Bèh, che dire!
Presentarsi non è mai facile, nella mia vita ho sempre preferito i fatti alle parole, anche se mi rendo conto che questi ultimi se non sono corredati da una buona dose di "Contorno" spesso e volentieri vengono ignorati.
Ignorati, termine che ripercorre spesso nella mente di chi si sente inadeguato.
Per paura di essere ignorati cosa di fa'? Ci si adegua agli altri, alla c.d. massa, e con quali risultati? Ci sentiamo goffi, idioti e poco simpatici, ergo: torniamo trai nostri pensieri, ci richiudiamo in noi stessi e chi s'è visto c'è visto.
In sostanza è tutto un vorrei ma non posso, o un vorrei ma non so' come proprio come fare. E si finisce per avere sempre e soltanto rimpianti per qualcosa che si voleva fare ma che ci è "sembrata" troppo grande. A tal proposito finisco sempre per citare un verso di una canzone scritta dal compianto Faletti: "Avevo dentro un'anima da viverci tre vite, ma un cuore troppo piccolo per musiche infinite".
La mia vita da quasi 31enne si può racchiudere in queste poche parole.
Da più di due lustri, cioè dalla fine della scuola, tutte le mie più belle ambizioni si sono sempre interrotte per la paura non esserne all'altezza, di non riuscire, che c'è sempre qualcuno più bravo di me che sicuramente farà meglio quella cosa.
E' stato un periodo in cui la mente non è mai stata ferma, sempre a pensare, rimuginare su cose futili, pensieri sciocchi e strane fisse.
Mi dico sempre di stare in disparte, si rischia poco e forse, e dico forse, qualcuno si accorgerà di me.
In realtà però ho una gran voglia di esplodere, letteralmente di spaccare tutto, ma mi blocco, sempre...
E per quale motivo? Semplicemente perché non so' proprio da dove si comincia.
Ebbene sì, se non s'era capito sono un estremo calcolatore. Peso ogni parola, calcolo ogni singolo passo che dovrò fare, costruisco nella mia testa quello che dovrà - necessariamente ed obbligatoriamente - accadere. MA puntualmente arrivo al momento in cui devo agire e che faccio? Indietreggio, preferisco ritornare in quell'alveo comodo e dorato da cui sono partito in quanto a me familiare conosciuto e sicuro. Se casomai poi arrivo al dunque e qualcosa non va' come programmato la furia si scatena nella mia testa. Peggio ancora se qualcuno mi fa un appunto su quello che ho fatto, l'offesa personale è sempre dietro l'angolo, quando invece si tratta soltanto di pure e semplice consiglio.
Per concludere mi sento un eterno incompiuto.
A voi l'ardua sentenza!