Sono andata a sentire della gente che leggeva degli scritti, e fra di loro c'era un signore in cui io riconoscevo il più bravo e vicino a me per come scriveva e spiegava e rifletteva su cose varie. (non ci siamo rivolti parola e non so chi sia)
Dopo che ha letto lui ogni volta che leggeva qualcun altro io lo guardavo per vedere se rideva o si entusiasmava o come reagiva e praticamente non sono più riuscita ad avere una reazione spontanea di fronte a queste letture. Sentivo di reagire in base a come pensavo avrebbe potuto reagire lui. Magari mi trattenevo dal ridere perché mi sembrava sciocco e poi invece vedevo che lui rideva e questo me lo faceva apprezzare ancora di più perché era una persona tutta seria e che rifletteva su cose serie ma riusciva anche a ridere con leggerezza e mi faceva sentire una persona peggiore perché io invece sentivo di dovere recitare una parte anche nelle mie sensazioni ed emozioni.

Che poi... Sto qua manco sa che io esisto. Cioè la storia era tutta nella mia testa. Non credo lui facesse caso a me se ridevo o no. Ma anche io non so chi sia lui ne ci ho più pensato dopo. Ma in quel momento era il mio riferimento - era come se mi nascondessi dietro la sua persona o mi ci volessi identificare forse. Cioè non ne ho idea.
È come se non mi fidassi delle mie opinioni e sensazioni o le avvertissi troppo deboli e quindi riuscissi a sentire quelle altrui più sincere e valide.

Nom so se c entra.

Ultima modifica di Abuela; 14-10-2016 a 13:27.
Ringraziamenti da
OtherWorld (16-10-2016), SabbiaBlu (15-10-2016), ~~~ (14-10-2016)
Vecchio 14-10-2016, 13:32   #3
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Sì è come se ci si calibrasse sullo sguardo di chi si prende come riferimento in un determinato ambiente o in una circostanza...

O almeno su quello che si pensa sia il suo sguardo... E se si fa qualcosa che non è in accordanza o che si pensa non possa rientrare nella sua approvazione ci si sente messi in discussione completamente...

Penso che sicuramente sia un aspetto della cosa...

Perché rimane sempre una sorta di invasione intima, una mancanza di... confini?
Non capisco se è l'identità che è debole o è la convinzione della propria identità ad essere debole o assente
Ringraziamenti da
Abuela (14-10-2016), cancellato13248 (14-10-2016), SabbiaBlu (15-10-2016)
Vecchio 14-10-2016, 15:18   #4
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Mi sento invasa pure io. Mi ricordo una volta da piccola , avevamo fatto dei vaccini a scuola,una mia compagna arriva da me 2 ore dopo e mi dice che aveva avuto tanta paura di svenire dallo spavento . Io non avevo avuto questa paura ma le parole di lei ebbero un effetto immediato e senti subito il flusso di sangue diverso e neanche 1 minuto dopo sono svenuta io.
Vecchio 14-10-2016, 17:52   #5
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Ultimamente si, mi capita. Infatti evito la gente, soprattutto i parenti.
Va avanti così da un paio d'anni credo. Una volta non ero così, ma da un po' mi sono annientato. Una volta mi passava tutto addosso e me ne fregavo di tutto e di tutti,ero forte...ma non più. Soluzione: evitamento a palla di tutti coloro che ritengo mi influenzino...cioè quasi tutti.
Aspetto di tornare forte, di tornare ad essere me stesso per reggere l'altrui presenza, sperando che questo accada veramente...ma non so...
Vecchio 14-10-2016, 18:58   #6
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Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Perché rimane sempre una sorta di invasione intima, una mancanza di... confini?
Non capisco se è l'identità che è debole o è la convinzione della propria identità ad essere debole o assente
Penso sia questa la chiave di lettura ed è un dubbio non da poco.
Potremmo parlarne in termini propriamente psicologici (l'identità è quasi sempre il punto di partenza o di arrivo nelle teorie psicologiche) ma basta anche attenerci all'esperienza più intuitiva: se quella descritta è una sensazione provata da sempre, io la attribuirei a una identità meno delineata e consapevole, più propensa all'adattamento (tenendo presente che comunque i processi relativi all'adattamento e alla identificazione, al rispecchiamento - rispetto a persone, interiorizzandole - e all'identità sociale - in termini per cui l'individuo acquisisce un'identità già come membro di un gruppo minimo - riguardano tuti gli individui, per cui trovare un individuo privo di queste esperienze sarebbe l'anormalità). Se riguarda particolari circostanze e fasi della vita, la questione è differente e più facile da circoscrivere, in quel caso come dici giustamente tu assistiamo a processi più simili a quella "convinzione della propria identità ad essere debole o assente", ci si sente invasi perché magari emotivamente fragili. Terzo caso: la comprensione profonda della propria identità costruita su livelli e di come sia influenzabile dall'ambiente porta al paradossale risultato per cui ci convinciamo di essere eccessivamente influenzabili.
La sensazione d'essere "invasi" apprtiene comunque a tutti, chi più chi meno.
Vecchio 14-10-2016, 19:11   #7
Esperto
L'avatar di lone 73
 

Attraverso la medicina alternativa ho acquisito anche dei concetti diciamo esoterici-olistici, quello di cui parli tu viene descritto come vampirismo energetico,si tratta di persone che ti sottraggono energia,nell' ambito della medicina olistica esistono anche modi per difendersi da questo fenomeno,per schermarsi.Schermarsi dalle influenze energetiche altrui é un concetto cardine nella medicina olistica,che viene preso molto seriamente.
Vecchio 14-10-2016, 21:52   #8
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L'avatar di cosechenonho
 

Credo di provare cose simili a quelle che descrivi. In pratica in assenza di talune persone mi sento lo stesso i loro discorsi/commenti in testa. Alla base riconosco solo il pensiero: Se tizio e caio fossero qui con me direbbero questo e quest'altro... Molte volte a peggiorare il problema c' è il fatto che ripropongo nella mia testa modi di fare altrui poco carini, volti a schernirmi di modo che mi sento tipo un verme che striscia, se sto facendo qualcosa mi vengono ansie da prestazione a paura dei risultati.
Vecchio 15-10-2016, 11:11   #9
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Non so cosa ho in zucca.
Quando sono sola il mio pensiero è sfuggente e non delineato.
Penso di lasciarmi invadere volentieri dagli altri alla ricerca di una verità.
A volte penso: devo restare sola per sentirmi e capire quel che penso.
Ma forse la mossa corretta sarebbe quella opposta, stare con la gente, sperimentare verità.
Ringraziamenti da
Noriko (15-10-2016)
Vecchio 15-10-2016, 11:33   #10
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Quote:
Originariamente inviata da lone 73 Visualizza il messaggio
Attraverso la medicina alternativa ho acquisito anche dei concetti diciamo esoterici-olistici, quello di cui parli tu viene descritto come vampirismo energetico,si tratta di persone che ti sottraggono energia,nell' ambito della medicina olistica esistono anche modi per difendersi da questo fenomeno,per schermarsi.Schermarsi dalle influenze energetiche altrui é un concetto cardine nella medicina olistica,che viene preso molto seriamente.
Più che essere vampirizzata mi sembra che sia io a cedere sangue, a cedere colore...

È come quando una volta aperta la finestra è il calore ad uscire e non il freddo a entrare; è termodinamica!


Si riuscisse a chiudere quella cazzo di finestra! [cit.]
Vecchio 15-10-2016, 11:39   #11
Esperto
L'avatar di Noriko
 

Capisco molto bene ciò che descrivi perché lo racconti in modo profondo così com' è.
Il tuo disagio non mi sembra capita a tutti, forse si può collegare a un problema di identità, a ossessioni, a paure o insicurezze.

Quindi bisogna valutarlo anche come stai facendo tu, chiedendo e discutendo per cercare di capirci qualcosa. Magari si ricollega più semplicemente (per modo di dire) a un periodo di stress o di stanchezza mentale.
Vecchio 15-10-2016, 15:03   #12
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Al di là del vissuto in sè stesso mi pare un altro aspetto dell'ipersensibilità, e cioè dell'essere ipersensibili agli squilibri di forze naturalmente presenti nei rapporti umani.

Basta un niente e tocca [cit.]


Quote:
Originariamente inviata da Murakami Visualizza il messaggio
Penso sia questa la chiave di lettura ed è un dubbio non da poco.
Potremmo parlarne in termini propriamente psicologici (l'identità è quasi sempre il punto di partenza o di arrivo nelle teorie psicologiche) ma basta anche attenerci all'esperienza più intuitiva: se quella descritta è una sensazione provata da sempre, io la attribuirei a una identità meno delineata e consapevole, più propensa all'adattamento (tenendo presente che comunque i processi relativi all'adattamento e alla identificazione, al rispecchiamento - rispetto a persone, interiorizzandole - e all'identità sociale - in termini per cui l'individuo acquisisce un'identità già come membro di un gruppo minimo - riguardano tuti gli individui, per cui trovare un individuo privo di queste esperienze sarebbe l'anormalità). Se riguarda particolari circostanze e fasi della vita, la questione è differente e più facile da circoscrivere, in quel caso come dici giustamente tu assistiamo a processi più simili a quella "convinzione della propria identità ad essere debole o assente", ci si sente invasi perché magari emotivamente fragili. Terzo caso: la comprensione profonda della propria identità costruita su livelli e di come sia influenzabile dall'ambiente porta al paradossale risultato per cui ci convinciamo di essere eccessivamente influenzabili.
La sensazione d'essere "invasi" apprtiene comunque a tutti, chi più chi meno.
Certo ma a questa invasione c'è anche chi sa rispondere con gli adeguati mezzi, non solo chi risponde colla fuga o colla sottomissione (o con l'estremo della rivoltellata in fronte a chi t'ha fatto lo sgarbo).
C'è chi sa delimitare i propri spazi o rifiutare senza alcun senso di colpa
Ma soprattutto che non vive quell'assalto alla parte più intima di sé.
Cioè, ho detto tante volte che è come essere sconfitti in partenza, sono sconfitta già nella mente prima ancora che nell'esperienza, nel comportamento.
Ad esempio se un mio cuginetto mi si rivolge sgarbatamente, a me non infastidirà solo lo sgarbo in sé stesso ma l'evidente squilibrio per il quale lui si è permesso di trattarmi in una maniera in cui io non avrei mai pensato di trattare lui. Cioè, se c'è una linea rossa e uno la calpesta, io posso pure spingerlo indietro o scappare via ma ormai la linea è calpestata.
E poi si arriva all'estremo ma che purtroppo vivo quotidianamente: basta anche solo che io percepisca la forza dell'altro, non c'è bisogno che calpesti alcuna linea. Non c'è bisogno che sbadatamente mi dica un'indelicatezza, non c'è bisogno che mi aggredisca, non c'è bisogno che mi prenda in giro o mi sminuisca, mi basta solo sentire la sua forza per sentirmene assoggettata, per sentire che sto perdendo, perdendo terreno, per sentire che sono insufficiente, che non riesco a stare al passo, che mi sento sommergere...





o.o Li mortacci suoij e che r'è
Vecchio 15-10-2016, 16:54   #13
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Succede anche a me.Da sempre,da bambina e adolescente mi sentivo molto legata ad amiche che frequentavo assiduamente e spesso mi sono annullata assorbendone la personalità,pensando con la loro testa,facendo quello che facevano e rosikando abbestia e annullando me.
Ora mi capita con le colleghe,sono sensibile ai leader carismatici e tendo ad avercele sempre in testa,cambiando sempre ambiente è ora una, ora l'altra.Sono però ormai consapevole di tutto quello che non mi può rendere come gli altri,percui imitare è inutile, mi limito a rosikare.Però il sentirmi assorbita c'è, proporzionale a quanto tempo ci trascorro insieme.
Credo che la cosa abbia le sue radici nelle dinamiche famigliari,fin da molto piccola ho desiderato un'altra famiglia,un'altra casa,un altro aspetto e in particolare un'altra mamma.Andavo a casa di altri e desideravo quella vita al posto del la mia.Poi per giorni pensavo a quel modo di vivere cercando di farlo mio:i modi di fare e di reagire,le cose materiali possedute.

Credo però che questa inclinazione non sia stata nella mia vita solo negativa: "fare come le altre" mi ha portata comunque a fare,a provarci,ad esserci e a credere che quello che potevano gli altri lo potevo anch'io,soprattutto in adolescenza.Era doloroso ma anche vitale,dava speranza e mi ha consentito di fare delle esperienze che se fossi stata chiusa in me non avrei fatto,ritenendomi diversa e incapace.Era pur sempre un provare a stare nel mondo.
Non so se si capisce, o se sono off-topic.
Vecchio 16-10-2016, 11:54   #14
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Penso che con questo tipo di “senso” mi sia impossibile vivere serenamente i rapporti con gli altri, è per questo che vivo così, per questo che sto nascosta.


È una fatica troppo grande, la difficoltà di stare con chi magari si vorrebbe stare e il terrore di dover stare con chi non si vorrebbe.


Questa cosa, che condiziona tutta la mia vita, non so come affrontarla.


Come posso cambiare ormai?


Se vivo sentendomi negata dagli altri, come posso vivere?
Posso solo continuare a scappare?
Vecchio 16-10-2016, 12:07   #15
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Per tanto tempo stare con gli altri per me era una gioia, un'opportunità, mi dava energie, mi riempiva.


Adesso per me è una minaccia, mi svuota, mi fa sentire inadeguata, sminuita, minacciata nella mia intera persona.


Anche stare con chi mi piace stare, in amicizia, riesco a farlo molto raramente e qui nella mia città solo con una persona, che ha un carattere evidentemente che non mi spinge alla fuga, ciononostante riesco a vederla pochissimo.


Mi terrorizza pensare di aver perso tutte le mie amicizie perché non reggevo più le loro personalità. Anche al netto di eventuali frasi infelici o indelicatezze, il problema non era solo quello, ma proprio che io mi sentivo perdente, mi sentivo male solo a star loro vicino...


Forse proprio per questa mia personalità strutturata a questo modo, nelle amicizie ho un altro problema: che non sono amori.
In amicizia non posso e non voglio dare tutto come farei in amore, né sento e voglio di poter chiedere tutto all'altro. Perché non è amore, semplicemente. E questo limite interferisce ulteriormente nei miei rapporti di amicizia.
Può sembrare fuori argomento in realtà è strettamente legato al discorso di prima: riguarda sempre il potersi sentire accolti e rilassati completamente. In amicizia questo non è possibile, perché ci sono dei limiti. E io quei limiti li sento tutti. Mi si potrebbe dire di non pensarci ma è impossibile. È qualcosa che sento, e che mi condiziona, sempre.
Sapere che non posso dare tutto, e non posso chiedere tutto all'altro mi spaventa.
Mi fa sentire inadeguata, insufficiente. E mi spaventa non potermi lasciare andare del tutto.
E poi chiaramente con le mie problematiche e le mie caratteristiche caratteriali non posso essere una buona amica sempre presente.
Vecchio 17-10-2016, 08:23   #16
Principiante
 

Rispondo anche se vedo che non ci sei più.

La sensazione che descrivi tu è come sentire il proprio io che va giù, dall'altra parte sulla schiena, come se consapevolezza e volontà venissero obnubilate, e accade presumibilmente in presenza di persone che evocano in qualche modo figure dominanti della nostra infanzia.
E' facile che tu abbia subito un qualche trauma da molto piccola, in cui ti sei sentita schiacciata ed indifesa da persone per te di riferimento che ti hanno spaventata (anche involontariamente).
Dipende molto anche dalla eventuale personalità dei tuoi genitori subita da noi tutti nell'infanzia.

Secondo me dovresti ricercare questi traumi magari da un psicoterapeuta esperto in Disturbi post traumatici da stress, al fine di liberartene. Già comunque averne consapevolezza è già qualcosa.

Un consiglio: sul versante amore, erigi palizzate alte così; è facilissimo nel tuo caso, finire con un uomo narcisista e sbagliato e non riuscire poi a liberartene più.

Per il resto ti consiglio di leggere qualche libro di psichiatria, tipo L'io diviso di Laing: scoprirai com'è affascinante entrare nella mente dei pazienti e... purtroppo riconoscerti in certi sintomi, ma col conforto delle risposte dello psichiatra.

Auguri, e non temere: l'importante è non commettere errori troppo grandi e irrimediabili. Per il resto, più sai e ti conosci, più consapevolezza e potere acquisirai nella tua vita.
Vecchio 27-10-2016, 10:44   #17
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Esperto
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Quote:
Originariamente inviata da acaro Visualizza il messaggio
Rispondo anche se vedo che non ci sei più.

La sensazione che descrivi tu è come sentire il proprio io che va giù, dall'altra parte sulla schiena, come se consapevolezza e volontà venissero obnubilate, e accade presumibilmente in presenza di persone che evocano in qualche modo figure dominanti della nostra infanzia.
E' facile che tu abbia subito un qualche trauma da molto piccola, in cui ti sei sentita schiacciata ed indifesa da persone per te di riferimento che ti hanno spaventata (anche involontariamente).
Dipende molto anche dalla eventuale personalità dei tuoi genitori subita da noi tutti nell'infanzia.

Secondo me dovresti ricercare questi traumi magari da un psicoterapeuta esperto in Disturbi post traumatici da stress, al fine di liberartene. Già comunque averne consapevolezza è già qualcosa.

Un consiglio: sul versante amore, erigi palizzate alte così; è facilissimo nel tuo caso, finire con un uomo narcisista e sbagliato e non riuscire poi a liberartene più.

Per il resto ti consiglio di leggere qualche libro di psichiatria, tipo L'io diviso di Laing: scoprirai com'è affascinante entrare nella mente dei pazienti e... purtroppo riconoscerti in certi sintomi, ma col conforto delle risposte dello psichiatra.

Auguri, e non temere: l'importante è non commettere errori troppo grandi e irrimediabili. Per il resto, più sai e ti conosci, più consapevolezza e potere acquisirai nella tua vita.
Grazie ho apprezzato molto questo post
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