Sono un ragazzo di quasi ventisei anni e penso di avere una qualche forma di inibizione sociale; dico "penso" perché, pur essendomi stata diagnosticata una non meglio precisata forma di depressione, ho sempre finito con l'abbandonare i percorsi psicoterapeutici senza approfondire più di tanto il mio malessere.
In particolare riscontro una certa difficoltà non tanto a relazionarmi con gli altri, quanto piuttosto a farlo in modo socialmente accettabile, ossia senza impappinarmi o senza mostrare una qualche altra forma di insicurezza. Naturalmente questi blocchi aumentano sia con gli sconosciuti, sia con la società in senso lato; mi trovo invece abbastanza bene (sebbene non completamente a mio agio) con gente che conosco da più tempo, dato che sento di potermi aprire senza sentirmi in qualche modo giudicato.
Negli ultimi tempi credo che questa mia sensazione di estraniamento, questo costante non sentirmi a posto nel mondo si stia acuendo e stia raggiungendo livelli preoccupanti, anche perché sto finendo col giustificare questo mio atteggiamento come una sorta di reazione a ciò che percepisco come i disvalori della società (boomer alert
) o all'incapacità educativa dei miei genitori - mentre invece, al di là di facili vittimismi, dovrei prendere finalmente in mano la mia vita ed iniziare ad autodeterminarmi.
P.S. Attualmente mi trovo al mio terzo anno fuori corso e sono stato vergine fino a tre mesi fa. Non ho mai lavorato e l'idea di cercare attivamente un impiego e di sostenere un colloquio mi paralizza.