Salve!
Mi chiamo A. e sono una studentessa (" ") di vent'anni. Ho deciso di iscrivermi perchè negli ultimi due anni, e in particolare negli ultimi mesi, mi sono ritrovata spesso a visitare il forum in seguito a ricerche su Google riguardanti i miei problemi, le mie paure, i miei dubbi, insomma i miei pensieri, trovandovi spesso risposte, conforto e rassicurazione. Visitare il forum e venire a conoscenza di qualcuno che attraversava difficoltà identiche o simili alle mie mi ha fatto spesso sentire molto meno sola e "sbagliata", a volte mi ha permesso di farmi consapevole di realtà, che poi ho scoperto essere anche mie, attraverso le parole e l'esperienza degli altri e questo mi ha aiutato tanto sia dal punto di vista individuale quanto da quello "sociale": un sottile filo rosso si veniva a creare tra me e la persona di cui stavo leggendo in quel momento e cui mi sentivo vicina (una sorta di "questo ci ha uniti antico nostro presentimento d'essere entrambi feriti dall'oscuro male universo"; amo Montale, da qui anche il nickname "Arletta", la sua "compagna crepuscolare"). Ad ogni modo, credo di soffrire da molti anni di depressione, che nel tempo ha mutato vari "strumenti d'espressione" patologici; cerco di spiegarmi. Quando avevo non ricordo quanti anni (sette? Dieci?) i miei genitori si sono separati; già da molti anni mio padre assente tanto fisicamente quanto emotivamente. Credo di soffrire ancora del vuoto, del senso di rifiuto e di inadeguatezza che a ciò sono conseguiti, e negli anni ho tentato (fino a "poco" tempo fa inconsapevolmente) di riempire il suddetto vuoto in molti modi, dalla frenetica ricerca di attenzioni al ricorso ad alcool e sostanze stupefacenti, dalle dolorose dipendenze affettive (in ogni relazione reitero, ricreo ogni volta la situazione di abbandono originaria) fino ai disturbi alimentari, iniziati poco meno di due anni fa; dai diciassette ai diciannove anni ho vissuto una relazione molto burrascosa con una persona già di per sè "non del tutto apposto" psicologicamente. La fine del liceo, che è coincisa con il (temporaneo, ma allora pareva definitivo) allontanamento da questo ragazzo ha provocato in me un'incolmabile sensazione di (mi spiace ripetermi) vuoto, e quell'estate (2011) mi sono avviata verso l'anoressia; a Ottobre di quell'anno mi sono trasferita in un'altra regione per studiare psicologia, in circa due mesi ho perso quasi 20 kg, sono allora tornata a casa per "curarmi", sperando di giovare (ma cosa pensavo?) dell'ambiente familiare, ma ciò che ho ottenuto è stato l'insorgere della bulimia e il progressivo abbandono dell'università. Nei mesi successivi, grazie alla costante vicinanza di un amico (ad oggi me ne sono rimasti pochissimi, alcuni si sono allontanati e da tutti mi sono allontanata io) la situazione era migliorata, o almeno era più sotto controllo; nell'estate 2012 mi sono avvicinata ad un altro ragazzo, che vive a centinaia di km di distanza; la pressione che mi comportava stare con lui (dovergli piacere, essere magra, intelligente, interessante, sensibile, empatica ecc.: perfetta) e insieme il dover prendere di nuovo una decisione per l'università (non volevo rimanere nella mia città natale) mi hanno provocato una brutta ricaduta, i disturbi alimentari hanno ripreso piede e non hanno lasciato spazio ad altro, e così a Gennaio di quest'anno, stremato dalla situazione, questo ragazzo ha dovuto, per il suo bene, allontanarsi da me. Intanto da Ottobre vivo in un'altra città, che mi annoia, mi sono iscritta ad una nuova facoltà, che non mi entusiasma, e in tanti mesi non sono riuscita a farmi un solo amico. Sfinita dal continuo torturare il mio corpo (dal Gennaio 2011 non faccio altro che oscillare da dieci kg in più a dieci kg in meno) lo scorso mese sono tornata a casa (città natale) e ci sono stata chiusa per tutto il mese, a mangiare, non riuscendo a uscire, a farmi vedere in giro, neanche a sentire telefonicamente o via internet nessuno, per il senso di vergogna. Da poco più di una settimana sono riuscita a tornare nella città in cui "frequento" adesso l'università, riesco a tenere il cibo (e l'ossessione per esso) sotto controllo, ma, ancora, qui non ho un solo appoggio e per di più in tanti mesi non ho dato nessun esame.
Ma ci provo, a vivere; vado alle lezioni, mi sforzo di uscire a passeggiare, cerco di coltivarmi, intellettualmente, come sempre, e fisicamente, il più possibile. Mi dispiace perchè deve risultare una presentazione estremamente noiosa; quando ho cominciato a scrivere non volevo, nè immaginavo, finisse così. In altri momenti so essere molto più vivace e rilevante, ma non adesso. Questi sono tutti fatti, lo so; ma se stasera mi domando chi sono ad un frenetico turbinio mentale segue un asettico e scoraggiante nulla; non so quali delle tante me sia quella autentica, per questo mi affido alla "storia", che è oggettiva, stabile, sicura, certa; almeno lei. "Di ciò che posso essere io per me non solo non potete saper nulla voi ma nulla neppure io stesso" "I discovered the wonderful power of wine. I understand why men become drunkards. For the way it worked on me was—not at all that it blotted out these sorrows—but that it made them seem glorious and noble, like sad music, and I somehow great and reverend for feeling them.
I was a great, sad queen in a song. I did not check the big tears that rose in my eyes. I enjoyed them. To say all, I was drunk; I played the fool." Mi scuso, e ringrazio. A presto.