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Vecchio 05-12-2014, 00:29   #1
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Riuscite a provare autentica partecipazione (nel bene e nel male) nelle vicende altrui, o al di là delle forme siete indifferenti?
Ed in quelle vostre?
Provate compassione e dolore autentico, non "simulato" (riuscite ad esempio a piangere?), per voi stessi? Gioia per le cose piacevoli che vi accadono? Gli altri riescono a ferirvi?
Vecchio 05-12-2014, 00:35   #2
Intermedio
L'avatar di Alienata
 

Mi sento coinvolta tremendamente da tutti e da qualsiasi cosa, piango di continuo, la gente mi ferisce con qualsiasi cosa e sono costretta a non uscire da camera mia.
Vecchio 05-12-2014, 01:43   #3
Esperto
L'avatar di CareyVayu
 

ho una discreta empatia (nel bene e nel male), mi risulta difficile essere indifferente soprattutto davanti a certe situazioni. Non provo però compassione per me stessa e se capita che mi pianga addosso, quando me ne accorgo, vorrei fustigarmi, è una cosa che non sopporto. Gioia per le cose positive sì, anche se non mi troverai a saltellare ed emettere gridolini per la felicità, ma quando succede qualcosa di buona il mio umore migliora.
ferirmi è semplice, facile...ma ho imparato a non mostrarlo, dare allo str***o/a che ho di fronte anche quella soddisfazione no, tengo dentro e poi di solito dopo un po' esplodo per non implodere, ma quando accade sono sempre sola...
Vecchio 05-12-2014, 01:45   #4
Banned
 

quando voglio s', devo essere sereno e tranquillo con me stesso e a mio agio, e allora sì, altrimenti no
Vecchio 05-12-2014, 02:41   #5
Esperto
L'avatar di Onizuka
 

Sì, e se posso mi piace anche aiutare chi è in difficoltà, ascolto volentieri i problemi altrui e cerco di dare consigli. Talvolta finisco anche per farmi coinvolgere talmente tanto da starci male anche io. Riguardo il piangere, forse in passato di più, ma credo che per quanto mi riguarda vada a periodi. La gioia per le cose che mi accadono è poca visto che mi accade raramente qualcosa di davvero bello, ma quelle poche volte che accade mi emoziono in modo autentico e faccio tesoro di quel momento. Infine, gli altri riescono a ferirmi se decido di dare peso alle loro parole, ma dipende anche dal contesto. Sicuramente se mi affeziono troppo a quella persona allora se dovessi ricevere delle brutte parole da quella stessa persona mi sentirei estremamente ferito, ma fortunatamente (o sfortunatamente, non lo so bene) sono pochissime le persone a cui sono davvero affezionato.

Ultima modifica di Onizuka; 05-12-2014 a 02:53.
Vecchio 05-12-2014, 03:17   #6
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Credo che col passare degli anni ho sviluppato un certo distacco nei confronti del dolore delle altre persone. Da bambino provavo facilmente compassione, crescendo sono diventato più freddo. Non so dire perché.

Per quanto riguarda la sensibilità nei confronti di me stesso, diciamo che non mi piango addosso quasi mai. Covo tutto dentro, sono molto abile nell'illudermi di stare bene.

Effettivamente le persone mi feriscono facilmente. Io mi comporto sempre bene e evito i litigi, quindi non do occasione agli altri di ferirmi, ma quando ricevo delle critiche mi fa sempre molto male, perché abbattono la mia precaria sicurezza.
Vecchio 05-12-2014, 09:05   #7
Esperto
L'avatar di pokorny
 

Quote:
Originariamente inviata da Blue Sky Visualizza il messaggio
Credo che col passare degli anni ho sviluppato un certo distacco nei confronti del dolore delle altre persone. Da bambino provavo facilmente compassione, crescendo sono diventato più freddo. Non so dire perché.
Vale anche per me, da ragazzino ero contemporaneamente più empatico e un po' più stronzetto. Crescendo e man mano che vanno avanti gli anni me ne frega sempre di meno di tutto e tutti. La spiegazione che mi sono dato è il continuo accumulo di calci nel sedere e rifiuti che da sempre costellano la mia vita. Ora arrivo quasi a vedere una sfumatura di potenziale nemico in chiunque incontro per strada, e non sono minimamente paranoico.
Vecchio 05-12-2014, 11:14   #8
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Quote:
Originariamente inviata da pokorny Visualizza il messaggio
Vale anche per me, da ragazzino ero contemporaneamente più empatico e un po' più stronzetto. Crescendo e man mano che vanno avanti gli anni me ne frega sempre di meno di tutto e tutti. La spiegazione che mi sono dato è il continuo accumulo di calci nel sedere e rifiuti che da sempre costellano la mia vita. Ora arrivo quasi a vedere una sfumatura di potenziale nemico in chiunque incontro per strada, e non sono minimamente paranoico.
Penso che la spiegazione possa essere proprio quella. Cioè, una persona può essere naturalmente predisposta alla condivisione e all'empatia con gli altri, però poi durante la crescita si accumulano le esperienze negative, si innescano quei comportamenti da fobia sociale come evitare il contatto con il gruppo, e alla fine ci si ritrova inconsapevolmente a diffidare degli altri.
Penso che sia quasi un riflesso mentale che si costruisce negli anni (del tipo "so che vorresti parlarmi di un problema, ma io non sono in grado di essere tuo amico perché so già che sarei inadeguato, quindi non ti voglio nemmeno ascoltare, risolvitela da te").
Sia chiaro, parlo per impressioni, non sono un esperto e non vorrei fare semplificazioni eccessive
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