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Vecchio 04-03-2011, 11:09   #1
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Roma capitale del panico
uno su quattro ha attacchi
I sintomi: palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento, nausea, paura di impazzire o di morire. Secondo uno studio Swg in collaborazione con l'Istituto di neuroscienze globale, il problema riguarda il 44% degli abitanti dell'Urbe, una cifra superiore alla media nazionale. Tra le cause: stress, scarsa attività fisica, pigrizia, predisposizione genetica

Circa un romano su quattro tra i 18 e i 60 anni soffre di attacchi di panico. Le più colpite risultano le donne, laureate e di età compresa tra i 25 e i 54 anni.

Secondo un sondaggio effettuato dalla Swg di Trieste in collaborazione con l'Istituto di neuroscienze globale (Isneg), sono oltre 350mila (il 23%) gli abitanti della capitale che soffrono di questo disturbo "a livello cronico", spiega il direttore dell'Isneg Rosario Sorrentino, "mentre altri 300mila, il 21%, soffrono di attacchi sporadici. Una percentuale elevatissima se si considera la diffusione della patologia anche in fase adoloscenziale e tra gli over 65".

L'indagine è stata presentata stamani in Campidoglio dal presidente della commissione Sicurezza del Comune, Fabrizio Santori, e dallo stesso professor Sorrentino che ha parlato di "Roma città del panico, perché nella capitale l'incidenza degli attacchi, soprattutto occasionali, è superiore alla media nazionale. Tra le cause ci sono stress, scarsa attività fisica, pigrizia, predisposizione genetica".

Palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento, nausea, paura di impazzire, o di morire, sono alcuni dei sintomi tipici dell'attacco di panico, "i cui effetti", aggiunge Rosario Sorrentino, "possono essere amplificati dall'interazione con l'ambiente urbano". L'aspetto più importante è "evitare la cronicizzazione: affidarsi a veri esperti ed evitare il fai da te, adottare una cura medico-farmacologica sin dal primo presentarsi del disturbo, evitare invece lunghe terapie psicanalitiche che favoriscono la cronicizzazione stessa". Il presidente Santori ha parlato di "dati allarmanti, in particolare riguardo alle donne che sono le più colpite da questo distubo".
Vecchio 04-03-2011, 12:48   #2
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L'avatar di barclay
 

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Originariamente inviata da sciren Visualizza il messaggio
adottare una cura medico-farmacologica sin dal primo presentarsi del disturbo, evitare invece lunghe terapie psicanalitiche che favoriscono la cronicizzazione stessa
Domanda retorica: che differenza c'è tra il prendere uno psicofarmaco a vita e l'andare in terapia per lungo tempo (costo a parte)?
Non voglio qui prendere posizione nella lotta fra psichiatri e psicologi, ma, quando i medici fanno questi discorsi, omettono sempre di parlare del periodo per cui uno dovrebbe prendere il farmaco che sponsorizzano.
Vecchio 04-03-2011, 13:34   #3
Esperto
L'avatar di just92
 

..se non fossi nata a roma forse non avrei avuto gli "attacchi di panico"?
Vecchio 04-03-2011, 13:55   #4
Esperto
L'avatar di EdgarAllanPoe
 

queste cose succedono solo alle persone predisposte agli attacchi di panico
Vecchio 04-03-2011, 14:59   #5
Banned
 

Per forza.
Io non le sopprto le grosse città.
Della vita sociale non me ne frega assolutamente nulla.
Poi ci credo che uno ci esce di testa...giustamente.
Quando sto in campagna sto mille volte meglio, anche con le persone.
Troppo stress,troppa vita sociale, mi logora. Mi porta ad un precoce esaurimento nervoso.
A fuoco tutte le città. Il guaio è che sono costretto a viverci.
Vecchio 04-03-2011, 15:32   #6
Avanzato
L'avatar di sciren
 

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Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
Domanda retorica: che differenza c'è tra il prendere uno psicofarmaco a vita e l'andare in terapia per lungo tempo (costo a parte)?
Non voglio qui prendere posizione nella lotta fra psichiatri e psicologi, ma, quando i medici fanno questi discorsi, omettono sempre di parlare del periodo per cui uno dovrebbe prendere il farmaco che sponsorizzano.
io credo che ci si riferisse all'utilizzo di un approccio integrato (farmaci+terapia psicologica breve). Purtroppo, e lo dico con cognizione di causa, se hai di questi problemi, entri nel meraviglioso mondo del "io la penso così". Svariatissime correnti di pensiero. Psicologi che si ostinano a consigliare la non assunzione di farmaci e psichiatri che ne caldeggiano l'utilizzo. Io sinceramente, anche se ero da prima contrario, li assumo. Non ho risolto, ma son migliorato. E non è neanche detto che uno, facendo la mia stessa cura, risolve. Perchè va calibrata su ogni individuo. Sono sicuramente contrario a psicologi che ti tengono in schiavitu' per anni, creando spesso artatamente un rapporto di dipendenza con il paziente, per motivi esclusivamente economici. Chi restituira' quegli anni, o in alcuni casi decenni, al paziente? Chi?
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