La vita si vive, è uno spettacolo in cui non ci sono prove, si va in scena subito e se si sbaglia si improvvisa. Il fatto di documentarsi troppo su "cosa si deve fare" e su "come farlo al meglio" è già un sintomo di insicurezza. Le altre persone vivono e basta, non perdono tempo a riflettere, non interpretano la loro esistenza, non la guardano al microscopio come facciamo noi. Loro, semplicemente, agiscono tanto, pensano poco e hanno una serenità che noi possiamo solo sognarcela. Un esempio utile secondo me sono i contenuti di "crescita personale", che oltre una certa soglia non aiutano affatto ad uscire dalle insicurezze ma anzi le rendono ancora più forti, proprio perché la persona che sente la necessità di "migliorarsi" è portata a passare milioni di anni a studiarsi i libri di "auto-aiuto" come se non ci fosse un domani ma si dimentica che a pochi passi la vita scorre ed è una palestra migliore di qualunque libro, anche se ben scritto, ma loro, proprio perché ormai caduti in questo circolo vizioso del migliorarsi, non osano mettere piede fuori di casa perché devono perfezionarsi ancora. E' come passare anni a leggere mille libri sulla pesca e non andare mai a pescare perché non ti senti mai pronto, alla fine sarai pieno di nozioni ma di pratico non saprai fare niente. Uno può passare tutta la vita a leggere libri sul linguaggio non verbale ma se non fai esperienza sul campo i libri, anche se interessanti, servono a poco. Io sono molto d'accordo con questa teoria sul settore dell'auto-aiuto, può diventare una specie di dimensione parallela in cui la vita reale viene analizzata fino al minimo dettaglio ma senza mai metterci piede.
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