Salve a tutti, sono un ragazzo più vicino ai 30 che ai 20 e ho difficoltà di socializzazione, in particolare a causa di una depressione che si è poi trasformata in ansia sociale. Diciamo che è per me impossibile separare le due condizioni dato che nel mio caso si alimentano a vicenda. Sono qui per socializzare con persone a me affini per indole, per partecipare a conversazioni su temi che mi/ci toccano da vicino... difficoltà per altri inesistenti e spesso inconcepibili. Il mix depressione più timidezza credo sia il mix più velenoso che possa esistere, in quanto la depressione spinge alla rassegnazione e alla sfiducia, rendendo spesso inutili i progressi sulla timidezza che nel tempo possono essere fatti. Inoltre l'umore basso inficia la stima di sé, l'immagine di sé, la quale poi si riverbera pure nel rapporto con gli altri. Al tempo stesso, l'esperienza di difficoltà sociali e inibizioni può favorire il crollo della stima. Più volte mi sono infatti paragonato al mito di Sisifo... dopo un periodo di progressi sociali e sotto il profilo della sicurezza, ritornavo alle insicurezze iniziali. Ho difficoltà ad immaginare e seguire un percorso di vita, ho difficoltà a gestire le mie emozioni, anche se penso che tutto si può imparare, entro un certo limite... spero di riuscire ad avere le idee più chiare... e l'importante non è solo rialzarsi, l'importante è anche evitare le cadute più rovinose. Una volta lessi in un libro che l'autostima non è altro che un sociometro, ovvero il modo in cui misuriamo l'armonia tra noi e l'ambiente, in particolare tra noi e gli altri, e il grado di accettazione che abbiamo tra gli altri, o perlomeno anche solo la percezione che ne abbiamo. Chi mi conosce da un pò mi definisce cervellotico, nel senso che tendo sia a pensare molto in senso positivo di persona che si informa e riflette, sia in quello negativo di chi si perde in un bicchier d'acqua. A volte questa attitudine può essere una risorsa, altre volte decisamente il contrario. Mi sforzo di capire quando lasciare fluire il pensiero e quando invece fermarlo, e soprattutto, che è la cosa più difficile, come farlo. Delle volte al contrario, in momenti di particolare apatia stantia, il pensiero è fermo vorrei farlo invece fluire. Per molto tempo ho pensato che il passato fosse più importante del futuro. Infatti per questa mentalità i rimpianti si sono moltiplicati. Ora ci provo a non guardarmi indietro, ma spesso le vecchie abitudini hanno la meglio, e soprattutto il tempo perso e non sfruttato non mi ha dato - o perlomeno me ne ha date poche - quelle skills per cogliere le occasioni che la vita presenta.