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Originariamente inviata da Morgaz
Come da titolo mi sono ritrovata oggi a riflettere sulla mia vita e quello che mi è capitato in questi anni. Dal trasferirmi in una provincia retrograda e noiosa, ai ragazzini delle medie e il bullismo, al liceo e le scritte sui banchi, le voci quando passavo, le botte e l'ansia di non avere nessuno al mondo eccetto me. Così è nata la mia fobia sociale. Così tutt'ora continua, tra le battute dei passanti mentre passo per strada, alle commesse che mi guardano come se fossi un mostro ai ragazzi che non saranno mai attratti da me ( o alle ragazze) niente amici tante paure un imminente tragedia che si sta per avverare. Ma perché non posso farla finita? Sono entrata in una chiesa oggi, una chiesa importante di Bologna, non sono affatto credente sono agnostica ma mi sono messa a piangere li da sola guardando la croce perché non ce la faccio più. Tutto sta diventando un incubo. Non ce la faccio più a svegliarmi la mattina mi sento la persona più sola del pianeta senza via di uscita. E ogni volta che cerco di migliorare va sempre peggio: le persone non fanno amicizia con le botti di lardo. Ne con gli sfigati che non hanno amici. Io mi sento a pezzi. Così deve essere vissuta una vita? Per sempre sola e disperata? Non ne vale più la pena.
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Ho una storia molto diversa dalla tua, ma quando la mia dis-avventura con gli scherzi della mente cominciò a farsi sentire in maniera importante, circa sei anni fa, anch'io, proprio come te, mi ritrovai da atea convinta a sedermi tra i banchi nel fondo di una chiesa a Bologna, con le lacrime agli occhi, mi sentivo sola al mondo e probabilmente lo ero. Sentivo di non servire a nulla, non avevo un lavoro, amici su cui fare affidamento, il cuore distrutto e l'anima, come dicevo tra me e me ai tempi... marcia!
Cominciò una rincorsa verso il fondo fatta di depressione, cadute e ricadute, pianti interiori e morte dentro, più peggioravo e più i cari e vecchi "amici" si allontanavano.
Poi quando arrivi a toccarlo davvero quel fondo hai solo due possibilità: mollare tutto o chiedere aiuto.
Io ci provai a mollare tutto e mi andò male (in realtà bene, dato che sono ancora qua a scrivere!) e così, spinta soprattutto dai contatti virtuali di un altro forum simile a questo, ho chiesto aiuto. Due angeli che non dimenticherò mai erano con me, seppur virtualmente, ogni santa sera nel tentativo di farmi parlare, sfogare e chiamare il mio medico per chiedere aiuto.
Alla fine di tutto, dopo sei anni, posso dire di essere stata fortunata dopo un lungo e travagliato percorso fatto di psicologi, psichiatri, terapie e farmaci ma soprattutto... tanta forza che non sospettavo nemmeno di avere!
Con tutto questo pippone cosa voglio dirti? Chiedi aiuto anche tu, non perdere tempo. Prendi in mano il telefono, chiama il tuo dottore e diglielo che hai bisogno di aiuto perché non ce la fai più! Se non ti ascolta chiama il compartimento di psichiatria Asl della tua zona.