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Originariamente inviata da amarlena
Insomma tutto questo per dire: meglio raffrontarsi con la " normalità " e soffrire maledettamente per le tappe non raggiunte e per la distanza che c ' è o considerarsi a ragione dei " diversi" e apprezzare i piccoli traguardi che poco gratificano agli occhi altrui?
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Sono convinto che bisogna continuare a raffrontarsi con la "normalità" in modo da avere ben chiara una meta da raggiungere, degli obiettivi da perseguire per non perdersi nello sconforto.
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Originariamente inviata da amarlena
Mi rispondo da sola....ricordarsi chi siamo significa che in nessun percorso si puo cancellare con un colpo di spugna la propria parte sofferente. Bisogna lodarla, amarla e non giudicarla amaramente.
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Questa tua frase mi sa tanto di quelle classiche che si sentono dagli "psicologi", ovvero che ogni problema è un percorso, è lungo, non si può risolvere subito, ecc..
Francamente mi hanno sempre insospettito questo genere di cose, se non altro perchè mi danno l'idea di essere un modo per tenere la gente legata al proprio studio per anni!
La psicologia invece è tale che se un giorno vivi un evento traumatico, o almeno un evento che percepisci tale, dal giorno successivo puoi essere immediatamente e radicalmente trasformato, con nuove ansie o fobie.
Per questa ragione credo che la psicologia contempli tempi di cambiamento più rapidi di quanto non ci vogliano far credere.
Ciò per il semplice fatto che non vedo perchè se un cambiamento in negativo può avvenire in pochi minuti, non possa essere vero anche il contrario, cioè che un cambiamento in positivo possa avvenire d'improvviso in pochi minuti.
Un po' come quando hai quei momenti in cui si accende come una lampadina, un click in testa, e la tua attenzione cade su un ragionamento che non avevi mai fatto prima e che cambia completamente la tua prospettiva su una cosa.