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Vecchio 21-02-2016, 20:26   #21
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Originariamente inviata da shycrs Visualizza il messaggio
Il trucco è proprio quello: non pensare "io sono sbagliato" ma "ho fatto azioni sbagliate". Capita anche a me di sbagliare nel lavoro e di essere ripreso ma non ne faccio un dramma, anzi, questo mi spinge a migliorarmi (sono un po' perfezionista, lo ammetto). Ma anche se la critica riguardasse il mio modo di essere, cercherei, nei limiti del possibile, di migliorarmi senza prendermela troppo... Nessuno è perfetto, nemmeno quello che ti rimprovera!
Conclusione semplicemente geniale.

In effetti alcune osservazioni erano ingiuste, ma l'ho capito dopo. Ma è meglio non tornarci su. Non serve a niente, perché per seguirebbe un obiettivo esistenziale, mentre il preside mi ha dato dato direttive concrete riguardo l'insegnamento, che è lo scopo del mio e del suo lavoro. Ammetto che ha ragione ed è bene che sia intervenuto, correggendomi. Mi basta applicare: in fondo obbedire è più facile che dover decidere.
Ringraziamenti da
Da'at (21-02-2016)
Vecchio 21-02-2016, 21:23   #22
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Una spiegazione al fatto che mi sento un po' terremotato dentro è questa:

sono una persona sempre molto scrupolosa e corretta, sempre attenta a non ledere altri. Quindi ho questo concetto di me. Se qualcosa o qualcuno lo infrange, si verifica una specie di effetto domino dentro di me. Mi vergogno come un ladro. E direi che la vergogna è il sentimento prevalente.

Ora che la scrivo, mi rendo conto che è una fragilità. A livello personale, farei bene a rafforzarmi.

Ma mi è chiaro che i sentimenti di colpa e vergogna, l'ansia e le preoccupazioni, le paure eccessive, non servono a risolvere i problemi. Agli altri, studenti, preside e genitori, non interessa quello che provo, ma quello che faccio. E alla fin fine, neanche a me dovrebbe interessare quello che provo, ma quello che faccio.
Vecchio 21-02-2016, 21:38   #23
Esperto
L'avatar di Da'at
 

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Originariamente inviata da Superpippo Visualizza il messaggio
Una spiegazione al fatto che mi sento un po' terremotato dentro è questa:

sono una persona sempre molto scrupolosa e corretta, sempre attenta a non ledere altri. Quindi ho questo concetto di me. Se qualcosa o qualcuno lo infrange, si verifica una specie di effetto domino dentro di me. Mi vergogno come un ladro. E direi che la vergogna è il sentimento prevalente.

Ora che la scrivo, mi rendo conto che è una fragilità. A livello personale, farei bene a rafforzarmi.

Ma mi è chiaro che i sentimenti di colpa e vergogna, l'ansia e le preoccupazioni, le paure eccessive, non servono a risolvere i problemi. Agli altri, studenti, preside e genitori, non interessa quello che provo, ma quello che faccio. E alla fin fine, neanche a me dovrebbe interessare quello che provo, ma quello che faccio.
Pretendi troppo da te stesso. Sei troppo severo. Oh, sei umano, puoi sbagliare. Puoi fare cazzate, puoi danneggiare gli altri senza volerlo, puoi danneggiare te stesso, ecc.
Capita! Solo chi non fa un cazzo non sbaglia mai.

Però te ne rendi conto da solo che questa eccessiva preoccupazione non ti aiuta. Di certo non ti aiuta a non commettere errori. Ne commetterai altri, te l'assicuro! La prossima volta che ti succede, ricordati di quanto ti sto dicendo. Non pretendere la perfezione da te. Cerca di fare del tuo meglio, chiedi dove non sai a chi può saperne più di te, scusati se sbagli, e andrà tutto bene
Ringraziamenti da
_Diana_ (21-02-2016)
Vecchio 21-02-2016, 23:03   #24
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Quote:
Originariamente inviata da Superpippo Visualizza il messaggio
sono una persona sempre molto scrupolosa e corretta, sempre attenta a non ledere altri.
Secondo me hai una visione troppo severa e perfezionista di te ed è il primo punto sul quale dovresti lavorare.
Capita di ledere gli altri e molto probabilmente capiterà ancora, nel tuo caso per colpa e non per dolo e perché tu, io, nessuno è perfetto.

Quote:
Agli altri, studenti, preside e genitori, non interessa quello che provo, ma quello che faccio. E alla fin fine, neanche a me dovrebbe interessare quello che provo, ma quello che faccio.
Ed è giusto che sia così per gli altri: i tuoi problemi devono essere tenuti fuori dal lavoro.
Questo però non significa che devi diventare un robot senza emozioni sul lavoro: semplicemente non ti devi far fagocitare dalle ansie, sulla base del principio che ci sono elementi ingestibili da parte tua.

Poi, nulla vieta a terzi di farti un "favore" e venirti incontro modulando le reazioni sulla base della tua emotività, se questo è d'aiuto per l'efficacia del tuo lavoro e del risultato.
Vecchio 22-02-2016, 19:20   #25
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Grazie per questi due ultimi post molto assennati
. Certo che se un errore che in fondo può capitare anche a un collega (e capita...), in un contesto di umana fallibilità, non è da vedersi come un drammone. Se invece confondo la mia correttezza e scrupolosità per garanzia d'infallibilità, son dolori.

Oggi, tuttavia, sono tornato volentieri a scuola, conscio del fatto che una difficoltà è meglio affrontarla, come stai stai, che non evitarla. Solo il banco di prova mi può rassicurare, non le congetture.

Ultimo, ho parlato con più amici di questo mio fallimento. E' bello parlare dei successi, ma forse è bene "vantarsi" anche dei fallimenti. Primo, hanno sdrammatizzato, perché cose simili sono accadute a loro. Poi io nel lamentarmi , ho organizzato il mio pensiero: una cosa è quando frulla per la testa, una cosa è spiegarlo in modo che l'altro capisca.
Comunque l'altrui empatia è una forza buona che non posso darmi da solo.
Compresa la vostra
Ringraziamenti da
_Diana_ (22-02-2016)
Vecchio 22-02-2016, 19:32   #26
Esperto
L'avatar di Warlordmaniac
 

Quote:
Originariamente inviata da Inosservato Visualizza il messaggio
non è detto, parlando della mia esperienza nel gestire i rimproveri non è così...

razionalmente so che ho sbagliato o semplicemente non ho valutato tutte le opzioni dando per scontato qualcosa che non lo era, inconsciamente però sale da prima una sorta di rabbia che mi fa "odiare" il rimproverante per qualche secondo o minuto, poi cerco mentalmente di arrampicarmi sugli specchi trovando giustificazioni, alla fine arriva la terza fase che è un mix di sconforto, azzeramento di autostima, squallida tristezza stile ragazzina 13enne mollata dal fidanzatino -_-

credo sia un problema di emotività e sensibilità eccessiva, ho osservato cosa succede ad altri nella stessa situazione e nonostante anche loro inizialmente subiscano la botta emotiva vedo che il tempo che impiegano a riprendersi è notevolmente minore
Sai cos'è probabilmente? È il corpo che ci allarma per renderci domestici e ligi alle regole degli adulti. Ci ho pensato guardando il mio cane: lui non è un lupo perché si affida alla nostra ospitalità e gode nel vedere che gli voglio bene. Credo che sia dovuto alla neotenia.
Vecchio 22-02-2016, 22:38   #27
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Beh ragazzi, l'ipersensibilità alle critiche non è una cosa che si cura in un giorno. Non abbiamo la sfera di cristallo, ma possiamo imparare dal passato: "com'è andata a finire quell'altra volta? Sono morto? Son stato capace di riparare? Ci sono state conseguenze gravi?"

Ma dribbliamo il groviglio dei pensieri. Una critica anche severa , con la maggior pena, sta in un giorno. Il giorno dopo è già diverso e conterrà altre cose, altre scelte, altre esperienze e... altre pene.

Perché voler rivivere il giorno di ieri, nell'oggi?
Se ieri ho capito i miei errori, e oggi inizio a porre rimedio, oggi è il giorno della riparazione, non del pianto.

Ma se un giorno è il giorno del pianto, piangiamo, perché ci tocca, giusto o sbagliato, meritato o no, soggettivo od oggettivo.
Domani è sempre diverso.
Vecchio 22-02-2016, 22:59   #28
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Faccio un esempio. Una mia cara amica si suicidò dopo cena. La figlia l'indomani doveva discutere la sua tesi di laurea. Ebbene la ragazza discusse la tesi.
Vecchio 23-02-2016, 16:04   #29
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@ Dedalus e Marco Russo,

scusate se m'intrometto per un istante nel vostro scambio non troppo cordiale, fatto in chiave esistenziale.
Lo faccio perché è pertinente con il mio stato attuale.
Mi spiego: tutti faremmo bene a imparare a "litigare correttamente", cioé a sanzionare le azioni, le idee espresse dall'altro, ma non l'altro personalmente.

Una "lite corretta" può aiutare anzi a risolvere i problemi.

(p.s.: non è una critica, ma solo un esempio, peraltro comunissimo)
Vecchio 23-02-2016, 16:17   #30
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La strana equazione.

Succede questo, che ricevo dei rimproveri dal capo e mi riempio di ansia, preoccupazioni e timori esagerati.

"E l'equazione?" mi domanderete.

E' questa: misuro la gravità del fatto in proporzione all'ansia che provo. Cioé non provo neanche a misurare il reale peso dei fatti, ma invece deduco che: "se sono così in ansia e preoccupazione, allora il fatto sarà certamente molto grave".

Ebbene, quest'equazione è falsa: bisogna che io valuti prima la reale natura ed entità dei fatti per quello che sono.

- Non è il mio stato d'animo che deve stabilire la gravità di un fatto.
- Ma è l'analisi fatto che deve stabilire un più giusto e proporzionale stato d'animo.
Vecchio 29-02-2016, 00:17   #31
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Ma alla fine. Alla fine, cos'è che mi rode davvero?
Tutti questi miei ripercorrere i fatti e preparare difese preventive, cioè giustificazioni nel caso fossi riconvocato!
Ora si, sono preparato. Sapete a dire cosa? "Buongiorno!".
Ebbasta!
Vaffanqulo!
Vecchio 29-02-2016, 00:22   #32
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Ma alla fine. Alla fine, cos'è che mi rode davvero?
Tutti questi miei ripercorrere i fatti e preparare difese preventive, cioè giustificazioni nel caso fossi riconvocato!
Ora si, sono preparato. Sapete a dire cosa? "Buongiorno!".
Ebbasta!
Vaffanqulo!

Manco fosse Il Processo di Kafka...
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